Rieccomi qua!! E’ passato un bel
po’ di tempo da quando ho pubblicato la mia prima, e fino
ad ora unica fanfiction. Poi, anche incoraggiata
dalle recensioni positive che mi sono arrivate ho
deciso di stendere questo lavoro (tuttora ancora in corso di lavorazione). Spero che chi leggerà questa fanfiction
possa divertirsi e commuoversi, ma soprattutto che apprezzi il mio tentativo di
esprimere a parole le emozioni che provocano in me i personaggi della grande J.K. Rowling. Un
ringraziamento particolare lo devo a Sunny,
soprattutto perché i suoi continui
lavori sono stati per me una grandissima fonte di ispirazione
( Hai visto che sono riuscita finalmente a pubblicare?)
Devo però avvisare che ,
purtroppo, per motivi di studio ( sto preparando la tesi…) non sarò sempre
velocissima nell’aggiornare. Spero comunque che chi
leggerà questi capitoli possa capirmi e aspettare pazientemente il prossimo
aggiornamento.
Per il momento ringrazio in anticipo chi vorrà
recensire.
P.S. I personaggi che seguono appartengono a J.K. Rowling ( quasi tutti,
almeno)
Vale
1.
I SENZANOME
I lineamenti degli uomini e delle donne
incappucciati intorno al grande falò si distinguevano
a malapena. Ron non riusciva a contarli, ma ad occhio decise che dovevano
essere un centinaio. Troppi per la sua squadra e quella di Harry. Avrebbero dovuto aspettare i rinforzi,
sperando che questi arrivassero in tempo.
Ron fece segno ai suoi uomini
di attendere, poi cercò con lo sguardo Harry.
A poche decine di metri da lui stava controllando per l’ennesima volta che la
sua pistola magica fosse carica. Ron sorrise, sapeva
benissimo che il suo amico non l’avrebbe utilizzata durante il combattimento.
L’atmosfera era satura di tensione e il rumore sempre più incalzante dei
tamburi suonati durante il rito, ormai arrivato al culmine, non faceva che
accrescere la sua impazienza.
All’improvviso un lampo di luce squarciò il
cielo, quella notte privo di luna, e una trentina di auror, armati di tutto punto, iniziarono ad attaccare gli
incappucciati.
“ Ma che diavolo?...”
Dopo il primo momento di smarrimento Ron prese in mano la situazione ordinando
ai suoi uomini di entrare in azione. Naturalmente anche lui si buttò nella
mischia: il capitano Weasley, così come il suo
inseparabile amico il capitano Potter,
non restava mai in disparte nel momento del pericolo, come invece preferivano
fare altri ufficiali.
Già molti cadaveri giacevano a terra, trafitti
dalle spade o colpiti a morte da un colpo di pistola.
Harry mandò al tappeto un
incappucciato con un calcio poderoso. Sia lui che Ron
preferivano rendere inoffensivo il nemico
immobilizzandolo, piuttosto che uccidere e avevano addestrato i loro uomini a
fare altrettanto.
“ Attento alle spalle, Jackson!”
urlò Ron verso uno dei suoi uomini che stava per venire colpito con un coltello.
“ Stupeficium!”
Il SenzaNome, così gli auror avevano soprannominato i loro nuovi nemici, finì a terra schiantato.
“Complimenti, Rogers!”
disse Ron, liberandosi velocemente di un altro uomo,
alla ragazza che con il suo incantesimo aveva appena salvato la vita a un suo compagno.
Lo scontro finì in pochi minuti lasciando sul
campo di battaglia parecchie vittime.
Ron si diresse con passo
pesante verso un soldato. Harry, accortosi che lo
stato d’animo dell’amico non prometteva nulla di buono, gli andò dietro
lasciando che i suoi uomini si occupassero dei sopravvissuti.
“ Chi è il tuo comandante?” sbraitò inchiodando
il soldato contro un albero.
“ Sono io, Weasley.” disse una voce alle sue spalle.
Ron non ebbe bisogno di
girarsi per riconoscere il suo interlocutore. Solo un paio di centimetri più
basso di lui, occhi neri, così come i suoi capelli tagliati cortissimi, Alan Seymour era considerato l’auror più affascinante dell’intero Corpo Speciale: tutte le
donne si innamoravano inevitabilmente di lui a prima
vista. Ron non poteva soffrirlo; non sopportava il
suo comportamento che Harry, a ragione, definiva
camaleontico: era un leccapiedi sfacciato con i suoi superiori ma non esitava,
quando si presentava l’occasione, a umiliare i suoi
compagni.
“ Ora si spiega tutto!” disse Ron
lasciando il soldato che si eclissò il più velocemente possibile “ Ma sei
impazzito? Che cavolo ti è saltato in mente di
attaccare senza avvisarci? Potevi farci ammazzare tutti!”
Ron si scagliò addosso
all’uomo riuscendo a colpirlo in pieno viso prima che Harry lo trattenesse passandogli le braccia sotto le
ascelle.
“… Faresti meglio a mettere la museruola al tuo
amichetto, Potter” disse Seymour
tastandosi la guancia: dalla bocca gli usciva un rivolo di sangue, “ Per questa
volta te la faccio passare, Weasley. Dopotutto grazie
a te potrò esibire la prova della mia partecipazione in prima linea al combattimento.
Ora scusatemi, ma devo andare a fare rapporto.”
Non appena scomparve, Harry
lasciò Ron.
“ Io quello non lo sopporto. E’ da quando eravamo
delle semplici matricole che mi sta sulle palle! Ma un
giorno o l’altro gliela spacco quella faccia da fighetto che si ritrova!”
“ E’ meglio se ti dai una calmata. Se non stai
attento rischi di essere sbattuto fuori.” lo avvisò Harry.
Ron evitò di replicare ma
tra sé pensò che, forse, sarebbe valsa la pena farsi cacciare per aver cambiato
i connotati a Mister Fascino.
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“ Neanche uno?” disse sbalordito Harry.
“ Ma, come sarebbe a
dire?” gli fece eco Ron.
I due erano stati chiamati a rapporto dal Generale
Mitchell, il coordinatore del Corpo Speciale Auror, un gruppo di agenti che
trecentosessantacinque giorni all’anno lavorava per assicurare alla giustizia i
criminali del mondo della Magia, e adesso erano nel suo studio, insieme agli
altri tre capitani sottoposti alle sue dirette dipendenze.
“ E’ quello che ho appena detto, Potter… Dei trentasette uomini che avevamo catturato,
neanche uno è rimasto in vita.”
“ Ma come è possibile?”
disse Ron.
“ Sembra che durante il trasporto verso le nostre
camere di sicurezza abbiano ingerito qualche veleno.
Quando gli uomini che li scortavano se ne sono accorti, ormai non c’era più
nulla da fare.”
“ Hanno preferito uccidersi piuttosto che
parlare.” disse Rebecca Johnson, l’unica donna tra i capitani.
“ DANNAZIONE! Tutta questa fatica per niente.” urlò Ron
sbattendo un pugno sul tavolo di mogano.
“ Non direi,” lo
contraddisse il Generale “ su alcuni cadaveri è stato rinvenuto questo.”
L’uomo porse un foglietto illustrativo a Harry che lo osservò attentamente prima di passarlo a John Carson, il capitano di una
delle altre squadre, che gli stava vicino.
“ Forse non ha alcun significato. Ma se invece è
come penso io, quegli uomini avevano l’intenzione di andare a quella
manifestazione per rubare un altro oggetto.”
Finalmente l’opuscolo arrivò nelle mani di Ron. Quando lesse il nome dell’uomo che
avrebbe dovuto tenere in quei giorni un ciclo di conferenze a Londra,
quasi gli venne un colpo.
“ Non è possibile…” sussurrò.
“ Che ti succede, Weasley? Conosci il professor Soreson?”
“ … Non personalmente.”
“ Spiegati meglio.”
“ Conosciamo la sua assistente, Generale.” intervenne
Harry “Andavamo a Hogswarts
insieme.”
Mitchell soppesò brevemente le
parole del ragazzo.
“ Bene, tu e Weasley andrete a parlare con il professore e cercherete di capire
cosa vogliono da lui i SenzaNome. Voglio un rapporto
tra settantadue ore. Per il momento le vostre squadre verranno
affidate agli ordini di Carson e di Johnson. Ora potete andare.”
I cinque si diressero verso la porta. “ No. Tu
resta Seymour. Dobbiamo parlare del casino
allucinante che hai combinato stanotte…” il tono di voce dell’uomo non prometteva nulla di buono.
Ron non riuscì ad afferrare
più una parola quando Rebecca chiuse la porta, ma
immaginava cosa il Generale stesse dicendo a quell’idiota.
Sorrise sotto i baffi: dopotutto la giornata non era cominciata poi così male.