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Autore: Beliar    31/01/2010    1 recensioni
1)Prompt 012.Rabbia: "Ho capito - continuò lui - che tu, Maxwell Green, sei un coglione."
2)Prompt 081.Tema a piacere [innocenza]: "Ron, tu c'entri qualcosa in questa storia?" disse severo l'uomo, e il bimbo scosse la testa energicamente.
3)Prompt 050.(Il) Vuoto: Si rigirò nel letto, inquieto, stendendosi su un lato e raccogliendo le ginocchia contro il petto; chiuse gli occhi a forza e tentò di non pensare, ma era impossibile.
4)Prompt 056.Felicità: Era una giornata stupenda quella della foto: dietro la chioma nera di Max (e il suo volto, il suo volto fottutamente bello) lui poteva vedere il sole che brillava sfacciato, ridendo del suo sorriso.
5)Prompt 009.Distruzione: Max spalancò la porta del bagno e si inginocchiò fra le sue gambe; gli poggiò una mano sulla guancia e l’altra sul petto, all’altezza del cuore.
6)Prompt 088.Pausa: Era abbastanza monotona la vita, lì. [Raccolta Mannie]
7) Prompt 037.Giusto: Era la sua preferita e lui lo sapeva.
Autrice: L i a r
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Max Green , Ronnie Radke
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I'll be...your sorrow ( of your empty wound )







“Buonanotte, ti amo.”
Max trattenne un sospiro e chiuse gli occhi “Si, anch'io.”
Scostò il cellulare dall'orecchio e attaccò; sul display continuò a lampeggiare la scritta Lexus – Chiamata terminata.
Seduto sul bordo del letto si accorse di star trattenendo il respiro solo quando proruppe in un rantolo e tornò a prender aria leggermente affannato. Lasciò cadere il cellulare sul comodino e si stese, infilandosi sotto il piumone. Faceva davvero freddo quella sera. Era il quindici dicembre dopotutto; anzi, il sedici considerando che la mezzanotte era passata da un pezzo.
Qualsiasi altro ragazzo avrebbe considerato la giornata trascorsa come minimo divertente: aveva cenato con la sua ragazza (una fottutissima cena a lume di candela semplicemente ridicola) e poi l'aveva salutata bruscamente, giustificandosi dicendo che i suoi amici gli avevano categoricamente vietato di portare ragazze (bugia, bugia, bugia).
Erano andati tutti in un locale e avevano bevuto, più fatto molte cose che in quel momento preferiva non ricordare.
Non si era divertito,e nonostante tutto l'alcol che gli scorreva nelle vene non riusciva a dimenticare che quel giorno non era solo lui a cui dovevano esser fatti gli auguri.
In fin dei conti da quando si erano conosciuti non era più il suo compleanno, ma il loro.
Si rigirò nel letto, inquieto, stendendosi su un lato e raccogliendo le ginocchia contro il petto; chiuse gli occhi a forza e tentò di non pensare, ma era impossibile.
Sospirò lasciando vagare la mente verso lidi proibiti; era proibito pensarlo perché tutto quello che era successo bruciava ancora. Avrebbe voluto perdonarlo, avrebbe voluto dimenticare cosa gli aveva fatto, avrebbe voluto ignorare ogni cosa così intensamente da star male, da avere la nausea.
Ma non poteva. In nessun caso, e per nessuna ragione. Socchiuse gli occhi e fissò il muro di fronte a sé; quel letto era troppo grande per una sola persona...
Non poteva, si disse ancora una volta. Perché era stanco dei suoi errori, sempre gli stessi, continui, inutili, monotoni. Ogni volta che passava oltre si ripeteva tutto dal principio in un circolo prepotente e sadico. E lui era stanco. Era stanco di tutte quelle volte in cui aveva cercato di farlo ragionare, di tutte quelle volte in cui avevano discusso e lui aveva promesso che sarebbe cambiato. Era stanco di tutte le promesse, ecco. Era stanco di tutte le volte che l'aveva perdonato semplicemente perché aveva sorriso, perché Dio il suo sorriso. Le sue labbra. Le sue mani.
Era fottutamente innamorato di Ronnie, su questo non c'era dubbio. Lo amava ed era stanco anche di questo.
Era stanco della speranza. Era stanco di pensare che forse anche quella volta avrebbe potuto, che forse le cose sarebbero cambiate, che forse la volta dopo...
Ma no. Non poteva più. Era stanco, e non aveva la forza di lottare.
Eppure avrebbe voluto continuare a ripetergli quanto era importante per lui. Che se solo le cose fossero andate diversamente avrebbe voluto essere al suo fianco sempre. Lo avrebbe voluto sempre lì, e non era così che dovevano finire le cose.
Era ingiusto, era sbagliato, faceva male. Non riusciva a non pensare.
Si portò le mani al volto, preparandosi all'ennesima notte insonne.



I would drive on to the end with you
A liquor store or two keeps the gas tank full.
And I feel like there's nothing left to do
But prove myself to you and we'll keep it running.










Disclaimer:I personaggi non mi appartengono, tutto questo non è mai successo, non li conosco come vogliate che possa dire la verità? E, oh, non mi pagano per scrivere (dannazione). La strofa finale è dei My Chemical Romance - Demolition Lovers.
Prompt: 50-(Il) Vuoto
Note di L i a r:  Questi due riescono a farmi scrivere solo angst <-< Gah. Ma prometto che la prossima shot sarà piena di fluff e awwasità.
Ok, veniamo alla storia. So che è orribile, la punteggiatura e tutto. Però per me ha un senso tutto suo, perché ho cercato di mettere Max in una luce diversa; non quello che caccia a pedate Ronnie, ma quello che lo taglia fuori perché non ne può più. So benissimo cosa vuol dire continuare a perdonare una persona a cui si tiene sempre, sempre, sempre, vedendosi poi calpestati puntualmente. Arriva il momento in cui decidi che una cosa del genere non può andare avanti. Ma ti rimane comunque la delusione.
So, here you are. Angst allo stato puro, gente! Ringraziamo i My Chem, si?
  
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