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Autore: Melany    08/07/2005    7 recensioni
Molti la definivano ‘La Regina delle Serpi’.
Non aveva nessun amico, se non un ragazzo con il quale si confidava.
Da quel che aveva capito era Inglese e viveva segregato in casa.
Era orfano, i suoi erano morti in un incidente auto.
Dormiva in un sottoscala, tormentato dal cugino e dagli zii con cui conviveva.
Neanche lui aveva amici.
Tutti lo consideravano uno sfigato.
Tutti tranne lei.
Si erano conosciuti per caso su Internet ed era iniziata la corrispondenza.
Lui si faceva chiamare ‘Harry11’ e lei ‘Serpe’ forza dell’abitudine.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Sorpresa | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ambra Ramos era una ragazza piuttosto normale, senza pretese. Viveva in Spagna, suo padre era spagnolo, sua madre era spagnola, e lei era spagnola. Almeno, così credeva. Aveva dieci anni, ma frequentava il secondo anno delle medie. Avrebbe preso la maturità a sedici anni e avrebbe dovuto aspettarne tre prima di poter guidare una macchina.
Tutti la consideravano una specie di bambina prodigio.
Non assomigliava ad una Spagnola.
Assolutamente.
Anzi.
Sembrava la nipote di Dracula.
Almeno così le dicevano.
Capelli neri. Lunghi sotto le spalle.
Occhi anch’essi nerissimi, color ossidiana.
Una pelle candida, ma non ‘bianca’, e un carattere d’inferno.
Fredda come il ghiaccio e una lingua tagliente come una spada.
Molti la definivano ‘La Regina delle Serpi’.
Non aveva nessun amico, se non un ragazzo con il quale si confidava.
Da quel che aveva capito era Inglese e viveva segregato in casa.
Era orfano, i suoi erano morti in un incidente auto.
Dormiva in un sottoscala, tormentato dal cugino e dagli zii con cui conviveva.
Neanche lui aveva amici.
Tutti lo consideravano uno sfigato.
Tutti tranne lei.
Si erano conosciuti per caso su Internet ed era iniziata la corrispondenza.
Lui si faceva chiamare ‘Harry11’ e lei ‘Serpe’ forza dell’abitudine.
Ambra entrò in casa.
Le luci erano abbassate e sul tavolo della cucina troneggiava una torta con sopra undici candeline.
Se n’era completamente dimenticata… era il suo compleanno. Sul tavolo, affianco alla torta vi era una lettera.
Scritta con inchiostro verde, e sopra c’era il suo nome.

“Miss Ambra Ramos o Pansy Parkinson.
Stanza da pranzo.
22. Cristoforo Colombo.
Madrid.”

La ragazza rilesse le parole scritte in verde sul foglio di pergamena.
Per un secondo pensò si trattasse di Harry, ma poi il nome ‘Pansy Parkinson’ le saltò agli occhi.

- Pansy Parkinson? E chi è?- disse a se stesse.

- Tu- una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.

- E.. e lei chi è? Esca immediatamente o chiamo la polizia!- urlò con quanto fiato aveva in gola.

- Calma, calma, quanta rabbia.. calmati bambina- le mormorò con voce dolce.

- Chi è lei?- ringhiò.

- Mi presento, Devon Parkinson, tuo padre-

- Ma che sta dicendo?Mio padre si chiama Pedro Ramos!-

- Sbagliato cara Pansy. Quello che tu credevi tuo padre ti ha ingannato. Ti ha portato via da noi Pansy! Ti ha rapita e portata qui! Tu non sei spagnola! Sei Inglese! Ed ora.. leggi la lettera!

Pansy guardò l’uomo, quello che diceva di essere suo padre, poi spostò lo sguardo sulla busta di pergamena ancora intatta e l’aprì piano.
Il silenzio regnava sovrano.
Gli occhi di Devon brillavano di una strana luce, mista fra curiosità e orgoglio.
La ragazza sfilò la lettera ed iniziò a leggerla lentamente.

“SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Direttore: Albus Silente (Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. Dei Maghi)
Cara Miss Parkinson,
Siamo lieti d’informarLa che Lei ha il diritto di frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
. I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta vaia gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi
Minerva McGranitt
Vicedirettrice”

Pansy rilesse la lettera 3 volte, poi osservò l’uomo che la guardava soddisfatto.

- E’ uno scherzo?- domandò.

- Dovrebbe?-

- E io che ne so?-

Devon sorrise ed estrasse una bacchetta.
L’agitò piano, sussurrò qualche parola a lei incomprensibile e un lampo di luce illuminò la stanza.

- Ora sei convinta?-

La ragazza annuì piano, ancora sbalordita da ciò che aveva visto.

- Allora, ci vieni a Londra con me? Tua madre non vede l’ora di vederti!-

- Mia madre?-

- Certo! Che credevi? Ah, dimenticavo, ragazzo, vieni avanti!-

Un ragazzo biondo con gli occhi azzurri striati d’argento venne avanti. Era pallidissimo e ‘Ambra’ si chiese se non fosse malato.
Ma il fatto che sorridesse le diede, come dire… un senso di tranquillità.

- Pansy, voglio presentarti Draco- disse il padre. – Draco, lei è Pansy, mia figlia-

Il ragazzo le si avvicinò depositando un bacio sulla mano di lei.

- Pi.. piacere- mormorò la brunetta.

- Incantato- le disse di rimando.

- Pansy, tu e Draco siete stati fidanzati alla nascita-

Un lampo le attraversò gli occhi.

- Fidanzati?-

Il ragazzo sorrise.

- Esattamente. Fidanzati-

Devon comprese che alla figlia quella notizia non andava a genio, ma in fondo aveva ancora sette anni per imparare ad amare Draco.

- Bene, ora che vi conoscete, credo sia il caso di andare- disse l’uomo.

I due ragazzi annuirono.
Gli fece cenno di avvicinarsi al camino, il biondino sembrava tranquillo, ma a lei dava una strana sensazione.

- Tranquilla Pansy, ci sono io- le mormorò il ragazzo prendendole la mano.

‘Ambra’ annuì piano lasciandosi condurre docilmente all’interno della cappa.
Devon mormorò qualche parola a lei incomprensibile.
Sentì un gran tonfo, poi, come se qualcosa le strattonasse l’ombelico.
Serrò gli occhi più forte che poté pregando mentalmente Dio perché quella non fosse la sua morte.
A quanto pareva Dio sembrava averla ascoltata. Poco dopo, infatti, si ritrovò in un enorme salone di un grandissimo castello.
Guardandosi intorno poté notare un particolare leggermente inquietante…
L’intera stanza era coperta da drappi verde smeraldo con ricami d’argento.
Alcune voci la fecero voltare… vide tre persone venirle in contro.
Due di esse avevano i capelli biondi, quasi bianchi, mentre la terza era una donna, con lunghi capelli color ossidiana e gli occhi neri come la notte.
Chiunque avesse guardato la scena con occhio obbiettivo avrebbe sicuramente notato l’incredibile somiglianza fra le due.
Erano esattamente una la copia più in grande dell’altra.

- Pansy!- urlò la donna avvicinandosi alla ragazza.

La accarezzò una guancia per poi stringerla in un forte abbraccio.

- Bimba mia! Quanto sei cresciuta!- disse mentre lei la guardava leggermente confusa

Devon, notando lo sguardo accigliato della figlia dedusse che alcune presentazioni erano debito.

- Pansy, lei è Victoria, tua madre…-

- Mamma…- mormorò lei.

Non aveva mai avuto una madre.
O meglio, l’aveva avuta molti anni prima, ma poi, quando lei aveva compiuto cinque anni era morta.
Quella sera mille festeggiamenti rallegrarono Parkinson Manor, ma ‘Ambra’, nella fretta aveva scordato una lettera, abbandonata sul tavolo di Via Cristoforo Colombo 22.
“Cara Ambra,
TANTI AUGURI!! Ora hai ufficialmente 11 anni.
Sai, mi hanno detto che gli 11 anni sono un’età magica e fortunata. Lo spero vivamente.
Ma io, sono già fortunatissimo ad aver conosciuto un’amica così dolce, simpatica e.. particolare.
Oh! Ambra, sei la mia migliore amica, anche se tu vivi a Madrid ed io a Londra.
Ti voglio, e ti vorrò sempre un mondo di bene.
Chissà se riusciremo mai ad incontrarci…
Ma se è sì, allora io voglio amarti.
E lo farò, Ambra, promesso!
Ancora tanti auguri.

Tuo, Harry James Potter”

Così, mentre a pochi chilometri di distanza, Pansy festeggiava il suo ritorno a casa, un ragazzo, sognava una risposta ad una lettera che era destinata a rimanere tale.

****

Erano passati alcuni mesi da quando Ambra Ramos aveva scoperto di chiamarsi Pansy Parkinson ed era venuta a conoscenza del mondo magico.

Inutile dire che aveva scritto una miriade di lettere ad Harry, ma che poi, forse per la paura di rivelare chi era in realtà non le aveva mai spedite.
Ed ora erano lì. Conservate gelosamente allegate a tutte quelle che si erano mandati.
Ma in quei pochi mesi che aveva trascorso a Parkinson Manor, Pansy era cambiata.
Era diventata più grande.
Ora aveva una vera famiglia.
Una vera casa.
Dei veri amici.
Eh già! Draco e Blaise erano davvero grandi!
Simpatici e rompicoglioni.
La rispettavano sempre, in ogni occasione.
Abitavano a qualche campo di distanza, tutti e tre in tre castelli diversi, tutti sempre amici.
Mancava poco all’inizio della scuola.
Aveva già comprato tutto e, ovviamente, sapeva ogni cosa.
In che casa sarebbe dovuta andare, chi avrebbe dovuto odiare e amare come si sarebbe dovuta comportare. Insomma… una macchina.
Ma questo lei non lo sapeva.
Sapeva che avrebbe dovuto odiare un ragazzo di nome Harry James Potter.
Il fatto che il primo nome e il cognome fossero identici a quelli di colui che era stato il suo unico amico per due anni lo attribuiva al caso.

****

1° settembre. Stazione di King Cross. Treno, L’Espresso per Hogwarts.

Pansy era comodamente seduta sul sedile rivestito da morbida pelle.
Sfogliava distrattamente il libro che le aveva regalato sua madre prima di partire, in attesa che il treno di muovesse. Blaise, Draco, Theodor e quei due mongoli di TigerGoyle erano andati a cercare qualcosa da magiare… ma probabilmente stavano sfottendo qualche ragazzino più piccolo di loro.
Sospirò.
Certa gente non cambiava mai.
I capelli color ossidiana erano tenuti fermi da un nastro argentato e le iridi color notte osservavano il paesaggio che al momento scorreva veloce.
Sistemò il libro al suo fianco appoggiando il mento sul palmo della mano, mentre il gomito era a sua volta appoggiato al minuscolo ‘tavolino’ attaccato al finestrino.
Sentì la porta scorrevole muoversi e voci vivaci provenienti dal corridoio invadere il piccolo scompartimento.
Era assolutamente certa che si trattasse dei ragazzi che erano tornati dal loro giro, ma una serie di voci a lei sconosciute le arrivarono all’orecchio.
Pochi secondi dopo poté sentire quella di Draco aggiungersi e un litigio in piena regola prendere forma.

- Guarda, guarda, chi abbiamo qui.. Potter.. Il-bambino-che-è-sopravvisuto!- lo schernì il biondo.

Pansy si girò di scatto, sorprendendosi ad osservare quegli occhi verde smeraldo.

- E tu saresti?-

- Draco Malfoy..- disse porgendo la mano. – Posso aiutarti io a riconoscere le amicizie giuste da quelle sbagliate- ghignò guardando quello che doveva essere un Weasley.

- Posso riconoscerle anche da solo, grazie- disse in tono gelido il ragazzo.

Strano. Pensò Pansy. Quel tipo aveva qualcosa di familiare, nello sguardo, nel modo di parlare.

Per un secondo Harry guardò Pansy.
I loro sguardi s’incrociarono e sembrarono entrambi capire.

- Ambra…- mormorò il ragazzo. Fu un suono appena percettibile, che solo lei colse.

- Harry- rispose piano.

- Pansy? Che fai?- le chiese Blaise notando il ‘contatto’ che si era creato fra i due.

La ragazza scosse la testa.

- Nulla.. mi è solo sembrato di vedere un vecchio amico..-

- Ma non avevi detto che eravamo noi i tuoi unici amici?- chiese Theodor.

- Una volta corrispondevo con un ragazzo.. prima di trasferirmi qui- spiegò lei

- Capisco- disse lui.

Ma quando voltò nuovamente lo sguardo verso gli occhi speranza di Harry lui se n’era già andato..
  
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