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Autore: domaris    13/01/2010    1 recensioni
"Non ho nessuna intenzione di adottare un cane."
Un insolito primo incontro tra Gibbs e DiNozzo.
La storia è pre-serie e pre-slash a parte l'epilogo che è ambientato durante la settima stagione e fa riferimento alla puntata di Natale (7x10 Faith)
Genere: Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Nota: in fondo al capitolo le risposte alle recensioni.

Capitolo 5

Gibbs si era svegliato poco dopo l'alba e una rapida occhiata all'ambiente circostante lo aveva costretto ad accettare come realtà il fatto di trovarsi a Baltimora, di aver dormito sul divano del detective DiNozzo e, considerata la mancanza di alternative, dopo una tazza o due di caffè probabilmente sarebbe stato capace di accettare anche il fatto che quello che era avvenuto sotto ai suoi occhi doveva essere vero.
Tony apparve circa un'ora dopo, quando Gibbs era ormai alla fine della seconda tazza e stava meditando di buttare il suo ospite giù dal letto. Come d'abitudine cercò di mascherare il disagio parlando di cose del tutto irrilevanti, fino a quando l'ex marine non ne ebbe abbastanza e lo fece tacere con uno scappellotto.
- Abbiamo un caso da risolvere, - decretò guardandolo negli occhi.
Il giovane lo fissò per qualche momento, poi con un sorriso genuino chiese:
- Devi proprio continuare a colpirmi?
- Se lo meriti. Ed ora hai dieci minuti per fare colazione prima di rimetterti al lavoro, - fu la risposta secca di Gibbs, stemperata da un mezzo sorriso.
La frustrazione dell'ex marine era sempre più palpabile man mano che il tempo passava senza trovare nulla e DiNozzo stava cominciando a preoccuparsi per la propria incolumità, quando finalmente il telefono dell'agente squillò e dall'altra parte una voce eccitata salutò Gibbs. Pochi minuti dopo l'uomo scrisse qualcosa sul suo blocchetto e chiuse la comunicazione, poi si diresse alla porta.
- Abbiamo un nuovo indizio, - disse sbrigativamente aspettandosi che Tony lo seguisse.
Le precise indicazioni che Gibbs aveva ricevuto li avevano portati nella zona portuale, tra capannoni e containers dove, secondo Abby, si nascondeva il loro uomo.
Avanzavano con circospezione, DiNozzo davanti e Gibbs a coprirgli le spalle, sapendo che doveva esserci un complice. Quando il primo proiettile sibilò nell'aria i due uomini si affrettarono a cercare riparo. Tony era vicino ad un camion e vi si nascose dietro cominciando a rispondere al fuoco, mentre Gibbs corse verso un cassonetto. Era quasi in salvo quando gli spari raddoppiarono e un dolore lancinante alla gamba destra lo fece barcollare, prima di riuscire a fare gli ultimi passi che lo portavano fuori tiro e rispondere al fuoco. Tra lui e DiNozzo riuscirono a colpire l'uomo a cui stavano dando la caccia, il complice invece riuscì a dileguarsi mentre il detective si accertava delle condizioni di Gibbs nonostante le sue proteste.

L'ex marine era furioso. Per essersi fatto colpire, perché il detective aveva optato per lasciar scappare il furfante che gli aveva sparato e in generale per tutta la situazione che si era venuta a creare da quando era stato mandato a Baltimora. Sistemato contro la sua volontà in una stanza del pronto soccorso, la gamba che martellava nonostante gli analgesici somministrati attraverso la flebo, aveva litigato con il personale fino a quando non era riuscito a farsi procurare un telefono. Solo dopo aver parlato con il direttore si era permesso di rilassarsi. Apparentemente DiNozzo aveva avuto il buon senso di avvertire l'NCIS e, considerato tutto il tempo trascorso, Ducky doveva essere arrivato sulla scena e probabilmente si stava occupando del cadavere e più tardi sarebbe passato a trovarlo. In attesa che l'amico si facesse vivo ripensò all'ostinato giovane che, oltre a tutto il resto, si era permesso di sfidare la sua autorità. Stava seriamente riesaminando la possibilità di prenderlo a lavorare con sé quando il rumore di pesanti stivali colse la sua attenzione. Un attimo dopo la porta della sua stanza si spalancò lasciando entrare un'alta figura femminile che si precipitò ad abbracciarlo con tutte le sue forze togliendogli il respiro mentre si lanciava in un monologo su quanto si era preoccupata per lui.
- Abs, va tutto bene, tra un paio di giorni sarò fuori. Ma tu cosa ci fai qui? - chiese quando riuscì a districarsi dalla sua stretta.
Abby protestò vivamente prima di togliersi dalle spalle un curioso zainetto a forma di bara dal quale tirò fuori un fascicolo.
- Dovevo vedere come stavi! Lo so che sei capace di mentire e dire che stai bene quando non è vero. E poi dovevo farti avere queste carte su quell'orribile poliziotto che non è stato capace di coprirti le spalle, - aggiunse passandogli i fogli.
Nel frattempo la porta si era riaperta e il nuovo venuto era fermo sulla soglia, indeciso.
Gibbs sospirò. Nessuno lo aveva mai accusato di essere diplomatico ma la sua tecnica forense preferita era volatile come la dinamite.
- DiNozzo non ha alcuna colpa, Abby. A parte quella di non avermi ancora fatto rapporto, - aggiunse rivolto a lui, con tono impaziente.
Ma prima che Tony avesse fatto due passi, la giovane goth si era avventata su di lui.
- Come hai potuto lasciare che accadesse? Cosa vi insegnano all'accademia di polizia? - chiedeva piantandogli il dito contro il petto ogni volta.
- Abby! - l'ammonì Gibbs con un tono che non ammetteva repliche.
Lei mise il broncio, rivolse un'espressione di sfida a DiNozzo, poi annunciò che sarebbe andata a vedere cosa c'era nel distributore di bevande della sala d'attesa e, velocemente com'era arrivata, si allontanò lasciandosi dietro un uomo divertito e uno imbarazzato e perplesso.
- Il rapporto, - ordinò nuovamente Gibbs. E Tony si affrettò ad accontentarlo mentre con una mano si massaggiava il punto in cui Abby lo aveva ripetutamente colpito.
Alla fine del rapporto, l'ex marine chiese, duramente:
- Se sai dove rintracciarlo, cosa ci fai qui?
- Aspetto i rinforzi. Non sarò abbastanza in gamba da coprire le spalle ad un superiore che le sta coprendo a me, ma non sono così novellino da buttarmi in una situazione del genere da solo, - rispose con un tono teso e serio che un po' sorprese Gibbs.
- Imparerai, - replicò con altrettanta serietà l'altro uomo prima di essere interrotto dal ritorno di Abby, questa volta in compagnia di Ducky.
- Jethro, vedo che l'abitudine di metterti nei guai ti ha seguito fino a Baltimora, - disse l'anziano patologo prima di rivolgersi allo sconosciuto, tendendogli amichevolmente la mano.
- Il detective DiNozzo, presumo. Sono il dottor Mallard, Ducky per gli amici.
I due fecero appena in tempo a scambiarsi i convenevoli che Gibbs chiese all'amico quando avrebbe potuto uscire dall'ospedale e il telefono del giovane si mise a squillare costringendolo ad uscire dalla stanza, mentre Abby si teneva impegnata sorseggiando una enorme bibita.

Tony era in corridoio, lo sguardo rivolto verso una finestra, frastornato dagli avvenimenti. Ancora non sapeva esattamente come Gibbs avesse preso la sua confessione. Non lo aveva cacciato via inorridito, ma non c'era nemmeno più stato modo di parlarne e si chiedeva se veramente l'offerta di un lavoro fosse ancora valida adesso che aveva dimostrato tutta la propria inettitudine. La telefonata che aveva appena ricevuto lo aveva informato che aveva fallito nel tentativo di convincere il capitano a dargli due uomini per stanare l'uomo ancora in fuga, ma sentiva che Gibbs si aspettava da lui che portasse a termine l'incarico e non intendeva deluderlo.
- Hey Tony! E' così che lavori? - gli chiese improvvisamente una voce a lui ben nota, facendolo sussultare.
Lo sguardo ironico di Logan divenne truce nel momento in cui Zara si fece avanti per abbracciarlo affettuosamente. Tony rise e di proposito le diede un bacio sulla guancia prima di lasciarla andare.
- Grazie di essere venuti, - disse seriamente rivolto ad entrambi, poi aggiunse: - stavo per essere infilzato come un pollo allo spiedo da una tipa strana che lavora per Gibbs.
Zara scosse la testa, divertita e lo guardò fisso negli occhi.
- Qual'è il problema, Tony?
- Mi sono lasciato sfuggire uno degli uomini che ci hanno sparato contro, - rispose guardando Logan con uno sguardo eloquente.
- Io ti aspetto fuori, - disse lasciando intendere che era pronto ad aiutarlo e a coprirgli le spalle. Fece qualche passo verso l'uscita, si volse e lo avvertì:
- La reticenza non funziona con lei.
Tony sospirò e si appoggiò al muro, fingendo una noncuranza che non provava.
- Gliel'ho detto e poi gli ho dimostrato che non valgo niente, - disse.
Zara gli posò una mano sul braccio, in un gesto rassicurante ma il tono era tagliente.
- Tesoro, ripetilo un'altra volta e ti do un cazzotto. O meglio te lo faccio dare da Logan!
Il giovane sorrise, borbottò un “sissignora” e si voltò verso la stanza di Gibbs, la cui voce tuonava contro qualche malcapitata infermiera.
- Sarà meglio andare a salvare quella poverina? - chiese ironicamente Zara.
- Sono sicuro che saprà vendicarsi, - rispose lui, ripensando alle occasioni in cui si era trovato al posto dell'ex marine.
- Vieni, ti presento agli altri, prima di raggiungere Logan, - disse avviandosi.
Entrambi sorrisero alla vista che li accolse. Abby era seduta ai piedi del letto e chiacchierava allegramente con il dottor Mallard mentre Gibbs aveva un'espressione esasperata sul volto.
Un lampo di sorpresa gli attraversò gli occhi quando riconobbe la donna e tutto quello che era avvenuto negli ultimi giorni assumeva un significato inconfutabile. Volse lo sguardo verso Tony e scorse nel giovane una vulnerabilità che lo turbava più di quanto avrebbe voluto ammettere.
Zara sorrise tra sé, consapevole di molto di quello che passava per la testa dei due uomini.
- Agente Gibbs, è un piacere rivederla, anche se avrei preferito che tornasse a trovarmi nel mio locale, - disse facendosi avanti.
Subito dopo le necessarie presentazioni Zara ruppe il ghiaccio chiedendo alla giovane goth dove aveva trovato l'intrigante zainetto, rendendosela amica in un istante e Tony approfittò di quel momento per parlare con Gibbs.
- Mi stanno aspettando di sotto, - disse con noncuranza.
- Colleghi? - chiese Gibbs poco convinto.
- Un amico, - chiarì il giovane.
- DiNozzo?
- Gibbs?
- Non farti ammazzare prima che ti abbia insegnato a seguire gli ordini - gli disse con tono severo.
- Sì capo! - esclamò sorridendo prima di andarsene.
Poco dopo la partenza del detective, Ducky annunciò che lui e Abby dovevano tornare a Washington e, nonostante le proteste della ragazza, la condusse fuori distraendola con il racconto di un suo ricordo di gioventù.
Zara avvertì immediatamente l'attenzione di Gibbs su di sé e, come nelle precedenti occasioni, provò l'impulso di scappare. Ma l'uomo non gliene diede il tempo, chiedendole aspramente:
- Si è divertita abbastanza?
La donna scrollò la testa, esasperata.
- Le avevo detto chiaramente che si trattava di un cucciolo speciale. E può non crederci ma io mi preoccupo per lui e non è divertente quando un amico è ferito o triste.
L'ex marine rimase per un lungo momento in silenzio, assorbendo le sue parole. Poi, spinto dalla curiosità, disse:
- DiNozzo ha detto che lei ne sa molto più di lui.
Zara si accomodò sulla sedia accanto alla finestra e narrò di antichi popoli con caratteristiche che il mondo odierno era per lo più incapace di accettare e che per questo avevano imparato a nascondersi così bene che spesso i loro discendenti non sapevano nemmeno di esserlo. Alcuni di loro non lo scoprivano mai, altri improvvisamente scoprivano di essere in grado di azioni o mutamenti che per la comune razza umana sono sovrannaturali. A questo punto la donna passò a raccontare la storia di un ragazzino che aveva coltivato la propria fantasia nonostante l'ambiente in cui era cresciuto e si era inaspettatamente trovato in grado di fare qualcosa di sorprendente. Purtroppo non era una storia lieta e il padre aveva allontanato da sé l'unico figlio quando aveva scoperto di cosa fosse capace. Zara non aggiunse altro. Se Gibbs voleva conoscere i dettagli dell'esperienza di Tony avrebbe dovuto chiederglielo personalmente.
L'ex marine rimase in silenzio mentre confrontava mentalmente il racconto della donna con i dati del dossier consegnatogli poco prima da Abby. Sulla carta sembrava un giovane privilegiato, nato e cresciuto a Long Island e istruito nelle migliori scuole, compresa l'accademia navale di Rhode Island. Eppure in seguito il giovane aveva frequentato la Ohio State University, grazie ad una borsa di studio per meriti sportivi, e dopo un incidente di gioco che gli aveva impedito il passaggio al professionismo era entrato in polizia. Era un curriculum insolito per l'unico figlio di un magnate della finanza ma Gibbs ricordava le parole che erano sfuggite al giovane il giorno prima riguardo suo padre. Disgustato era il termine che aveva usato.
Rabbrividì al pensiero di un padre incapace di accettare il proprio figlio, e in quel momento seppe di non avere scelta.
- Io non lo abbandonerò, - dichiarò ad alta voce.
Zara saltò su dalla sedia con un grande sorriso e per un attimo gli ricordò Abby e temette che stesse per abbracciarlo. Poi la donna si lisciò la gonna e si ricompose.
- Non sarà facile, agente Gibbs. Ma nessun rapporto lo è mai, indipendentemente dalla piega che prende.
L'uomo avrebbe voluto ribattere qualcosa ma prima che ne avesse il tempo la porta si aprì e un'infermiera dai modi sbrigativi annunciò che l'orario di visite era terminato e il paziente doveva riposare. Nonostante le proteste di Gibbs, inserì il contenuto di una siringa nella flebo e in pochi minuti l'agente si era addormentato.

Gibbs non vedeva l'ora di lasciare Baltimora, intenzionato a non tornarci per meno di una minaccia alla sicurezza nazionale. Come se non fosse bastata la pioggia, il pessimo caffè, un sospetto che continuava a sfuggirgli e un detective che si trasformava in un cane, adesso doveva vedersela anche con un'infernale capo infermiera che dalla sera prima rifiutava categoricamente di fargli avere un telefono e aveva minacciato di legarlo al letto se avesse provato ancora una volta ad alzarsi per raggiungere quello nel corridoio.
Non voleva ammetterlo ma era preoccupato per DiNozzo. Il ragazzo era ancora troppo inesperto e non avrebbe dovuto trovarsi là fuori senza qualcuno a coprirgli le spalle, preferibilmente lui stesso.
Come se lo avesse evocato il giovane entrò in quel momento nella stanza, il solito sorriso sul volto e tra le mani due tazze di caffè e un sacchetto di dolci.
- Era ora! - Ringhiò Gibbs, afferrando il caffè e bevendone un lungo sorso.
- Lo avete preso? - domandò con tono imperioso.
Tony si accomodò sull'orlo del tavolino e addentò una ciambella prima di riferire dettagliatamente come, grazie all'aiuto dell'amico, l'uomo che aveva sparato a Gibbs attualmente si trovasse in cella.
- Forse dovrei assumere il tuo amico, - commentò ironicamente l'ex marine alla fine del racconto, facendo mettere il broncio al giovane.
- Non accetterebbe mai. A Logan non piace fermarsi troppo a lungo in un posto, - replicò sulla difensiva.
- Logan? - chiese Gibbs ricordando il lupacchiotto che gli aveva ringhiato contro un paio di giorni prima.
Il sorriso di Tony si fece imbarazzato e si limitò ad annuire. Per un po' i due uomini restarono in silenzio, ma c'era una cosa che il giovane doveva sapere e, finita la seconda ciambella, disse:
- Gibbs, so che due sere fa hai detto che l'offerta di un lavoro all'NCIS era ancora valida ma non c'è stato veramente tempo di parlarne e capirei se avessi cambiato idea. Voglio dire, so che è difficile da accettare, è per questo che non l'ho detto che a poche persone e quasi sempre è finita male...
- DiNozzo! Parli sempre così tanto? - lo interruppe l'ex marine con tono infastidito.
- Ehm, sì? - confermò con un sorriso da monello colto sul fatto.
Gibbs scosse la testa, indeciso se essere esasperato o divertito.
- Per un marine la parola data è vincolante, ma fammi pentire di averti dato fiducia e ti ritrovi per la strada senza capire come ci sei arrivato, - minacciò guardandolo fisso negli occhi.
Un altro sorriso illuminò il volto del giovane che, presa confidenza, decise di spingersi oltre.
- E il resto? Non guardarmi come se non capissi, Gibbs. Ci siamo quasi baciati l'altra sera ed è stato dopo che ti avevo confessato il mio, diciamo piccolo, segreto. Ci sarà un seguito?
Se DiNozzo fosse stato più vicino niente lo avrebbe salvato da uno scappellotto che lo avrebbe fatto girare su se stesso.
- Sei una tentazione vivente, - ammise Gibbs facendo una smorfia. Uno scappellotto ben assestato avrebbe fatto bene anche a lui.
E si affrettò ad aggiungere:
- Ma stai per diventare un mio subordinato e le relazioni tra colleghi non funzionano mai.
- Non stai dicendo sul serio, vero? - il tono preoccupato.
- E' la regola numero 12.
- All'NCIS si preoccupano se le relazioni funzionano? - domandò perplesso Tony.
- Sono le mie regole e mi aspetto che tu le impari e le segua alla lettera, - dichiarò.
Il giovane lo osservò attentamente e vide nello sguardo di Gibbs la serietà e la convinzione di essere nel giusto. Sicuramente c'era una storia alla base di questa regola e Tony capiva meglio di chiunque altro il bisogno di proteggersi per non essere feriti e quello di rischiare per ottenere qualcosa di veramente importante. E sentiva che quello che c'era tra lui e l'ex marine era qualcosa di importate anche se era solo una scintilla di interesse che l'altro già cercava di soffocare.
Quella mattina aveva consegnato la lettera di dimissioni e non vedeva l'ora di cominciare la nuova vita a Washington, nel team del temibile agente speciale Leroy Jethro Gibbs. Sarebbe diventato un agente di cui Gibbs avrebbe potuto essere orgoglioso e forse con il tempo sarebbe riuscito a fare breccia nelle sue difese e a conquistarsi un posto nella sua vita oltre che nella sua squadra.

Note: il breve epilogo sarà pubblicato domani, almeno spero!

Risposte ai commenti:

Lights: grazie per i divertenti commenti! Sono contenta che rileggendola ti piaccia maggiormente e che tu stia cadendo inesorabilmente nella nostra visione delle cose... anzi del giovane Tony che non si può non amare! Continua così, sei sulla buona strada!

Jaspe: grazie, soprattutto per il commento sulla dolcezza di Tony. In molti lo vedono solo come un personaggio superficiale ma basta rivedere le prime due stagioni (le mie preferite) per rendersi conto della profondità di questo ragazzo che si nasconde dietro gli scherzi e i sorrisi.

   
 
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