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Autore: SimmyLu    22/12/2009    6 recensioni
Mosca, Monastero Vorkof. Yuri Ivanov si trova costretto a richiedere l'aiuto di Kai Hiwatari, a causa di problemi economici riguardanti proprio il monastero che si è trasformato in un ricovero per gli orfani e i ragazzi senza fissa dimora della capitale russa. Ma non è solo questo problema che toglie il sonno a Yuri, il ragazzo presenta i sintomi di ferite più gravi e profonde che scavano nell'anima e nel cuore, fino a portare alla luce segreti mai rivelati. Il giovane russo è l'origine di misteriosi e inspiegabili fenomeni e l'unico che sembra poterlo capire è proprio Kai. Fra paure, incubi, ricordi del passato e un'infanzia dimenticata, cadono silenziose le piume rosse della fenice sul bianco lucente della neve moscovita.
[ Personaggi: Yuri, Kai, Boris, Sergej, Vorkof, altri ]
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’AMORE BIANCO

… di SimmyLu …


Capitolo VENTIDUESIMO: IL DESERTO INVISIBILE






La grande Mosca.
La bellissima Mosca.
La fredda Mosca.
La città che d'inverno si trasforma in una madre premurosa dal gelido abbraccio di morte.


* * *

Arrivò l'inverno.
Arrivò la neve.
E Yuri non l'amava più.
Aveva cercato di ritrovare nel suo cuore quell'antica gioia che il suo candore gli aveva donato in passato, ma inutilmente.
Ora la neve era sinonimo di sofferenza, di fame.
Di solitudine e paura.
Le mani colorate di freddo bianco parevano emanare luce.
Yuri si era trasformato in un fantasma di effimera consistenza.
Trasparente, leggero, veloce.
Come luce riflessa.
Un giorno sarebbe diventato neve e avrebbe posseduto il suo terribile e terrificante potere.
Lui stesso sarebbe divenuto puro potere.
Erano le sue distorte convinzioni, folli pensieri, ma pur sempre pensieri, che tenevano occupata la mente nelle notti buie.
In quelle notti di cielo candido e luminoso.
Quelle notti fredde.
Che ti fanno desiderare di essere altrove.


* * *


L'equilibrio si ruppe all'improvviso e per volere del caso.


«Non azzardarti mai più a fare una cosa del genere!»
«Ma Pavel... le guardie mi avevano raggiunto e io non sapevo cosa...»
«Stai zitto! C'è una regola e devi ricordartela: se hai un problema è tuo soltanto. Non verrò una seconda volta in tuo aiuto.»


Quella fu per Yuri l'ultima lezione di Pavel.
Doveva imparare a cavarsela da solo.
Così Yuri divenne indipendente.
Taciturno e schivo.
Faceva ancora parte della banda del ragazzo più grande; in essa i piccoli orfani trovavano protezione e quella sicurezza gratificante data dal contatto umano.
L'ammirazione e l'attaccamento che aveva provato nei confronti di Pavel si affievolirono fin quasi a scomparire, lasciando spazio solo al rispetto conferito dal timore.
Pavel si occupava del gruppo nei momenti in cui erano necessarie regole, decisioni e organizzazione di furti e spostamenti.
Non era saggio rimanere troppo a lungo nello stesso posto.
In questo il ragazzo dimostrava una certa furbizia, ma Yuri aveva memorizzato tutti i suoi schemi ormai da tempo e riusciva spesso ad anticiparlo.


* * *


La notte, vicino al fuoco, i ragazzi si radunavano intorno a Pavel. Lo ascoltavano raccontare storie su mostri, cavalieri e streghe oppure discutere dei più svariati argomenti. Pavel adorava avere un pubblico, per questo, colmo di invidia, lanciava spesso fredde occhiate in direzione del gruppetto che di sera in sera si faceva più numeroso attorno a Yuri, che sedeva ormai sempre in disparte.
Forse a causa della sua bellezza che mesi di vita di strada non avevano scalfito, forse a causa dei suoi occhi azzurri e magnetici che catturavano come specchi i riflessi delle fiamme.
Yuri insegnava ai più piccoli così come era stato fatto con lui, ma non solo: il ragazzino coi capelli rossi mostrava loro cose nuove, idee che a Pavel non erano mai venute in mente.
Agiva di propria iniziativa e i suoi risultati erano sempre i migliori.
Era troppo intelligente per ridursi ad essere solo uno dei tanti cani del branco.
Non avrebbe ubbidito ancora a lungo al gracchiare del corvo.
E Pavel lo sapeva.


* * *


«Fa troppo freddo. Da domani passeremo le notti sui treni.» annunciò Pavel al resto della banda, «Ci divideremo in coppie, come sempre.»
«Se una volta saliti sulle carrozze ci dividiamo, perché dobbiamo essere per forza in due?» domandò Yuri suscitando la curiosità generale che si manifestò con un mormorio composto da tanti lievi guaiti.
Il viso pallido e grazioso brillava come un fiore in mezzo a tante pietre.
«Perché una coppia di mocciosi coperti di stracci dà più nell'occhio di un solo pulcioso bastardo, ma è meglio che uno guardi le spalle all'altro e dia l'allarme se arriva una guardia, no? Stai discutendo i miei ordini, Yuri?» strepitò aggressivamente Pavel.
«No... era solo una domanda.» rispose il ragazzino, cercando di non offenderlo.
Il resto del branco abbassò lo sguardo e tacque.
«Bene.» disse Pavel, consapevole della propria autorità, «Decidiamo le coppie. Yuri... tu verrai con me.»
«Voglio stare io con Yuri!» uggiolò Dimitri in segno di protesta.
«Ho detto che Yuri viene con me.» ripeté Pavel, gelido.
Nessuno si oppose.


* * *


La neve cadeva fitta dal cielo posandosi sulle banchine della stazione.
Yuri era nervoso.
Era la prima notte che passava su un treno. Oltretutto non era mai salito su uno di quei draghi di metallo le cui ruote stridevano assordanti. Ma il calore dei convogli era invitante così come gli avanzi di cibo che si potevano trovare al suo interno, come Pavel aveva raccontato in una delle sue storie.
Lo fissò, mentre aspettavano il momento adatto per intrufolarsi nella pancia di quella bestia rumorosa: Pavel aveva uno sguardo di ghiaccio, freddo e impassibile e continuava a giocherellare coi pochi rubli che aveva in tasca.
«Adesso.» mormorò avvicinandosi alla carrozza.
Lontani da sguardi indiscreti pagarono un "esattore", come l'aveva definito Pavel, con qualche moneta perché non li fermasse e proseguirono cercando di mantenere una certa distanza l'uno dall'altro in modo da non destare sospetti.
La tattica più comune, che Pavel gli aveva consigliato di adottare, era quella di sedersi accanto ad una signora, meglio se addormentata, e fingere di esserne il figlio o il nipote. In questo modo i controllori sarebbero passati oltre senza fare domande.
In definitiva, tutta la faccenda era alquanto pericolosa: chi veniva scoperto rischiava un pestaggio e la reclusione in orfanotrofio, oppure, nella peggiore delle ipotesi, di essere abbandonato sui campi gelati alla mercé delle streghe affamate.
Yuri cercò di scacciare dalla mente la terribile prospettiva e proprio in quel momento individuò una donna assopita sull'ultimo sedile del vagone. Aveva capelli castani che spuntavano come rovi da sotto il cappello e un viso magro e ossuto. Non si assomigliavano, ma ad uno sguardo approssimativo sarebbero potuti sembrare parenti.
Si sistemò accanto a lei, senza far rumore per non svegliarla. L'imbottitura consunta del sedile era la cosa più comoda su cui si fosse seduto durante quei lunghissimi mesi di dura sopravvivenza e il suo corpo reclamò il giusto abbandono del sonno.
Osservò Pavel seduto all'estremo opposto della lunga carrozza; la disposizione dei reciproci posti era studiata per tenere sotto controllo entrambe le porte.
Il corvo fece un gesto d'assenso con la testa.
I suoi occhi erano lontani ed estranei.
Occhi che Yuri aveva già visto in passato.
Inseguì nella memoria quella stessa espressione, ma la ricerca si perse in un dolce torpore prima di essere conclusa e il ragazzino si addormentò.


«Biglietto, signora.»
Yuri si svegliò, dimentico del luogo in cui si trovava.
Il treno sferragliava sotto di lui.
Si voltò.
E non ci mise molto a ricordare.
Davanti a lui c'era un uomo in divisa.
Una guardia.
Il cuore cominciò a galoppare.
Cercò Pavel con occhi terrorizzati.
Il ragazzo era sparito.
«Signora? Mi ha sentito? Devo controllare il suo biglietto.»
Non c'era modo di fuggire: il controllore era proprio di fronte a lui.
L'unica possibilità era che quell'individuo non facesse domande o che la donna, intuendo la situazione e impietosendosi, mentisse per lui.
La signora col cappello si riscosse e recuperò il cartoncino dalla propria borsa.
«Ecco a lei.» disse con pigra ostilità.
Il controllore verificò che il pezzo di carta fosse in ordine.
«Molto bene.» disse subito dopo restituendole il biglietto, «Il bambino… è suo figlio?»
Yuri cominciò a tremare.
Dov'era finito Pavel?
Perché non l'aveva avvisato?
Perché?
E finalmente ricordò.
Mira aveva il suo stesso sguardo il giorno in cui se n'era andata.
La donna esitò per un breve istante.
«No, non lo conosco.» dichiarò confusa.
Yuri alzò lo sguardo sull'uomo.
Un secondo.
Provò a scappare.
Fu inutile.
«Vieni qui, piccolo bastardo!»
Il controllore lo afferrò prontamente.
«Igor!» chiamò a gran voce, «Vieni! Ne ho trovato uno.»


Il clangore metallico del treno sulle rotaie.
«Avanti, cammina! Non ho voglia di trascinarti!»
Il ruggito del grande drago di metallo.
«Lasciatemi stare!!»
«Guarda che strani capelli!»
«No! Lasciatemi!»

... C'è una regola e devi ricordartela: se hai un problema è tuo soltanto. Non verrò una seconda volta in tuo aiuto ...

«Siamo stanchi dei bastardi di strada come te!»
Non c'erano più regole.
Pavel l'aveva abbandonato, così come aveva fatto sua madre, così come aveva fatto Mira.
«Pavel! Pavel, aiutami!»
«Cosa? Diamine, allora ce n'è un altro!»
La prospettiva che anche il corvo venisse catturato apparve piacevole e gratificante.
Lotta.
Freddo.
Follia.
Una porta aperta.
«Fuori di qui!»
«No!!»
Una risata.
«No, vi prego!»


La neve cadeva, fitta.
Neve, vento e ancora neve.
Il treno in corsa si allontanava rumoroso.
Un momento ancora, poi solo il sibilare del vento.
Solo la neve.
Solo il freddo, il dolore.
Binari deserti e nulla all'orizzonte.
Tutto era avvolto nel gelo.

... Dove mi trovo? ...

Neve, vento e ancora neve.
Yuri?
Si voltò di scatto, ma non c'era nessuno alle sue spalle.
Il vento sussurrava il suo nome.
Gioco malvagio.
Solo la neve.
Fa freddo, Yuri?
Sibilò il vento.

... Il vento conosce il mio nome ...

Fa freddo.
Disse il vento
Dormi, Yuri.
Ordinò il vento.
Stanco, il bambino cadde in ginocchio.
Prostrato ai piedi del Dio Inverno.
Il cielo era bianco sopra di lui.
La terra era bianca sotto i suoi piedi.
Fra le sue mani.
Solo il gelo.
Solo il vento.
Le linee scure dei binari si perdevano nell'orizzonte inconsistente.
In quel bianco infinito e impalpabile.
In quel deserto invisibile.





FINE VENTIDUESIMO CAPITOLO, continua...


N.d.A: Come al solito ringrazio tutti voi per il sostegno. Un grazie particolare a tutti coloro che commentano perché spendono qualche minuto del loro tempo per farmi sapere quello che pensano. Le vostre opinioni mi sono sempre utili per andare avanti e fare del mio meglio. Grazie anche a chi ha aggiunto questa storia fra i preferiti o le seguite, grazie di cuore.
Un abbraccio speciale per lexy90 e Ben Huznestova che hanno segnalato questa fanfic perché venisse aggiunta fra le consigliate di EFP per la categoria Beyblade. La storia è stata sottoposta alle dovute analisi, ha superato le verifiche ed è stata aggiunta! Potete quindi trovarla nell'elenco delle "Storie Scelte"! Grazie!

(*) Bambini Fantasma: vi avevo promesso una nota degna di questo nome ed eccola qui. Durante la narrazione si evincono alcuni dei particolari della vita di questi bambini di strada che hanno preso l'appellativo di "bambini fantasma" per via dell'alta mortalità, ma purtroppo il quadro non è completo. Fare un'analisi dettagliata durante la fanfic sarebbe stato fuori luogo, quindi mi permetto di informarvi dei dettagli adesso. Ho appreso della loro esistenza un paio di anni fa, quando avevo già cominciato a scrivere e pubblicare la storia, su una rivista e grazie ad un documentario che ho visto quasi per caso.
I bambini fantasma non esistono solo a Mosca o in Russia, sono ovunque, perché i bambini scompaiono come spettri anche in Italia. Alcuni di loro sono orfani abbandonati a se stessi, alcuni sono scappati di casa per sfuggire alle percorse o da un inferno di droga e alcol, di povertà e di assenze. Sono oltre mezzo milione in Russia, cinquantamila solo a Mosca. Dormono sui convogli, trovano avanzi di cibo. C'è chi beve e c'è chi respira l'odore della colla spalmata in una busta... per drogarsi, per perdere i sensi e dimenticare; c'è chi si vende per poco. I più piccoli scelgono rotte metropolitane, i più grandi arrivano fino in Mongolia, in Siberia. Se sorpresi, vengono picchiati, buttati giù dal treno e lasciati al loro destino nei campi ricoperti di neve. I bambini dei treni non si devono vedere. Muoiono assiderati.
I numeri sono impressionanti. Le storie assurde, toccanti, incredibili.
Io ho usato tutto questo in modo parziale, in un modo che ho creduto consono e adatto alla storia che sto scrivendo, e che si potesse legare all'infanzia di Yuri senza esagerare e che spiegasse così l'importanza che hanno alcune cose per il personaggio.
Per chi fosse interessato a saperne di più può leggere questo articolo o cercare su google.


Beyblade © Takao Aoki
   
 
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