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Autore: ailinon    02/01/2010    5 recensioni
Nel lontano rinascimento, un ragazzo con una grande e sola passione: la poesia e la lettura.
La sua vita a Firenze, lo condurrà a conoscere molti personaggi importanti.
Dalla sagace intelligenza di Pico, alla filosofia di Marsilio.
Dalla gioia di vivere di Giuliano de Medici, alla grandezza di Lorenzo il magnifico, suo fratello.
Fino alla superbia della famiglia de Pazzi.
Ma uno su tutti saprà cogliere l'essenza del suo animo...
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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Capitolo 81 – LA SEGRETA IRA

Capitolo 81 – LA SEGRETA IRA

 

 «Agnolo! Smetti di spiarli!» lo riprese Angelo, vedendo il poeta ancora accanto allo stipite della porta dello studio.

«Non li sto spiando!» esclamò il quarantenne, tirandosi via dalla porta.

Angelo alzò gli occhi al cielo e si chinò a spostare dei libri: «Vieni a darmi una mano! Questi libri devono essere pronti per la prossima spedizione» esclamò deciso.

Agnolo gli andò vicino, aprendo la cassa in legno: «Vuoi mandarli ancora a Goffredo?»

L’amante annuì: «Si, questi sono i libri più rari che ci sono. Così che se Piero volesse di nuovo venire per venderli, non li troverà! Mio padre saprà ben badare a loro» sorrise, tristemente: «Non tollererò che i volumi di messer Lorenzo vengano venduti, distrutti o dispersi! » affermò, inchiodando il coperchio della cassa con un forte battere di martello.

 Poliziano lo osservò per un lungo momento, ma al decimo colpo dell’attrezzo, su una cassa già più che ben inchiodata, gli fermò la mano: «E’ tutto apposto. I libri sono al sicuro qui con noi. Me e te…»

Il trentenne lo guardò con rabbia poi, nel riconoscerlo, si rilassò contro di lui, in un sospiro: «Si. Anche se a volte penso che mio padre avrebbe saputo difenderli meglio di me»

«Tuo padre ha lasciato la biblioteca in buone mani se no, non si sarebbe mai allontanato. Lo conosci bene»

 Angelo sorrise sollevato, guardando il viso spigoloso del suo poeta. L’età l’aveva reso più rotondo e morbido ma, lui lo trovava sempre bellissimo.

 «E’ vero» ammise, mentre le mani di Agnolo gli accarezzavano il ventre.

«Non è il caso allora, che riprendiamo le tue lezioni di greco?»

«E tu non dovresti continuare quella traduzione di poesie?» lo rimbeccò il più giovane dei due.

Poliziano storse la bocca: «Da quando sono qui con te, mi comandi a bacchetta, lo sai?» scherzò.

«Perché tu allora? Che non perdi l’occasione per trascinarmi in camera?» ribatté malizioso.

L’uomo tossicchiò: «Mi fai lavorare sodo… Sarei dovuto venire qui prima» e lo disse scendendo a baciargli il collo.

Angelo sospirò beatamente, stando stretto a lui: «Concordo. Hai la tendenza a fuggire in ogni angolo della Toscana, e anche oltre»

«Ma se avessi saputo che con te miCI, divertivamo tanto, sarei venuto prima.

Mi sentivo parecchio abbandonato, in giro da solo» rispose, dando un colpo di tosse.

Angelo abbassò il capo imbarazzato al ricordo del loro divertirsi tanto.

«Sei…» riprese a dire Agnolo ma, un nuovo colpo di tosse lo fermò. Poi un altro e un altro ancora.

 «Agnolo, stai bene?» si allarmò il trentatreenne, voltandosi a guardarlo. Gli sfiorò il viso. La fronte del suo poeta era imperlata di sudore freddo.

 «Non è nulla. Devo aver preso freddo» rispose Poliziano, tentando si calmare la tosse che gli spaccava in due il petto.

Preoccupato, Angelo ordinò: «Vai a stenderti un po’. Io chiederò a Maria di portare dell’acqua calda con le foglie orientali. Sembrano placare gli spasmi della tosse.»

 L’uomo lo guardò con gli occhi pieni di dolcezza: «Sei splendido, angelo mio» e nel dirlo gli accarezzò la piega del mento, diventata più decisa con l’età. Una lieve peluria chiara, gli coloriva la mascella.

L’altro tagliò corto, imbarazzato: «Via! Via! Non è nulla! Lo sai che ti amo» decretò con finta noncuranza: «Quindi ora fila a letto, e ti porterò qualcosa per quella brutta tosse!»

 «Agli ordini, piccolo Goffredo!» scherzò l’uomo, baciandolo velocemente e dirigendosi poi, verso la camera da letto.

 Angelo studiò ogni suo movimento mentre si allontanava, con sguardo innamorato.

Quindi si voltò, prese la brocca vuota dell’acqua e si diresse verso le scale della biblioteca.

Un brutto colpo di tosse agitò anche il suo petto, mentre stava aprendo la porta delle cucine.

Sorpreso pensò che Agnolo gli avesse attaccato qualche raffreddore, e non ci badò troppo.

«Maria! Puoi preparare del thè, e portare dell’alta acqua di sopra per favore?» chiese alla vecchia cuoca, che da quando era arrivato in quel posto, stava nelle cucine.

La donna con gli anni, e la morte di un figlio durante l’assedio di Firenze, era molto cambiata.

Con un inchino serioso, Maria prese la brocca vuota e la riempì, andando alla bacinella.

Mentre Angelo non la vedeva, estrasse di tasca una piccola fiala di polvere bianca, che le era stata fatta pervenire, e ne rovesciò un poco nel contenitore. A contatto con l’acqua la polvere si dissolse, sparendo completamente.

«Ne hai altre da riempire,?» chiese tornando in cucina sorridente, guardando il giovane uomo davanti a lei.

***

 

   
 
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