Capitolo
1 –
Preoccupazioni di una strana notte.
Una
delle solite serate
festive per il Garden di Balamb. Sospeso a 1500 metri dal suolo si
godeva la
beatitudine di quei tempi di pace.
Il
salone era abbellito
da un gioco di luci soffuse che con una musica lenta ma gioiosa davano
vita ad
un atmosfera di tranquillità.
I
tendaggi che separavano
l’interno dal balcone erano mossi da una brezza leggera, un
venticello che non
era freddo ma portava una piacevole sensazione di frescura.
C’era
chi rideva, chi
danzava, chi giocava con gli amici.
Squall
Leonhart,
comandante SeeD, invece, se ne stava in disparte, a braccia incrociate,
appoggiato contro il muro.
Le
feste non facevano per
lui. Più un posto era piano di gente e più era
felice se poteva evitarlo.
Ma
ora, comandate di un
intero esercito, era costretto a partecipare anche alle cerimonie
più noiose.
Nascosto
in
quell’angolino della stanza osservava tutto. Rinoa ballava
con uno sconosciuto,
un damerino dai capelli impomatati. La voglia prenderlo da parte e
minacciarlo
era controllata dal fatto che era stato lui per primo a dire a Rinoa
che non
voleva ballare, lei, probabilmente, cercava solo un modo per
divertirsi.
Impossibile darle torto.
Selphie
e Irvine
volteggiavano per la sala con un entusiasmo travolgente, sembrava che
nulla
potesse stancarli. Continuavano da più di un ora.
Neanche
a dirlo, Zell era
impegnato nel finire il grande buffet allestito dai migliori cuochi di
Balamb.
Quistis discorreva piacevolmente con vecchi amici. Tutte le facce con
cui
Squall incrociava gli occhi erano felici e piene di vita. E come dargli
torto?
Da ormai un anno su tutto il mondo regnava la pace. Artemisia era morta
e anche
il suo brutto ricordo si stava affievolendo. La gente cominciava a
sperare in
un futuro migliore e in lunghi anni senza conflitti.
Squall
riemerse
improvvisamente dai propri pensieri, appena la musica divenne
più frenetica.
I
suoi amici erano ancora
tutti la che ballavano. A quel punto si decise.
Accostato
contro il muro
camminò furtivamente fino alla porta d’uscita per
fuggire da quell’inferno. Era
mezzanotte passata, era rimasto li anche troppo.
Quando
si trovò solo, nel
lungo corridoio che portava ai dormitori, tirò un sospiro di
sollievo, la
tentazione di trascinare Rinoa via da quel tipo era diminuita, ora
almeno non
li vedeva più.
Anche
la musica stava
sfumando in un mormorio confuso. Quando arrivò ai dormitori
il silenzio era
ormai totale.
Si
sdraiò sul letto
ancora vestito, la spada poggiata alla sua sinistra, lo sguardo volto a
contemplare il bianco soffitto.
Essere
il capo di un
manipolo di mercenari era una bella seccatura, quasi si dispiaceva di
essere
stato proclamato SeeD più valoroso di tutta Balamb. Non si
sentiva fatto per
comandare, a lui piaceva agire da solo. Poi, la
responsabilità per tutta quella
gente, se fosse morta, la colpa sarebbe stata solo sua. E lo sapeva,
non si
sarebbe mai perdonato.
Un
solo suo passo falso
poteva significare la rovina per altri. Si sentiva oppresso, nervoso,
addirittura frustrato.
Con
la mano destra si
spostò un ciuffo di capelli che gli era caduto sulla fronte.
Ebbe un tuffo al
cuore guardandosi l’arto, il dito indice e il medio erano
coperti da qualcosa
di rosso. Sangue.
Corse
allo specchio per
esaminarsi. La vecchia cicatrice si era aperta, dopo tanto tempo, dopo
che
sembrava essersi cicatrizzata definitivamente. Squall era turbato.
C’era
qualcosa di strano in quel fenomeno.
Portandosi
dietro il
Gunblade, scese le scale diretto in infermeria.
Non
appena varcò la
soglia della piccola stanzetta la dottoressa Kadowaki scosse la testa
esasperata.
-
Ancora tu, possibile
che non riesci a stare un giorno senza farti male figliolo! –
-
No, questa volta non ho
fatto niente. La ferita si è riaperta da sola –
La
dottoressa lo scrutò
male, come se non gli credesse, prima di avvicinarsi e controllargli la
fronte.
Il sangue stava colando lungo il naso di Squall.
Gli
girò un po’ intorno
borbottando qualcosa fra se e se. Il ragazzo stava iniziando a
innervosirsi,
perché non gliela medicava subito e non lo mandava via?
Dopo
qualche minuto si
decise a parlare. – Tranquillo, a volte può
succedere che la ferita si riapra.
Appena accade vieni da me –
Squall
non capiva, la
dottoressa sembrava quasi preoccupata. Come se ci fosse qualcosa che
non andava
bene, la stessa sensazione che aveva provato lui.
-
è sicura che sia tutto
normale? –
-
Certo, certo – Pareva convinta
mentre tamponava il sangue e disinfettava il vecchio taglio.
Lui
non fece altre
domande ma ringraziò e poi scomparve. Voleva solo tornare a
rintanarsi nella
sua camera. Mentre camminava ripensava allo strano comportamento della
dottoressa.
Gli
stava dando una nuova
preoccupazione, quella maledetta cicatrice, e lui ne aveva
già abbastanza di
cose delle quali preoccuparsi. Non si sentiva affatto bene quella sera.
Probabilmente, come da qualche notte a quella parte, non sarebbe
riuscito a
prendere sonno
tanto
facilmente. Si
sarebbe rigirato e rigirato fra le coperte in cerca di una posizione,
fino a
sudare e a voler fare a pezzi il letto stesso con la sua spada.
Abbassò
la maniglia della
porta con rabbia, per scoprire che camera sua non era vuota, Rinoa
aveva preso
posizione sul suo letto e appena entrò lo guardò
sorridendo.
-
Dov’eri, Squall? –
Anche
lui si sedette sul
letto, cercando di calmarsi. – In infermeria, la
ferità si è riaperta … -
E
fu allora che la
ragazza notò un lungo cerotto che copriva tutta la cicatrice
di Squall.
Subito
gli fu davanti a
toccargli la fronte – Come stai ora? Tutto bene? Sicuro di
… -
-
Rinoa, credimi, è tutto
a posto … -
-
Sicuro? –
-
Certo –
A
quel punto lei rimase
in piedi in mezzo alla stanza, dondolandosi con le gambe.
Squall
non avrebbe mai
capito quella ragazza, che cosa aveva adesso?
-
Che c’è? –
-
Io, volevo sapere … no,
niente –
-
Rinoa? –
-
Volevo sapere se c’eri
rimasto male per prima, quando ballavo con quel tipo … -
Lui
sbuffò, era così
evidente? Cercò di assumere un espressione neutra.
-
Forse … -
Rinoa
gli andò in contro –
Scuuuusa!
Solo che tu non volevi
fare niente –
-
Lo so, non è colpa tua –
le accarezzò la testa per un secondo, prima di voltarsi e
tornare a sedere sul
materasso.
-
Squall? –
-
Si? –
-
Sono stanca … -
-
Rinoa, sono le due di
notte … -
La
ragazza spalancò gli
occhi. – Io, pensavo fosse solo mezzanotte! Domattina devo
alzarmi presto! –
-
Allora è meglio se vai
a riposarti .. – sussurrò il ragazzo.
-
Si, si, però se ti
dovesse fare male la feri .. –
-
Non ti preoccupare, vai
a riposarti –
Rinoa
rimase un attimo a
guardarlo, preoccupata forse. Poi sorrise nuovamente . Buona notte,
Squall .
disse, prima di chiudersi la porta alle spalle.
-
Buona notte anche a te …
-
Ma
purtroppo quella non
fu affatto una buona notte, come Squall aveva previsto, tutte le sue
preoccupazioni tornarono a tormentarlo, si rigirò nel letto
fino allo
sfinimento.
Forse
quello, era uno dei
rari momenti in cui avrebbe voluto stare con qualcuno, ma purtroppo
tutto il
Garden dormiva tranquillo e beato, infischiandosene dei suoi problemi.
Non
aveva il coraggio di presentarsi nelle stanze dei suoi amici, ne tanto
meno di
far visita a Rinoa e soprattutto non voleva provarla del sonno per un
suo
capriccio.
Così,
dovevano essere
circa le cinque di mattina quando si ritrovò fermo in mezzo
al giardino del
Garden. La spada in pugno. Il gelido vento gli graffiava la faccia. Ma
non gli
importava. Gli piaceva starsene all’aperto, a contemplare il
paesaggio. Lo
faceva tante volte quando era più piccolo, si incantava ad
osservare il mare,
le stelle, il cielo notturno , i tramonti.
E
costi quel che costi
quella mattina avrebbe visto l’alba sorgere sul mondo intero.
My
Spaaace.
Haloa
gente, ho visto che qualcuno
a letto il mio prologo … xò commentate
sennò non saprò mai cosa ne pensate
>.<
Questo
capitolo è un po’ corto,
perché è più … una
situazione di passaggio diciamo. I prossimi spero di farli
più lunghi, anche perché la vicenda vera e
propria inizia da li, u.u Poveri
ragazzi ( Crepa Nd. Squall )
Ditemi
cosa ne pensate!!!
Alla
prossima !
Rinoa_Lunatic
Pandora