Il dolore mi raggiunge prima che mi svegli completamente: un acuto e
tormentoso pulsare, illuminato da bianche comete che sembrano infrangersi sulle
mie palpebre ancora chiuse. Qualcuno ha pensato bene di usarmi come punching
ball… Merda, è stato Dean!
Quanto tempo sono rimasto così? Dove sarà finito ora?
Mi sollevo leggermente e non riesco più a contrastare la nausea.
Cerco di spostare la testa di lato, ma le cinghie sono troppo strette: rischio
di soffocare nel mio stesso vomito, come Bon Scott degli AC/DC. Chissà
che Dean alla fine non sia almeno fiero del modo in cui sono morto…
Sento i lacci allentarsi. Una mano mi afferra per i capelli e mi
trascina oltre il bordo del letto, dove continuo a svuotarmi lo stomaco in
violenti conati.
-“Non dovresti bere così tanto, Sam: mi sono ubriacato
solo a sentirne la puzza” mormora, disgustato.
È acido, distaccato, ma io riesco soltanto a pensare che non mi
ha abbandonato. Non importa perché, Dean è rimasto.
Mi lascia andare e ricado all’indietro contro le coperte ormai
lerce.
-“Sei… sei ancora qui…” incomincio, riprendendo
fiato.
-“Non per molto” taglia corto lui.
Prende una sedia e la posiziona ai piedi del letto: -“Ti
ascolto” dice, sedendosi.
Non capisco, perché il suo atteggiamento è così
diverso? Mi crede adesso?
-“Cos’è successo nel bagno?” chiedo.
Scuote la testa: -“Le domande le
faccio io. Allora, Sam, dimmi di tuo fratello” mi incoraggia, glaciale.
“Tanto, se ti lascerai sfuggire qualcosa di troppo, potrai sempre
ricorrere al tuo hocus pocus…”
Le sue parole sono un pugno nello stomaco: Dean sa e mi odia per
questo. Qualsiasi cosa dica o faccia, non cambierà idea. Il suo sguardo
non tradisce sofferenza o rancore, ma disprezzo. Ha
riservato occhiate più compassionevoli ai mostri che cacciamo…
-“Cosa ricordi?” domando, ricacciando indietro le lacrime.
Questa volta risponde: -“Non molto: un
incendio, noi da piccoli in un motel… Basta così.”
Annuisco, poi gli racconto per sommi capi la
nostra vita: -“Nostra madre morì la notte dell’incendio, fu
uccisa da un demone.
Papà ci ha cresciuti come soldati, addestrandoci a cacciare queste
creature. Quando è morto, siamo rimasti solo noi due…”
-“Fino a quando non hai deciso di sbarazzarti anche di me”
commenta. “Sei proprio un tipo attaccato alla famiglia tu”
continua, sprezzante.
Chiudo gli occhi, imponendomi di non lasciarmi ferire: non è
Dean a parlare, non il vero lui almeno. Non sa niente, non può
capire…
-“Dovevo proteggerti, con me eri in
pericolo. Ho preso la
decisione migliore per entrambi.”
-“E perché sei tornato allora? Volevi osservarmi nel mio piccolo paradiso
suburbano? Giocare a fare Dio da lontano non ti soddisfaceva
più?” domanda, calmo. Si rialza, dandomi le spalle. Trema
da capo a piedi. Tiene le braccia abbandonate lungo il corpo, i pugni serrati.
Questo sarebbe stato il preludio ad una scazzottata con il vecchio Dean, da
James invece non so cosa aspettarmi.
-“Dean…”
-“Sta zitto e ascoltami bene: io non
ho fratelli e non ne ho mai avuti. Non so cos’ho fatto per meritarmi una cosa simile, ma non sono
un giocattolino che puoi lasciare e riprendere a tuo
piacimento. Ti voglio fuori dalla mia vita.”
Afferra la giacca e si avvia alla porta. Non posso lasciarlo andare
via, non così: -“Aspetta, Dean!”
-“Fra qualche ora chiamerò la
reception per farti aiutare.
Ti beccherai qualche occhiataccia: non dovresti andare a letto coi ragazzi
appena conosciuti. Evita almeno di farti ammanettare in
futuro, Sammy”conclude, abbassando la maniglia.
-“Che cazzo c’è di male in quello che ho
fatto?” esplodo. “Volevo darti una vita felice,
sicura. Per una sola, fottutissima, volta volevo essere io a prendermi
cura di te!”
Dà un calcio alla porta, richiudendola e spaccando in due il
sottile rivestimento di plastica. Si lancia sul letto, incurante del vomito e
della puzza, e si china su di me. Il suo viso è a
pochi millimetri dal mio, le nostre labbra quasi si sfiorano: -“Fottermi
il cervello per poi abbandonarmi a me stesso, questo lo chiami prendersi cura
di qualcuno? Dovrei forse ringraziarti?! Io non ti avrei mai fatto una cosa del genere…” sibila,
furente.
-“Tu hai fatto di peggio, brutto bastardo!” grido, incapace
di trattenermi.
-“Sì? Peccato che grazie a te
non lo ricordi neppure…” ribatte, colpendo il muro alla mia
sinistra.
-“Dean!”
La voce improvvisa fa trasalire entrambi. Mio fratello mi stringe la
spalla, frapponendosi istintivamente fra me e la possibile minaccia. Merda, è Castiel. Avrei quasi preferito un
demone…
-“Ecco, ci mancava solo l’ispettore del fisco”
esclama Dean. “Buono o cattivo?” sussurra poi, in modo che lo senta
soltanto io.
-“Buono” rispondo, con una certa dose di sicurezza.
Dean scioglie una delle cinghie e si rialza, senza mai dare le spalle
all’angelo.
-“Che diavolo vuoi da me?” domanda.
Castiel inclina leggermente la testa,
perplesso: -“Cosa ti è successo? C’è
qualcosa di diverso in te…”
-“Oh, che acume…” incomincia Dean. “Chiedilo ad
Hannibal Lecter qui.”
Si poggia contro il muro, mentre io continuo a liberarmi.
L’attenzione dell’angelo si sposta su di me: -“Avevi
detto di non sapere dove fosse tuo fratello.”
-“Credo abbia mentito, amico. Il nostro Sammy non è un tipetto affidabile…” si
intromette Dean, rivolgendomi un ghigno antipatico. È fortunato
che non abbia la forza di pestarlo…
-“Lo sospettavo, per questo non ho mai smesso di tenerlo
d’occhio” dichiara l’altro, tranquillo. Come se lo stalking fosse totalmente normale.
-“Ma avete tutti delle perversioni voyeuristiche?” chiede
Dean, confondendo ancora di più Castiel. Credo sia
tempo di mettere in chiaro le cose una volta per tutte: -“Mi sono rivolto
al Trickster, che ha cancellato i ricordi di Dean e
gli ha dato una nuova vita. Non riuscivi a trovarlo, perché gli
ha anche disegnato un sigillo protettivo sotto la pelle.”
-“Chi ha inciso cosa sotto la mia pelle?!”
grida mio fratello, vagamente isterico. E non sa ancora praticamente
nulla…
-“Come hai potuto farlo? Dean ha un destino da
portare a termine!”
Già, come se non lo sapessi:
-“Magari proprio per questo sarebbe stato utile proteggerlo, Castiel. Non mi sembra che tu e il tuo stormo
abbiate fatto un lavoro così eccezionale finora.”
-“Tu e il tuo falso dio ne avete svolto uno fantastico
invece” scatta furioso, indicando il viso di Dean, ancora
pieno di lividi.
-“Ok, basta così, piantatela di parlare di me come se non
fossi presente” sbotta Dean. Si passa una mano fra i capelli e prende un
lungo sospiro, alla ricerca delle parole più adatte. “Senti,
Castiel, mi dispiace, ma mi sembra evidente che qualsiasi destino avesse Dean,
io non c’entro nulla. Io sono James: ho un lavoro, una casa e
forse ancora una ragazza… Tienimi fuori da questa storia.”
L’angelo scuote la testa: -“Non
è possibile. Devi impedire l’Apocalisse, Dean.”
Bravo, Castiel, geniale. Come era prevedibile, Dean
scoppia a ridergli in faccia: -“Un attimo, corro a prendere la mia
armatura. E io che pensavo che Sam fosse quello squilibrato… E tu
chi saresti, Cas, la mia guida in impermeabile beige?”
-“Cosa” intervengo.
-“Eh?”
-“Cosa saresti. Castiel non è
umano.”
-“È anche lui un demone?” chiede Dean. È solo
curioso, non prevenuto. Anni di pregiudizi completamente scomparsi.
Chissà, forse James potrebbe accettare anche me, penso con tristezza.
-“Prova di nuovo” lo incoraggia con un mezzo sorriso.
Spalanca poi le sue ali, di cui riusciamo ad intravedere solo l’ombra che
si allarga sulle pareti.
-“Sei un angelo” mormora Dean, esterrefatto.
-“Questa volta ti sei convinto più in fretta”
commenta Castiel. Ha assunto un’aria un po’ triste, malinconica.
Gli manca il vecchio Dean?
Gli si avvicina. Dean cerca di ritrarsi, ma è già con le
spalle al muro.
-“Che hai intenzione di fare?” domando, mettendomi fra
loro.
-“Farlo tornare quello di prima.”
Un enorme peso mi scivola di dosso: Dean sarà nuovamente in
grado di difendersi. Saprà riconoscere ed affrontare un demone;
tornerà ad essere un cacciatore, addestrato, pronto, capace.
Perderà l’innocenza di James, ma anche la sua
vulnerabilità. Sarà al sicuro, per quanto possibile.
Mi volto verso di lui e il sorriso mi muore sulle labbra: Dean è
sconvolto, terrorizzato. Che gli prende?
-“No! Stammi lontano.”
-“È necessario” dichiara Castiel, pratico.
Una parte di me è prontissima a fargli eco, ma non posso:
-“Dean…” incomincio, cercando di capirci qualcosa.
-“Hai intenzione di aiutarlo?” chiede, tradito. Il suo
sguardo non lascia adito a dubbi: è convinto che non mi schiererò
al suo fianco.
-“No, voglio soltanto capire. Qual è il
problema?”
-“Non voglio morire” mormora.
Adesso sono io quello scioccato: -“Nessuno qui vuole farti del
male, Dean.”
Sorride, rassegnato: -“Io non sono
Dean e quando lui tornerà, scomparirò. Sarà come se non
fossi mai esistito.”
Funziona davvero così? Questa parte di lui si dissolverà?
-“Cas…”
L’angelo mi spinge contro il letto, tenendomi inchiodato lì
coi suoi poteri: -“Fermati, figlio di puttana”
grido, tentando di rimettermi in piedi.
Sfiora con una mano il viso di Dean, che lo spinge via: -“Ti ho
detto di starmi lontano, pezzo di merda!”
Le prime lacrime gli rigano le guance, prontamente asciugate
dall’angelo: -“Non ti accadrà nulla, James” lo
rassicura, gentile. “Qualsiasi nome tu porti, non
cambia ciò che sei. Non cancellerò i ricordi di questa
vita, te lo prometto.”
Dean annuisce, incerto.
-“Chiudi gli occhi adesso.”
Obbedisce. Trattengo il fiato, mentre il palmo aperto di Castiel si
posa sulla sua fronte. I tratti di Dean si contraggono immediatamente in una
smorfia di sconforto, un debole lamento gli sfugge dalle labbra.
-“Castiel?” provo. Niente.
Passano i secondi, adesso Dean sta chiaramente soffrendo. Inspira dalla
bocca in respiri sempre più brevi e laboriosi. Sta soffocando. Comincia
a perdere sangue dal naso. Tenta di scacciare via l’angelo, ma i suoi
sforzi non sono sufficienti. Le gambe gli cedono, ma Castiel l’afferra
prima che cada. Lo ucciderà…
-“Lascialo andare! Cazzo, vuoi
ammazzarlo?” grido in preda al panico.
Non mi degna di uno sguardo, la sua attenzione è tutta per Dean.
Cristo, non so che fare: -“Ti prego, smettila” lo scongiuro.
Dean solleva le palpebre. Riesco ad intravedere solo il bianco degli
occhi, rovesciati all’indietro. Poi schiude leggermente le labbra,
scoprendo i denti candidi. È il ritratto della follia: un sorriso
incantevole su un volto del tutto privo d’espressione. Alza la testa,
fronteggiando Castiel: -“I buoni consigli andrebbero ascoltati,
fratello” sussurra, al suo indirizzo. “Non posso
permetterti di fargli del male. Non ancora.”
È lui, l’uomo del mio sogno! La sua voce non è
umana, è ricca di toni e sfumature impossibili da conciliare: dolce,
suadente, orgogliosa, autoritaria, lasciva. Solleva una mano e fiamme nere
divampano intorno a lui, circondando velocemente anche Castiel. Avvolgono
entrambi come un’impenetrabile muraglia, che i poteri di Castiel non
riescono ad attraversare. Ormai libero, mi slancio su di loro, gridando il nome
di mio fratello. Il fuoco mi respinge, senza però bruciarmi. Lo sento
scivolare sulla mia pelle, freddo e delicato come la seta.
“Non è ancora il
tuo momento, Sammy.”
Che cazzo significa?
Le fiamme si diradano, per poi spegnersi del tutto. Dean è in
ginocchio. Mi chino su di lui: -“Stai bene?”
-“Alla grande” è la pronta risposta.
Già, peccato che gli tremi la voce, e non solo.
-“Stai per farmi a pezzi?” chiedo per sdrammatizzare.
Scuote la testa: -“Non ricordo un
cazzo, Sam. Non sono il tuo Dean…”
Idiota, sarai sempre il mio Dean.
Vorrei prendermela con Castiel, ma sembra sia quello messo peggio. È immobile, lo sguardo fisso e vuoto: -“Che diavolo
è successo? E chi era quel tizio?”
Le mie parole lo riscuotono: -“Belial” risponde, laconico.
-“Illuminante” ironizza Dean.
Io invece non riesco neppure a ribattere. Merda, l’ignoranza
è decisamente un bene.
-“Belial è uno dei quattro re
dell’Inferno, il più potente. È il braccio destro di Lucifero, comanda ottanta
legioni…”
-“Abbiamo finito con la lezione di catechismo?” domanda
Dean, rialzandosi. “Che vuole da me e perché il tuo abracadabra
non ha funzionato?”
-“Non so. Niente di buono, comunque. Mi ha impedito
di rimetterti a posto, il resto era un semplice avvertimento.”
-“Un non provarci più,
altrimenti gli friggo il cervello? Direi che il messaggio è arrivato forte e chiaro…”
-“Cosa puoi fare?” dico, interrompendolo.
Castiel abbassa lo sguardo: -“Io non
molto. Avete visto
quant’è forte, ed è ancora imprigionato all’Inferno.
Soltanto uno dei sette arcangeli potrebbe affrontarlo e Michael sarebbe
l’unico a vincerlo…”
-“Ma sei un suo fan o cosa, Cas? Piantala!” esclama
Dean. “Che devo fare?”
-“Venire con me, qui saresti in pericolo.”
No! Non posso permettere che Dean finisca nelle mani
degli angeli: lo userebbero per i loro scopi e una volta finito… Sono
quasi certo che Castiel tenga a lui, ma non è poi tanto in alto nella
catena alimentare; inoltre, non affiderei a nessun altro la vita di mio
fratello: -“No, no! Lui non va da nessuna
parte!”
-“Non è a te che l’ho
chiesto. Non ti sembra
di aver già scelto abbastanza per Dean?”
-“Dean?” chiedo, guardandolo negli occhi.
Distoglie immediatamente i suoi, indeciso.
Imbarazzato? Ti prego, non andartene di nuovo.
-“Potrei ridarti la tua vecchia vita,
cancellando questi ultimi giorni. Sarebbe tutto esattamente come prima.”
-“Potresti davvero?” domanda, tentato.
Il sorriso dell’angelo si allarga:
-“Certo. Non è questo che meriti” conclude, fissandomi.
Ha ragione, è così: Dean non merita tutto questo, non
l’ha mai fatto. Un fratello con sangue di demone, una madre morta troppo
presto, un padre impazzito per il dolore, chi li sceglierebbe? Non posso
vincere contro la sua offerta: sicurezza, serenità. Pace. Io stesso non
ci penserei due volte… Dopotutto, per James io non sono niente.
-“No, sarebbe una menzogna” mormora Dean.
-“Lo era anche prima e volevi
andartene ugualmente. Cosa c’è di sbagliato in una bugia che ti rende
felice?” continua l’angelo, persuasivo.
-“Questo era prima di sapere che devo
impedire l’Apocalisse!
Ho bisogno di essere pronto, preparato…”
-“Non è così” dice, poggiandogli una mano
sulla spalla. “Fidati di me, Dean.”
Scuote la testa: -“Preferisco restare con Sam.”
Un sorriso mi affiora sulle labbra: mio fratello ha scelto me! Mi sbagliavo su James, è schizzato esattamente quanto
Dean… Beh, poco importa: -“Hai sentito cos’ha detto”
esclamo, consapevole di essere la precisa rappresentazione del ragazzo
primitivo e possessivo: Dean è tutto quello che ho.
Castiel non si volta neppure: -“La scelta è solo tua, per
il momento” precisa. “Quanto a te: niente
trucchi, niente sparizioni, niente di niente; altrimenti, a costo di
lobotomizzarlo, farò in modo che Dean non ricordi nulla di te. Chiaro?”
-“Cristallino.”
L’angelo annuisce e scompare. Sono di nuovo solo con Dean.
-“Simpatico, eh?” scoppia a ridere, nervoso.
-“Non sai quanto… Dean, perché sei rimasto?”
-“Vuoi che me ne vada?” chiede, ironico.
-“Ma no, diamoci ancora qualche giorno” ribatto sulla
stessa linea. “È che vorrei capire cosa ti ha
fatto cambiare idea.”
Non ci ripenserai, vero?
-“Non lo so. Tu sei l’unico che sembra
preoccuparsi davvero di me, nonostante il tuo modo da brividi di
dimostrarlo… e c’è il modo in cui mi guardi. È probabilmente la cosa meno virile che abbia mai detto in
vita mia, ma mi sento al sicuro con te…” si interrompe, impacciato.
Oh merda, è arrossito? Lo prenderei per
il culo, se non fosse così dannatamente adorabile; inoltre, è
forse la cosa più dolce mai uscita dalla sua bocca… Non so cosa
rispondere.
-“Sam, promettimi una cosa” comincia, nuovamente serio.
-“Cosa?”
-“Niente più bugie o segreti. Devo potermi fidare
almeno di te.”
-“Certo” mi impegno, prima di riflettere sulle conseguenze.
“Te lo prometto.”
-“Bene, allora usciamo di qui, prima che ci spuntino le
ovaie” dice, avviandosi alla porta.
Già, niente momenti da femminucce. Vero, Dean?
Alla reception risponde con un’alzata di spalle alle insinuazioni
di un ometto di mezz’età. Questa mi è decisamente nuova; la
sua reazione nel parcheggio, invece: -“Wow, è splendida!”
sussurra, sfiorando la carrozzeria con un’ammirazione quasi religiosa.
“È un’Impala, vero?”
-“Del’67. Vuoi guidarla?”
chiedo, porgendogli le chiavi.
-“No, sono a pezzi e non posso rischiare
di farle del male. Vero, tesoro?”
Ci manca che la baci: -“Vi lascio da soli, se preferite”
propongo, trattenendo un sorriso.
-“Eretico” sbuffa, sprofondando nel sedile.
Scivolo nel posto di guida, a disagio. È raro essere al volante
con Dean nei paraggi, a meno che lui non sia ferito, sbronzo o troppo apatico
persino per la sua piccola. La norma negli ultimi mesi della nostra convivenza.
L’Inferno aveva lasciato un’impronta indelebile su di lui e sul
nostro rapporto, perché rigettarlo nello stato in cui era? Dovrei dirgli
delle anime che ha torturato, di Alastair e del
sigillo? Preoccuparlo con la storia dei miei poteri, degli incontri con Ruby e
del sangue di demone? No. Ho tutto sotto controllo, mi basta soltanto
proteggerlo. Rientrerà in questo mondo, ma alle mie condizioni. James
non mi conosce e questo giocherà a mio favore: non si accorgerà
di nulla. Mi dispiace, Dean, ma non posso perderti. Non di nuovo…
L’ auto è troppo silenziosa:
-“Allora, vuoi imparare a riconoscere la presenza di un demone?”
incomincio, cercando di rompere il ghiaccio.
Non risponde nulla: -“Dea…”
Sì è addormentato. Ha mezza faccia affondata
nell’imbottitura di pelle, la bocca aperta, le gambe rannicchiate sul
sedile… Mi sfilo il giubbino e gliel’avvolgo addosso, attento a non
svegliarlo.
Sorrido. Poco importa se dovremo affrontare Inferno e Paradiso, adesso
è davvero tutto perfetto.
Note: Grazie mille per il commento, Gaia. Già, Dean è proprio tornato… povero Sam XD
Questo è il capitolo di cui sono meno orgogliosa, avevo una scadenza addosso e dovevo chiudere. Spero non si veda, troppo. La storia ha un finale abbastanza aperto, perché vorrei trasformarla in una “serie”: i fratelli a caccia con un Dean novellino e Sam nel ruolo di tutor oscuro. Poi dovrei rivelarvi pure i piani di Belial per i bros… Per ora, comunque, non se ne parla: devo completare Dark Shines T_T
Ah, restando in tema… è proprio in Dark Shines che Lucifero guarda la soap argentina O_O
*scappa via prima di essere torturata*
Mi auguro che la storia vi sia piaciuta, fatemi sapere ^^
Ah, ne approfitto per ringraziare ancora Vahly e per fare gli auguri di buon anno a tutte voi. Un bacione <3