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Autore: Arial    28/12/2009    2 recensioni
Sam è convinto che Dean al suo fianco sia in pericolo e decide di allontanarlo nell'unico modo possibile: regalandogli una nuova vita. Il suo piano, però, si rivela un disastro, lasciando Dean da solo e per la prima volta in vita sua, completamente vulnerabile.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi sveglio di colpo con un dolore lancinante alla testa

 

 

 

Mi sveglio di colpo con un dolore lancinante alla testa. Sento il sapore del mio sangue sulle labbra, i muscoli delle spalle indolenziti e contratti.

Socchiudo leggermente le palpebre, solo per serrarle subito dopo: ho gli occhi a pezzi. La fioca luce della stanza è sufficiente a ferirli, mi bruciano e non riesco a mettere a fuoco nulla. Merda, indosso ancora le lenti a contatto. Perché non le ho tolte prima?

Provo a portare una mano al volto, ma il braccio si solleva di pochissimo: sono legato al letto. Cazzo, Sam…

Do un paio di strattoni sperimentali, guadagnandomi soltanto dei sicuri lividi intorno al polso. Non credo abbia usato delle corde, ma cinghie di cuoio: più difficili da sciogliere e meno abrasive.

-“Figlio di puttana” mormoro.

-“Non è l’offesa migliore da farmi, credimi.”

Mi volto di scatto in direzione della sua voce. È sempre stato qui? Che diavolo vuole da me?

-“Oh, non c’è problema: ho un vocabolario molto fornito cui attingere, credimi” ribatto con astio.

-“Ne ho un’esperienza di prima mano” dice, un sorriso evidente nella sua voce.

Dà luce alla stanza.

-“Cazzo, spegnila!” grido, nascondendo il viso nel cuscino.

Si precipita al mio fianco: -“Cos’hai che non va?” chiede, preoccupato.

-“Vuoi che cominci con la lista?” rispondo, rabbioso. “Sono le fottute lenti a contatto. Ovviamente, non hai pensato di togliermele, dopo avermi spaccato la faccia e incatenato al tavolo delle torture.

-“È un letto e non ho alcuna intenzione di torturarti. Sta fermo, lascia che ti aiuti.”

Si inginocchia al mio fianco e le estrae con estrema delicatezza.

-“Sono secchi e arrossati, serve del collirio?”

Scuoto la testa: -“Lacrime artificiali. Ne avevo un flaconcino nella giacca di pelle.

Annuisce: -“Ok, aspetta qui.”

-“E dove vuoi che vada?!

Ritorna in un attimo. Si china su di me e versa alcune gocce per occhio. Li batto un paio di volte, sentendomi immediatamente meglio.

Si siede sul letto, mantenendo però una certa distanza.

-“Serve altro?”

-“Vuoi slegarmi?” domando, blando.

-“Non posso.”

Prendo un lungo respiro, imponendomi di mantenere la calma: -“Ascolta, Sam, hai buone intenzioni, l’ho capito, ma non ho bisogno del tuo aiuto. Lasciami andare.”

È come parlare ad un muro: -“No, hai visto cos’è successo prima: non posso lasciarti solo.”

-“Quello che ho visto prima sono i danni che hai fatto al mio appartamento, per il resto non mi sei stato di molto aiuto…”

Assottiglia le labbra in una smorfia di rabbia e impotenza. Mi riserva uno sguardo combattuto, ma si rialza.

-“Ehi, dove cazzo vai? Non puoi tenermi qui” urlo, cercando di mettermi seduto.

-“Ti farai soltanto del male, Dean.”

-“Non chiamarmi così, pezzo di merda! Chi cazzo ti credi di essere?!

-“Sono tuo fratello.”

Non c’è traccia di dubbio nel suo tono. Ne è sicuro, assolutamente certo. In che razza di casino mi sono cacciato?

-“Oh, il momento dell’agnizione… I nostri ti avevano dato via perché completamente pazzo?”

-“Non mi credi e va bene, lo accetto. Ma noi siamo fratelli e tu devi…”

-“Io devo pisciare” dico, interrompendolo.

Questa volta è lui a restare senza parole: -“Co-cosa?” incomincia, balbettando.

-“Devo pisciare, slegami. O vuoi tenermelo, mentre prendo la mira in un barattolo? Sarebbe sconveniente per due fratelli…”

Scuote la testa: -“Mi dispiace, dovrai trattenerla.”

-“Di cosa hai paura, amico? Sarà già un miracolo se arriverò al bagno… Farò il bravo, promesso” confermo con un sorriso.

Allenta le cinghie, poco convinto: -“Non fare scherzi, ti farò del male se costretto.”

-“Me ne sono accorto” ribatto, massaggiandomi i polsi.

Mi rimetto in piedi e la stanza oscilla per qualche secondo. Mi afferra per il gomito, sostenendo gran parte del mio peso: -“Non. Mi. Toccare” scandisco lentamente, non appena passa la nausea.

Lascia scivolare via la mano: -“Hai cinque minuti” mi ricorda, mentre chiudo la porta alle mie spalle.

Sospiro, poggiandomi contro il legno mezzo marcio. Ovviamente, niente finestre: da qui non si esce. Una zaffata di urina e umido mi invade le narici. Separo i lembi di una vecchia tenda mezzo ammuffita, dando un’occhiata nella doccia. Non c’è nulla. Sarà psicopatico, ma almeno non mi ha portato al Bates Motel. È solo uno dei tanti alberghetti ad ore frequentati da prostitute e commessi viaggiatori. Chi mi troverà mai in questo posto dimenticato da Dio?

Faccio scorrere l’acqua nel lavandino, bagnandomi mani e viso. Devo riflettere, pensare: ci dev’essere un modo per uscire da questa situazione. Sam crede che siamo fratelli, non si spingerebbe troppo in là; io d’altra parte…

Guarda, James…”

Porto le mani alla testa, invasa da una serie di immagini e flash.

“Porta fuori tuo fratello più in fretta che puoi e non guardarti indietro. Ora, Dean, vai!”

Chi è quest’uomo? E il bambino? Comincio a correre, inseguito dalle fiamme che si chiudono intorno a noi…

“Dean, quando torna papà? È via da giorni…”

“Ha una consegna da fare, lo sai. Non ti stai divertendo col tuo fratellone?

Fratellone? No, non è possibile…

Annuisce, ma mi punta addosso due occhioni colmi di lacrime, stringendomi il petto in una morsa dolorosa.

“Vieni qui, Sammy. Che ne dici di guardare di nuovo i Robot Spaziali stasera? Oppure le Tartarughe Ninja, così vediamo come prendono a calci Shredder

“Ok, ma voglio guardare Thundercats!”

Thundercats ripeto, con una smorfia. “E gatti combattenti siano, piccolo.

-“Ti prego, basta, basta!” grido, disperato.

“Devi sapere quello che ti ha fatto tuo fratello…”  riprende, suadente.

La porta si spalanca e il mio salvatore accorre in soccorso: -“Dean! Dean, che diavolo succede?” chiede, sollevandomi da terra.

-“Tu!” sibilo a pochi centimetri dalla sua faccia. “Come hai potuto…”

Lascio la frase in sospeso, decidendo che trovo decisamente più soddisfacente prendere a cazzotti quella sua brutta faccia da culo. Non si aspettava una reazione simile, basta un pugno a mandarlo al tappeto.

Prova immediatamente a rialzarsi, ma non gliene do l’occasione: calo una scarpa sul suo viso, schiacciandolo contro le mattonelle sporche.

-“Dean, aspetta…” prova debolmente.

La sua voce alimenta soltanto la mia rabbia: -“Sta. Zitto. Figlio. Di. Puttana” dico, puntualizzando ogni parola con un calcio. Non credo sia mai arrivato alla fine della frase: giace incosciente ai miei piedi; un rivolo di sangue gli gocciola dalle labbra parzialmente dischiuse, il volto un arcobaleno di viola e blu. L’afferro per la camicia e comincio a trascinarlo nell’altra stanza. Lo sposto sul letto, stringendogli i polsi nelle cinghie che aveva usato per me. Il karma è una puttana, vero, Sammy?

-“Svegliati presto, fratellino” sussurro, spostandogli una ciocca di capelli dalla fronte. “Hai tante cose da spiegarmi…”







 

Note: Di giorno Ammaniti, di notte fanwriter, Brokendream XD

Grazie mille per lo splendido complimento, bella! <3 Ringrazio anche France e Jo per il tentato incoraggiamento, ma qui la situazione è drammatica: una mia amica mi ha passato un sito folle per farmi passare il blocco e io ho scritto di Lucifero che guarda soap argentine… si va di male in peggio O_O

Scusate l’attesa: fra i regali, le feste e la febbre alta mi si sono bruciati i neuroni e ho dimenticato di aggiornare!

Spero abbiate trascorso uno splendido Natale, intanto vi auguro un bell’anno nuovo! <3

A giorni vi posto anche l’ultimo capitolo! Un bacione ^^

 

   
 
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