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Autore: _ayachan_    19/01/2010    12 recensioni
A cinque anni dalle vicende de "Il Peggior Ninja del Villaggio della Foglia", che ne è stato delle promesse, dei desideri e delle recriminazioni dei giovani protagonisti?
Non si sono spenti con l'aumentare dell'età. Sono rimasti sotto la cenere, al caldo, a riposare fino al giorno più opportuno. E quando la minaccia è che la guida scompaia, quando tutt'a un tratto le scelte sono solo loro, quando le indicazioni spariscono e resta soltanto il bivio, è allora che viene fuori il carattere di ognuno.
Qualunque esso sia.
Versione riveduta e corretta. Gennaio 2016
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia'
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Penne 34
18/05/2016

Capitolo trentaquattresimo


L'orgoglio del clan Uchiha




Hitoshi si era addormentato nel vecchio mondo e si era svegliato in quello nuovo.
Adesso Sasuke gli ronzava intorno in maniera quasi fastidiosa, chiedendogli costantemente se stava bene o poteva fare qualcosa per lui, Sakura lo coccolava di più e i suoi fratelli erano persino venuti a trovarlo in ospedale: la piccola Liara, che chissà come aveva saputo che il fratello aveva una nuova tecnica strabiliante, lo aveva fissato per tutto il tempo come Buddha ridisceso in terra. L'unico familiare che Hitoshi non aveva visto era Fugaku, ma francamente aveva troppe cose a cui pensare per preoccuparsi anche di lui.
Dopo il suo risveglio Sakura aveva disposto un milione di esami e analisi, la maggior parte dei quali al cervello. Hitoshi aveva provato a chiedere di Jiraya, ma prima di ricevere una risposta era piombato in camera un dottorino impettito e aveva chiesto a sua madre un consulto urgente. Quando poi lei era tornata aveva voluto sapere nel dettaglio cosa era successo durante la missione in cui si era sentito male, così lui aveva perso il filo del discorso. Ma con il calar della sera la curiosità era tornata, e con essa il nervosismo.
«Questa notte tua madre resterà con te» disse Sasuke, raccogliendo le sue cose per tornare a casa a dormire. «Hai bisogno che ti porti qualcosa?»
«Sai che fine ha fatto Jiraya?»
«No.»
E se fosse per me lo attaccherei al muro, così si decide a parlare del tuo sharingan.
«Mh... Grazie, papà. Buona notte.»
Sasuke non uscì subito. Guardò il figlio. Sperava che adesso le cose avrebbero preso la giusta piega, che tutto si sarebbe sistemato; che sarebbe diventato come doveva essere, o almeno come Naruto gli aveva intimato di farlo diventare.
Per un secondo provò l'irresistibile impulso di alleggerirsi la coscienza con Hitoshi, di raccontargli tutto quello che aveva fatto da quando era nato ad ora, tutte le cose sbagliate, le cose malvagie, gli errori e i tradimenti... Poi si vergognò. Era già stata dura essere lì, quel pomeriggio, e ricordare come doveva comportarsi un padre.
Prima di sprofondare nell'imbarazzo decise di uscire.
Hitoshi rimase solo, lo sguardo puntato oltre il vetro della finestra.
Aveva la sensazione che il suo cervello fosse pieno di ovatta. Le emozioni erano come smorzate, affievolite. Sapeva che si sarebbe dovuto sentire euforico, orgoglioso, fiero all'inverosimile... Invece si sentiva soltanto stanco. Non aveva nemmeno la forza di gioire delle attenzioni di Sasuke.
Ripensò all'incontro con Kyuubi, rivide nella sua mente le zanne e le code. Rabbrividì. La Volpe gli aveva detto che era merito suo se si era svegliato, ma l'Eremita l'aveva smentita. A chi credere? E perché?
Più pensava al fantasma traslucido della sua visione e meno gli sembrava reale. Il suo ricordo sfumava di minuto in minuto, nonostante gli sforzi che faceva per mantenerlo.
Soltanto una cosa rimaneva, perché ci si aggrappava con tutte le forze, soltanto una frase: non fidarti di Kyuubi. Non hai nessun debito nei suoi confronti.
Qualcuno bussò alla porta della camera. Hitoshi tornò alla realtà e diede il permesso di entrare, ma non fu Sakura quella che comparve all'ingresso: era Jiraya.
«Tu non hai idea di quanto sia stato difficile liberarsi di Naruto!» esordì il sennin lasciandosi cadere sul divano.
«E' venuto per parlare con me?» chiese subito Hitoshi, scostando le lenzuola e facendo scendere i piedi dal letto.
«Non muoverti! Se Sakura ti vede alzato mi uccide» Hitoshi tirò su i piedi. «Allora, spiegami un po' chi ti ha detto di parlare con me e perché» continuò Jiraya.
«E' stata la Volpe a nove code.»
Il vecchio annuì, appoggiando i gomiti alle ginocchia. «Ti ha detto perché abbiamo provato a usarla per svegliarti?»
«Non mi ha detto niente... Mi ha soltanto insultato perché non conosco un certo Eremita delle Sei Vite.»
«Eremita delle Sei Vie» lo corresse Jiraya. «Come al solito, Kyuubi non trova molto simpatici gli Uchiha: l'ultima volta che ha incontrato tuo padre lo ha quasi ucciso.»
Hitoshi non faceva fatica a credere che Kyuubi potesse farlo, ma nessuno gli aveva mai accennato la cosa, e la notizia lo colpì.
«Dunque, ciò che sto per dirti è nel campo della pura ipotesi» riprese Jiraya, tornando all'argomento principale. «Sono supposizioni basate su una manciata di vecchi appunti che ho ritrovato nell'archivio della Foglia, pertanto potrebbero essere inventate di sana pianta. Ma sono il nostro punto di partenza, e almeno finora hanno funzionato.»
Hitoshi annuì, concentratissimo.
«Esiste una leggenda che racconta della nascita dei Bijuu» raccontò Jiraya. «Secondo questa leggenda il creatore delle Bestie sarebbe un uomo dai poteri straordinari, chiamato Eremita delle Sei Vie. Quest'uomo era dotato della prima tecnica oculare che la storia ricordi, la tecnica da cui poi hanno avuto origine sia sharingan sia byakugan: il rin'negan. Attraverso il rin'negan l'Eremita aveva potere su tutti i Bijuu e, dice qualcuno, su tutti gli elementi e tutte le tecniche. Pare che fosse una caratteristica a trasmissione ereditaria, e, secondo la persona che ha scritto questi appunti, c'è qualche possibilità che lo sharingan, discendente diretto del rin'negan, si evolva in rin'negan stesso.»
«Sta dicendo che il mio non è uno sharingan... Ma un rin'negan?»
«E' l'ipotesi più verosimile che mi sia venuta in mente.»
Hitoshi sbatté le palpebre, stranamente stordito. Le sue emozioni non erano ancora tornate.
«Cioè questo rin'negan... E' una tecnica potentissima che supera sia byakugan sia sharingan? E io ce l'ho? A caso?» chiese per sicurezza.
«Non a caso» lo frenò Jiraya. «Io credo che tu l'abbia sviluppato perché hai passato molto tempo accanto a Naruto mentre usava il chakra di Kyuubi, e quello in qualche modo lo ha risvegliato. Non devo raccontarti la storia di Naruto e Kyuubi, vero? Con l'età che hai sarai penetrato come minimo in tutti gli archivi segreti di tuo padre» Hitoshi arrossì, colpevole, ma Jiraya ridacchiò. «Bravo ragazzo!»
«Come si usa il rin'negan?» chiese Hitoshi schiarendosi la voce. «Intendo... Per lo sharingan esiste un manuale, ma per il rin'negan?»
«Non ne ho la più pallida idea.»
«Ah.»
Hitoshi e Jiraya si fissarono, a corto di soluzioni.
«Perché non volevi che Naruto sentisse questo discorso?» domandò poi Hitoshi.
«Naruto? Ci avrebbe interrotto ogni dieci parole, avrebbe chiesto di rispiegare le cose mille volte, ti avrebbe tormentato per sapere cosa ti ha detto Kyuubi...» Jiraya roteò gli occhi. «Io non voglio mica passare qui tutta la notte per colpa sua!»
Di colpo una nuvoletta di polvere si materializzò nel mezzo della stanza, e Naruto comparve esattamente tra Hitoshi e Jiraya.
«Lo sapevo!» sbottò istantaneamente. «Sei venuto senza di me! Come hai potuto?»
«Appunto...» sospirò Jiraya.
«Un momento» intervenne Hitoshi, balzando giù dal letto per oltrepassare Naruto. «Mi è venuta in mente una cosa... Potrei leggere gli appunti di cui mi ha parlato. Forse troverei qualche indicazione utile per il rin'negan.»
«Allora è rin'negan!» esclamò Naruto, inascoltato.
«Questo si può fare» approvò Jiraya. «Non appena Sakura ti avrà dimesso ci lavoreremo insieme.»
«Io e lei?» Hitoshi fece una smorfia, a metà tra l'onorato e il reticente.
«Con lui ho fatto un buon lavoro» brontolò Jiraya additando Naruto. «E guarda che era partito malissimo.»
«Ehi, ero già praticamente perfetto quando ci siamo conosciuti!» protestò Naruto. «Ma questo non è il momento di parlarne. Hitoshi, cosa vi siete detti tu e la Volpe?»
«Niente.»
«Come niente?»
«Niente. Mi ha detto che ero ignorante e dovevo chiedere a Jiraya perché.»
Naruto provò a interrogare Kyuubi, ma ottenne solo una bassa risata dal profondo. «E non è successo altro?» tentò ancora. «Dai, dimmi qualcosa sul suo passato... Lei è sempre così scorbutica.»
Hitoshi fece per aprire bocca, ma si accorse di non sapere come rispondere. La Volpe era comparsa, lo aveva insultato, e poi... Poi si era svegliato. Non era successo altro.
Non fidarti di Kyuubi. Non hai nessun debito nei suoi confronti.
Che strano pensiero, all'improvviso...
«La Volpe ha detto che ho un debito con lei, ma ho l'impressione che cercasse di fregarmi.»
«Non saresti il primo né l'ultimo che si fa fregare da Kyuubi. Vero, Naruto?» esclamò Jiraya, con un'occhiata al vecchio allievo. Naruto tossicchiò, negando tutto.
Hitoshi rimase pensieroso ancora un momento. Davvero c'era stata solo la Volpe nel suo sonno?
«Dai, facciamo una prova prima che arrivi Sakura» sussurrò Naruto in tono cospiratorio. «Prova ad attivare il rin'negan.»
«Sakura ci ammazza se succede qualcosa» lo ammonì Jiraya.
«Se succede qualcosa mandiamo avanti Kyuubi, e lei non se ne accorgerà mai. Dai, Hitoshi.»
«Non so come fare...»
«Come hai sempre fatto. Prova.»
Allora Hitoshi si concentrò, come si concentrava le volte che cercava di attivare lo sharingan. Sentì una leggera scossa dietro gli occhi, solo vagamente dolorosa, ma nella stanza non cambiò nulla.
Jiraya e Naruto ammutolirono.
«Funziona?» chiese il ragazzo ansiosamente.
Jiraya tirò fuori da una tasca lo specchio in dotazione standard agli shinobi, aprendolo verso di lui.
Per poco Hitoshi non si riconobbe: i suoi occhi, solitamente neri e perfetti, ora erano di un grigio uniforme, cornee incluse, segnati da cerchi concentrici più scuri.
«Per una volta non sei nemmeno belloccio» mormorò Jiraya, quasi in soggezione.
Hitoshi sbatté le palpebre e sentì le energie venire meno, mentre il suo riflesso gli mostrava gli occhi che tornavano alla normalità.
«Richiede un sacco di chakra» boccheggiò, sostenuto da Naruto.
«Ma ce lo abbiamo. E sarà fichissimo vedere cosa ne tirerai fuori!» esclamò il maestro, felice come un bambino.
Hitoshi, dietro le palpebre abbassate, vide per un secondo il profilo di un uomo con tre rin'negan.
Ci penserai a tempo debito, disse l'uomo.
Poi scomparve, e con lui anche il suo ricordo.
Di colpo la porta della stanza si aprì, dopo una bussata infinitesimale, e Sakura fece il suo ingresso con un mucchio di abiti di ricambio e una cena in vassoio sulla cima della pila.
La prima cosa che vide fu suo figlio, in piedi, sorretto da Naruto. La seconda, che era senza ciabatte.
Scoppiò il putiferio.


Sasuke rientrò a casa in tempo per unirsi alla cena, ma rifiutò. Invece si fece portare un piatto di zuppa in ufficio e ci si chiuse dentro da solo.
Lo sharingan di Hitoshi era evidentemente uno sharingan anomalo. Non riusciva a capire se fosse difettoso o migliorato rispetto al suo, ma voleva scoprirlo di persona; la sola parola di Naruto non era sufficiente.
Mentre la zuppa di raffreddava lui aprì la cassaforte in cui conservava i documenti segreti del clan. All'interno erano nascoste decine di libri usurati che racchiudevano conti, intrighi e nascondigli dei più svariati tesori, ma il libro più prezioso era senza dubbio il manuale segreto sullo sharingan, un volumetto rilegato in rosso che aveva l'aria più consunta degli altri.
Sasuke lo tirò fuori e lo sfogliò: all'interno era pieno di appunti e note a margine, tutti vergati con calligrafie diverse. Riconobbe una riga scritta da suo padre e avvertì una stretta al petto. Subito accanto, poche parole di Itachi.
Cambiò pagina rapidamente, arrivando fino alla prima. In uno stile ormai quasi illeggibile, con inchiostro ormai sbiadito, l'autore del manuale aveva rivolto un messaggio ai suoi eredi. Chissà chi era? Cosa aveva voluto dire?
Qualcuno bussò alla porta dello studio. Sasuke richiuse in fretta il libro e lo fece scivolare sotto la scrivania. «Sì?»
«Posso entrare?»
Sasuke si rilassò e diede il permesso, tirando fuori di nuovo il manuale. Dalla porta scorrevole comparve Fugaku, che si massaggiava nervosamente un braccio.
«Come... Come sta Hitoshi?» domandò.
«Si è svegliato. Sembra che stia bene, ma tua madre vuole aspettare l'esito degli esami per dirlo.»
Fugaku annuì. Per evitare lo sguardo di Sasuke posò gli occhi sul libro rosso che stringeva, e riconoscendolo si irrigidì. «Quindi ha lo sharingan?»
«Probabilmente...» mormorò Sasuke. «Ma non ne siamo ancora sicuri.»
«Non c'era quando eravamo in missione!» sbottò Fugaku. «Ho guardato, ti giuro che l'ho guardato! Non c'era!»
«Potrebbe essere uno sharingan anomalo. Spiegherebbe perché è stato più lungo da sviluppare, perché vede cose che tu non vedi...»
«Oppure Hitoshi ha mentito per tutto il tempo e sta fingendo anche adesso.»
Sasuke tacque, fissando Fugaku. Il ragazzino resse il suo sguardo per pochi secondi, poi arrossì.
«E' un bene che i tuoi fratelli sviluppino lo sharingan» disse Sasuke lentamente. «Il nostro clan basa il suo orgoglio sullo sharingan. Considerato che tua madre non è nata Uchiha, è già tanto che tu, Hitoshi e Mikoto abbiate ereditato i vostri occhi.»
«Però...!» scattò Fugaku, interrompendosi quasi subito. Si morse le labbra. Come spiegare al padre che voleva ricevere il dovuto riconoscimento per aver sviluppato lo sharingan prima e meglio di Hitoshi? Come fargli capire che aveva bisogno delle sue lodi?
«Però cosa?»
«Niente.»
Sasuke sospirò. Fugaku gli ricordava un po' se stesso da piccolo: sempre in corsa, sempre sulla scia del fratello maggiore... Ma non era lui a poterlo liberare della sua ombra: finché Fugaku non avesse superato la cosa da solo, lui avrebbe potuto lodarlo all'infinito, eppure non sarebbe mai bastato.
«So che domani hai una missione importante» disse, cambiando discorso. «Ti sei preparato?»
«Come sempre.»
«Bene. Continua così. Buona notte, Fugaku.»
Fugaku ricambiò il saluto, chinò rapidamente la testa e uscì dallo studio. Sasuke sospirò, riaprendo il manuale sullo sharingan. Ogni tanto si chiedeva come diavolo facessero gli altri padri a dire sempre la cosa giusta. A lui non riusciva mai.
Mentre borbottava qualcosa sulla maledizione di avere sei figli ancora piccoli, le sue mani fecero voltare le prime pagine del libro, in cerca di indizi sullo sviluppo dello sharingan.
Non vide i caratteri della dedica iniziale che perdevano un poco del loro pallore, facendosi più definiti. Tra essi, spiccavano gli ideogrammi che componevano la parola eremita.


Naruto aveva sempre avuto una imbarazzante tendenza alla teatralità. Nel corso delle missioni questo si traduceva spesso in ritardi, scompiglio e azzardati recuperi dell'ultimo minuto; nei momenti di calma si traduceva in improbabili melodrammi tragicomici.
Assecondando le sue inclinazioni alla ricerca di un pubblico, Naruto decise di comunicare le notizie sul rin'negan convocando personalmente Sakura e Sasuke.
«Lo sai che si arrabbieranno per questa sceneggiata?» chiese Jiraya, rovistando con un dito in una narice. Era stravaccato sul divano nella stanza di Hitoshi, e teneva un pacchetto di patatine sulla pancia come se fosse davanti a uno spettacolo.
«Certo che si arrabbieranno. Ma è tutta la vita che aspetto il momento di sbattere in faccia a Sasuke un te l'avevo detto, non puoi togliermi il trionfo proprio ora» ribatté Naruto piccato, camminando avanti e indietro accanto al letto di Hitoshi.
«Io non voglio responsabilità» ricordò quest'ultimo. «Non sono d'accordo con questa pagliacciata, e se mia madre se la prende voglio restarne fuori!»
«Tu diventerai il loro cocco per sempre, fidati.»
In quel momento Sakura aprì la porta della stanza senza bussare, e si precipitò dentro insieme a Sasuke, trafelata.
«Che succede? Perché ci hai fatti chiamare?» esordì puntando dritta verso il letto di Hitoshi.
Naruto tese una mano a fermarla, fissandola severamente.
«Allora?» insisté Sasuke dopo pochi secondi di immobilità.
«Dovrete essere forti...» mormorò Naruto.
I due Uchiha raggelarono, fissando lo sguardo sul figlio. Hitoshi in quel momento nascondeva il viso dietro una mano, con espressione abbastanza ambigua per sembrare preoccupata. Jiraya invece sgranocchiava patatine, e il lavorio delle mascelle nascondeva la risata che gli premeva in gola.
«D’ora in poi sarà dura...» proseguì Naruto, chinando la testa con aria compita. «Ma voi siete resistenti, lo so meglio di chiunque altro.»
Sakura serrò i denti. «Se non ci spieghi subito giuro che...»
«Insomma, avevo ragione» si arrese Naruto, incapace di nascondere ancora l’orgoglio. «Dovrete baciarmi i piedi per un mese, perché grazie alle mie brillanti intuizioni Hitoshi non ha sviluppato quella mezza schifezza dello sharingan, ma la sua versione evoluta: il rin'negan.»
«Il cosa?» chiese Sakura, mentre Sasuke sussultava.
«E qui intervengo io» sospirò Jiraya, tirandosi su dal divano per mettere in mano a Naruto il pacchetto di patatine. «Il rin'negan era la tecnica oculare dell'Eremita delle Sei Vie, di cui, al contrario di quell'ignorante di Naruto, sicuramente avrete sentito parlare.
Naruto scoccò a Jiraya un'occhiata indignata, ma Sakura e Sasuke spalancarono la bocca, fissando Hitoshi come se lo vedessero per la prima volta. Lui arrossì, però si mise un po' più dritto, suo malgrado orgoglioso.
«La mia teoria è che in qualche modo il rin'negan sia stato stimolato dal chakra della Volpe, con cui Hitoshi ha avuto a che fare più di tutti noi» continuò Jiraya. «Orochimaru aveva studiato la cosa: secondo lui era possibile che byakugan e sharingan, entrambi derivati dal rin'negan, evolvessero in rin'negan in presenza di condizioni particolari. Purtroppo i frammenti che ho raccolto dai suoi appunti sono incompleti... Non sono nemmeno sicuro della mia teoria, ma Hitoshi ci ha mostrato il suo rin'negan e su questo non ci sono dubbi.»
«Quindi, chi aveva ragione?» esclamò Naruto, il petto proteso fino a scoppiare.
«Tu... Tu sei...» disse Sakura, stralunata. «Naruto, sei il più grosso idiota che abbia mai conosciuto!»
«Fosse la prima volta che me lo dici, potrei anche offendermi» replicò lui. «Ma dovremmo essere alla trecentesima, o giù di lì. E comunque è merito mio se Hitoshi finalmente può diventare uno stronzo bastardo come il padre, perché senza questa missione non avrebbe scoperto il suo rin'negan; e se è merito mio voi avete un gigantesco debito con me, il che non sarà proprio divertente, vero?» il suo sorriso si allargò a dismisura. «Sapete che le mie bambine non vedono l’ora di essere ospiti da voi per una settimana? Sono sempre state così curiose di vedere le stanze private di Hitoshi!»
Gli Uchiha si irrigidirono. Ci fu un attimo di impasse, un lungo, sfrigolante attimo in cui l’aria della stanza si divise in una zona gelida e una bollente. Alla fine Sakura sospirò, scuotendo la testa.
«A stare con te la vita di una persona non fa che accorciarsi...» borbottò.
«Potreste anche mostrare un po' più di entusiasmo» si lamentò Naruto. «Diglielo anche tu, Hitoshi!»
«Io non ero d'accordo con questa pagliacciata» fu ciò che esclamò Hitoshi.
«Ingrato!»
«Va bene, Naruto, sei stato bravo» intervenne Jiraya. «Adesso però vieni con me; ora che Hitoshi è sistemato hai altre cose di cui occuparti.»
«Ma nessuno di loro mi ha ringraziato!»
«Sparisci o ti faccio a pezzi!» ruggì Sakura, trattenuta da Sasuke.
Di fronte alla minaccia Jiraya si affrettò a portare via Naruto, lasciando soli gli Uchiha. Allora Sasuke lasciò andare la moglie, e insieme raggiunsero Hitoshi. Sembravano intimoriti, preoccupati, ma in fondo all'ansia brillava una scintilla di ammirazione.
«Non sappiamo niente di questo rin'negan...» mormorò Sakura, prendendo il viso del figlio tra le mani come se le risposte fossero nei suoi occhi. «Chiederò a Shizune di fare qualche ricerca. Forse tra le carte della maestra Tsunade troverà qualcosa di utile.»
«Come funziona?» chiese invece Sasuke, guadagnandosi un'occhiata di disappunto da Sakura.
«Non lo so bene nemmeno io» ammise Hitoshi. Si sentiva di nuovo piccolo, in imbarazzo. Aveva una nuova tecnica strabiliante, ma nessuno sapeva come usarla, lui meno di tutti. «Per ora sembra che si attivi come lo sharingan, ma si usa in maniera diversa.»
Sasuke fece per chiedere di provare ad attivarlo, ma Sakura lo fermò prima: «non ci pensare nemmeno! Adesso Hitoshi deve finire i controlli e riprendersi, poi farete tutte le prove che volete.»
Padre e figlio si scambiarono uno sguardo, ma non osarono protestare. Sakura fece scivolare la mano lungo il viso di Hitoshi, accarezzandogli la guancia. «Non mi interessa cosa ci sia dentro i tuoi occhi... A me basta che tu stia bene.»
Hitoshi abbassò lo sguardo. Sapeva che anche Sasuke aveva fatto la stessa cosa, perché sentiva che entrambi stavano elaborando il medesimo pensiero: solo un Uchiha può capire.

Jiraya si riprese le patatine che aveva lasciato a Naruto, affondando la mano e scoprendo con disappunto che doveva arrivare fino in fondo per trovare qualcosa.
«E' andata bene, giusto?» chiese l'allievo, mentre attraversavano i lunghi corridoi dell'ospedale.
«E' solo l'inizio» rispose il maestro. «Il rin'negan è un'arma potentissima se Hitoshi impara ad usarlo, ma finché non sappiamo cosa farcene è come non averlo. Piuttosto, mi stavo chiedendo una cosa...» Jiraya smise di camminare, e Naruto lo fissò, interrogativo. «Se l'Eremita delle Sei Vie ha creato i Bijuu utilizzando il rin'negan, può essere che il rin'negan di Hitoshi abbia potere su Kyuubi?»
Naruto corrugò la fronte. Il suo primo istinto fu di difendersi, di difendere la creatura con cui aveva diviso lo spirito per tutti quegli anni, ma lo controllò.
«Dubito che un ragazzino con una tecnica sconosciuta possa farci paura» cercò di sdrammatizzare.
Jiraya serrò leggermente le labbra, prima di parlare di nuovo. «Tu e la Volpe siete due creature distinte, Naruto. Smettila di parlare al plurale, lo facevi quando hai perso la testa a diciotto anni.»
Naruto accusò il colpo, distogliendo lo sguardo. «Sai cosa intendo, dai... Non ci sarà mai bisogno di mettere Kyuubi e il rin'negan uno contro l'altro.»
«Lo spero, Naruto. Lo spero.»
Jiraya sospirò profondamente, riflettendo su come la vita unisce e separa le persone: neanche lui avrebbe mai pensato di ritrovarsi a combattere con Orochimaru per decidere chi doveva vivere, eppure era accaduto. Si augurava che per Naruto le prove fossero finite, ma sapeva per esperienza che una persona come lui non sarebbe mai rimasta in pace troppo a lungo...
«Adesso basta Uchiha, mi fanno venire l'orticaria!» esclamò il sennin, passando un braccio attorno al collo di Naruto e riprendendo a camminare. «Hai ancora quell'incosciente di Chiharu da strigliare, e devi farmi sapere se Baka potrà continuare a farmi da musa per la saga della Pomiciata o verrà consegnato nelle mani di Gaara. Ma attento: se è la seconda opzione avrai tutti i miei fan contro!»
«Cosa? Baka ti fa da musa per la saga della Pomiciata? Stai scrivendo un libro omosessuale?»
«Non essere ridicolo! Lo uso perché i verginelli hanno una fantasia molto più fervida dei padri di famiglia come te.»
«Baka verginello? Ma da quando? E' famoso per cambiare una donna a settimana.»
«Cambiarle non significa portarle a letto... E comunque lui è schifosamente innamorato di Chiharu, che non gliela darà mai. Quindi mi sarà di ispirazione per sempre. Tienilo fuori dalle carceri di Suna, fallo per me...»
Naruto fece una smorfia: tutto quel parlare di Chiharu gli ricordava che doveva affrontare la sua questione, anche se non sarebbe stato piacevole. Respirò profondamente, cercando invano la voglia di farlo, e alla fine sbuffò.
«Vedrò cosa riesco a fare...» mugugnò.


Nel buio Kyuubi meditava.
Lei e il rin'negan, di nuovo faccia a faccia? Lei e gli occhi di Hagoromo...
Agitò le code, abbassando le palpebre.
Non sapeva se l'idea la facesse fremere di timore o impazienza...








* * *

Salve a tutti!
Perdonate l'assenza della scorsa settimana,
ma il nuovo lavoro mi sta succhiando l'anima.
Nonostante ciò sono riuscita a completare anche questo capitolo,
e finalmente lo metto a vostra disposizione.
Purtroppo non è lunghissimo, ma avevo bisogno di
mettere un punto alla faccenda di Hitoshi, almeno per ora.

Ora dovremmo aver finito con gli Uchiha,
hanno avuto fin troppo spazio.
Dal prossimo capitolo torniamo a rompere le scatole
ai ragazzini!
E a Naruto.

Grazie per la pazienza dimostrata nel seguire questa lunga e lenta storia,
un abbraccio a tutti.


Susanna



Il prossimo capitolo è amorevolmente dedicato
ai detrattori di Chiharu.
  
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