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Autore: Kei_Saiyu    26/12/2009    4 recensioni
[Seconda classificata al Contest Mental indetto da Globulo rosso e Bimba_Chic_Aiko]
Un forte dolore inaspettato, simile ad un Chidori che trapassava il corpo, partendo dalle tempie fino a giungere sulla spina dorsale, lo fece cadere violentemente a terra in preda agli spasmi.
Spalancò la bocca per gridare, ma qualcosa gli bloccava la voce, come se qualcuno gli avesse messo un bavaglio invisibile in previsione del suo gesto.
Il suo corpo si contorse, ripiegandosi su se stesso fino al limite possibile, per poi allontanarsi di colpo, portando le ossa della braccia e del bacino in punto di rottura, acuendo il dolore che già provava.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Iruka Umino, Naruto Uzumaki, Orochimaru
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo I

The private wound is deepest

 

Correva  a perdifiato per le strade sgombre di Konoha, cercando qualcuno che potesse dirgli che stava succedendo.

Il villaggio pareva morto, come se nessun essere vivente ci vivesse più, o peggio – constatò notando che tutto, dai piccoli chioschi alle case vere e proprie, anche quelle che un tempo ricordava fatiscenti, erano linde e nuove – come se nessuno vi avesse mai abitato.

Solo il martellante eco dei suoi passi fungeva da compagnia, ben misera consolazione in mezzo al silenzio più totale.

Proseguì per la strada principale con quasi le lacrime agli occhi, mentre il senso di abbandono e privazione prendeva il sopravvento sul suo solito essere positivo in qualunque situazione.

Qualche goccia fredda gli cadde sulla tempia, segno che probabilmente stava per piovere, ma non voleva badarvi troppo o si sarebbe fermato, dando retta ad un impulso che sembrava venire come dall’esterno di tutto ciò che lo circondava; come se non facesse parte del mondo in cui si trovava.

Si morse il labbro inferiore, imprimendosi bene nella mente di non cedere al panico e di continuare a correre, quasi fosse la sua unica ancora di salvezza.

Deviò rapidamente in uno svincolo laterale, dirigendosi verso l’unico luogo che, sperava, avesse conservato il suo solito aspetto, dandogli la certezza che tutto era come doveva essere, che la gente del villaggio, molto probabilmente, era ad una riunione pubblica dell’Hokage e che lui, con la sua solita sbadataggine, se ne era dimenticato.

Le gocce d’acqua, da poche, divennero tante. Stava piovendo, eppure sentiva bagnate solo le tempie. Il resto, era totalmente asciutto.

Non si fermò a riflettere, nonostante un vago sentore di malessere lo invogliasse a farlo, ad aprire gli occhi per capire che c’era veramente qualcosa di anomalo in tutta quella situazione.

Scosse la testa, cercando di non pensare ad altro se non alla sua meta.

Aveva un disperato bisogno di poter dire: “sono un idiota, è tutto ok. Non c’è nulla di strano.” e per farlo, doveva verificare con i suoi occhi.

Se fosse riuscito a capirsi meglio, però, avrebbe anche saputo che in fin dei conti non gli importava di dove fossero finite tutte le persone, ma che almeno quella casa fosse rimasta così com’era, pronta a dirgli che non doveva recarsi lì per vedere lei, ma correre dall’altra parte per cercare lui.

Si sentì improvvisamente la bocca secca ed era normale, stava comunque correndo da più di un’ora e l’aria si stava facendo gelida.

Schioccò la lingua, cercando di racimolare saliva a sufficienza per togliersi quell’orrenda sensazione, ma per qualche strano motivo non ci riusciva.

Non capiva cosa stava succedendo, era tutto così… complicato e non c’era nessuno ad aiutarlo.

Alzò il volto sfidando la pioggia, eppure di essa non vi era traccia, ma c’era la sua meta poco lontano e tanto bastava a distrarlo.

Accelerò l’andatura dando fondo alle sue energie, felice di riuscire finalmente a scorgere quella casa.

Riusciva a vedere il tetto spiovente dalle tegole scure, l’alto muretto grigio chiaro che recintava la casa...

Un forte dolore inaspettato, simile ad un Chidori che trapassava il corpo, partendo dalle tempie fino a giungere sulla spina dorsale, lo fece cadere violentemente a terra in preda agli spasmi.

Spalancò la bocca per gridare, ma qualcosa gli bloccava la voce, come se qualcuno gli avesse messo un bavaglio invisibile in previsione del suo gesto.

Il suo corpo si contorse, ripiegandosi su se stesso fino al limite possibile, per poi allontanarsi di colpo, portando le ossa della braccia e del bacino in punto di rottura, acuendo il dolore che già provava.

Spostò all’indietro la testa, sbattendola duramente contro il terriccio, macchiando i capelli biondi di fango e terra.

In un ultimo spasmo, con gli occhi azzurri sgranati dalla confusione e dalla paura, rivolti verso il cielo sempre più nero, si contorse così tanto da piegare il braccio all’indietro fino a causarne la rottura.

Questa volta la voce uscì ed un grido ruppe il silenzio che aveva regnato fino ad allora, infrangendo davanti ai suoi occhi il luogo in cui si trovava.

L’ultima cosa che vide, prima che i suoi occhi azzurri diventassero opachi, fu un fascio di luce e qualche voce che gridava.

Dalle sue labbra, colava un piccolo rivolo di saliva, testimone di un dolore talmente forte che persino il suo corpo, notevolmente coriaceo, non era riuscito a sopportare.

 

 

«Sapete benissimo che questa non è una pratica lecita!»

«Sei in condizioni tali da dirmi cosa posso e non posso fare?»

«No, ma ciò non toglie che è illegale!»

«Non do retta a dei buoni a nulla, ma se desideri andartene…» un sorriso lascivo e malizioso serpeggiò sulle sue labbra «…sarò ben lieto di accompagnarti alla porta.»

Un lieve gemito di dolore interruppe la discussione.

«Si sta svegliando, portalo via.»

La porta della stanza si chiuse con un leggero tonfo.

«…Maledetto bastardo.»

 

 

La nebbia che pareva ricoprire i suoi pensieri, si dissolse lentamente, facendogli riprendere poco a poco l’uso dei sensi.

La prima cosa che percepì, fu l’odore asettico della stanza.

Aprì a stento gli occhi, ritrovandosi con la vista annebbiata senza una motivazione plausibile.

Li richiuse, sperando che servisse a qualcosa e quando li riaprì, riuscì solo a vedere una forte luce bianca che lo infastidiva.

Voltò la testa di lato, notando un uomo dai capelli castani, raccolti in una coda alta, che gli fasciava il braccio destro. Gli stava parlando, vedeva le sue labbra muoversi, eppure non sentiva. Aveva una specie di fischio nelle orecchie che gli offuscava i suoni e lo infastidiva non poco.

Lo vide voltarsi e guardarlo apprensivo, con una punta di dolore negli occhi.

Lo riconobbe facilmente, anche se la vista dava ancora qualche problema, grazie alla grossa cicatrice orizzontale che aveva sopra il naso.

«Iruka-sensei!»

Esclamò felice, inconsapevole che la sua voce fosse gracchiante e flebile, ma sentiva di avere la gola secca e fece schioccare un paio di volte la lingua, come a suggerirlo al suo interlocutore.

Iruka sospirò, portandogli alle labbra un bicchiere d’acqua fresca che aveva preparato in precedenza.

Lo bevve d’un fiato, compiacendosi della sensazione di benessere che la sua gola stava provando.

Si domandò perché fosse fasciato, ricordando improvvisamente il dolore lancinante che aveva provato prima di perdere conoscenza.

Si accigliò, non capendo bene la situazione, ma lo sguardo preoccupato di Iruka lo distolse dai suoi pensieri.

Gli sorrise, ringraziandolo dell’acqua e pronto a riprendere la sua missione, totalmente dimentico dei quesiti lasciati senza risposta.

Provò ad alzarsi dal lettino, ma la pesantezza agli arti – pesantezza che si accorse solo in quel momento di avere – glielo impedirono, costringendolo a stare nella stessa posizione in cui si era trovato.

Storse il naso tra l’irritato ed il confuso, ma felice che almeno il fischio che gli martellava i timpani andava diradandosi e la gola sembrava tornata come nuova. Stava riprendendo il controllo dei suoi sensi, anche se non avvertiva il proprio corpo. Era come se non ce lo avesse, o che fosse un macigno troppo pesante da sollevare.

Assottigliò gli occhi meditabondo, prima di rivolgersi all’uomo e tempestarlo di domande.

«Iruka-sensei, perché non sento il mio corpo? Che è successo? E dove sono tutti? Lo sai che mi ero quasi dimenticato che oltre ad insegnare facessi anche l’infermiere? E baachan? Dov’è? Ah, ma sicuramente sta lavorando. Umh… penso sia ok, tanto ci metto poco a guarire lo sa, così posso andare a cercare Sasuke! Ah, ma non lo dire a Sakura e a Kakashi, che poi si preoccupano!»

Iruka gli scompigliò i capelli, sorridendogli amorevolmente come farebbe un genitore.

«Non glielo dirò, promesso, ma solo se rispondi ad una mia domanda, intesi, Naruto?»

Il ragazzo annuì.

«Perché continui a cercare Sasuke? Sono anni che lo fai, te ne rendi conto?»

Naruto non pensò alla risposta da dare, era una cosa abbastanza scontata, eppure la gente continuava a domandarglielo.

«È ovvio, no? È perché è un teme e senza di me non può combinare nulla di buono!»

Iruka sorrise. Ogni volta che glielo domandava, rispondeva sempre in maniera diversa, ma di mezzo c’era comunque quella piccola offesa: “teme”. Perché lo chiamasse così non lo aveva mai capito.

«Iruka-sensei, entro stasera devo ripartire. Devo ritrovarlo ad ogni costo e non mi farò più mettere sotto, lo giuro!»

Iruka sgranò gli occhi, guardandolo confuso.

«”Mettere sotto” in che senso?»

Lo vide arrossire e mettere su un piccolo broncio, facendo risaltare l’azzurro di quelle iridi sempre un po’ offuscate ai suoi occhi.

«Tsk! Quel teme non è più forte di me e glielo mostrerò!»

L’uomo rise, preferendo non indagare oltre ed evitare di pensar male. Si alzò dal giaciglio di Naruto, scompigliandogli nuovamente la folta capigliatura bionda.

«Bene. Naruto, ora devo andare e stai attento a quel braccio! Fortunatamente non era una frattura gravissima, ma non si sa mai. Riposati, ok? Verrò domani mattina a controllare come stai. Buona notte.»

Naruto si girò accigliato, riuscendo a muovere solo il viso nella sua direzione.

«Ma che dici Iruka-sensei! È ancora mattina, mica sera! Si vede che stai invecchiando, eh?»

Iruka lo guardò affranto, tentando di mascherare la preoccupazione con un sorrisino tirato nella sua direzione.

Simulò una voce allegra, nonostante tutto nel suo volto avrebbe potuto dire il contrario.

«Hai ragione Naruto, è giorno…»

Mise un tesserino magnetico su di un piccolo schermo bianco, lasciando che la porta blindata si aprisse al riconoscimento dell’identità.

Era sull’uscio, quando si sentì richiamare da Naruto.

«Ah, ma oggi non me le dai le medicine?»

Iruka si voltò, lievemente incredulo per via della sua dimenticanza e per le parole del giovane. Poteva forse sperare che si era ripreso?

Lo guardò fiducioso, trovandolo con gli occhi chiusi che mormorava parole senza senso, ma era sveglio, lo poteva notare dal respiro costante e per nulla pesante.

Si avvicinò, mentre la porta si richiudeva alle sue spalle.

Dal taschino del camice che indossava, prese due confezioni di pasticche. Estrasse i medicinali, premurandosi di riempire nuovamente il bicchiere d’acqua, prima di inserirgli le pasticche tra le labbra socchiuse.

«Bevi Naruto, così andranno giù meglio.»

Naruto socchiuse gli occhi, guardandolo un po’ confuso.

«Cosa sono, Iruka-sensei?»

L’uomo sospirò deluso. Ancora una volta, ci aveva sperato.

«Caramelle, ti faranno sentire meglio.»

Prese la testa di Naruto con una mano, aiutandolo a sporgersi per bere.

Finito il procedimento, uscì mesto dalla stanza, avvertendo per l’ultima volta della giornata, il nome Sasuke.

Una volta fuori dalla struttura medica, si strinse il cappotto addosso per combattere il freddo pungente dell’aria, pronto per andarsene a casa, proprio mentre la luna si stagliava alta nel cielo.

 

 

Note post-risultati: Non sono molto soddisfatta, ci sono regole che non sono state tenute da conto e la cosa mi fa imbestialire. Non per una questione di punteggio, sarebbe stata praticamente identica la situazione, ma per una questione di correttezza.  Per il resto, vorrei davvero sapere cosa c’è di non originale nella storia °°. Orochimaru è uno sterotipo? Non mi pare, ho ripreso il manga e tutto il suo essere mellifluo che ci mostra nel catturare Sasuke. Andiamo, quella serpe farebbe di tutto per accalappiarsi Sasuke! Mhà, comunque non m’importa neanche troppo, la storia mi piace e la reputo bella, non perfetta, ma bella. Vedrò di migliorarmi ù_ù.

Un’ultima cosa: “non per stomaci delicati” è perché, trattando di argomenti delicati e facilmente impressionabili per alcuni, è un avviso che andava inserito, a mio parere. Ci sono anche accenni alla pedofilia e molti sulla violenza fisica/psicologica, motivo che mi ha spinto molto ad alzare il rating. Non lo ritengo rosso, ma nemmeno sotto l’arancione. Il “Chidori” è maiuscolo perché è una tecnica e, in quanto tale, andrebbe messo così.
Spero di aver detto tutto.

   
 
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