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Autore: Zazar90    20/01/2010    15 recensioni
Comincia la commedia del fiorentin poeta Dante Alighieri, nel quale si mostra smarrito in una valle e impedito da quattro bestie, che lo accompagneranno via da quel luogo e lo condurranno sulla retta via.
Ma se tali bestie altro non fossero che i componenti di un famosissimo gruppo musicale?
E se i luoghi in cui lo porteranno fossero popolati dalle più celebri leggende della musica?
Questo ed altro.. Al di là della selva oscura.
Genere: Commedia, Parodia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura
Che la dritta via era smarrita

Oh! Quanto è doloroso descrivere come era brutta questa selva selvaggia, intricata e piena di insidie.. Al solo pensiero mi torna la paura! Era così buia e spaventosa, che solo la morte lo era di più.. Ma per raccontare del bene che vi trovai, vi narrerò delle altre cose che io vi ho incontrato.
Non saprei ridirvi il modo in cui vi entrai, poiché ero un po’ assonnato allora, quando la retta via abbandonai.. Ma dopo che arrivato fui ai piedi di un collicello, dove finalmente terminava la selva selvaggia che tanto mi angosciava, in alto guardai e vidi i suoi pendii illuminati dal sole, quel pianeta che tutti ci guida lungo al nostro sentiero. Codesta visione fece calmare un poco la mia paura, che nel profondo del cuor mi era cresciuta durante la notte passata con tanto affanno.
E come il naufrago, che con molta ansia e pericolo giunge a riva e si volge indietro a guardar le onde piene di pericolo, così l’animo mio, che ancor stava fuggendo, si girò ad osservare quella selva selvaggia che mai lasciò persona viva.
Dopo che ebbi riposato un poco il corpo stanco, ripresi il cammino per quel colle solitario, con passo tanto incerto che il piede fermo era sempre il più basso. Ed ecco, quasi al principio della salita, mi apparve un’agile lonza dal manto maculato, la quale non si allontanava dal mio volto, anzi! Ostacolava così tanto il mio cammino che fui più volte tentato di tornarmene indietro.
“Io sono la lonza e simboleggio la Lussuria! Peccato che allieta gli uomini e seduce il mondo con le sue lusinghe!” mi disse allor la lonza, togliendosi dalle spalle il mantello maculato. Quindi io rimasi allibito, vedendo che tal lonza altro non era che un giovane dai lucenti capelli scuri e gli occhi color del bosco.
“Oh tu non sei una vera bestia!” urlai io, più che mai intimorito. La lonza si avvicinò dunque a me, povero ed indifeso poeta fiorentino.
“Ti sembro forse un gatto??”
“Orsù! Non mi pare affatto!!”
Era il principio del mattino ed il sole sorgeva insieme a quelle stelle che erano con lui nel momento della creazione.. Così il cuore mio spaventato ebbe motivo di speranza, contro quella terribile fiera dall’aspetto umano, poiché l’alba era e la dolce stagione mi chetava. Ma la speranza di salvarmi sparì all’apparizione di un leone, il quale contro di me veniva, tanto spaventoso che l’aria stessa pareva tremare.
“Sono il leone, grrr!! Faccio tanta paura e rappresento la Superbia!”
“Oh, ma nemmeno tu sei una reale belva!”
Pure codesta fiera aveva l’aspetto umano, un giovane dagli stretti occhi ed il sorrisetto da giullare. Ma presto dopo, una lupa talmente affamata da sembrar carica nella sua magrezza, si unì al resto delle fiere col suo aspetto minaccioso.
“Sono la lupa e ora ti mangio!”
Tale bestia mi suscitò una paura tanto tremenda che io persi la speranza di raggiunger la vetta.
“George, hai saltato un pezzo!!” rimproverò il leone, agitando il suo inquietante indice.
“Sono la lupa, ho tanta fame e ora ti mangio!!” ripeté la lupa, mostrando gli aguzzi denti.
“Non hai capito un accidente! Devi dire cosa rappresenti!!” corresse la lonza, con fare superiore. La lupa, or dunque, sorrise diabolicamente.
“Sono la lupa, rappresento l’Avarizia, ho tanta fame e ora ti mangio!!!”
“Ma tu non sei avaro, George!” commentò il leone, non essendo convinto.
“Però ho tanta fame e ora lo mangio!!”
Quelle bestie senza pace mi resero tanto disperato, da farmi indietreggiare verso la selva selvaggia priva di luce. E mentre io precipitavo verso tale luogo oscuro, mi apparve dinnanzi agli occhi chi per lungo silenzio pareva fioco.
“Abbi pietà di me, chiunque tu sia! Spirito o uomo vero!”
E lui mi rispose: “Non sono uomo, ma lo fui! E i parenti miei furono ebrei, tal che il mio vero cognome fu Zimmerman. Nacqui al tempo del grande Elvis e vissi in America da buon cantastorie, negli anni del folk e del rock’n’roll. Cantautore fui, e cantai gli ideali miei, poiché il superbo mondo fu corrotto. Ma tu perché ritorni nella selva? Perché non sali il dilettoso monte, principio e causa di perfetta felicità?”
“Oh non sei tu quel famoso Virgilio, sorgente di cultura e fiume di eloquenza?” domandai io, con vergognosa fronte.
“No, sono Bob Dylan!”
“Oh, tu che sei l’onore e la guida degli altri poeti, tu che sei il mio grande maestro e autore, vedi le bestie di cui tanta ho paura? Difendimi da loro, famoso saggio, poiché mi fanno tremare le vene e i polsi!”
“Ma ti ha appena detto di essere Bob Dylan, coglione!!”
“Zitto, John.. Voglio proprio vedere cosa succede!”
“Paul.. Ho fame!!”
“Sssh! Te lo mangi dopo Dante!!”
Il sommo Virgilio mi guardò dunque con i suoi illustri occhi, seppur me li ricordassi assai diversi.
“A te conviene seguire un diverso percorso, se uscire vuoi da questo luogo selvaggio. Poiché queste bestie, per le quali tu strilli tanto, non lasciano passare nessuno per la loro strada, ed hanno una natura tanto perfida da uccidere chiunque le incontri.”
“Ma noi non siamo così cattivi.. Giusto un pizzichino!” si lamentò la lupa, un poco dispiaciuta.
“Vedi, George.. Si riferisce a te, che dopo ogni pasto hai più fame di prima!” ridacchiò il leone, mostrando le sue terribili fauci. “Eih.. Io non ho delle terribili fauci! I miei denti sono bellissimi!!”
“Molti sono gli animali con cui si accoppiano e saranno sempre di più, finché non verrà il veltro a cacciarli.” predisse il fier Virgilio, suonando la propria chitarra. E a quel punto arrivò correndo il cane di cui egli cantava.
“Io sono il veltro e ristabilirò l’ordine, la pace e la giustizia nel mondo!”
“Uh che paura, sto tremando!!” commentò il leone, digrignando le sue terribili fauci. “Ancora con queste fauci?? Ah Dante, hai rotto il BIIIIIIIIIP!!!”
“Oh che carino! Ringo è un cagnolino!” esclamò la lupa, desiderosa qual’era di divorarsi anche il veltro. “Non è vero!! Non sono così affamato!!”
“Zitto, George! Io sono qui per punirvi!!”
“Questi non sarà avido né di dominio, né di ricchezze, ma di sapienza, amore e virtù, e la sua origine sarà fra la gente umile.” continuava a cantare il fier Virgilio. E il veltro osservava i propri avversari con disprezzo, facendosi bello di tutti i suoi valori.
“Sentito?? Io sono il bene e voi il male!!”
“Ma vaffanculo!!!” urlarono le tre fiere in coro, puntandogli avverso le loro malevoli braccia.
“Il mio braccino non è malevolo!” piagnucolò la lonza, ferita nella propria vanità.
“Almeno stavolta non ha avuto da ridire sui miei denti!” considerò il leone ignaro, avente delle terribili fauci. “Ma.. Ma.. Ma.. Sticazzi!!”
“Ed il veltro inseguirà le fiere per ogni città, fino a ricacciarle nell’Inferno, da dove il Demonio le fece uscire.” narrava il saggio Virgilio con la sua rauca voce ed un suono di armonica.
“Ma quello non è Bob Dylan?” domandò il veltro, assai incuriosito.
“Oh certo! È lui per davvero!” rispose la lupa, affamata qual’era del buon Virgilio. “Uffa!!”
“E allora perché lo chiama Virgilio?”
“Lo chiedi a me? Io per lui sono un lupo, tu un cane, John un leone e Paul un gatto!!”
“Oh fiere!! Fate silenzio e lasciate parlare il mio maestro!!” le zittii io, seppur con molto timore. A quel punto Messer Virgilio poté continuare.
“Perciò per il tuo bene, ritengo che tu debba seguire questi animali attraverso il luogo eterno, dove udrai le grida disperate e vedrai le anime dolenti di famosi personaggi. E vedrai poi coloro che, seppur nel fuoco, sono felici perché sperano un giorno di poter raggiungere le anime beate, alle quali poi tu salirai.”
E io a lui: “Poeta, io ti chiedo, in nome di quel Dio che non hai mai conosciuto, affinché io scampi da codesto male o da altro peggiore, perché non sarai tu a guidarmi dove hai detto ora?”
“Hai sentito cosa ha detto Dylan? Tu vieni con noi!” mi importunò la lonza, trattenendomi con i suoi taglienti artigli. “Guarda che ho le unghie corte io, bellino!!”
Mi volsi a rimirar il fidato Virgilio, ma con immensa paura scoprii che solo mi aveva lasciato. Con quelle fiere dall’aspetto umano, la lonza, il leone, la lupa ed il veltro.
“Andiamo, Dante! L’inferno ci aspetta!!”
Allor si mossero, ed io le seguii.






Si lo so.. E' una cazzata! u.u   Ma vi prego di capirmi.. Sto preparando un esame su Dante e si sa, la mente fa brutti scherzi!! ;)

Zazar Ramone
   
 
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