Note
dell’autrice: Salve a tutti. Volevo farvi una comunicazione importante. Non
tiratemi il collo, ma penso che riscriverò l’intera storia. Non preoccupatevi,
non la cancello, cambio solo un paio di particolari sulle date, perché mi sono
resa conto che, andando avanti, mi ritroverei parecchio nelle peste. L’idea è
questa: Cornelia se n’è andata da dieci anni e qui ci siamo, ma Rattigan è
precipitato dal Big Ben solo tre anni prima degli eventi di questa fanfiction,
tutto chiaro?
Prima
che me ne dimentichi: http://thestrandmagazine.forumcommunity.net/.
Questo
è il link di un bellissimo forum su Sherlock Holmes al quale io e Bellis siamo
iscritte. Iscrivetevi anche voi, è divertente.
ANGOLO
DELLE RECENSIONI:
BELLIS:
Grazie per i complimenti. L’idea principale era proprio quella di non dare un
attimo di sollievo al lettore. Il duello di spade volevo farlo un po’ più lungo,
ma mi sono resa conto che, forse, l’attenzione del lettore sarebbe stata messa a
dura prova da dettagli troppo “romanticheggianti” (come direbbe Holmes). Come ti
avevo già anticipato, per scoprire l’identità del misterioso salvatore dovrai
attendere il prossimo capitolo (lì sì che ci saranno particolari più
romanzeschi, spero).
Grazie
per le note personali. Per quanto riguarda le prove davanti allo specchio ho
preso la precauzione di togliere da terra il tappetino che è stato la causa del
mio scivolone. Sì, Rattigan parla in modo molto minaccioso, ma mi sono resa
conto che non sono riuscita, né riesco, a renderlo malvagio e subdolo quanto
vorrei. Spero di riuscire ad ottenere questo risultato in
seguito.
TENSI:
Beh, cosa posso dire? Grazie per i
complimenti, sono contenta che tu gradisca il “mio” Basil così
com’è.
MIRISTAR:
Grazie per i complimenti, spero di non aver tardato
troppo.
123BABYDEVIL123:
Sono contenta che la fiction ti piaccia. Cornelia l’ho voluta ideare proprio
così, perché anch’io sopporto poco le “femminucce” (io in primis sono quella che
va a fare le scampagnate in montagna senza preoccuparsi di infangarsi un po’ o
di rompersi un’unghia). Come ho scritto a Bellis, per il personaggio misterioso
dovrai attendere il prossimo capitolo (eh, lo so, sono sadica, ma altrimenti
come facevo a descrivere Rattigan?). Credimi, non sei la sola ad essere
innamorata di Basil, io lo adoro da quando avevo 4 anni e quando ero piccola lo
impersonavo nei giochi con mia sorella. Non sei la prima a propormi di mandare
la storia a qualcuno, la mia domanda è: qualcuno chi?
Grazie
a tutte per le recensioni che mi avete lasciato, mi fanno sempre un immenso
piacere.
Buona
lettura.
Capitolo
17
La
mattina seguente, Cornelia si svegliò nella sua camera. Dopo aver guardato la
pendola ed aver constatato che mancava poco alle nove, si alzò, si infilò una
vestaglia e scese al piano di sotto.
Stava
attraversando il corridoio che l’avrebbe portata in cucina, quando sentì il
suono di un violino provenire dal salotto. Si avvicinò alla stanza ed aprì la
porta. Sdraiato sulla sua poltrona a strimpellare lo strumento,con la sua veste
da camera color prugna indosso, stava Basil, con lo sguardo fisso davanti a sé
ed un’aria molto stanca.
“Buongiorno
Basil, stanotte non hai chiuso occhio vero?”
Il
detective sembrò riscuotersi dal suo stato di trance.
“Ah,
buongiorno anche a te Cornelia. No, non sono davvero riuscito a dormire.
Pensavo..”
“A
cosa?” chiese lei avvicinandosi ed abbracciandolo da
dietro.
“Al
fatto che Rattigan abbia saputo in anticipo quali sarebbero state le mie
mosse.”
“Dai,
cosa vuoi che sia? In fondo hai vinto, giusto? Io sono qui,la corona è al suo
posto,
“Sì,
ma se dovesse ricapitare? Stavolta abbiamo avuto fortuna, ma se la prossima
volta si organizzasse meglio?”
“Ci
organizzeremo meglio anche noi, su ora calmati dai.”
“No,
non ci riesco” sbottò lui, alzandosi di scatto dalla poltrona e lasciando cadere
il violino.
“E’
quasi riuscito a catturarti. Se fossi tornato qui invece di andare alla Torre di
Londra, non avrebbe nemmeno osato mandare i suoi uomini a bussare alla porta di
casa. Mi ha provocato, sapeva esattamente come avrei reagito e questo non riesco
a perdonarmelo.”
Cominciò
a camminare per la stanza, fermandosi poi davanti alla finestra.
“C’è
qualcosa che mi sfugge. Qualcosa di terribilmente ovvio.” Disse, fissando i
passanti per strada senza vederli veramente.
Cornelia
gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
“Tutti
commettiamo degli errori e non c’è nulla di poi così strano in questo. La nostra
forza sta nell’accettarli e nell’affrontarli al momento giusto. Ora però, devi
renderti conto che il pericolo di ieri sera è passato e che, almeno per un po’,
puoi rilassarti.”
Lui
si voltò e la guardò profondamente.
“Non
adirarti Cornelia, ma non penso che tu ti renda pienamente conto di come stiano
le cose. Quando ci si trova ad affrontarlo, si finisce per il ritrovarsi da un
alto di un’enorme scacchiera. Per vincere la partita bisogna sempre pensare tre
mosse avanti, con tutte le variabili che potrebbero scombussolare i tuoi
progetti. Se non agisco subito, se non trovo immediatamente la radice del
problema, ci ritroveremo tre mosse indietro rispetto a
lui.
Quando
te ne sei andata, i giochi erano appena cominciati. E’ riuscito a colpire più a
fondo di quanto tu possa immaginare.”
Cornelia
rimase in silenzio per qualche istante, poi si azzardò a
chiedere:
“Cosa
vuoi dire con ‘è riuscito a colpire più a fondo ’ ?”
“Nulla,
nulla, non farci caso.” Le rispose Basil evasivo.
“Beh,
comunque non credo che riuscirò a batterlo senza un po’ di cibo sullo stomaco.
Che ne dici, andiamo a fare colazione?”
Nonostante
la voglia di indagare su ciò che il detective aveva detto, l’attrice annuì e lo
seguì fuori dal salotto, nella sala da pranzo.
Per
tutta la durata del pasto, rimase per lo più in silenzio, rispondendo a
monosillabi quando le veniva posta una domanda che esigeva una risposta.
Pensava.
Pensava
a cosa poteva essere accaduto di così grave al suo detective in quegli anni in cui si
era dovuta tenere lontana dalla città.
Era
chiaro come il sole che Basil non voleva (o forse non poteva) parlargliene.
Doveva essere dunque una cosa molto grave. Guardandolo conversare con Topson, si
chiese se, in qualche modo, lei fosse coinvolta. No, non era possibile,
sicuramente l’avrebbe messa al corrente nel caso di una simile
eventualità.
Più
continuava a scervellarsi, più idee le nascevano nella mente, più si rendeva
conto di non stare arrivando da nessuna parte.
Stava
quasi per rinunciare, quando le venne un’idea: forse Basil non avrebbe parlato,
ma il suo biografo, nonché migliore amico, avrebbe fatto lo
stesso?
Subito
dopo colazione, i tre salirono nelle rispettive camere per vestirsi. Quando
Cornelia scese, trovò Topson da solo in salotto, tutto preso dalla lettura di un
giornale.
“Topson,
Basil è già sceso?” gli chiese.
“Oh
sì, e se n’è anche già andato.” Rispose lui, alzando brevemente gli occhi dalla
pagina di cronaca.
“Andato?
Dove?”
“Non
me l’ha detto, non mi mette mai al corrente di ciò che fa.” L’amarezza era
evidente nella voce del topo.
L’attrice
prese un bel respiro e si decise a chiedere:
“Da
quanto conosci Basil?”
Il
dottore alzò gli occhi dal giornale, stupito dalla
domanda.
“Da
tre anni, perché?”
“Sai
se sia successo qualcosa di terribile durante il periodo in cui io sono stata
assente dall’Inghilterra?”
“Moltissime
cose, per esempio…”
“No,
no, intendevo a Basil.”
Il
dottore ci rifletté brevemente per poi scuotere la testa.
“No,
mi spiace. Se è successo qualcosa dev’essere stato negli anni in cui è stato da
solo, perché io non ne so nulla. Come mai mi hai fatto questa
domanda?”
Cornelia
non sapeva se rispondere o meno, ma in fondo il dottore era stato sincero con
lei, quindi doveva ricambiare il gesto. Gli raccontò ciò che Basil le aveva
detto. Al termine del racconto, anche a Topson erano venuti un bel po’ di
grattacapi.
“Certo
che è strano.”
“Già,
Basil non è il tipo da farsi intimidire da…..”
Il
discorso fu interrotto bruscamente, dato che proprio il detective era appena
rientrato.
“Oh
salve Basil” disse Topson, forse con un po’ troppo entusiasmo “dove sei
stato?”
“A
riflettere” fu la risposta concisa dell’interpellato, che intanto si stava
accendendo la pipa.
“E…?”
lo incalzò Cornelia.
“E
niente!!!” sbottò lui “Non riesco a trovare la falla nel mio piano per tenerlo
sotto controllo.”
Camminò
avanti ed indietro per la stanza, quasi senza accorgersi della presenza degli
altri due. Quando ebbe terminato di fumare, ripose la pipa, afferrò il violino
ed andò a chiudersi nella sua stanza.
Topson
e Cornelia lo sentirono suonare per ore. Quando provarono a chiamarlo per l’ora
di pranzo, non ebbero risposta se non un prolungato acuto che poteva benissimo
essere interpretato come un ‘no grazie ’.
Il
giorno ormai stava per terminare e Basil non era ancora arrivato a capo del
problema. Dopo aver concluso che standosene chiuso in camera avrebbe risolto ben
poco, scese nuovamente nel salottino, si accese la pipa e si rimise a camminare,
incurante della presenza di Cornelia, che leggeva un libro rannicchiata su una
poltrona, e di Topson, che invece stava revisionando i conti dei suoi
pazienti.
Mentre
camminava, passò accanto allo scrittoio ed il suo sguardo cadde su un biglietto
di poche parole
A
mio modesto parere,
Buona
fortuna
B.
B’
Il
suo volto s’illuminò:
“Ma
certo, ci sono!!” esclamò e, senza che i due presenti nel salotto avessero
capito esattamente cos’era accaduto, si tolse la vestaglia, prese il suo
cappotto e si preparò ad uscire.
“Basil,
cos’è successo? Cos’hai capito?” gli chiese Cornelia.
“Ho
capito dov’è che devo andare a cercare la falla, tutto qua. Ora scusami, ma devo
andare.”
“Veniamo
con te?” chiese lei.
“Ehm…
no, meglio di no, visti gli ultimi eventi sarebbe piuttosto pericoloso. Restate qui.”
Detto
questo la baciò frettolosamente ed uscì in strada a passo
spedito.
Stupita,
Cornelia tornò allo scrittoio, alla ricerca di cosa poteva aver fatto accendere
una lampadina nella mente del detective.
Topson,
che nel frattempo era tornato ai suoi conti, sobbalzò quando la sentì
gridare.
“CHE
COSA?!?!”
Alzando
lo sguardo, la vide stringere convulsamente il biglietto che annunciava a Basil
il furto programmato per la sera precedente.
“Cosa
avete scoperto mia cara?”
“Non
c’è tempo per spiegare, forza, lo dobbiamo seguire.” Detto questo, lasciò cadere
il biglietto, corse fuori dalla stanza e si infilò il
cappotto.
Topson,
invece, si attardò per raccogliere il pezzo di carta e subito si rese conto di
cosa aveva indispettito la ragazza:
la
scrittura era di una donna.
FINE
DEL CAPITOLO
Ce
l’ho fatta, avete visto? Sono finalmente (?) tornata. Chi sarà questa
informatrice? Quale ruolo avrà nella vita di Basil? Sarà un ostacolo tra lui e
Cornelia?
Tutto
nei prossimi capitoli.
Grazie
per aver letto
Bebbe5