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Autore: Arial    18/12/2009    3 recensioni
Sam è convinto che Dean al suo fianco sia in pericolo e decide di allontanarlo nell'unico modo possibile: regalandogli una nuova vita. Il suo piano, però, si rivela un disastro, lasciando Dean da solo e per la prima volta in vita sua, completamente vulnerabile.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sam lascia il mio appartamento, chiudendosi la porta alle spalle

 

 

 

Sam lascia il mio appartamento, chiudendosi la porta alle spalle.

Mi poggio contro la parete e porto le mani alla fronte, cominciando a massaggiarla con rapidi movimenti circolari. Chiudo gli occhi, combattendo una momentanea vertigine.

Non bastavano gli incubi, il mio buon samaritano doveva anche rivelarsi uno psicopatico.

Mi trascino fino al letto e mi ci butto a faccia in giù. Affondo il viso nel cuscino e lo ritraggo con un sibilo. Forse dovrei metterci del ghiaccio o una bistecca su quest’occhio, come nei film.

Mi giro su un fianco, sperando che le pillole facciano effetto alla svelta. Ho bisogno di dormire, sono esausto.

Avverto un lieve fruscio, come di deboli passi o di parole sussurrate a mezza voce. È arrivata.

Allungo il braccio a tentoni, fino ad incontrare l’interruttore dell’abat-jour. Illumino la stanza, sentendomi immediatamente più leggero. Dovrebbero vedermi adesso gli uomini del dipartimento: l’intrepido James Ford si lancia nelle case in fiamme, ma ha paura di dormire al buio… Colpisco la lampada con rabbia, ritrovandomi nuovamente nell’oscurità.

Scoppio a ridere. Certo che c’è davvero da andarne fieri: non solo cacasotto, pure coglione.

“Non devi avere paura del buio, Dean.

Ed eccone un’altra da aggiungere alla lista: matto come un cavallo.

Il materasso cigola e si abbassa, come se qualcuno si fosse disteso al mio fianco. Sento le sue dita sul collo, mi sfiorano la pelle, gelide e delicate. Passano a carezzarmi il volto, evitando però con cura la zona tumefatta.

Porto le ginocchia al petto e mi avvolgo più strettamente nella coperta.

-“Ti prego, lasciami in pace. Lo so che non esisti” sussurro.

“No? Questo non è forse reale, Dean?” chiede allegra, schiaffeggiandomi.

Resto in silenzio.

“Oh, Dean, non fare così. Sai che amo la tua voce! Non vorrai che diventi di nuovo cattiva

Mi stringe in un abbraccio, modellando il suo corpo contro il mio. Le sue mani percorrono il mio petto, veloci, minacciose. Serro la mascella, preparandomi al dolore. Mi bacia invece la schiena, seguendo con le labbra la linea dei muscoli.

-“Che cosa vuoi?” domando, stanco di combattere.

“Voglio che tu lo accetti, Dean!”

-“Cosa?”

“Che non devi temere il buio, perché il buio è già dentro di te

Detto questo, scompare.

Le palpebre mi si fanno di colpo pesanti; l’ansia, la paura, l’angoscia tutto svanisce. Prima che me ne renda conto, sono profondamente addormentato.

Vengo svegliato dal telefono che squilla. Mi porto la cornetta all’orecchio e un uomo mi chiede se abbia mai riflettuto sui potenziali rischi che corre il mio portfolio azionario.

-“Non l’avevo mai fatto, amico. Ti ringrazio per avermi aperto gli occhi” dico, riagganciando.

Il led dello stereo segna le 9.15, sembra che io sia stato una delle prime chiamate dell’aspirante broker.

-“Il solito culo” commento, alzandomi.

Ho un cerchio alla testa, ma la tequila non è stata devastante come al solito. Mando giù un paio d’aspirine e mi butto sotto la doccia. L’acqua bollente allenta almeno in parte la tensione nei miei muscoli. Chiudo gli occhi e punto la faccia contro il getto, godendo dell’immediata sensazione di benessere. Vorrei restare qui tutto il giorno, senza pormi domande, senza pensare. Tranquillo, in pace. Peccato che la caldaia la pensi diversamente: un fischio improvviso e l’acqua diventa freddissima.

Mi stringo nell’accappatoio e vado a vestirmi, deciso a non congelare definitivamente. Mi siedo sul letto e osservo sconsolato la porta della camera: chi si credeva di essere quel tipo, l’incredibile Hulk? Dovrei ripararla e chiamare un tecnico per lo scaldabagno: a Lucy verrebbe un colpo vedendo la casa in queste condizioni…

Al diavolo! Infilo il giubbotto, afferro il casco e le chiavi e lascio l’appartamento: voglio correre e la mia piccola è qui proprio per questo.

-“Non è vero, tesoro?” le domando, sfiorando la lucida carrozzeria.

Attraverso il ponte sul fiume, per poi imboccare la statale per Chicago. Ci siamo soltanto io, la mia moto e chilometri di strada liscia e deserta: il paradiso, penso ironico, canticchiando “highway to hell”.

Quando parcheggio nuovamente davanti al palazzo, il sole è già calato da un pezzo e i lampioni sono tutti illuminati. Mi sgranchisco la schiena e faccio schioccare le giunture indolenzite. Sono distrutto, ma da tempo non mi sentivo tanto bene. Trascino leggermente la gamba sinistra, che ormai è un sordo dolore. Poco male, massimo due giorni e tornerà a posto. Niente potrà rovinarmi questa serata…

Le scale sono buie, persino le luci di emergenza sfarfallano. Scuoto la testa, infastidito: pago un botto di condominio e l’impianto elettrico sembra opera di un amish. Per non parlare della pulizia! Non sono esattamente un fan delle Martha Stewart di questo mondo, ma evitare almeno che l’androne puzzi di uova marce…

Sospiro ed entro in casa, dove viene assestato il colpo di grazia al mio buonumore: -“Lucy, che ci fai qui?!” esclamo, sorpreso.

Non risponde nulla, non sembra neppure essersi accorta della mia presenza. Mi avvicino di qualche passo, ma lei continua a volgermi le spalle.

-“È finita, lo sai…” incomincio,  poi la stangata finale: -“Perché umiliarti ulteriormente?” chiedo, crudele. Non posso permettere che capisca quanto ci stia male, quanto mi manca. Lei è stata cristallina in merito: se Lucy fosse rimasta nella mia vita, l’avrebbe uccisa…

-“E così hai preso sul serio il mio avvertimento, che carino!” dice, ridacchiando.

Di cosa sta parlando?

Uno schianto improvviso e la porta d’ingresso viene divelta. Su di essa troneggia il ragazzo di ieri. Ha il fiatone, uno sguardo da invasato ed impugna un lungo coltello. Era davvero uno psicopatico.

-“Ehi, amico, cosa vuoi fare con quello? Perché non lo metti via prima che qualcuno si faccia male?

Sorrido, cercando di blandirlo, ma non è con me che ce l’ha: -“Allontanati subito da lui, puttana!” urla, scattando in avanti con l’arma alzata.

Mi frappongo tra loro, facendo da scudo a Lucy. Lei si stringe contro di me, avvinghiandomi braccia e gambe. Merda, non sarò d’aiuto a nessuno così!

Sam si ferma immediatamente e indietreggia di qualche passo.

-“Non fargli del male” implora, abbassando il coltello.

Non capisco, che cazzo succede? Questo qui si comporta come se fosse Lucy la minaccia!

-“Tranquillo, Sammy, se avessi voluto ucciderlo, sarebbe già morto. Sono mesi che ci divertiamo, vero, Dean?”

No, non ci posso credere. La sua voce… è la donna dei miei sogni, è sempre stata lei...

Fa un gesto con la mano e scaglia Sam attraverso la stanza. Il suo volo termina contro la parete attrezzata, che si infrange sotto il suo peso. Viene sepolto da una valanga di legno, vetro e libri vari.

Che diavolo…

-“Oh, ma come ti sei irrigidito! Scommettiamo che con un bel bacio passa tutto?

Mi afferra la testa e mi costringe a voltarmi. I suoi occhi sono completamente bianchi, le pupille scomparse. Non è umana. Non è Lucy.

-“Chi cazzo sei?”

-“Lucy?” domanda, sorridente.

-“Non credo. Senza offesa, tesoro, ma lei non si veste come una puttana e non puzza come una fogna” ribatto, imitando il suo sorriso.

-“Vedo che non hai perso quella linguaccia insieme a tutto il resto.”

Perché tutti si comportano come se mi conoscessero?

La sua presa si rafforza, non riesco a spingerla via. Finirà per incrinarmi una costola o peggio. Come può essere tanto forte?

Mi cedono le gambe, finisco in ginocchio. All’impatto col pavimento un grido strozzato mi sfugge dalle labbra. E poi il fisioterapista mi diceva di fare attenzione alla moto…

-“Questa scena non ti è familiare, Sam? Ah, quanti ricordi!” esclama, estasiata.

Il ragazzo non si è ancora ripreso, mi sembra svenuto. Lucy gli si avvicina, squadrandolo avidamente.

-“Ehi, aspetta, mi sembrava ci fosse dell’attrazione fra di noi” dico, sperando di riguadagnarmi la sua attenzione. Funziona: torna indietro e si china su di me.

-“Sempre il solito, vero, Dean?” incomincia, scuotendo la testa. “Va bene, non mi va più di giocare per stasera: sta fermo e presto vi lascerò andare. Tutti e tre” assicura, poggiando le sue labbra sulle mie.

Un bacio? Tanto casino per un fottutissimo bacio? Ne ho viste di donne disperate, ma questa le batte tutte… Mi prende il volto fra le mani, attirandomi ancora di più a sé. Le mie labbra si schiudono al tocco leggero della sua lingua. Si insinua nella mia bocca, muovendosi dapprima lentamente, poi con sempre maggiore trasporto. Chiudo gli occhi, fingendo che sia Lucy, nonostante abbia il sapore ferroso del sangue. Un’immagine comincia a farsi strada nella mia mente. È indistinta e sfuocata, ma assume velocemente chiarezza. È lei ad alimentarla, infondendole consistenza e forza, dandole vita. La figura prende corpo sullo schermo delle mie palpebre chiuse. Non si tratta di un essere umano: è una creatura bellissima, perfetta, ammantata di una splendente aura di luce. Comincia a parlare in una lingua che non conosco; afferro soltanto il mio nome, disseminato fra sillabe dal suono ricco e musicale.

“Tutto chiaro, James?” chiede alla fine.

Annuisco, vagamente intontito.

“Bene, ci rivedremo presto. Dal vivo spero conclude, sorridendo.

Scompare e mi trovo nuovamente fra le braccia di Lucy. Ha smesso di baciarmi. Adesso mi osserva, incuriosita e apparentemente soddisfatta.

-“Magari il mio lavoro fosse sempre così piacevole!” mormora, asciugandomi il viso.

Stavo piangendo, perché? Provo una sensazione sgradevole, un peso alla bocca dello stomaco…

-“Beh, salutami Sam quando si sveglia” dichiara contenta.

Getta poi la testa all’indietro, vomitando volute di denso fumo nero. Lucy crolla a terra, esanime. Mi avvicino a lei, chiamandola per nome. Non accenna a svegliarsi, ma il suo battito è forte e regolare. Resto immobile al suo fianco, insicuro su come comportarmi. Comincio a carezzarle i capelli, lasciando vagare lo sguardo nel vuoto. Cosa devo fare, che ne sarà della mia vita? Posso provare a rimetterne insieme i pezzi… magari con Lucy al mio fianco?

Una mano mi si posa sulla spalla, Sam: -“Tranquillo, si riprenderà” dice, in un vano tentativo di incoraggiamento.

-“E se ricorderà la metà di quanto è successo, avrà bisogno di uno psichiatra per il resto dei suoi giorni…”

-“Tu no?” domanda serissimo.

Scoppio a ridere: -“Io non ero bilanciato neppure prima, amico.”

-“Già, ma forse questo è un bene” commenta, mesto.

Non so perché, ma qualcosa nel suo tono mi mette in allarme: -“Che vuoi dire?” chiedo.

-“Non posso spiegarti molto adesso, ma sei in pericolo: devi venire con me.”

Scuoto la testa, divertito: -“Come no. Mi dispiace, Taxi Driver, ma a ‘sto giro passo: trovati un’altra fanciulla da salvare!”

-“Scusami, Dean, non mi lasci scelta.”

-“Che…”

L’ultima cosa che vedo prima di sprofondare nel buio, è il suo pugno che cala sulla mia testa.

 

 

 

Note: Grazie a tutte, davvero. Da una parte mi dispiace quasi postare così velocemente, perché da un paio di settimane non riesco a scrivere neppure le cartoline e continuare ad aggiornare ‘sta storia mi faceva sentire almeno un po’ “attiva”. Per favore, non fatemi rinchiudere XD

Un bacione ^^

 

   
 
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