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Autore: Danny Fan    06/07/2005    14 recensioni
Grazie all'aiuto di qualche amica, siamo riuscite a ritrovare questa storia. E' una delle prime FF della ship Harry/Hermione, nonchè quella che ha dato uno dei nomi alla ship stessa, ovvero "Pumpkin pie", "torta di zucca". L'ho tradotta l'altra notte, tutta d'un fiato. La trovo veramente dolce. Spero di aver fatto un lavoro accurato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corpo testo Titolo: Senza titolo, ma è conosciuta come "Il racconto originale della Torta di Zucca".

Autore: Narri

Traduzione: Danny Fan

Rating: PG13

Genere: Leggero
Lunghezza: One-shot
Ship: H/H


A volte, quando Harry aveva troppe cose per la testa - beh, erano cose grosse, piuttosto che tante - alcune delle cose che lui sceglieva di nascondere saltavano allo scoperto e si mostravano nelle sue azioni. Ed erano troppe per essere nascoste.

In passato c'erano cose come alcuni incubi che voleva nessuno conoscesse. I suoi amici, in ogni caso, avrebbero potuto sempre dire che qualcosa non andava, specialmente se lui fosse stato troppo impegnato a preoccuparsi degli esami, di Voldemort e del quidditch anche solo per pensare di nascondere il fatto che lui stava avendo degli incubi.

Questa era una di quelle volte che le dimensioni e il numero di tutto ciò che aveva da pensare era così consistente che una delle cose per la quale stava lottando per spingerla in fondo a sè stesso da un anno a questa parte, venne fuori.

La sua mente traboccava di pensieri su Voldemort, il quidditch, Silente, gli esami, la morte, la vita, la vendetta, e stranamente, qualcosa a proposito di quella torta di zucca che gli era rimasto in testa - Harry non lo stava sorvegliando. L'esercito che difendeva la fortezza del suo cuore stava soccombendo, senza posa, allo strisciante "diglielo" da più di un anno, ed era piuttosto stanco, a dire il vero.

Fu dopo cena, dopo che ebbe mangiato quella maledetta torta di zucca. Non avrebbe dovuto mangiarla; fu, alla fine, l'unico che rimase al tavolo per finirla, ma, ahimè, l'aveva mangiata, e adesso doveva subire le conseguenze del tornare alla Torre di Grifondoro da solo. Lo stomaco pieno della polpa color arancio della zucca, il cuore che cercava di sconfiggere gli stanchi soldati, la mente che correva un'ultima volta all'inevitabile faccia a faccia con Voldemort con la consapevolezza che avrebbe voluto dire vita o morte, le dita che scivolavano sulle pareti di pietra e sul corrimano delle scale, i piedi che strisciavano contro il pavimento di pietra, si fece strada fino alla sala comune, dove i compiti di Trasfigurazione lo stavano aspettando. Bella materia, Trasfigurazione. Evocava in Harry troppa fiducia nella vittoria per vedere giornalieri presagi di morte.

Sarebbe divertente se tutto quell'arancione fosse in realtà veleno per topi, riflettè, mi ucciderebbe nel buon vecchio modo babbano.

- Harry? - .

Pensando e camminando immerso in un mondo tutto suo, sbattè le palpebre un paio di volte al suono del suo nome e si accorse di procedere verso un muro di pietra. Doveva aver girato l'angolo sbagliato o qualcosa del genere...

- Cosa ci fai quassù? - .

Si guardò attorno, verso la voce che aveva riconosciuto ma non aveva registrato subito.

- Quassù dove? - , si interrogò stupidamente.

Veleno per topi, proprio così. Era caduto così in basso.

La risposta alla sua domanda era piuttosto ovvia adesso che si fu dato un'occhiata intorno. I telescopi e la pallida luce lunare gli suggerirono che era in qualche modo finito sulla Torre di Astronomia. E c'era Hermione, appoggiata all'ampio parapetto che circondava la stanza, le braccia strette attorno alle ginocchia e gli occhi inquisitori fissi su Harry.

Quando i loro occhi si incontrarono, lui si sentì immediatamente nauseato dall'idea di aver incolpato il veleno per topi. L'esercito fu spinto sul campo di battaglia, ma il suo cuore li sconquassò in pochi secondi. Harry non lo sapeva, in ogni caso.

- Sembra che abbia preso la via sbagliata - , disse Harry debolmente quando Hermione non rispose.

- Oh - . Lei volse lo sguardo fuori da una delle immense finestre ai lati, giù verso il lago brillante come piccole fiammelle in lontananza.

Sembrava così piccola, seduta lì in quella posizione quasi fetale. La luce soffusa scivolava sui suoi capelli mossi e illuminava il lato del suo viso che lui riusciva a vedere a malapena, un sottile flusso brillante contro una singola lacrima che scendeva lentamente e bruscamente giù dalla pelle tremante che era la guancia di Hermione.

L'esercito era morto, e Harry lo sapeva. Il suo cuore scivolò giù nelle profondità del suo stomaco chiuso, e fu in quel momento che Harry capì che se non l'avesse liberato, non sarebbe stato il veleno per topi o la magia a ucciderlo; sarebbe stata una combustione spontanea, visto che stava per esplodere in quel preciso momento.

Indeciso nella verità che aveva finalmente accettato, Harry attraversò la stanza fino alla finestra di Hermione e si sedette accanto a lei, sforzandosi di mantenere le distanze. Aveva combattuto contro tutto questo per più di un anno, contro questi sentimenti confusi che aveva sviluppato per la sua migliore amica. Lei era intoccabile. Il pensare a lei in alcun modo che non fosse platonico sembrava violare i valori principali sui quali la loro amicizia era basata. O per lo meno, questo era ciò che la sua mente aveva detto al suo cuore, ma, come già detto, il cuore non ascolta mai la mente.

Si umettò le labbra. Le sentì secche, la gola era asciutta, lo stomaco chiuso, e le mani gli sudavano, così mentre parlò, la sua voce si ruppe.

- Cosa non va? - , chiese piano, cercando di camuffare il tremore della voce in dolcezza.

Lei si morse il labbro. Harry avrebbe voluto che non lo avesse fatto. Quel gesto aveva deviato la sua attenzione su quello specifico attributo che lei possedeva, e ora comprese di non riuscire a guardare da un'altra parte. Era molto affascinante com'erano rosse le labbra di Hermione quando sceglieva di non truccarsi, e la curva verso il basso nel mezzo del suo labbro superiore mendicava un'ispezione a opera della sua lingua.

Chiuse forte gli occhi. Ma l'immagine rimase, e il suo stomaco si incendiò.

- Non riesco a smettere di pensarci - , disse Hermione, a bassa voce.

Lui aprì gli occhi. Ora lo stava guardando, i suoi occhi marroni brillavano di lacrime non versate. Lei cercava di combatterle, ma ancora un altro paio le sfuggirono e rotolarono giù dalle sue guance.

D'istinto, Harry le raggiunse e ne asciugò via una, realizzando di averlo fatto solo dopo aver completato quell'azione. E con sorpresa di Harry, Hermione inclinò leggermente la testa dalla parte che Harry aveva asciugato.

- Continuo a ragionare sul fatto che tu hai tanto a cui pensare, tante cose che ti buttano giù, e non lo dai mai a vedere - .

Lui fece scivolare il pollice sull'umidità salata della lacrima che aveva conservato nell'incavo delle dita.

- Sto bene - , disse raucamente. - Veramente no. Ma non nel modo che potresti pensare - .

Hermione rise sdegnosamente. - Sai, a volte vorrei solo afferrarti per le spalle e scuoterti e dirti 'Esprimilo, Harry! Esprimilo o ti ucciderà!' - .

Lo guardò con un sorriso triste sul viso, metà della bocca curvata mentre l'altra metà restava ferma. - Con me puoi parlare, Harry. Lo sai, vero? Se c'è qualunque cosa che hai bisogno di dirmi, voglio solo che tu me la dica. Non posso sopportare l'idea di perderti, e mi sento come se stesse accadendo - .

La lacrima si era asciugata sulla mano di lui. - Non sta accadendo - , sussurrò. - E' solo che non posso dirti ogni cosa - .

- Perchè no? - , insistette lei, posandogli una mano sulla spalla.

- Perchè... - , si interruppe, sollevando gli occhi e guardando nei suoi. - Dio, Hermione... - , gemette.

- Cosa? - , chiese lei, apparendo spaventata, ritraendo il braccio, ma non prima che lui lo raggiungesse e lo stringesse.

- Ho combattuto contro molte cose. Contro alcune ho vinto, contro certe non ho ancora finito di lottare, e contro alcune ho perso - . Esitò. - Tu sei una di quelle che ho perso - .

Lei sbattè le ciglia, confusa, - Tu non mi hai persa, Harry - .

- No, ma sono perso di te - .

Hermione era imbarazzata, e il suo viso ne era la prova. Delle rughe si formarono sulla sua fronte e il suo naso si corrugò, i suoi occhi pensierosi scesero sul pavimento.

- Cosa stai dicendo? - , sussurrò.

Harry fu sorpreso dall'intensità delle parole di lei. Dall'espressione del suo viso lui credette fosse perplessa, ma la sua voce suggeriva il contrario.

Non poteva nasconderlo. Doveva rischiare, o sarebbe morto.

La sua mano scivolò sotto il mento di Hermione e le sollevò il viso verso il suo, obbligando i suoi occhi a salire. La sua bocca si aprì immediatamente quando sospirò di sorpresa. - Harry? - , chiese.

Lui non parlò. Non poteva. Le sue viscere erano troppo ingarbugliate. Tutto quello che poteva fare era abbassare lentamente le labbra finchè non furono pressate contro quelle di Hermione, finchè la pelle delicata delle sue stesse labbra asciutte si incontrò con quella soffice e umida di lei, finchè il respiro che lei esalò si trasferì direttamente dalla sua bocca in quella di lui, e fu allora, in quel momento, che il suo cuore tornò a fare un salto e passò dal chiudergli lo stomaco a lottare contro di lui, costringendo le sue labbra a premere più forte contro quelle di Hermione. Sentì la curva che aveva notato precedentemente scivolare attraverso il suo labbro inferiore e il cervello gli andò in tilt mentre chiudeva gli occhi, e realizzava, con sollievo, che Hermione rispondeva. Doveva aver realizzato che le sue labbra erano abbastanza asciutte perchè non fu molto esitante nell'aggiungere umidità dalla sua bocca a quella di lui.

Harry decise in quel momento che il burro cacao era completamente inutile quando era ovvio che la saliva di Hermione poteva curare tutte le ferite.

Qualunque cosa avesse intrappolato il suo cuore e la sua mente sprofondò quando i denti davanti di Hermione sbatterono contro i suoi, l'esercito fu spazzato via quando la lingua di lei incontrò la sua, ed ebbe un accesso di adrenalina che gli portò il morale tanto in alto che non avrebbe mai pensato potesse sentirsi meglio di così. Anche le partite di quidditch lasciavano il tempo che trovavano.

Fu solo quando il loro livello di ossigeno arrivò ad un livello critico che si separarono, ma non si allontanarono molto.

- Sbagli - , sussurrò Hermione improvvisamente, toccandosi le labbra gonfie.

- Cosa? - , chiese Harry.

- Sbagli sul fatto di perdere - .

- Dici? - .

- Non hai perso, Harry - , sorrise con furbizia. - Era una fase di stallo. Uno spareggio. L'abbiamo entrambi combattuto, penso. Ma alla fine, ci siamo entrambi arresi allo stesso tempo, e abbiamo accettato il fatto che qualche volta, non puoi combattervi contro. E sai cosa? - .

- Cosa? - .

- Sai di torta di zucca - .

  
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