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Autore: ClaudiaSwan    31/01/2010    24 recensioni
L’amore è sempre
pronto a resistere a qualsiasi tempesta… La morte è una tempesta abbastanza
forte da spazzarlo via? no… non per me… altrimenti non sarei qui…ma l’amore è
anche pronto sul serio a rinnovarsi e a far spazio a nuovo amore?

La certezza degli
occhi di Robert fissi su di me mi fa sperare di si. Che l’amore nuovo si
affianchi a quello vecchio senza coprirlo mai.

Robert.
Alessia.
Lui inglese, lei italiana. Lui attore sulla cresta dell’onda,
lei aspirante fotografa di successo. Lui tradito dalla sua ragazza, lei
innamorata di un angelo.
Lui che non ha idea di cosa sia veramente l’amore perché non
è mai stato veramente innamorato e lei che di questo sentimento sa tutto, anche
la parte più dolorosa.
Alessia e Robert vivono due vite completamente diverse,
hanno sogni completamente diversi, esperienze totalmente diverse. Eppure hanno
un punto in comune: Mattew Holsen, un nome che per tutti e due significa
tantissimo. E sarà proprio lui a metterli insieme, a far combaciare due anime
completamente differenti ma bisognose di sentimenti forti e veri, a mettere in
discussione le certezze più profonde e radicate in loro, a fargli scoprire che
sono due pezzi di un unico puzzle e che l’incidente stradale che li ha fatti
incontrare… non era altro che il destino che bussava alla loro porta cercando
di essere ascoltato.
Una storia in due pov, che amo e che cresco come un figlio. Ho
cercato di rendere Robert più possibile vicino a come penso sia nella realtà,
prendendo spesso spunto da fatti veri della sua vita ma prendendomi anche delle
piccolissime licenze poetiche. Questo è il mio Robert.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ubi tu Gaius, ibi ego Gaia'
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capitolo 40 Allora io oggi inizio con un enorme GRAZIE!
Grazie perché oggi avete abbattuto il record delle 20 recensioni raggiunto solo in un capitolo. Oggi siamo a 21! E io gongolo perché se ancora non lo sapete il numero sempre maggiore delle recensione porta sempre più in alto nella classifica delle storie più popolari… quindi grazie perché mi aiutate a mantenere il mio 4 posto e magari anche ad arrivare al terzo. Quindi GRAZIE!!!!
Eccomi qua con il nuovo pov di Rob. Anche questo è più un capitolo di transizione, di riempimento volgarmente parlando. La scena ora è incentrata su Ale, di cui tutti attendiamo il risveglio dal paese dell’imbecillità almeno… per noi è sicuramente così, no?
Va beh, proprio su questo punto vi prego di leggere quanto sto per scrivere, in quanto risponderò una sola volta uguale per tutti ai commenti su di lei ricevuti nelle recensioni, per evitare di scrivere a tutti la stessa cosa, poi risponderò comunque come sempre in modo particolareggiato ad ognuno di voi. Perciò per cortesia LEGGETE QUANTO SEGUE.
 
Molti di voi hanno trovato i motivi di Ale (lui merita di più e io non sono all’altezza di dargli quel tipo di amore perché amo un altro) stupidi e infondati. Ahhh ragazze come devo fare con voi?
Allora, allora, allora… meglio che vi spieghi un paio di cosette.
In primis, nell’altro capitolo vi avevo avvisato di prenderne il contenuto con le pinze perché bisognerà aspettare ancora…3 capitoli perché lei spieghi tutto esplicitamente. Quelle che ha detto fin’ora sono mezze frasi.
In secundis, qualche capitolo fa, ora non ricordo più quale, probabilmente il 37, ho detto che era già stato detto cosa Ale temesse. Ai tempi c’era ancora Matt.
Terzo… io credo che qualunque scusa accampi alla sua fuga a noi parrebbe stupida e insensata. Robert l’ha riportata ad avere una vita normale, ad interagire con il resto del mondo, ma io sono dell’idea che per quanto le persone che ci girano attorno ci possano aiutare a reagire alle situazioni spiacevoli che la vita ci presenta, se prima non riusciamo a mettere a posto noi stessi non riusciremo mai a funzionare bene nemmeno con gli altri (si credo nella filosofia “ama te stesso e amerai il mondo” e allora? Problemi forse? :P)
Io lascio a voi la libertà di farvi l’idea che volete dei personaggi che invento ma vi chiedo solo per un attimo di immaginare che il protagonista maschile non sia Rob, che sia un ragazzo qualsiasi che vende frutta al mercato, ad esempio. Ora immedesimatevi in Alessia.
La vostra famiglia ha cercato sempre di imporvi una strada che non era adatta a voi giusto perché certe carriere “danno prestigio e sicurezza” mentre altre sono “incerte e assurde”. Siete stati costretti a scegliere tra la famiglia e il sogno, ve ne siete andati per poter vivere il vostro sogno rinunciando alla vostra sicurezza. Incontrate un ragazzo che diventa il vostro unico punto di riferimento, la vostra famiglia. Lui muore per difendere il vostro “onore”, se così vogliamo chiamarlo. Passate i prossimi nove mesi della vostra vita a sentirvi in colpa e improvvisamente vi trovate a provare attrazione per uno sconosciuto, attrazione che poi si trasforma in affetto e poi in amore. Ora, in tutta sincerità, se avete già perso una volta tutto questo, non avreste paura che capiti di nuovo?
Certo è una probabilità su un milione, soprattutto visti i perché della morte di Matt, ma voi non vi sentireste impaurite? se aveste questa convinzione, non rinuncereste voi a innamorarvi di nuovo perché l’altra persona non vada in contro allo stesso, lo ammetto IMPROBABILE, destino?
Ecco, questo è il quadro, a buon intenditor poche parole.
 
Come sempre ricordo il mio blog in cui vi attende già il teaser del prossimo capitolo e quello di Agathe per le storie più belle del sito.
 
Recensioni:
 
midnightsummerdreams: sono contenta che tu ti sia finalmente messa in pari. Oggi abbiamo il pov di Rob e l’incontro di Ale e Kellan sarà nel prossimo capitolo. Se Kellan sarà illuminante… non so quanto possa esserlo. Però darà una scossa questo si :)
Oggi vediamo quanto danno a fatto Ale, a te la stima esatta :)
 
Marika_BD: eheheh Come ha fatto Ale a resistere? Semplicemente perché Ale è me. Ho messo molto di me stessa in lei e questo è il risultato. Sarò testarda e fatta male, ma quando mi impunto riesco a non farmi sentire. Piuttosto soffro in silenzio
 
Giu _O: giuuuuu!!!!!!!! No no, cast away è stato abbandonato per far spazio a stronzdisillusocinico Robert. Ho fatto un po’ un mix :P!
Le piattaforme di atterraggio al posto delle orecchie? XDXD tu mi hai fatto morire dal ridere per 40 minuti con sta battuta sai??? Ha ragione Cri, sei un’antikristen convintissima!!!!!
Sono contenta del fatto che almeno tu capisci la situazione. A volte credo che qua si voglia il lieto fine solo perché c’è Rob, ma se lei avesse dimenticato Matt così… secondo me sarei caduta nel banale e nell’assurdo. Eeeeee va be! Un bacio mbare! (te chiamo raccussi accussi pari puro tu cu no attri in dialetto!!! XD)
 
Cricri88: ahhhhhhhh mbare!!! Cum’aggia fare cu ttia??? U sacciu ch’ idda è pazza, appiddaveru… però… ehehe ti devo rimandare a quanto sopra detto.
Dovrebbe essere una macchina rotta, e in fondo lo è perché se ha queste paure lo è eccome. E’ il suo essere rotta che la fa agire così. E’ talmente spezzata che non pensa che le cose per lei potranno mai cambiare. Concetti contorti forse ma l’ho detto. Per me se non si è prima a posto con se stessi non si può andare avanti, soprattutto non con altre persone. È vero che insieme ci si aiuta e si cresce ma la mia personale esperienza mi ha insegnato che questo ragionamento non vale proprio per tutto perché certi fantasmi bisogna affrontarli da soli altrimenti non ce ne se libererà mai davvero.
Poi ognuno è libero di credere quello che vuole.
Un bacio bedda, ni sintemu!
 
Alice_cassedy: allora per ale… vedi sopra, e si questo chap è di Rob :) Kellan arriverà con il prossimo! Non dico che farà ragionare Ale ma qualcosa la farà :)
Un bacio!!!!
 
Smemo92: i mesi che si susseguono tutti uguali… ammetto che può fare molto new moon come cosa però li ho messi principalmente per un motivo, ossia dare tempo ai due di elaborare dei pensieri e scoprire delle verità. A volte forse sono troppo riflessiva, ma so per certo che certe cose non si possono risolvere a caldo e necessitano di una lunga fase di posa prima di riuscire a capirci qualcosa.
 
Enris: :) non posso fare che sorridere dei tuoi complimenti perché sapere di esser stata in grado di creare una storia che da dipendenza non può fare altro che farmi piacere. Tante volte ho letto storie che mi davano dipendenza e arrivare al livello da provocarne ad altri è una soddisfazione.
Ale…Ale non accetta aiuto… purtroppo non c’è nessuno che possa aiutarla. Quando il problema è nella tua testa… devi essere tu la prima a risolverlo. So che parlare fa sempre stare meglio e aiuta a mettere le cose nella giusta prospettiva ma… sarà che io sono fatta così e finisce sempre che quando gli altri mi parlano inizio ad autoconvincermi di quello che dicono e la mia scelta non è mai solo mia… e il problema torna inevitabilmente… non so.
 
Araba89: barbyyyyyy!!!!! Anche tuuu!!!! Allora Ale…. ormai abbiamo capito che Ale è un Edward e che Rob è una Bella ma Ale si differenzia per una cosa. Edward è molto altruista se vogliamo, mentre quello che spinge Ale è puro egoismo, da un lato. Ok lei ha ammesso almeno a se stessa di essere innamorata, ma da la colpa del suo comportamento a questa sorta di “non ti merito, sei troppo per me”. in realtà non è questo, ma è qualcosa di più profondo, complesso e se vogliamo stupido… però quando uno vive certe situazioni inevitabilmente perde la capacità di quantificare le paure, e la più piccola sciocchezza sembra un problema insormontabile. Questo è quanto :) ovviamente sapremo tutto fra un po’ di capitoli.
 
Pooh!: tesoro!!!!! Sono a metà del tuo capitolo!!! Lo sto leggendo a pezzetti ma ce la sto facendo! Matt e i consigli piumosi sono diventati una costante :P e l’anello ancora non ha finito il suo lavoro :) Kellypooh si presenterà al prossimo capitolo e niente…. vedremo se un po’ lui, un po’ jack riusciranno a rimettere insieme i pezzi.
Quella dei tatuaggi è stata un’ispirazione momentanea, pensata sul fatto che Ale ama molto il contatto visivo con le cose che le sono care e il fatto che tenga i ritagli di Rob ne è già una prova. I tatuaggi sono un modo di rendere materiale l’immateriale e portarselo sempre addosso. E’ un modo di portarsi addosso la propria storia secondo lei.
Un bacione pooh!!!!
 
Dindy80: grandi aspettative per il nostro Kellan a quanto vedo!!!! Chissà se riuscirà a fare la persona seria una volta ogni tanto nella sua vita. bah! Vedremo cosa mi verrà fuori dalle mani.
Spero che l’idea che avevi di Ale sia la stessa di cui ho dato notizia sopra :)
Purtroppo si mancano pochi capitoli…ieri sono passata davanti a un negozio di intimissimi dove c’era il poster di Ale e per poco non piangevo… va be.. scriverò ancora :) don’t worry!
 
Venomous kiss: ciao allora per la risposta al tuo commento ad Ale ti rimando a quanto sopra, sperando di aver dato delucidazioni sufficienti al suo comportamento. Ripeto secondo me alcune cose bisogna risolversele da soli, perché gli altri ci confondono. Prima bisogna stare bene con sé stessi.
Abbi fede che le cose in un modo o nell’altro si risolveranno.
 
Sweetdreams: sono felicissima del fatto che segui anche il blog! Sembra un motivo scemo per esaltarsi lo so, ma il fatto è che qui sul sito mi è giunta voce di controlli un po’ più intensi e non vorrei mai rischiare sforando le regole del sito, per questo avevo dato vita al blog.
Quindi grazie mille!
Grazie anche per i complimenti e spero di non deluderti sull’intervento di kellan
 
Red ducati: :) sei una pro Matt allora! Beh… si li è questione di scelte. Tu dici che sceglieresti Matt, io invece sono per il voltare pagina. Sono anche io dell’idea di Matt. Nella vita si possono amare tante persone e saranno tutti amori diversi.
Non a caso la frase su cui impronto la mia vita è "Andai nei boschi perchè volevo vivere con saggezza, volevo vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita. Per sbaragliare tutto ciò che non era vita, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto"
Amare più persone non rende l’amore meno assoluto.
Poi certo, ognuno è libero di pensarla come vuole.
 
Cicci12: ciaoooo!!! Allora questo sarà proprio un rob pov, spiacente. Per Kellan c’è ancora tempo d’attesa ma è già in fase di elaborazione. Spero non ti dispiaccia se oggi vedremo robertino nostro. Anche Jack inizierà una specie di opera di riavvicinamento, vediamo chi dei due riesce nel suo intento :)
 
Lazzari: anche a te ti devo rimandare a quanto sopra per la risposta sul comportamento di Ale. non mi piace rispondere in questo modo ma avrei dovuto riscrivere sempre le stesse cose a tutti e quindi ti chiedo scusa per questo modo un po’ formale. Spero tu sia riuscita a calmare i tuoi istinti omicidi!!!!
 
Fred cullen: grazie mille per i complimenti! Per la risposta all’altra storia ho risposto diffusamente nel blog, li ho spiegato tutto per filo e per segno. Cmq ancora non so se la continuerò, forse si ma cmq solo dopo aver finito questa.
Per gli aggiornamenti faccio il possibile, ma non ho un calendario di post. Sono in periodo esami e io scrivo solo quando sono ispirata, perché se mi forzo per postare vengono fuori delle vere schifezze… quindi… spero che arrivi in fretta!
 
Lorelag: addirittura non finirla??? :) sarebbe bello credo ma non sono per le storie che non finiscono. Esperienza personale mi insegna come tirare storie per le lunghe senza che ci siano nuovi intrighi che possano essere compatibili con i personaggi non fa altro che annoiare e poi rovinare la storia. Io ho abbandonato un sacco di ff proprio perché col tempo diventavano assurde proprio perché le si volevano tirare per le lunghe.
Per il comportamento di Ale ti rimando a quanto sopra… e per il “non lo poteva fare prima?” rispondo semplicemente che spesso la gente fa cose stupide per stare bene, facendosi vincere dall’egoismo.
 
Sophie88: si si  :) so che tornano sempre i nostri discorsi sull’essere vicino, lontano ecc… Ale… beh sai come sono io coi miei personaggi. Prima o poi se ne vanno sempre :P
Ma aspetta di leggere quella nuova e vedrai!!!! Per la tua ancora non vedo niente :( provo a scannerizzare di nuovo il pc. Ultimamente da un po’ di problemi.
 
Romina75: ehhhh vicino ma ti rimando a quanto sopra per la spiegazione diffusa :) è un abbaglio quello che hai preso. Lei non si sta autopunendo e in realtà fa tutto tranne che riflettere seriamente, si ferma prima. Non riesce ancora a fare quel passo in più per risolvere il suo problema centrale.
Ce la farà? Magari Kellan la metterà sulla buona strada, bo!
Per ora Rob pov!
Un baciooooooooooo!!!!!
 
Fallsofarc: premetto che il tuo frigo doveva assolutamente avere un posto in questa ff. assolutamente! Adesso è diventato più serio ma è stato un’istituzione per noi donne dei limoni!!!!
Sono felice del fatto che alcune frasi ti colpiscano… non so come vengano fuori… a volte penso di essere troppo melodrammatica… bah… Rob la chiamerebbe lucida follia. Ma la mia credo sia follia e basta.
Il presagio della piuma era proprio Matt. È sempre lui. Ma questo lo daremo per assodato solo nell’epilogo. Io ogni volta resto senza fiato nel leggere i tuoi commenti amore, perché ogni volta mi commuovo. Ogni volta mi incoraggi e mi sproni e di questo non ti sarò mai grata abbastanza. Sei davvero un’amica speciale e abbiamo ragione a definire la nostra amicizia un miracolo di internet, perché proprio di questo si tratta. Di un miracolo. ti voglio benissimo, amore!!!!!
A stasera!!!!
 
Emilyatwood: tu sarai al settimo cielo immagino! Leggi oggi l’ultimo capitolo e oggi arriva quello nuovo! beh… anche questo capitolo sarà un po’ tagliavene, ma spero ti piaccia lo stesso! Un bacio!!!!
 



 
 

Robert pov: here without you
 



Se vi dicono che la ferita che portate nel cuore si rimarginerà, con ci credete.
Se vi dicono che farà male solo per un po’, non ci credete.
Se vi dicono che vi feriscono per il vostro bene, non ci credete.
Se non vi dicono niente, non credete lo stesso al silenzio.
Non è pieno di cose non dette, è solo silenzio.
Muto, triste, desolante silenzio.
Con una mano tasto la moquette della camera d’albergo e cerco i miei jeans. Li trovo, li afferro, mi metto a sedere sul letto e inizio a rivestirmi.
Cazzo, non trovo i boxer. Pazienza, lascerò un souvenir. Se li venderanno su e-bay e qualcuno si farà un pacco di soldi. Il tutto per un paio di mutande. Quando si dice che la vita si diverte a prenderti per il culo.
- dove vai? Perché non torni a letto e stai ancora un po’ con me?- mugola assonnata la voce di… com’è che si chiama?
- gioia, io la mattina vado via- rispondo senza nemmeno voltarmi alzandomi ad abbottonare i jeans. Fastidiosi senza intimo, ma d’altra parte devo solo fare tre piani in ascensore. Posso patire in silenzio.
- capisco… solo che pensavo…-
Sinceramente non me ne frega un emerito cazzo di quello che pensa, e non perdo nemmeno tempo a chiederglielo.
- insomma… questa notte… ti sei girato dall’altra parte e ti sei messo a dormire. Pensavo che almeno stamattina saresti stato con me…-
La stilettata al cuore che ho accusato due mesi e mezzo fa stilla una goccia di sangue.
Io non dormo abbracciato a nessuna. Mai. Nel letto ho bisogno dei miei spazi per girarmi e rigirarmi come voglio.
Una volta l’ho fatto. Una volta mi sono ritrovato con le braccia vuote.
- se mi stai chiedendo di rifarlo, io sono anche disposto, gioia. Ma me ne andrò comunque appena finito. A te la scelta- rispondo secco voltandomi a guardare la ragazza di cui non ricordo nemmeno il nome stesa tra le lenzuola di un letto sfatto.
Ha i capelli neri, lunghi, mossi… e ha gli occhi azzurri. Ma non sono gli stessi capelli neri né gli stessi occhi chiari che avevano un colore e una profondità tutta loro.
La sua pelle non aveva la metà della sua morbidezza, il suo profumo nemmeno un decimo della sua bontà… i suoi tocchi nemmeno la più pallida traccia dei brividi che davano i suoi. Un surrogato alquanto scadente.
Bella ragazza, certo, ma le mie mani non riconoscevano le sue forme. Le mie mani non riconoscono più nessuna forma di recente.
- no…- sospira coprendosi gli occhi con un braccio e distendendosi supina sotto le coperte.
- bene. Ci vediamo- dico secco prima di prendere l’involucro del resto dei miei vestiti e uscire dalla porta, felice che non mi abbia chiesto il bis.
Non era nemmeno particolarmente brava a letto e ora come ora non sono nemmeno lontanamente eccitato quindi…
Davanti all’ascensore infilo i piedi nelle scarpe senza preoccuparmi di infilarmi i calzini, in attesa.
Il plin mi avvisa che è arrivato e quando le porte si aprono ci trovo David dentro.
- Rob- mi accenna con un lieve movimento del capo. Fermo con le gambe divaricate e le mani incrociate dietro la schiena pare un generale della corte marziale. Da come si comporta con noi sul set direi che se non lui, almeno qualche suo antenato ne faceva parte.
- Dave- rispondo svogliato passandomi una mano sugli occhi.
- passato una buona serata?- mi chiede con interesse forzato osservando critico il mio quasi-abbigliamento. Oh ma che cazzo vuole? Mai visto un ragazzo a torso nudo?
- non tanto- rispondo sincero. La mia palla di vestiti in mano dice già tutto quello che la mia faccia non riesce a esprimere.
- oggi giriamo la scena del falò sulla spiaggia- dice come se stesse parlando delle condizioni meteo.
- si?-
Perfetto, voleva dire un giorno di vacanza per il sottoscritto. Mi avrebbe fatto piacere dormire un po’. Ho praticamente sempre sonno ultimamente.
- mmm… senti… e… quel progetto che ti ho assegnato…come va?-
Già… come va… Male, ecco come va. Scrivere testo e musica di una canzone che canti le promesse di Edward a Bella da inserire nel film è la cosa peggiore che mi potesse chiedere di fare.
- veramente io non so se…- inizio a rispondere mentre l’ascensore continua a salire con noi dentro.
- tu non sai se, ma io so che ce la farai. Quelle per Twilight sono state meravigliose. Scriverai qualcosa di decente anche questa volta- conclude senza lasciare spazio di replica.
L’ennesimo plin ci avverte che almeno lui è arrivato al suo piano, io salgo ancora di due.
- Rob, fammi un favore- articola voltandosi a guardarmi. Alzo il capo giusto per fargli capire che lo sto ascoltando.
- quando hai finito di scoparti tutte le mie assistenti, lavoraci sul serio a questa canzone. Ci serve-
Le porte si chiudono prima di lasciarmi il tempo di formulare una qualsiasi risposta.
Vecchio bastardo di un nano pelato stronzo!
Esistono i parolieri, gli autori e i cantanti per scrivere canzoni. Un bordello di gente la fuori si sta ammazzando pur di inviarci una demo che ci faccia da colonna sonora e lui chiede a me.
Scrivere una canzone d’amore. Io. Ma si è bevuto il cervello forse?
Che cazzo dovrei scrivere?
Le canzoni d’amore sono scritte da gente che ci crede nell’amore e io non sono proprio la persona più adatta per farlo. Non più.
Arrivo alla mia stanza e cerco nelle tasche dei jeans la tessera magnetica per aprire la porta.
La passo nello scanner ed entro per poi infilarla in un altro scanner all’ingresso.
Lascio i vestiti per terra e guardo la desolazione che mi circonda.
Abiti sparsi per terra letto sfatto, fogli disseminati in giro, alcuni accartocciati, altri strappati, altri ancora scribacchiati e poi cancellati con pesanti tratti di indelebile nero.
La mia chitarra appoggiata vicino alla finestra con le tende bianche tirate da cui filtra luce dorata.
Ho chiesto alle cameriere dell’albergo di passare davanti a questa stanza senza entrarci mai, di lasciarmi gli asciugamani puliti fuori dalla porta che avrei provveduto io a mettere fuori quelli sporchi.
Vedere il caos attorno a me mi da quasi la sensazione di non averne affatto nella mia testa, ma è solo un’illusione.
Nella mia testa tutto è ancora più in disordine della tana in cui mi sono chiuso ma di certo non vi regnano i colori tetri che in realtà sono in me.
La struttura classica del letto, le pareti color pesca, il vaporoso piumone bianco fanno a pugni con l’anima nera che ha preso possesso di me.
Sfilo le scarpe dal tallone e mi butto a peso morto sul letto. Dovrei farmi una doccia ma non ne ho voglia adesso. Dovrei magari mettermi un paio di boxer ma prima dovrei farmi la suddetta doccia. Sono solo stanco, tanto stanco.
Chiudo gli occhi e inizio a chiedermi quando tutto questo finirà. Quando questo dolore che mi scava dentro le viscere se ne andrà via.
Due mesi e mezzo sono passati.
Non ha mai chiamato.
Potrei farmene una ragione se lei chiamasse, forse.
O forse no perché comunque non me ne capaciterei qualsiasi spiegazione lei mi possa dare.
Mi ha lasciato.
Mi ha sempre lasciato.
Più cercavo di tenerla con me e più mi lasciava.
Mi chiedeva di restare e io restavo. Ma lei mi ha lasciato. Senza una spiegazione, senza un motivo che non sia quello di non accettare il mio amore non ricambiato.
Stringo i denti a pensare al suo viso. Stringo i denti perché per quanto io non voglia pensarci lei torna sempre nei miei pensieri. A volte cedo persino e sono io a cercarla.
Accendo la sua digitale e scorro le foto che le ho scattato quell’ultima notte insieme, vado ancora più indietro e ci trovo entrambi sorridenti e stretti l’uno all’altro. Vado più indietro ancora e trovo foto mie, di come mi vedeva lei. Io che dormo con un braccio a penzoloni giù dal divano, io con lo spazzolino da denti e la bocca sporca di dentifricio che le faccio una smorfia, io che lotto con il nodo della cravatta davanti allo specchio, io che suono qualcosa al piano o io che studio il nuovo copione.
Quante volte mi ha aiutato a imparare le battute per questo film? Quante volte si è calata nel personaggio di Bella? Quante volte abbiamo provato e riprovato il siparietto di seduzione e l’inamovibilità del vampiro che non cede alla lussuria come finivamo invece per fare noi ogni volta? Per me è sempre stata un Edward.
Sono io l’insicuro, quello che si chiede come possa essere che una creatura tanto perfetta decida di dare il suo amore a uno come me. Infatti non me l’ha dato.
Sono Bella nel bosco, nella sua stanza, nel suo limbo. E aspetto.
Non tornerà. So che non tornerà più e che la mia attesa è insensata. Per me la Twilight saga si ferma a New Moon con tanto di esclusione dei capitoli finali.
A volte sogno che lei torni e mi vedo accoglierla a braccia aperte, impossessandomi di nuovo delle sue labbra e stringendomela addosso per impedirle di andare via.
Ma il più delle volte la vedo tornare e io me ne vado via.
L’amo con tutto me stesso anche ora, la cerco in ogni ragazza che mi ricordi vagamente qualcosa di lei. Il taglio dei capelli, un sorriso, un tatuaggio sulla nuca… un anello appeso al collo… per poi scoprire ogni volta che non è lei.
Non riesco più a fingere con nessuno, lavorare diventa ogni giorno di più maledettamente difficile.
Interpretare il ruolo dell’Edward innamorato che cerca di riconquistare punti dopo l’abbandono della sua amata è un ruolo che non mi si addice più.
Ho avuto seri problemi a mettere una firma sul contratto per il sequel della saga. Fare l’Edward sposato e innamorato a manetta non è più roba per me. L’Edward padre poi…
Ho sempre odiato il matrimonio, sempre odiato bambini che non fossero le mie nipoti e a volte anche loro quando piangevano come se le stessero squartando vive.
Benchè cercassi un senso nell’amore, non credevo che un vestito bianco e un anello al dito avrebbero dato tutta questa concretezza al rapporto. Non ho mai creduto che un figlio potesse cementare la coppia e suggellare l’amore tra due persone.
Non lo credo tutt’ora, ma con lei… Lei l’ho immaginata venirmi incontro in un abito bianco, l’ho immaginata con il ventre arrotondato da un figlio mio, ho immaginato me stesso accarezzare quella pancia e sussurrargli promesse. Ho giocato con la nipote di Beckie al matrimonio e ho pensato che i bambini non sono poi tanto mostruosi. Ho pensato di chiedere a mia sorella di insegnarmi a prendermi cura di un bambino in previsione di un futuro insieme a lei. Di una famiglia insieme a lei.
Ma ora sono tornato il solito cinico sull’argomento.
Ora non so nemmeno più di cosa m’importi davvero. Non desidero niente eccetto la fine di questo tormento e quando e se finirà non ho idea dei desideri che potrei avere in futuro.
Fare lo stronzo, lo sprezzante mi da sollievo. Io non sono così, ma egoisticamente solo in questo modo riesco a liberarmi dell’odio che ho per lei.
La odio esattamente quanto la amo. Infinitamente.
Si è portata via tutto di me. Tutto.
Ho messo in gioco me stesso ripetutamente per riportarla alla vita dandole me stesso. Non sono il tipo che rinfaccia le cose, ma dov’era lei quando mi sono sentito indifeso? Quando mi sono sentito piccolo e disarmato per lei e davanti a lei? dov’era?
Cristo, non le ho detto “dimmi che mi ami anche tu”, non le ho chiesto nemmeno di accettarlo questo sentimento, ma se proprio lo doveva rifiutare almeno me l’avesse detto in faccia! Me lo avesse fatto intuire in qualche modo, anche a gesti!
È vero, un gesto l’ha fatto. Se n’è andata, più chiaro di così! Ma un cazzo di motivo!!!
Un cazzo di motivo detto da lei! Avrei sofferto lo stesso come un cane a sentirmi rifiutato ma almeno non mi sarei sentito quasi in dovere di odiarla.
La odio quanto la amo e per quanto io non voglia pensarci è questa la realtà.
Posso andare a letto con tutte le donne che voglio, posso cercarla in un sorriso, in un modo di camminare, in una frase ricorrente… oppure posso cercare di dimenticarla cercando caratteristiche che non le appartengono. Ma c’è, in ogni caso.
C’è.
C’è quando la cerco e c’è quando scappo da lei.
Nel bene o nel male è sempre nella mia testa.
Scrivo ancora di lei, suono di lei, sogno di lei. Sento lei nelle canzoni che ascolto, sento il suo sapore sulle labbra che non ne vuole sapere di andarsene via.
Per questo la mia canzone non è ancora pronta e non credo lo sarà mai. È completa: ha un inizio e una fine. Ma non è quella giusta.
Non è una canzone per Bella quella che ho scritto, no.
È sua.
È sempre tutto suo.
Quelle parole sono per lei, sono la mia speranza andata in frantumi, sono tutto ciò che ho sempre desiderato per noi e che lei non vuole senza dirmi nemmeno perché.
Giro la testa verso il comodino e la sua digitale mi guarda con l’occhio del suo obbiettivo ritratto.
Allungo una mano e l’afferro per accenderla e farmi ancora più male.
I suoi sorrisi, i suoi occhi, i nostri baci… scorro tutto masochisticamente ancora una volta, e poi di nuovo e di nuovo ancora.
Odio me stesso perché riesco ancora a dire di amarla. Mi odio perché tra tutte io ho scelto d’innamorarmi di lei. Lei che non sarebbe mai stata mia, lei che non mi vuole perché ama un altro, lei che è stata con me senza amarmi mai nemmeno un po’.
Me lo aveva detto Emilie e io mi sono arrabbiato con lei, mi sono arrabbiato con mia sorella che cercava solo di dirmi cosa avessi sbagliato.
Prendo il foglio del testo che ho scritto da sotto il cuscino. La mia calligrafia disordinata è sbavata qua e là per via di gocce che avrei voluto non far cadere. Leggo e mi odio. Leggo e la odio, ancora di più. Sempre di più.
 
I'll be your man
And I'll understand
And I'll do my best
To take good care of you
You'll be my queen
I'll be your king
And I'll be your lover too
Yes I will
Derry down green
Color of my dream
A dream that's daily coming true.
And ohhh when the day is through
I will come to you and tell you of
Your many charms
And girl you look at me
With eyes that see
And we'll melt into each others eyes
You'll be my queen
And I'll be your king
And I'll be your lover too

 
Accartoccio il foglio senza nemmeno rendermene seriamente conto. Lei sarà sempre la mia regina ma io non sarò mai il suo re.
Mi alzo da letto sconfitto e guardo fuori dalla finestra la città che si muove, presa dalla frenesia del mattino.
3902.64 chilometri tra di noi, otto Stati e un confine a separarci. Guardiamo due oceani diversi.
Ma non è solo la distanza geografica a separarmi da lei.
È una distanza incolmabile che io ho fatto di tutto per coprire. Di tutto.
E lei…
Lei…
Lei non si sta innamorando di me. Lei non è innamorata di me. Matt, Lizzy, Jack… Kellan… sparano tutti una marea di stronzate.
È colpa sua se vago da una donna all’altra cercandola, è colpa sua se sono diventato uno stronzo di dimensioni galattiche, è colpa sua se non riesco più a fare un cazzo a parte bere, fumare e scopare, è colpa sua se non riesco nemmeno più a fare il mio lavoro. È colpa sua se ho il cuore a pezzi guardando la nostra foto insieme che riluce nello schermino della macchina fotografica che ho lasciato accesa sul letto.
Accecato dalla rabbia che mi attanaglia il cervello in una morsa d’acciaio, prendo la sua digitale e la lancio con tutta la forza che ho contro il muro.
Pezzi di plastica, ingranaggi, molle, vetro e quant’altro si spargono a terra rimbalzando in ogni dove. Lo schermo non brilla più.
Sul muro è rimasta una piccola macchiolina nera dovuta all’impatto.
Scivolo a terra e con il fiato ancora grosso fisso quei frammenti che racchiudono meglio di qualsiasi altra cosa al mondo la sua essenza.
Per un attimo, un solo attimo, mi balza in mente l’idea che forse anche lei è a pezzi per la sua scelta. Che l’ha presa perché ha dovuto farlo, che ha pensato che il non dirmelo fosse la cosa più giusta da fare per farmi soffrire di meno.
Che se non chiama è solo perché non ha la forza per farlo, perché pensa che così facendo mi farebbe ancora più male e che con il silenzio io possa guarire da solo.
Per un attimo guardo i pezzi di quella macchina fotografica e mi sento come se l’avessi uccisa scagliando il suo cuore dritto contro il muro.
Devo uscire.
Devo uscire di qua.
Rapido mi vesto con le prime cose che trovo, afferro un cappello e gli occhiali da sole e mi lancio fuori dalla camera.
Boccheggio scendendo di corsa giù per le scale. Oltrepasso Ashley e Nikki ferme al banco della reception senza nemmeno salutarle e mi dirigo svelto alle porte che danno sul cortile. Devo usare l’uscita secondaria se non voglio essere sommerso dalle scimmie urlatrici.
Come respiro aria fresca mi sento subito meglio.
Lei non sta soffrendo per me.
Chi lascia non soffre.
Se uno lascia è perché non stava bene, altrimenti non c’è motivo per farlo.
Mi accendo una sigaretta ed esco dal cancello che conduce a un vicolo dietro l’hotel, quello dove la mattina arriva il fattorino della lavanderia a portare i pacchi di biancheria pulita.
Prendo a camminare e non so nemmeno dove vado, come se scappando da un albergo scappassi anche da lei.
Come se fosse possibile scapparle.
Come se fosse possibile dimenticarla.
Come se fosse possibile smettere di amarla.
Come se potessi coprire il suo profumo, come se potessi trovare da qualche parte il suo tocco…come se lei potesse tornare da me.
Cammino a testa bassa nel freddo gelido di questa città dove mi trovo per la seconda volta nella mia vita.
Stesso albergo, stessa camera, stesse persone, stesso progetto. Solo io sono cambiato.
Persino la neve ai bordi delle strade sembra la stessa. La neve che dovrebbe cambiare sempre sembra la stessa. Sono proprio cambiato.
Una volta per queste strade ci camminavo con Kristen, una volta non sapevo che le cose di li a meno di un anno sarebbero state totalmente diverse.
Sono un fatalista. Le cose quando devono accadere accadono. Ben magra consolazione quando va tutto storto. Vivere in questa filosofia ti fa sentire completamente inutile e impotente.
Mi infilo in una caffetteria che straborda di gente e, dopo innumerevoli spintonamenti e gomitate, ecco che intravedo il miraggio del bancone.
Sto per ordinare un cappuccino ma mi trattengo. So già che esco pazzo solo per quello che prepara lei. Ordino un caffè da portar via e nel frattempo di guardo intorno.
La vita è strana. Quando sembra che tutto il mondo crolli a pezzi magari per un altro non potrebbe girare meglio di così. Entri nei bar e vedi amiche che si scambiano confidenze, coppie che battibeccano divertite leggendo i menu accordandosi sulla strategia da adottare nell’ordinazione (se tu prendi la torta al cioccolato, io prendo quella al limone così le assaggiamo tutte e due), uomini in giacca e cravatta che fissano l’orologio mentre impazienti battono il tempo della fretta con il piede sul pavimento.
Tutto va avanti, e ti sembra strano restare fermo e non venire trascinato da questa spinta prepotente che vuole che tu vada avanti e faccia ancora parte del gruppo.
Ma se io mi dichiaro fuori, sono fuori.
Tiro fuori il portafogli e conto i dollari per pagare il mio ordine. Mi sento osservato.
Alzo lo sguardo e una ragazza accanto a me mi sorride in attesa.
Ha dei corti capelli lisci e castani, un viso molto dolce su cui spiccano un paio d’occhi castano nocciola e una bocca rosata leggermente lucida per via del gloss che ci ha messo sopra.
Dallo scollo del cappotto, libero dalla sciarpa che tiene in mano, intravedo il suo collo da cigno su cui si posa delicata una catenina.
- ciao- dice piegando leggermente la testa di lato.
- ciao- rispondo tirando fuori banconote e monete e rimettendo a posto il mio portafoglio nella tasca posteriore del jeans.
Carina, si. Decisamente carina.
Sorride e basta. Non mi guarda né estasiata, né in preda a un attacco isterico incipiente, né come se stesse trattenendo la voglia di cacciare un urlo. Mi ricorda qualcuno.
- piacere, io sono Alexandra- dice tendendomi la mano.
Ecco chi mi ricordava.
Accenno un saluto con la testa, prendo il mio caffè ed esco.
Oggi sono nella fase negazionista. Evito i suoi ricordi come la peste perché so già che finirei solo per commiserarmi, piangere e magari non resistere più alla tentazione di chiamarla io.
E io non devo chiamarla.
Esco dal locale e giro l’angolo diretto ad un piccolo parco nei dintorni dell’albergo abbastanza sconosciuto che di solito io, Jack e Kellan frequentiamo quando vogliamo tirare quattro calci a un pallone senza paparazzi tra i piedi.
Anche oggi non c’è nessuno, come al solito, e come al solito la panca dell’altalena mi attende solitaria.
Mi siedo e inizio a sorseggiare il mio caffè, cercando di non pensare a nulla di particolare, cercando di evitare ogni pensiero che abbia come protagonista una persona il cui nome inizia per A.
Inizio persino a contare i riquadri della pavimentazione ai miei piedi giusto per tenermi impegnato.
- sapevo che saresti venuto qui-
Jack prende posto all’altalena di fianco alla mia. Distende le gambe e caccia le mani in tasca per proteggerle dal gelo che è una costante in questa città.
Le nostre giacche da sci non passano proprio inosservate quanto a colori, ma non potevamo pretendere chissà che. Quando siamo andati a comprarle abbiamo fatto impazzire il commesso perché cercavamo qualcosa che non fosse troppo voluminoso e questo è il risultato. Blu elettrico per me e giallo canarino per lui. Giusto per mischiarsi a dovere tra la folla.
- che sei venuto a fare?-
- Nikki e Ash ti hanno visto uscire senza nemmeno salutare e si sono preoccupate-
- e tu rispondendo all’ordine del comitato di salvataggio supremo hai pensato bene di venire in avanscoperta?-
Non ho voglia di parlare con nessuno. Non ho voglia di vedere, sentire, rispondere a nessuno.
Tiro fuori dalle tasche il mio pacchetto di sigarette e me ne accendo una con ancora il caffè da finire in mano.
- me ne offri una?- sbuffa Jack appoggiandosi di schiena alla catena.
Gli passo il pacchetto e l’accendino e restiamo in silenzio, studiando le nostre stesse volute di fumo che si alzano in disegni astratti nell’aria fredda.
- Kellan è partito per New York stamattina- dice come se mi stesse raccontando che film davano in tv ieri sera.
- dovrebbe importarmi?- rispondo secco tirando a lungo dalla sigaretta.
- sta andando da lei- continua cauto, come se io non avessi proferito verbo.
- ripeto, dovrebbe importarmi?-
- a me importerebbe-
- a me no-
- perché non la chiami?- continua dopo un lungo minuto di silenzio.
- perché non ho niente da dirle-
- beh… potresti anche solo dirle “vaffanculo”, io lo farei-
- non voglio darle soddisfazione-
- e da quando sei diventato così orgoglioso?-
Lo guardo malissimo. Ancora con sta storia dello zerbino. Tra lui e mia sorella parevano essersi messi d’accordo. Per loro avere dei riguardi e delle cortesie vuol dire inzerbinirsi, ma in che mondo vivono?
- ah già, da quando sei diventato uno stronzo. Da quando ti scopi chiunque e mandi a cagare tutti. Si, ha una sua logica reagire così. D’altra parte, tutto il mondo sa che ti stai vendicando di lei e lei… sta sicuramente soffrendo per il fatto che tu sia cambiato così tanto, o almeno lo farebbe se lo sapesse-
Orgoglioso o no, non me ne frega un cazzo. Né di quello che ha da dire, né di come giudica il mio modo di reagire. Sono stufo di fare pena a tutti quanti loro. Ripeto, fare lo stronzo non è una vendetta nei suoi confronti, dato che, come ha infingardamente sottolineato, lei non ha la più pallida idea di come io stia o di cosa io faccia. Ma cosa faccio di così sbagliato se ho scelto questo modo per sfogare tutta la rabbia che ho dentro?
Sospira e mi sento i suoi occhi addosso.
- senti… io non so perché le cose siano andate così. Dio solo sa quanto vorrei saperlo almeno per darti una risposta. Per quanto io un sonoro “vaffanculo” glielo manderei a dire per bocca di Kellan, e sta sicuro che lo farò perché non esiste che tu ti sia ridotto così. Cioè, io sono un grandissimo sostenitore dello scopa e fuggi, intendiamoci. Prima di mettersi le manette è d’obbligo provarlo…-
- arriva al dunque-
- sono certo che ci deve essere un motivo per cui ha fatto quello che ha fatto. Mi rifiuto di credere che ti abbia lasciato in questo modo solo perché non voleva stare con te. Io credo di saperla la verità, ma… non credo tu la voglia sentire-
- perché non dovrei? Sei venuto a rompere i coglioni di tua sponte, già che ci sei finisci-
Che fa? Prima lancia il sasso e poi nasconde la mano?
- lei ti ama, Rob. Pare un controsenso ma… per me le cose stanno così-
Ok, forse era meglio che se la teneva per sé la sua teoria campata per aria, perché più sbagliata di così non la poteva dire.
- basta con queste stronzate, non ci credi nemmeno tu-
- no, infatti. Più che altro non dovrei crederci ma… per quello che ho visto io le cose stanno così. E tu dovresti smetterla di scoparti qualsiasi ragazza che abbia anche solo una cazzo di camicetta uguale alla sua-
- cazzi miei-
Lei ama un altro, morto o vivo che sia, ma ama un altro e io non posso andare a letto con chi mi pare?
- fai del male solo a te, Rob, fidati. A nessun altro -
Perché si può stare ancora peggio di così?
 
 


Allora, avrete tutti riconosciuto la canzone di Van Morrison che Rob spaccia per sua in questo capitolo. Ho pensato si adattasse particolarmente e quindi qui la linko cantata e suonata dal nostro Rob: I’ll be your lover too
 
Vi invito anche a leggere la traduzione della canzone del capitolo molto pertinente. il link sotto la foto la traduce mentre viene cantata.

Abbigliamento Rob e Jack

 
E ricordo ancora la versione rossa del capitolo 36 per chi ancora non l’avesse letta.
 
 
   
 
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