Molly Weasley aveva appena finito di riordinare
le stoviglie della colazione.
Dopotutto, da quando i suoi figli avevano lasciato la Tana, non impiegava più
di un colpo di bacchetta a sistemare due tazze, usate da lei e suo marito.
Rivolse ad Arthur uno sguardo malinconico, ma lui non lo notò, troppo impegnato
a leggere il giornale, come faceva ogni mattina prima di andare al lavoro.
Spalancò la finestra, passando scrupolosamente una pezza bagnata sul vetro,
come accadeva ogni giorno. Poi sarebbe stato il turno dei pavimenti. Dopo
ancora del bagno e delle camere.
Durante tutti questi gesti domestici, i suoi pensieri vagavano lontano. Dai
suoi bambini. Dalla sua Ginny, il suo George… Percy… Bill… il suo Ronnie, il
suo Charlie.
Il suo Fred.
E poi… certo, c’erano Fleur, Hermione e Harry.
Quanto avrebbe desiderato riaverli tutti lì. Insieme a lei, come era sempre
stato.
Andavano a trovarla spesso, certo, ma non era la stessa cosa.
Ormai erano lontani. Non potevano vedersi tutti i giorni.
Sapeva che i suoi figli avevano molti impegni. E soprattutto, erano impegnati a
costruirsi una nuova famiglia. Una famiglia propria, come avevano fatto anche
lei e Arthur tanti anni prima.
E tra tanti impegni, le visite alla Tana si sarebbero fatte sempre meno
frequenti.
E i suoi figli si sarebbero dimenticati di lei.
Questa era la paura più grande di Molly Weasley.
Decise che i vetri erano abbastanza brillanti. Fece per chiudere la finestra e
notò che l’azzurro del cielo era interrotto da un puntino nero.
Un puntino che mano mano, si faceva sempre più vicino.
Molly aguzzò la vista: il puntino era un gufo che stava trasportando qualcosa.
Ma… non si trattava di un pacco.
- Arthur, guarda! - disse indicando il volatile che sembrava dirigersi proprio
verso la sua finestra.
Il marito alzò lo sguardo dal giornale, sistemandosi gli occhiali cerchiati.
- Apri la finestra, Molly, cara – le disse, senza alzarsi dal tavolo – Sta
venendo qui…
Molly obbedì e fu alquanto sorpresa di vedere il gufo appollaiarsi placidamente
sul davanzale.
Ma il suo stupore fu ancora più grande, quando comprese cos’era quella sorta di
involucro che aveva attaccato alle zampette.
Fiori. O meglio, una piccola composizione di roselline gialle, le sue
preferite.
- Chi li manda? – chiese Arthur curioso, osservando la scena.
- Non lo so…
- Guarda, c’è un biglietto… - disse lui, indicandole il vaso.
Con mano tremante, Molly sfilò un piccolo cartoncino rosa.
Alla mamma che
mi ha cresciuto, trattato e amato come un figlio.
Alla mamma che mi ha fatto sentire figlio.
Alla mamma che mi ha permesso di avere una famiglia.
All’unica mamma che abbia mai avuto.
Grazie… con tutto l’affetto del mondo, Harry.
Molly rilesse il biglietto più volte, senza rendersi conto che ormai lacrime silenziose
scivolavano lente sul suo viso paffuto.
Una gioia immensa le riempì il petto, mentre un sorriso le si apriva sul volto.
- Allora, devo preoccuparmi? – fece Arthur, ancora attento a leggere il
giornale – Qualche ammiratore misterioso? Chi te li manda?
Molly sistemò accuratamente i fiori sulla mensola del camino e, sorridendo,
rispose:
- Mio figlio.
Afferrò la scopa che aveva tirato fuori poco prima e la rimise a posto.
Niente pulizie quel giorno.
Non ne aveva bisogno.
Perché la mamma è sempre la mamma e a volte ci
dimentichiamo di quanto siano importanti!
Vorrei chiarire una cosa: il bigliettino di Harry è un
modo di ringraziare Molly per ciò che ha fatto,
è stata per lui come una madre, senza che nessuno le imponesse questa
scelta; con questo non voglio assolutamente sminuire la figura di Lily, a cui è
stata tolta la possibilità di fare da madre materialmente ad Harry.
Ma l’unica mamma di Harry è Lily. E lui questo lo sa.
Se volete, troverete questa storia nel sondaggio
aperto sul mio blog.
A presto, Titti.