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Autore: TonyCocchi    21/12/2009    2 recensioni
Una chiamata misteriosa di Kurenai e tre giovani ninja con il loro compagno a quattro zampe scattano uniti all'azione! Per chi ama il team 8! PS: BUONE FESTE! ^__^
Genere: Commedia, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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team8

Ciao a tutti da NaruXHina che vi ringrazia ancora una volta dei commenti ricevuti! Anche se solo uno ha accennato alla straordinaria “performance” di Shino come intrattenitore per bambini! XD Vi giuro che quando quella scena è saltata fuori nella mia mente stavo scoppiando come Kiba! Per il momento le difficoltà sono state superate, ma la giornata è ancora lunga! Quello che è corto è il mio tempo però… Vorrei finirla entro il 23 in modo da farvi per bene gli auguri di Natale, fatemi gli auguri di riuscirci! Ed ora, senza ulteriori indugi, torniamo a vedere come se la cava il gruppo più simpatico del Villaggio della Foglia alle prese col piccolo Junior! Buona lettura, commentate!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

“Gnu! Sigh!”

“Hinata, sta cominciando a lamentarsi di nuovo.”
“Arrivo!”

La stanzetta era di forma pressoché quadrata, con una finestra rivolta ad est sulla parete opposta alla porta. Non era disordinata né piena zeppa di oggetti e cianfrusaglie come quella di un ragazzo che ha vissuto parecchi più anni, ma pian piano l’avrebbe riempita, specie quando avrebbe imparato a parlare per iniziare a chiedere cosa ricevere a compleanno, Natale e feste varie!

Finito il ruttino, avevano pensato di dargli un po’ di spazio mettendolo a giocare sul suo tappetino colorato, ma sembrava stranamente irrequieto.

“Che c’è piccolo? Non ti va di giocare?”

Kiba fece spallucce: “Boh! È da un po’ che ci provo; gli ho messo a disposizione quel che ho trovato: il ciuccio, i pupazzi, i dadi con le lettere, questo carillon a forma di scimmietta…”

Hinata tirò la cordicella per farlo suonare, ma non ottenne nulla: Junior continuava a guardare altrove e fare versetti tristi.

“Allora?”

“Non so.” –fece lei grattandosi il capo- “Però sembra stia cercando qualcosa.”

Tra i consigli che avevano poi letto sul foglio di Kurenai c’era appunto quello di non tirare sempre a indovinare, ma di provare anche a capire cosa desiderasse, dai suoi versi o dai suoi gesti.

“Au au! Au! Au au!”
“Au au?”

Kiba schioccò le dita: “Forse ho capito! Akamaru! Bello? Vieni un po’ qui!”

Il grosso cane apparve come una nuvoletta bianca con la faccia lunga davanti gli occhi del piccolo facendolo sorridere.

“Au au! Au au!”

Hinata ridacchiò e lo prese in braccio: “Volevi Akamaru? Vuoi provare a fare un giro?”

Akamaru: “Wuf?”
Ancora prima della domanda, Asuma stava tendendo le braccine verso di lui: sembrava proprio volersi liberare dall’abbraccio della signorina con gli occhi bianchi per andare dall’”Au au”!

“Mettilo in groppa, Hinata.”
“WUF?!”

“Su, Akamaru, cosa ti costa?”
L’animale fece indietro la testa, come se Junior fosse un collare!

“Arf! Wof!”

“Dice che non è sicuro sia una buona idea. Non capisco!”

Akamaru: <>

Purtroppo i dolori che la sua schiena e la sua zucca gli stavano rievocando facevano da deterrente. Cominciò ad indietreggiare, incurante di quanto fosse desiderato.

Hinata pensò di provare con le buone: si inginocchiò e con la mano libera lo carezzò dietro il collo.

“Dai, bello! Devi solo fargli fare un giro e assicurarti non cada, nient’altro.”
E poi come poteva cadere? Sembrava avesse troppa voglia di strapazzarselo per rischiare di cadergli di dosso!

Akamaru guaì: mossa scorretta insistere.

“Se lo fai, a pranzo ti apro la busta di croccantini che abbiamo trovato in cucina!” gli sussurrò l’amica umana alzandogli uno degli orecchi penzolanti (che dopo aver ascoltato non lo fu più!).

“Urf?”

“Oh, non te l’ho detto?” –fece lei furbetta- “La maestra Kurenai, nella prospettiva che i suoi allievi sarebbero rimasti qui tutto il giorno, deve aver fatto un po’ di spesa ieri. Nella credenza sotto il lavandino c’è un grosso pacco di cibo per cani di marca… Qual’era Kiba? Quella che piace tanto ad Akamaru…”

“Happy-Inu… Happy-Inu ai cinque gusti differenti per esser precisi!

“WOF WOF!”

Aveva sempre desiderato assaggiarli al pomodoro!

Akamaru abbassò la testa senza indugio e si fece poggiare il cucciolo umano sulla schiena. Questo come previsto si distese in avanti, con le braccine lungo il corpo caldo e peloso come volesse abbracciarlo.

“Ih ih ih, ti ha preso per un peluche!”

“Mi raccomando, fai buona guardia.”

Akamaru guardò il piccolo ridere e dimenticò che gli stava tirando un po’ troppo la pelliccia… << Lo faccio per i croccantini >> si disse, e cominciò il giro.

Appena usciti in corridoio incontrarono Shino che, non richiesto al momento, stava guardandosi in uno specchio (visto quanto si copriva e il poco uso che faceva di specchi non essendo una ragazza, aveva poca confidenza col suo volto!) e risistemandosi i capelli: il cappuccio glieli ammaccava troppo e non gli piacevano.

Quando sentì qualcuno arrivare si voltò; prima non vide nessuno, poi abbassando gli occhi notò l’Akamaru Express in transito col suo allegro passeggero. Si passò una mano veloce nella chioma castana e la chiuse lì prima che arrivasse Kiba a far battute.

La cavalcata di Asuma diede modo ai tre umani del team di guardarsi un altro po’ intorno, pur controllando continuamente dove si trovasse Asuma sulla sua pelosa macchinina. Shino diede un’occhiata ai libri della maestra, trovando alcuni titoli interessanti che avrebbe preso volentieri in prestito; Hinata trovò una bellissima foto incorniciata dei loro primi giorni come team 8 che le fece sentire un certo conforto e incoraggiamento; Kiba trovò che in cucina c’erano anche gli ingredienti per i loro piatti preferiti, non solo quello di Akamaru, e pensò che in fondo la maestra non fosse stata poi così menefreghista nei loro riguardi.

Akamaru girò praticamente ogni stanza, anche il ripostiglio, e figurarsi se il moccioso si stufava. I bambini sono felici con poco, ma di quel poco ne vogliono avere sempre tanto!

Arrivò fuori al balcone del soggiorno e reclinò il capo in avanti, facendolo scivolare dolcemente a terra.

Asuma gonfiò le guance contrariato.

Akamaru avvicinò un pochino il suo muso a quello del piccolo: forse qualche smanceria funzionava anche per lui, così gli diede una leccatina.

“Ih ih ih!” Gli aveva fatto il solletico.

<< Tutto sommato non sei poi tanto male, e d’altro canto pesi molto meno tu che Kiba… !?!?!? >>

Ma ecco che sul bordo del balcone (che non era una ringhiera bensì un muretto rivestito di mattonelle marrone chiaro su sui appoggiare le piante) era comparso un essere che invece era appunto TANTO MALE.

UN GATTO!
Nero con qualche macchietta bianca qua e là, sul bordo del balcone, proprio sopra di loro. Era un randagio che gironzolava per quel quartiere e a cui Kurenai si era affezionata. Il felino aveva sperato di trovare l’umana e il suo latte anche quella mattina, ma era rimasto deluso.

Il suo arrivo pose Akamaru dinanzi un bivio, una dilemmatica decisione. Venire meno al suo compito di sorvegliante, o scardinare l’ordine dell’universo rinunciando a reagire a quella presenza baffuta e dalle felpate zampette?

Iniziò a guardare prima uno e poi l’altro: << Badare ad Asuma… Spaventare il gatto… Badare ad Asuma… Spaventare il gatto… Badare al gatto… Spaventare Asuma… No, un momento… >>

“Miao.”

Beh, tanto quanto poteva metterci? Il tempo di abbaiare furiosamente e dargli addosso, di guardarlo scappare via e poi di nuovo lì: nessuno se ne sarebbe accorto, e in quel piccolo lasso di tempo Asuma non poteva certo mettersi in pericolo in uno spazio ristretto come quel balcone.

Così il cagnone sguainò le zanne e si sollevò sul bordo, mentre il gatto aveva già drizzato il pelo scansandosi agilmente e restando in equilibrio. L’animaletto nero percorse di corsa il resto del ciglio, e così fece lui spostandosi sulle zampe di dietro, fino a costringerlo a saltare sul balcone dell’appartamento al piano di sotto.

“Arf!”

Fatto. Si girò ed Asuma era ovviamente ancora lì dall’altro lato del balcone; anzi, stava venendo appunto da lui muovendosi, guarda caso, a quattro zampe.

“Au au!”

“… !?”

Aveva pensato di non scomodarsi ed aspettare arrivasse prendendosi il suo tempo. Peccato che a metà del tragitto si fosse avvicinato al bordo e che uno dei vasi, spostati casualmente dal gatto, o forse da lui, era sul punto di cadere…

<< WUUUUUUUUUUUF! >> (Trad. “Al rallentatore”: NUUUUUUUUOOOOO!)

CRASH!

Un altro pronto intervento, e un altro salvataggio compiuto con successo!

Mai mettere in dubbio la fedeltà dei cani!

Ed ecco poi arrivare gli altri, con abbastanza calma, attirati dall’ululato.

“Ma che è successo?”
Qualcosa per cui Akamaru era ko, a terra con la lingua da fuori e dei cocci di ceramica e terriccio in testa, e per cui Asuma batteva eccitato le manine.

“Wuuuff… (trad. “Questo me lo sono meritato…)”

Shino prese in mano la situazione: “Kiba, prendi un po’ il bambino, Hinata, metti la pianta della maestra in un altro vaso, io intanto vedrò di pulire un po’.”
“D’accordo.”

Kiba spazzò via la terra da dosso al suo cane: “Non ti capisco, eppure il grosso della fatica dovremmo farla noi, non tu.”

Lo aiutò a risistemarsi sulle zampe e rientrarono in casa. Hinata velocemente piantò le sfollate radici in un “vaso di accoglienza”, già abitato da una begonia, in attesa di una nuova sistemazione. Shino invece usò i suoi insetti: una nube sciamante uscì dai suoi avambracci e diligentemente iniziò a raccogliere ogni pezzetto di terriccio o di terracotta in frantumi, formando una fila ordinata che da lì arrivava al cestino della spazzatura.

“Non eri “tu” che dovevi provvedere a pulire?” scherzò Kiba quando rientrò.

“Questi insetti vivono in simbiosi con me: perché non dovrei chieder loro dei piccoli favori ogni tanto? E poi loro se la cavano certo meglio di me.”

In pochi secondi infatti la fila ebbe terminato il proprio lavoro e si ritrasformò in un tappetino nero di antenne, corazze e zampe; sembrava un esercito in riga.

“Va bene, ma ora richiamali dentro di te: potrebbero spaventare Asuma.”

“Forse hai ragione.”

Ad un cenno della mano i suoi insetti iniziarono lentamente a tornare. Ma uno di loro indugiò troppo sul tavolino del seggiolone, attirando l’attenzione di due occhietti castani per i quali la vita aveva ancora tante meraviglie e curiosità da mostrare. Altro che spavento: era nell’età in cui le novità e il diverso non fanno ancora ribrezzo.

“Uh!”

Strabiliante come anche un bambino, per un insetto, sia un mostro con la forza di una gru.

“Ehi! No, no! Lascialo.”

Asuma aprì bocca e lo scarabeo credette di trovarsi in uno dei suoi incubi!

“No! Non si mangiano!”

Gli fermò la manina, la quale per la sorpresa si aprì, lasciando che il malcapitato tornasse di corsa al primo poro disponibile.

“Uh… Sniff… UEEEEEHHH!”

“Complimenti Shino, lo hai fatto piangere.”
“Dovevo permettere che si mangiasse uno dei membri della mia colonia? Lo sai che alcuni di questi li conosco anche abbastanza bene?”
Anche Hinata intervenne: “Ma ne hai così tanti.”

“UAAAAHH!”

Kiba scosse il capo: “Vergognati.”
“Umpf, che fine ha fatto il tuo: << Coi bambini non bisogna andarci sempre piano >>, Kiba?”

“Però l’hai fatto piangere. Quindi credo che ora stia a te rimediare.”
Pur contrariato, prese Junior dal seggiolone e cercò di calmarlo carezzandogli la testa: “Su su, non è nulla, dai.”
Hinata si unì a lui provando a giocherellare col suo nasino: “Forse potresti usare le boccacce, come hai fatto prima. Gli piacevano un sacco.”
“Non puoi chiedermi questo, Hinata… Passami il ciuccio, non si sa mai.”

Con quello in bocca magari si calmava, o al massimo faceva meno rumore.

“Sai” –esordì Kiba, comodamente seduto- “Fa uno strano effetto vederti con un bimbo in una mano e un ciuccio nell’altra.”

“Non è che tu invece sia facile da immaginare seduto buono buono a cullare un pupo.”

“Ah ah ah! Te la concedo! L’unica qui a cui dona è Hinata.”
“M-ma che dici?”
“Oh, si” –fece Shino, contagiato dallo spirito di gruppo- “Come aveva detto la maestra? Una mamma dolcissima.”

“Finitela dai, mi avete vista rossa tante di quelle volte che per voi sarà noioso ormai, ih ih!”

Risero tutti insieme; e contemporaneamente…

“Toh, ha smesso.” -disse Shino evidentemente compiaciuto- “Chissà perché riesco sempre a calmarlo, visto?”
“È come se tu che sei sempre controllato gli trasmettessi tranquillità.”
“Sicuro che non lo hai depresso invece?” sparò subito Kiba.

“Non credo…”

Vide che muoveva le mani verso la sua faccia, e pesando volesse toccarlo lo portò più vicino. Ma il suo obiettivo era un altro. Cos’erano quelle lineette tra i suoi occhi neri neri?, si domandava infatti.

“Uh!”

Strinse incerto le dita intorno la stanghetta dei suoi occhiali e la tirò via.

“N-no! No, aspetta, non giocare con questi…”

Pensò di strapparglieli dalle mani, ma aveva già fatto brutta figura prima con una reazione brusca.

“Dai, Asuma, ridammeli…”


TAC!

!!!

 

Non li aveva lasciati cadere semplicemente: li aveva letteralmente tirati a terra. Quando una cosa non gli piaceva non ne voleva proprio sapere!

Hinata aveva le mani davanti la bocca, e Akamaru le orecchie sugli occhi. Kiba era scattato in piedi.

“……”

Le lenti erano andate in frantumi. Erano scampate a diverse missioni da quando aveva comprato quel nuovo paio, ma non all’astio di un bimbo per i colori scuri.

La voce tremante di Hinata ruppe il silenzio: “Shino… Mi dispiace…”

“Amico…” –Kiba si avvicinò con circospezione, pensando che fosse meglio togliergli Asuma dalle mani- “Va tutto bene?”

Si inginocchiò.

“Vorrei… restare un po’ da solo se non vi dispiace.”

Si guardarono tra loro e, comprendendo, andarono tutti nella stanzetta, lasciandolo solo col proprio dolore, finché i suoi insetti, pietosi anch’essi, rimossero i pezzi di vetro come avevano fatto con il vaso. Il loro zampettio intonava una solenne marcia funebre per gli occhiali più famosi di Konoha, che per un po’ avrebbe avuto un Aburame con gli occhi visibili.

 

“UAAAAAAAAAAAHH!”

Ormai ci avevano fatto l’abitudine e non cadevano più preda dello sgomento quando la sirena d’allarme iniziava a suonare.

“Che ore sono?” domandò Kiba dal salone.

“Mezzogiorno.” Rispose Hinata dalla cucina, dove c’era un orologio appeso sopra la porta-finestra.

“Ora della pappa!”

Shino, apparentemente ripresosi, si ripresentò (da chissà dove…) con il foglio in mano: “Aspettate. Kurenai ha lasciato scritto di fargli il bagnetto prima di dargli da mangiare.”

“Ci dividiamo di nuovo i compiti?”

Shino fece per smistarli, ma Kiba a quel punto intervenne dicendo che non era il capo e che non aveva il diritto di decidere ogni volta. Troppo scosso in quel momento per ribattere in alcun modo, l’occhi azzurri (ora poteva essere definito tale), accettò passivamente che si estraesse a sorte. Hinata sarebbe rimasta in cucina con Akamaru a preparare il pranzo per Junior secondo le istruzioni di Kurenai, Shino e Kiba si sarebbero occupati di lavarlo. Ma per tutto il tempo non aveva smesso un secondo di piangere.

“Devo prendere l’abitudine di portarmi dei tappi per le orecchie in vista di missioni come questa.” -disse l’Inuzuka- “Dai, andiamo a fare il bagnetto ora: ti piace il bagnetto?”
“UAAAAAAH!”

“Urgh! Tsk, forse il signorino qui preferisce i bagni termali, vero Shino?... Shino?”
Shino (in un angolino con una cappa di depressione): “Termali… Occhiali…”

“Oh, cavolo…”

 

Davanti ai fornelli non era una cima, ma non aveva mai bruciato o affumicato nulla prima di allora.

“Qui c’è la pastina, e qui il preparato per il brodino.”

Akamaru nel frattempo aveva riempito un pentolino d’acqua: alzandosi sulle zampe posteriori arrivava facilmente al lavello.

“Grazie! Però posso fare da sola; visto che il tuo pranzo è più facile da preparare…”

Prese una ciotola, aprì il sacco di Happy-Inu e ne versò dentro una valanga.

“ARF ARF!”

Ecco perché le voleva tanto bene!

<< Mi sto proprio divertendo: adoro quando io e i miei amici ci concediamo un po’ di tempo per stare insieme e ridere insieme. >>

Inoltre si stava affezionando un sacco ad Asuma, e nel prendersi cura di lui sentiva una gioia simile a quella che si prova quando si compie una buona azione, una buona azione verso chi è debole, incapace di prendersi cura di sé, e guarda a te come propria speranza per un po’ di aiuto, e soprattutto di affetto. Forse correva troppo: era lì in veste di babysitter, il che è diverso dall’essere genitore a tempo pieno. Però, se ora una mamma o un papà le avessero detto che, nonostante tutto, erano felici di avere un bimbo o una bimba, avrebbe creduto loro senza esitazioni.

<< Potrei essere davvero una brava mamma? >>

Pensò a lei col pancione mano nella mano con Naruto…

Hinata (rossissima): << EEEEK! Meglio calmarsi e concentrarmi sulla cucina o fonderò! >>

 

Finita la ciotola, Akamaru pensò di andare a vedere come se la cavavano gli altri due in bagno. Attraversò il corridoio e porse l’orecchio alla porta chiusa.

 

“Ehi! Mettilo giù! AAAAAAAH! L’ACQUA CALDA NEGLI OCCHIIII!!!”

“I MIEI OCCHIALIIIIIIIII!”

“RIPRENDITI SHINO!”

 

Poi una risata infantile, un forte rumore di acqua che scorreva, e le loro voci in versi confusi, come in una lotta.

Forse era il caso di entrare… Ma d’altro canto quella non era la sua battaglia, e se tornava di là poteva farsi versare da Hinata altri deliziosi croccantini!

“Allora?”

La ragazza per l’occasione aveva indossato il grembiule bianco da cuoca che aveva trovato appeso a un gancetto vicino il frigorifero.

“Come procede? Tutto bene?”
“Wof!” fece lui con un sorriso, come a dire “Tutto benissimo!”

 

Qualche minuto dopo il brodo era pronto, ma era il caso di farlo raffreddare un po’ prima di servirlo. Visto che non avevano ancora finito poteva preparare qualcosa anche per loro, ma proprio in quel momento sentì avvicinarsi un rumore di passi.

“Ragazzi?”

Kiba e Shino: -___-“

Junior: ^___^

I capelli dei due ragazzi scendevano sul volto, e le magliette erano piene di chiazze di acqua: sembrava che il bagno l’avessero fatto loro più che il piccolo!

“Come sei bello! E come profumi con i vestitini puliti! Ih ih ih!”
Lo mise nel seggiolone e gli raccomandò amorevolmente di aspettar lì buono buono che la pappa si raffreddasse al punto giusto.

I suoi due amici erano rimasti lì, impalati ad asciugarsi all’aria, tutti e due di mal umore!

“Shino?”
“Mh?”
“Questa storia sta facendo emergere l’istinto materno di Hinata sembra.”

“Già.”

Ora gli stava facendo il solletico al pancino.
“È una mia impressione, o da quando c’è in mezzo questo spirito anche tu ti senti ignorato?”

“Già.” Confermò lui, fisso a guardare Hinata che gongolava e canticchiava col bebé.

 

Il tempo per far raffreddare il brodo consentì a Kiba e Shino di asciugarsi a dovere. L’Aburame legò la bavetta, che era verde chiaro con un ape sorridente disegnata sopra, intorno il collo di Asuma. Kiba, mostrandosi ancora volenteroso nonostante ciò che aveva passato nell’operazione bagnetto, prese un cucchiaio di pastina al brodo.

“Su, apri la bocca.”

Asuma annusò e non fece altro.

“Avanti! È buona sai! O devo far venire il cavalluccio? Al galoppo!”

Imitò il verso del cavallo ed “impennò” il brodo cercando di coinvolgerlo, ma la bocca di Junior restava inesorabilmente chiusa!

“Uffa! È questo il ringraziamento per averti fatto giocare col bagnoschiuma?”

Shino starnutì alcune bolle…

“Sa-salute…” (°__°)
“Grazie Hinata…”

Provò a premere il cucchiaio sulle sue labbra, ma il vizioso piccoletto scansò la testa da un’altra parte.

“Provaci tu, Hinata. Tu gli piaci, a te darà retta.”

“Beh, ok!”

Si sedette al posto del compagno e mescolò il brodo.

Ci riuscirà di certo a farlo mangiare, pensava lui, è Hinata: quando mai le si diceva di no?

“Fai << aaaaaaum >>!”

“Aaaaaaum!”

“Ecco, bravo!”

SPLAT!

Shino, Kiba e Akamaru: O__O ?!?!

Hinata: -////-

Le aveva sputato addosso la pastina! A lei! Hinata! Senza alcuna pietà! E le stava addirittura ridendo in faccia.

“Oggi abbiamo imparato che essere coccolosi e piacere ai bambini non è una garanzia contro di loro.” Proclamò Shino col suo tono serio.

“Ah ah ah, bella questa!”

Hinata si passò un tovagliolo in faccia e riprovò.

SPLAT!

Gliene porsero un altro: “Ti arrendi?”

“Sigh!”

Non arrivò ad accettarlo perché Akamaru le era saltata addosso ed aveva tolto quasi tutto con un paio di leccate!

“Ehm… grazie bello…” (-__-“)

“Chissà se anche la maestra Kurenai subisce tutto questo ogni volta.”

“Che facciamo? Non gli piace proprio.” esclamò, con ancora qualche stellina di pasta attaccata sulla fronte e le guance.

“Qui c’è scritto che se proprio non vuole la pastina si può provare con gli omogeneizzati.”

Kiba aprì la credenza: “Ce ne sono diversi: manzo, vitello, frutta, orata… Quale prendo?”

“… Stupiscimi.”

Ne prese quanti più poteva e li poggiò disordinatamente sul tavolo.

“Il signore vuole ordinare?” domandò con aria da pinguino.

“Ih ih ih!”

“Posso consigliarle un buon… platessa? È la nostra specialità! Ehi, ma cos’è la platessa?”

“Un pesce.” Rispose la Hyuga.

“Bleah! Roba da gatti! Per crescere sani e forti ci vuole carne! Vitello!”

“Sicuro non ti serva un casco?”

Nonostante il premuroso avvertimento del compagno, non gli servì: su quella cremina non aveva nulla da ridire.

“Però… Se questo capriccioso la trova buona chissà che sapore ha, quasi quasi assaggio!”

Ricevette prontamente un ceffone dietro la nuca: non era mica il suo pasto!

“Occhio che gli sta colando: riportaglielo in bocca col cucchiaino.”

Poiché dava segni di volerne ancora, si diedero il cambio: Hinata gli fece mangiare quello alla platessa, Shino, come dessert, quello alla frutta.

Riguardo il brodo, finirono col mangiarselo loro!

Non era finita però: c’era il ruttino! Shino non se la sentiva più di prenderlo in braccio dopo lo sciagurato attacco ad uno dei simboli della sua persona, così ancora una volta fu Kiba a pensarci.

Alla fine ognuno di loro stava dando il proprio contributo.

La regola numero 4 veniva a quel punto provvidenziale: dopo mangiato, subito in culla per il pisolino!

“Ed ora, mangiamo anche noi!”

“Si, credo sia anche ora.”

“Mentre mangiamo, mi raccontate cos’è successo mentre gli facevate il bagnetto?” chiese Hinata di ritorno, sudata e con una faccia sconvolta, dal bagno che era andata a risistemare.

“Urgh!”

“……”

 

Era stato un racconto confuso, e forse in certi punti ingigantito, ma dal quel che aveva capito, Junior più che con la paperella di gomma preferiva giocare col soffione della doccia!

 

 

 

Alla fine se non altro il bagnetto è piaciuto al nostro Junior! Dite la verità, comincia a starvi simpatico, eh? Oppure, al posto di Shino o Hinata, preferireste sculacciarlo? XD

Povera Hinata: non solo le ha imbrodato il faccino, ma poi ci ha pensato Akamaru a ripulirla! Ma soprattutto povero Shino… Per il resto della fic dovrete immaginarvelo senza occhiali; forse a qualcuno farà piacere, gli occhiali di Shino sono come la maschera di Kakashi! Che ne dite allora, se la stanno cavando? Quali prove sono rimaste da affrontare? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, e tranquilli, non penso si farà aspettare! Buon proseguimento di feste, commentate!

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

  
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