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Autore: kannuki    06/07/2005    4 recensioni
Ford Shelton, un private eye di pochissimo rispetto. Non è proprio quello che si dice un brav’uomo: maleducato e scontroso, gioca d’azzardo e finisce spesso le serate fra risse e gare di bevute.
Max Gershow, giornalista, golden boy e scapolo tossico a tratti mortale. Narcisistico, vanitoso e dannatamente sicuro di se, latitante per i troppi debiti e deciso a sfuggire alla ex moglie e alla fidanzata assillante.
Infine c'è Jordan, ancora innamorata di Ford che a sua volta non l'ha mai dimenticata, Natalie che continua a scappare di casa, Andrea che 'simpatizza' per Max e una vicenda che ruota attorno ad un mucchio di soldi scomparsi e un cadavere scomodo.
Genere: Avventura, Dark, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Lo rincorsi per mezzo mese, quel figlio di buona che mi costringeva a girare tutto il dannato stato per riacciuffarlo

Lo rincorsi per mezzo mese, quel figlio di buona che mi costringeva a girare tutto il dannato stato per riacciuffarlo.

La primavera giungeva a grandi passi e mi seccava starmene rinchiuso in macchina mentre fuori si spremevano le ultime gocce di un inverno mite e dai tratti romanzeschi.

 

A me piace andarmene in montagna, quand’è così: mi piazzo nella mia baita lontano dal mondo e per una settimana respiro e leggo Borges e Baudelaire cercando di capirci qualcosa delle loro poesie.

Poi mi rompo il cazzo di tutte quelle rime astruse e cavillose e me ne torno in città, perché mi piace sì la montagna, ma preferisco avere un po’ di compagnia, soprattutto femminile… cosa che non mi è mai successa!

Volevo portarci Mac, volevo farle vedere un pezzo del mio mondo incontaminato dalla sporcizia che ci circonda ma non ho fatto in tempo…crollo con la fronte sul volante, sentendomi una merdaccia che si trascina dietro il fantasma di un amore che poteva essere.

 

Rimetto in moto e mi lascio alle spalle l’immagine della mia bellissima ragazza con i capelli raccolti in una mano, l’altro braccio allargato a mostrare il vestito che aveva indosso e un sorriso indagatorio.

‘Non ti piace, vero?’

  

No, il vestito non mi piaceva, ma su di te stava alla grande.

Anche io, su di te, stavo da dio…

 

Avrò macinato più o meno duemila chilometri e stavo fondendo il motore della jeep, quando lo scovai per puro caso in un negozio di disco, dove si era fatto assumere come commesso.

Quando mi ha visto, ha mollato tutto ed è scappato costringendomi a gambizzarlo.

Non gli ho fatto troppo male, ma così ero sicuro che non si sarebbe dato un’altra volta alla fuga.

 

Ma tu sei matto!”

“No, mi sono solo rotto il cazzo di correrti dietro” gli spiegai con nonchalance mentre gli curavo il buco sulla gamba. “Non fare storie inutili, una buona pomata antisettica e sarai come nuovo”

“Che culo..” Sibilò guardandomi di traverso. “Ma come te lo devo dire che non ho un soldo da parte?

Che coglione! Hai una ex piena di quattrini e vivi ancora come uno sfollato“ gli disse di rimando vedendolo sgranare gli occhi.

“Chi?”

“Fran”

 

Gershow fece una faccia poco convinta “sicuro? Non sapevo che fosse..

E magari non sai neanche che era Miss Maggio 1999 sulla rivista di Hefner?” sparai per testare la sua reazione.

Max mi guardò per un bel po’ con aria scettica e allo stesso tempo imbambolata “No, non lo sapevo. Tu come lo sai?” mi domandò mentre lo aiutavo a rimettersi in piedi e lo trascinavo verso la macchina

“Ho la collezione a casa” risposi ghignando “e mi sono tirato più seghe sulla tua donna…”

“Ti prego!” esclamò zompettando lontano da me “non – voglio – sapere - nulla!

 

Ridacchiai come uno scemo, quindi in maniera del tutto normale, e lo aiutati a salire in macchina con uno spintone che per poco non lo fece cadere “Scherzavo”

“Detto da te, non ne sono tanto convinto” mugugnò toccandosi la gamba “tu sei schizzato! Spararmi addosso per cosa, poi?!”

“Intanto ti ha fermato, stronzo” sibilai imbufalito. Tirai il freno a mano e la macchina inchiodò con uno stridio di gomme “dove l’hai ficcata, la mia Chevrolet?  Quella vale più del tuo culo peloso, bimbo”

 

Per festeggiare il ritrovamento della mia adoratissima, lo trascinai volente o nolente nel bar migliore della città dove godemmo di un altro spettacolo terrificante e vomitevole. La ballerina aveva un’aria malaticcia, le tette cadenti e i capelli unti. Era piena di cellulite ed era imbottita fino agli occhi di anfetamine tagliate male.

Lo so che un uomo non fa caso a certe cose, ma credetemi, era talmente orrenda che mi voltai dall’altra parte seguito quasi contemporaneamente a Gershow.

 

“Fammi capire cosa trovano le donne in te” sbottai mezzo ubriaco, ruttando dopo un attimo.

“Quello che non trovano in te.” Rispose con aria svanita peggio della mia “ quella sinfonia di rutti crea una cortina fumogena che ostacola la giusta…la giusta…” s’interruppe e cominciò a guardarsi intorno confuso, articolando le parole con difficoltà. “Oh, fanculo” sbottò ingoiando tutto insieme un bicchiere di brandy che mandava un odorino così invitante da farti uggiolare di piacere.

“Mi martelleranno i coglioni nuovamente, non le voglio sentire lamentarsi di me alla minima cosa”

borbottò guardandomi con occhi imploranti “hai una pistola?”

“Si, perché?”

“Sparami”

E mi sa di no” affermai col singhiozzo. “Fatti una bella bevuta e non ci pensare”

“La fai facile tu”

Certo, le orecchie non sono le mie” sghignazzai dandogli una pacca sulla schiena.

 

Max prese un'altra consumazione e biascicò qualcosa sul darsi all’alcolismo seriamente.

“Naaa, è questione di saper bere, basta non mischiare…cazzo!!”

 

Proprio in quel momento, il drink mi finì dritto dritto sulla maglietta e sulla patta dei Levi’s. Mi voltai a guardare un cazzone tutto muscoli e miccia corta che  mi aveva urtato e imprecai apertamente verso di lui.

“Hai detto qualcosa, stronzetto?” biascicò col suo vocione da ipertiroideo cazzomoscio.

“Mi hai fatto rovesciare la tequila, merdaccia puzzolente” borbottai cercando di mantenere la pochissima calma che mi restava per quella serata. Ricordare quelle poche giornate con Mac mi fa sempre un effettaccio.

Quello mi guardò con sdegno e sollevò le spalle sputandomi sulla maglia “se ti sei pisciato addosso, non venirtelo a strusciare contro di me”

 

Quella sottospecie di George Micheal con la cavezzona d’oro al collo mi fece uscire di testa. I miei amici lo sanno che divento un ubriacone molesto se vengo provocato, ma in quel momento non erano li a fermarmi.

C’era solo Gershow che ridacchiava come un matto ed io ero solo contro tutti gli amici pompati di George.

Meglio!

Più sono grossi e più mi diverto di solito…ma quella volta sentivo che c’era qualcosa di parecchio sbagliato nella situazione e che stava per succedere qualcosa di spiacevole. 

 

Qualcosa successe, ma non ero preparato ad un evento di tale portata. 

 

La musica cambiò e un coretto di fischi mi fece girare. Eccola la…la donna dei miei sogni. Fianchi snelli, vita sottile e un ombelico che ti faceva pregare in ginocchio di leccarlo almeno per un istante. Se c’è una donna al mondo che mi riduceva allo stato brado, sbavante come un cammello nel deserto, era proprio Jordan MacDougal.

Che ci faceva quella meraviglia in quel localaccio squallido e malfamato?

Era ancora più bella…tre anni che non la vedo e lei mi diventa così scandalosamente bella!

 

“Ohi, Shelton…come ti senti?”

 

“Sopraffatto dal desiderio” biascicai liberandomi di Max, dei bistecconi e avvicinandomi al palco un po’ traballante. Crollai a sedere sulla prima sedia libera, ignorando le proteste di uno sbarbatello che insisteva nel dire che quel posto era occupato e m incantai a guardarla.

Danzava con gli occhi chiusi e un sorriso che conoscevo bene…era lo stesso sorriso che aveva sfoderato la notte in cui salimmo sul tetto più alto della città per strillare come pazzi …la stessa notte che mi ridusse a chiedere pietà – e chiesi davvero pietà -  e la stessa notte che le svuotai il conto in banca come uno stronzo. 

 

Si muoveva sotto le note di ‘Papa was a Rolling Stone’ e credetemi, gente, come lo muove lei il bacino, non lo sa fare nessuna. Voltò su se stessa, le braccia tese dietro la testa, il seno spinto in avanti tanto che mugolai qualcosa senza accorgermene e in quel momento aprì gli occhi e mi vide.

 

Restò immobile per qualche istante e si allontanò velocemente con un’altra piroetta.

 

“No, Jodie! Cazzo, torna qui” urlai istintivamente cercando di scavalcare lo sbarbatello e i tavoli in mezzo.

Arrancai fin sotto il palco vedendola avvicinarsi decisa verso di me. Alzò la gamba e un secondo dopo presi la più violenta stivalata in faccia di cui abbia memoria.

Finii a terra col naso sanguinante e un dente che ballava e mi sentii sballottare dai buttafuori del locale. “Non s’infastidiscono le ragazze, stronzo” sibilò spingendomi verso l’uscita.

“Quella è la mia donna, bisonte maleodorante!” urlai con il poco fiato che mi restava. 

 

Vidi Gershow arrivare di corsa: sembrava sobrio, o almeno era meno alticcio di me. Mi portò fuori cercando di calmarmi e gli tirai uno sganassone che lo mandò a terra. “Togliti dai piedi, coglione”

Max mi abbrancò con forza e finimmo a litigare di brutto e a darcele finchè non sentii la lombalgia che riprendeva e dovetti arrendermi. Crollai a faccia in giù nella polvere, sputando la terra che mi era finita in bocca e sentii solo una gran voglia di pisciare, poichè avevo bevuto come una spugna e la birra ha il bastardo effetto di scivolarti dallo stomaco direttamente nella vescica.

“T’arrendi?” ansimò tenendomi per il collo.

“Solo perché la natura chiama: togliti o te la faccio addosso”  ringhiai stanco arrancando verso il retro del locale. Ero talmente sfiancato che finii per innaffiarmi la scarpa e fu proprio mentre rimettevo a posto l’attrezzatura inutilizzata da troppo tempo che Jordan uscì dalla porta secondaria e mi trovò con le mani nei calzoni.

 

“Oh dio, Shelton. Sei sempre più disgustoso!” esclamò con una smorfia di repulsione, allontanandosi verso la berlina parcheggiata in mezzo a tutte le altre.

“Jordan, aspetta un attimo” la pregai andandole dietro come un cagnolino che annusa il sedere della barboncina al parco.

“Togliti dai piedi!”

 

Cazzo, com’era fredda!

 

Aspetta, dai.” La afferrai per il braccio e lei lo strappò via velocemente “ma che schifo, non mi toccare. Non ti sei neanche lavato le mani e l’igiene non  è mai stata il tuo forte”

 

Beh, quella era una cazzata! “Stammi a sentire…”

 

Lei si voltò con aria furiosa e allo stesso tempo mi raggelò anche le palle, con quell’occhiataccia a buon mercato.

“Stammi a sentire tu: rivoglio quei 5.000 sul mio conto entro due giorni…anzi no! In tre anni  gli interessi sono maturati e sono arrivati a 20.000” affermò alzando un dito e facendo una smorfia “Tre giorni perché sono magnanima” ribadì aprendo la portiera e scivolando come una piuma dentro l’automobile.

“Non ho una somma del genere!” esclamai in fretta cercando di non farla ripartire. Lei sbattè la portiera e mi ci prese quasi un dito dentro. Afferrò la cintura con uno strattone secco che la bloccò e fu costretta a rifarlo più lentamente, vibrando d’ira. Si girò quel tanto che bastava per incenerirmi. 

“Rapina una banca o prostituisciti. Ci sarà qualche poveraccia ridotta alla fame disposta a pagarti un misero penny per una tua scarsa performance ”

 

A quelle parole ci rimasi di merda. Veramente di merda! Ok, le avevo fregato i soldi perché ero nei guai fino al collo e rischiavo di mettere i piedi nel cemento…ma addirittura...

 

“ Non ci provare, Mac! Hai strillato come un’aquila, quella notte” ribadii alzando la voce, perché una cosa del genere mi stata letteralmente ammazzando.

Ecchecazzo, non ricordo la data del mio compleanno ma ricordo benissimo quell’unica notte fra noi. Le era piaciuto come era piaciuto a me, non può negarmelo in questo modo anche se è arrabbiata!

“Le donne fingono, carissimo e con te mi sono dovuta sforzare più degli altri”  esclamò facendo marcia indietro e facendomi cadere come uno stronzo sulle proprie chiappe. “Tre giorni, Shelton” gridò tirando su un sacco di terra e schizzandomela addosso.

 

Mi alzai per la seconda volta con un’espressione che definire da perdente coglione era troppo poco. 

Non pensavo che l’avrei mai rivista e non pensavo che sarebbe andata così male. Ho bruciato la mia unica chance di riavvicinarla.

Conoscendomi, anche se avessi trovato davvero i soldi che mi chiedeva - e che non avrei avuto neanche in dieci anni di lavoro - mi sarei limitato a lasciarglieli in una cassetta di sicurezza in banca.

Sono un vigliacco quando si tratta di private affaire.

 

Una ex?”

 

Mi volto verso Gershow senza rispondere. La mia faccia parla da sola perché mi batte più volte una mano sulla spalla con fare comprensivo. Andiamocene a dormire. Prometto di non scappare”

 

“Non ti conviene scappare, stavolta, o le tue ex ti dovranno venire ad identificare, domattina”

 

*°*°*°*

 

Jordan spinge la macchina oltre il limite, fregandosene della multa che le arriverà a casa, casomai beccasse qualche autovelox.

Mac…

Stringe le labbra con forza, arricciando il naso e combattendo contro le lacrime che non vogliono proprio smettere di uscirle. Ma brava bugiarda! Ci ha creduto come un allocco, perchè è troppo tonto per ricordarsi tutto quello che è successo quella fatidica notte.

Sente la volante della polizia che le corre dietro e impreca ad alta voce, maledicendo Shelton e il destino che l’ha messo una seconda volta sulla sua strada.

Viene costretta ad accostare dai poliziotti che non ci vanno tanto teneri, con quelli sparati a 120 in città quando il limite è di 70. Jordan si asciuga gli occhi in fretta mentre gli porge patente e libretto di circolazione, guardando davanti a se con aria cattiva.

“Apra il portabagagli.”

Li accontenta con un gesto brusco. Fa scattare la serratura e solo dopo ricorda di non aver scaricato le lattine di birra che aveva preso per Simonne.

“Scenda, per favore”

E ti pareva!

Jordan neanche protesta. Scende lentamente e resta a guardarli con le sue lattine in mano ancora incartate. “Le ho dimenticate la dentro. Come può sentire sono calde…e io non ho bevuto”

 

Quei poliziotti, sono i classici pezzi di merda disposti a spaccarti di persona un fanalino pur di affibbiarti una multa. La scrutano come se fosse una prostituta beccata in flagranza di reato e tirano fuori la classica battutina scema sulle donne al volante che le fa rizzare i capelli per la rabbia.

 

“Fatemi l’etilometro e facciamola finita” sbotta senza pazienza ricordandosi all’ultimo di essersi fatta più di un drink prima dello spettacolo, perché si sentiva rigida come un palo e aveva bisogno di rilassarsi.

Dieci minuti dopo, viene fatta accomodare sul sedile posteriore dell’auto con una bella multa per guida in stato di ubriachezza e la prospettiva di una nottata in gattabuia.

 

Ma guarda un po’! E’ una ricorrenza: ogni volta che incontra Ford, le succede sempre qualcosa di spiacevole!

 

  
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