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Autore: Mistryss    31/01/2010    1 recensioni
Correva l'anno 1760 circa, e fra i tetti di una città del paese di Arjanne, si aggirava una misteriosa figura nerovestita.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Nei giorni precedenti l'esposizione, Jean cercò di pianificare il furto nei minimi dettagli: la precisione era fondamentale. Per prima cosa, si dedicò a togliere le viti dalla finestra da cui sarebbe entrato. Non era un operazione che richiedeva molto tempo, per cui nel giro di un'oretta fece tutto tranquillamente, dato che la contessa era sempre via. La cosa fondamentale però, era capire se era in grado o meno di arrivare dal tetto del palazzo di fianco a quello della donna, evitando possibilmente di sfracellarsi al suolo, per poi calarsi dentro con una corda. Fortunatamente tutto andò come previsto, e il giorno dell'esposizione arrivò in fretta.

Quella mattina, Jean faceva come al solito colazione con la sorella, quando questa attirò la sua attenzione.

- Ehi, Jean, oggi è il giorno dell'esposizione del diamante, vero?

- Ehm...sì, perchè? - Chiese il giovane, leggermente sospettoso.

- Secondo te c'è la possibilità che Black Rose cerchi di rubare il diamante? - Domandò speranzosa la ragazzina.

- Verrà sicuramente.

Jean rispose senza pensarci, ma poi si rese conto di quello che aveva detto, e cosa sarebbe successo di conseguenza: Maria quella sera avrebbe nuovamente cercato di ostacolarlo. Era sul punto di correggere l'affermazione, quando capì che cambiare opinione ora, sarebbe stato molto sospetto; insomma, un modo come un altro per dire: "Sono io il ladro!".

- Ihihihih, allora stasera ci sarà da divertirsi! Giuro che stasera ti prenderò, maledetto ladro!- Fece Maria, con un piede sulla tavola e rivolta al nulla.

- Eh...<< Pare che dovrò di nuovo prepararmi a una bella corsa... >> - Pensò Jean piuttosto rassegnato guardando la sorella parlare trionfalmente a vanvera.

 

Finalmente arrivò la sera, e Black Rose poté entrare in azione. Facendo attenzione a non essere notato da nessuno, spalancò la finestra della su stanza, e uscì nella notte, saltando da un tetto all'altro per raggiungere infine la villa della contessa.

Intanto, Maria era già arrivata da tempo alla casa della donna, e stava ancora cercando di convincere la sicurezza a farla entrare.

- Vi dico che non m'interessa quel maledettissimo diamante!! Sono qui solo perché è probabile che Black Rose cercherà di rubare la pietra! - sbraitava seccata la giovane, cercando di convincere le guardie.

- Te lo ripeto, ragazzino: non puoi entrare, fila a casa! – insisteva piuttosto seccata una guardia, all'ingresso della casa.

Proprio in quel momento, Jean, nei panni di Black Rose, era arrivato davanti alla finestra che aveva sistemato per il furto, e studiava la situazione all'interno dell'abitazione: le guardie passavano anche nei corridoi, a differenza di quanto aveva detto la contessa. La cosa si faceva difficile, probabilmente avrebbe dovuto cambiare tattica. O forse no? Osservando attentamente la situazione, il giovane ladro notò che le guardie per un certo tempo, lasciavano scoperta la parte di corridoio in cui doveva entrare, per andare a controllare altrove, che nessuno passasse.

<< Ah! Pessima mossa, lasciare così il corridoio…sarà un giochetto da ragazzi per me entrare e rubare. Se tutto va liscio, in meno di 5 minuti avrò finito!! >> pensò con finta delusione.

Senza ulteriori indugi, Black Rose si spostò verso la stanza, si diede lo slancio, e con un calcio, fece cadere nel modo più rumoroso possibile la finestra della camera d'esposizione, dove fece cadere un foglio per far perdere tempo ai poliziotti.  Subito tutte le guardie di precipitarono a controllare cos'era successo, proprio come da programma, e nel frattempo lui, passò da una finestra che aveva precedentemente lasciato leggermente aperta, in modo da non doversi preoccupare di doverne aprire una, facendosi così notare.

<< Certo che quella donna è strana; prima dice che non vuole affidarsi alla polizia, e poi si fa riempire la casa di guardie! Bah! Tanto contro di me non c'è guardia che tenga... certo che però, una cosa che le manca è la fiducia nel prossimo... >> pensò Jean mentre correva verso la stanza segreta.

Per sua fortuna, non avevano chiuso la porta: si preannunciava un lavoretto facile facile. Senza troppi complimenti, entrò nella stanza. Il diamante era là, su un piedistallo in bella mostra, non restava che prenderlo, e così fece. Appena preso l'oggetto, lo mise in una tasca nel mantello all'altezza del petto, posò al suo posto un bocciolo di rosa nera, e cercò di tornare alla finestra da cui era entrato, ma all'improvviso, un urlo lo fece sobbalzare.

- Ehi, tu, fermo! - Gridò una guardia vedendolo.

<< Oh, merda...sono nei guai! >>

Immediatamente, sopraggiunsero altre guardie, che si gettarono all'inseguimento del ladro, cercando di prenderlo. Per sua sfortuna, Jean dovette deviare dalla sua meta, poiché le guardie ormai gli erano dietro, e dirigersi nel corridoio della zona sud del palazzo, piena di camere tutte comunicanti fra loro e niente in cui nascondersi per sfuggire agli inseguitori.

- Fermate quel ladro!- urlò uno di loro quando vide avvicinarsi altri colleghi.

Ma il ragazzo non era certo un tipo facile da prendere, e quando questi cercarono di bloccare il passaggio, lui accelerando la velocità, abbassò la testa e si lanciò contro lo stomaco di una delle guardie, facendola cadere, per poi superarla di corsa nella confusione generale. Ma nonostante la leggera confusione creatasi, gli furono presto nuovamente alle calcagna, pronti a sparargli, puntando i loro fucili, e dato l'ambiente stretto, per il giovane ladro sarebbe stata un'impresa pressoché impossibile riuscire in qualche modo a evitarli. Infatti, presto arrivarono a lui i primi spari: riuscì a schivarne per pura fortuna un paio riparandosi dietro una colonna, ma subito gli uomini si avvicinarono e continuarono a sparare, facendo in parte centro, poiché un proiettile lo colpì di striscio alla gamba sinistra. Il ladro ignorò il dolore e continuò la sua corsa, cercando di seminare gli inseguitori per poi farli cadere nella sua trappola. Presto però, un nuovo colpo lo raggiunse, questa volta al braccio destro. Non poteva più permettersi di continuare a scappare così, con il diamante. Presto, a forza di fare lo avrebbero colpito in pieno, catturato, e preso il diamante. Era ora di agire. Appena vide chiaramente gli avversari avvicinarsi, finse di cadere a causa di una delle ferite, e come aveva previsto, subito venne accerchiato. Immediatamente scattò la trappola: tirò fuori da una tasca segreta del mantello, alcune palline e senza indugio, le lanciò a terra, facendo subito alzare una foltissima nube di fumo, rendendo così impossibile per le guardie vedere qualcosa. Approfittando di ciò, il ragazzo passò fra gli uomini e corse via a tutto fiato, scavalcandone anche un paio, per raggiungere poi dopo un estenuante corsa, la finestra da cui era entrato, per poi finalmente uscire.

<< Ahahah! Che grande invenzione queste bombette fumogene!! Meno male che zio Louis è andato anche in Asia, sennò alla sua ultima visita, non avrei mai potuto scoprire questi meravigliosi affari, e riprodurli! Anche se mi dispiace che non siano potenti come le originali, nè tantomeno così resistenti... >> Pensò mentre saltava agilmente dal palazzo della contessa, a quello lì vicino.

In quello stesso istante, Maria stava ancora inutilmente tentando di entrare in casa, quando sentì qualcosa caderle in testa. La ragazza alzò gli occhi al cielo, e vide una figura nera saltare dalla casa al tetto di quella successiva. Non c'erano dubbi: era Black Rose. Senza dire una parola, corse in direzione dell'appiglio più vicino per potersi arrampicare sul tetto della casa a fianco e raggiungerlo.

<< Maledetto ladro, maledetto ladro, maledetto ladro!! Giuro che questa volta ti prenderò!! >> Pensò mentre correva sul tetto per raggiungere il suo avversario.

Finalmente riuscì a scorgerlo dritto davanti a lei, anche se molto più avanti. Facendo attenzione a non essere scoperta, si avvicinò il più possibile al ladro, cercando poi di sorprenderlo per saltargli addosso, ma all'ultimo si fermò.

<< No, non posso! Non sarebbe corretto prendere un avversario alle spalle! >> Si disse intenzionata a regolare i conti con l'avversario, nel modo più leale possibile.

- Ehi, Black Rose! - Lo chiamò infine Maria.

<< Maledizione, alla fine è davvero venuta... >> Pensò Jean sentendosi chiamare.

Senza perdere la calma, si voltò verso la sorella, ormai pronto a tutto.

- Che vuoi, ragazzina? Non ti sei ancora decisa a lasciarmi stare? – le domandò con un accento britannico, e una voce più profonda di quanto lo fosse quando non rubava.

- No! E ora in guardia ladro: ti sfido a duello! - Rispose Maria sfoderando la spada che aveva legato alla cintura.

- Va bene, ma quando ti batterò non metterti a frignare, ok? << Magari ne approfitterò per vedere se si ricorda le mie lezioni... >> Pensò il ragazzo, sfoderando a sua volta l'arma.

I due si misero in posizione di partenza, e dopo alcuni secondi, scattarono l'uno in contro all'altro, spade in pugno in una danza di lame. Maria schivava abbastanza agilmente i colpi inferti dall'avversario, cercando di mandare a segno più di un colpo, mentre Black Rose non solo faceva continui affondi, ma riusciva allo stesso tempo a parare i colpi della ragazzina, mettendola anche in difficoltà. Ma Maria non dava segno di volersi arrendere, e tentò di colpire l'avversario con un fendente, che questi schivò all'ultimo per poi bloccarle ogni mossa con una presa del ferro, ma lei riuscì a liberarsi, e provò a colpirlo con un affondo, che riuscì quasi a colpirlo.

<< Però...devo dire che le ho insegnato bene! >> Ragazzina, devo dire che combatti bene per essere una donna! - Dovette ammettere Jean, con fare quasi galante.

- Eheh, ho avuto un buon maestro...

- E potrei sapere chi sarebbe costui?

La giovane si portò l'indice medio alle labbra, e con un sorrisetto rispose:

- Désolé, c'est un secret!

- Non vuoi dirmelo, eh? Va be', fa niente. << Tanto lo so che il tuo maestro sono io! Nostro padre non insegnerebbe mai a una ragazza. >>

Lo scontro procedeva senza esclusione di colpi, la giovane Maria anche se con fatica, dimostrava una buona abilità nel maneggiare la spada, e riusciva a tenere testa, anche se a stento, a un avversario più preparato di lei. Ormai erano alcuni minuti che combattevano, ed entrambe iniziavano ad essere affaticati. Jean per il momento era in vantaggio, ma quando si apprestò a sferrare il suo colpo, all'improvviso, la sorella crollò a terra.

- Ehi ma che hai?!

Immediatamente, il giovane si precipitò verso la sfidante, che giaceva a terra priva di sensi, per cercare di farla rinvenire.

- Su...avanti, riprenditi! Maria...!

Ma nonostante le scosse, questa non rinveniva, ciò fece sorgere al ragazzo un dubbio. Velocemente si sfilò momentaneamente dal viso la maschera, e poggiò le sue mani sulla fronte sua e della sorella.

- << Maledizione, scotta! L'è salita già la febbre in poco tempo...>> Di questo passo... Devo portarla a casa, e in fretta!

E così, Jean si rinfilò la maschera e prese in spalle la sorella per poterla riportare a casa. Ma portare un malato a cavalcioni, correndo sui tetti non era di certo un impresa facile, soprattutto se anche feriti da delle armi da fuoco, e a causa di ciò, durante il tragitto all'improvviso il giovane ladro perse l'equilibrio, facendo cadere la ragazza, che dato lo stato di incoscienza, stava per cadere dal tetto. Fortunatamente, però, riuscì ad afferrarla in tempo con una mano, evitando così che si sfracellasse al suolo dopo un volo di 4-5 metri.

- Resisti, sorellina! - Disse lui a denti stretti mentre cercava di tirarla su.

Ma all'improvviso, sentì la mano della sorella scivolare via dalla sua, per tornare a rischiare di cadere dal tetto. Stava per afferrarla nuovamente anche con l'altra mano, quando notò che il diamante, stava uscendo dalla tasca in cui lo aveva messo, e si avvicinava anche lui pericolosamente al bordo dell'edificio. Se non lo avesse preso in tempo, sarebbe caduto anche lui.

<< Maledizione, che faccio ora? Maria sta per cadere, e con una sola mano non ce la faccio a tenerla, ma anche il diamante sta per cadere, e lasciare che accada sarebbe come vanificare tutti gli sforzi che ho fatto! Ma se prendo il diamante, Maria cadrà! Dannazione, non c'è un modo per salvare capra e cavoli?! >>

Ma non c'era tempo per pensarci, all'improvviso la presa sulla mano della ragazzina gli venne a meno, ma Jean immediatamente la riafferrò, stavolta con entrambe le mani, per tirarla su, lasciando così cadere il diamante giù dal palazzo, facendolo finire chissà dove.

- Eeeeh, Maria, Maria, guarda cosa mi fai fare... - Disse con finto tono di rimprovero, caricandosela nuovamente sulle spalle.

 

Presto arrivarono a casa. Fortunatamente, Monsieur De la Rou era anche quella sera via per lavoro, nessuno quindi avrebbe notato il ragazzo che come la volta precedente s'arrampicava per la rete di edera, stavolta con molta fatica dato il peso supplementare. Come sempre Jean entrò dalla finestra della sua stanza, ma questa volta, non si chiuse dentro: la priorità andava a Maria, per cui uscì in corridoio e fece per raggiungere la sua camera, quando all'improvviso le candele dietro di lui vennero accese da qualcuno.

- Allora, è come sospettavo: il famigerato ladro Black Rose siete voi, padron Jean. - Disse una voce alle spalle del ragazzo.

Si trattava di un ragazzo della sua stessa età, di media statura, dai lunghi capelli castani legati in una coda bassa come si usava sempre in quegli anni, che appoggiato al muro, a braccia conserte, osservava il giovane ladro.

- Mpf, come mi hai scoperto, René? - Domandò lui con un sorrisetto ironico, sfilandosi la maschera.

- Insomma, sono al vostro servizio da anni, capisco quando nascondete qualcosa! Inoltre, più di una volta ho trovato la sera tarda la vostra stanza vuota, e il giorno dopo sentito di un nuovo furto di Black Rose. Non sono così stupido da non collegare le cose, sa? Però, c'è una cosa che non capisco: perché?

Jean rimase in silenzio per alcuni istanti, cercando di decidere se parlarne o no a quello che lui considerava il suo migliore amico, anche se un servitore.

- Prima, aiutami a mettere a letto Maria, dato che sta di nuovo male, e dopo te ne parlerò. – gli disse indicando la sorella.

- Come desiderate - rispose il servitore facendo un leggero inchino.

I due misero a letto la giovane, con tutta la delicatezza possibile, poi chiamarono un medico per farla controllare, e infine andarono nella stanza di Jean a discutere.

- Dunque, tu vuoi sapere perchè rubo? - disse il giovane ladro, chiudendo la porta e iniziando a cambiarsi.

- Esattamente.

- La storia è lunghina...dunque, ti ricordi l'orfanotrofio dove siete cresciuti tu e Marianne, no? Beh, sta per essere abbattuto. E indovina da chi? Da mio padre. E' cominciato tutto una mattina di un paio di mesi fa. Ero uscito per andare a parlare con un collega di mio padre riguardo non ricordo più cosa, e in quel momento, passai vicino al tuo orfanotrofio. Lì sentii mio padre che con un tono duro, e quasi famelico, ordinava entro tre mesi lo sgombero dell'orfanotrofio, perché il terreno su cui giaceva, gli era stato appena venduto. La suora che si occupava dell'orfanotrofio, sorella Josephine, ha chiesto dove sarebbero andati allora, dato che quei bambini non avevano un posto dove andare. Mio padre con freddezza gli ha risposto: "non è affar mio, a me non interessa che cosa farete, mi interessa solo il terreno su cui giace questo edificio". Sorella Josephine lo ha supplicato di ripensarci, ma lui ha detto solo, che a meno che non gli venisse pagata una cifra più alta di quella per cui ha comprato il terreno, non avrebbe lasciato perdere. Ha detto che voleva essere buono, quindi ha allungato il tempo per lo sgombero a sei mesi. Immagino tu riesca a capire quello che ho provato...un forte senso di rabbia e impotenza nei confronti di quell'orfanotrofio, soprattutto vedendo in che stato sono ridotti quei bambini: magri, sciupati e alcuni anche malati, eppure più di così non riescono a fare, e ora, senza un posto dove vivere, probabilmente non sopravvivrebbero neanche! Tu, e Marianne, siete riusciti ad avere una vita felice nonostante il degrado di quel posto, anche per il fatto che vi abbiamo accolto da noi, anche se come servi. Io voglio che quei bambini possano crescere e vivere una vita altrettanto felice, per questo ho deciso di trovare io i soldi per l'orfanotrofio! Ma come ben sai, non posso avere accesso al denaro di famiglia, né posso solo sperare che mio padre cambi idea, quindi dovevo trovare un sistema per trovare soldi...in questa città è pieno di gente ricchissima, che può anche fare a meno di qualche gioiello...ed è così che sono diventato il ladro Black Rose.

- Padrone, voi siete troppo buono... - Disse René sorridendo e scuotendo la testa. - Ma, sapete almeno perché vostro padre vuole così tanto quel posto?

- Eccome! Il mese scorso, stavo controllando fra i suoi vari documenti che ci fosse un particolare modulo che mi aveva chiesto di dargli, e mentre frugavo, ho trovato per caso un vecchio diario, molto logorato, che stranamente era messo nel cassetto dei documenti di lavoro. Subito ho pensato che fosse un vecchio diario di quando era giovane, e quindi trovavo strano che l'avesse messo lì, così per avere la conferma ho letto il suo contenuto: non era di mio padre, ma del mio bisnonno. Era il suo diario nell'ultimo suo anno di vita, e fra le varie pagine, ne ho trovata una in cui raccontava di essere stato infettato dalla peste, che non gli rimaneva molto tempo e che aveva deciso di lasciare tutti i suoi beni alla chiesa, in modo che potessero garantirgli l'accesso in paradiso, e guarda un po', fra quelli che ha donato, c'era pure un terreno ricco di argento, e quel terreno era proprio dove ora sorge l'orfanotrofio. Capisco che un terreno ricco di argento sia una ghiotta occasione, ma non puoi solo per questo sbattere via tutti i bambini dell'orfanotrofio, e lasciarli in strada! Avrei capito se distrutto quell'orfanotrofio, avesse deciso di costruirne altrove uno migliore dove farli andare, ma non gliene importa! Soprattutto per questo voglio salvare l'orfanotrofio! Quei bambini non meritano di finire in strada!

- Come al solito, padrone, siete davvero impulsivo, mi stupisce solo che non abbiate sfidato vostro padre mettendo in gioco l'orfanotrofio...

- Suvvia, René, è vero che sono piuttosto impulsivo, ma non da arrivare a tal punto!

- Piuttosto, vorrei sapere un ultima cosa: ma da dove deriva il vostro nome d'arte? Da dove nasce il nome Black Rose? - Domandò curioso il giovane servo.

- Oh, quello...beh, il nome ha un motivo ben preciso: rose, è rosa, in britannico, e quale immagine è più indicata di una rosa, per un nobile? Black invece in britannico è nero, come qualcosa di sporco, e di certo fare il ladro non è una cosa pulita, una roba di tutto rispetto. Dopo un po' di colpi, la gente iniziava a riconoscermi, non potevo di certo restare a farmi chiamare: "Il ladro", o "quel ladro", e così, al colpo successivo, quando mi è stato chiesto il mio nome, io ho risposto: "Mi presento, il mio nome è Black Rose!". Da allora, a ogni furto lascio come firma una rosa nera. E così è “nato”, per così dire, questo nome. L’origine è britannica, quindi quando capita, mi rivolgo ai miei avversari con un accento palesemente britannico, così i sospetti si concentrano su chi è straniero. Ma ora dimmi, amico mio: hai intenzione di andare a raccontare tutto a mio padre e alla polizia, e farmi così arrestare?

- Oh, no, non potrei ma! Dovreste saperlo, sono il vostro fedele servitore e amico, in un caso come questo, non oserei mai tradirvi, potete contare su di me, non rivelerò a nessuno il vostro segreto! - Rispose prontamente René, in tono quasi solenne.

- Grazie, sei un vero amico. Ora scendiamo, il dottore per Maria non tarderà ad arrivare, immagino.

  
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