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Autore: Schwarzfreiheit    02/02/2010    4 recensioni
...Semplicemente una storia...Romantica, a tratti divertente (spero n_n') " ... qualcosa che nemmeno il ragazzo riusciva a decifrare : si sentiva irrequieto, come se ci fosse qualcosa che non riusciva a mettere a fuoco e ciò lo infastidiva... ... Lui desiderava solo cose concrete, cose che si potessero guardare e toccare..." ... Avrebbe mai capito che ciò che sfuggiva avrebbe potuto essere infinitamente più importante?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ensemble Pour Une Dernière Nuit Eternelle

Parigi, primo pomeriggio, un pallido sole ad attenderli.

Si immisero nel traffico parigino, passando anche per qualche via meno frequentata e fu proprio in una di queste che un urlo appena un po’ strozzato di Tom fece bloccare con uno stridio l’ auto.
<<  Ferma! FERMA!  >>.
<<  TOM! Ma cosa cazzo …  >>.
Ma David non fece in tempo a capire cosa avesse attirato l’ attenzione del ragazzo, che questo era sceso come una furia dall’ auto per infilarsi in quella che appariva una piccola galleria d’ arte.
<<  Merda! Ivan, seguilo! Io porto in albergo i ragazzi e poi vi mando l’ auto … Ci vorrà meno di mezz’ ora, non farlo allontanare di qui!  >>
Il robusto bodyguard annuì e scese alla ricerca del ragazzo.
<<  Che cavolo gli prende adesso? Avete di nuovo litigato?  >>.
Chiese David prendendo il posto di guida e voltandosi appena verso Bill che osservava fuori dal finestrino con aria accigliata e assorta.
<<  Dave! Abbiamo fatto pace meno di un’ ora fa! Sarebbe da guinnes dei primati se fossimo di nuovo ai ferri corti! … Non lo so cosa gli sia preso, ma spero di saperlo presto  >>.
Concluse sovrappensiero.

La macchina ripartì sgommando alla volta dell’ Hotel.

<<  Scusa, potrei vedere quel quadro esposto in vetrina?  >>.
Tom si era diretto verso un uomo che gli voltava le spalle, richiamando la sua attenzione con tono deciso.
Quello che si ritrovò davanti poco dopo lo fece sobbalzare quasi fisicamente.
Due occhi di un intenso color pervinca lo stavano fissando esattamente alla stessa altezza dei propri.

<<  Quale? Questo? … Mi spiace, ma non è in vendita … Comunque posso farglielo vedere, se vuole … Prego, mi segua …  >>.
Alto, doveva avere all’ incirca ventidue, forse ventitré anni, capelli di un nero corvino con qualche sottilissima ciocca viola, abbastanza lunghi ma non troppo, portati legati in una coda morbida che si posava sulle spalle del ragazzo, la linea delle labbra era gentile e la voce calda e gradevole, avvolgente.
E poi quegli occhi.
-  … Non posso sbagliare …  -.
<<  Sì, quello ...  >>. Balbettò quasi, ancora perso nei suoi pensieri.
E poco dopo davanti a Tom c’ era una tela piuttosto grande.

Raffigurava una ragazza, appena adolescente, seduta nel vano di una finestra aperta, le gambe raccolte al petto le ginocchia strette tra le braccia esili, un piccolo tatuaggio sulla caviglia, il viso alzato ed il profilo teso verso una luminosa luna piena, unica fonte di luce in quel quadro notturno.
La ragazzina aveva i corti capelli viola mossi da una invisibile brezza e gli occhi, dalle lunghe ciglia scure, erano viola, di una delicata e profonda sfumatura pervinca.
Erano grandi e … Tristi, malinconici, come la bocca appena dischiusa come a bere quella tenue luce.
-  … June …  -.
Non poteva che essere lei.

<<  La ragazza ritratta … Ha un nome?  >>.
A quella domanda il giovane pittore trasalì appena, corrugando la fronte nell’ osservare quel ragazzo di cui non gli era sfuggita la fama, sia quella dovuta al lavoro che quella dovuta al suo apparente stile di vita.
<<  Ensemble Pour Une Dernière Nuit Eternelle … E’ il titolo del quadro …  >>
<<  Insieme per un’ ultima notte eterna …  >>.
Tom lasciò scivolare quelle parole tra le sue labbra, cercando di scoprirne tutti i significati.
Era convinto di averlo trovato …
Sapeva che era lui e doveva fare qualcosa.
<<  Posso pagarti bene … Quanto vuoi per quel quadro?  >>.
<<  Non è in vendita, te lo ho già detto  >>.
Rispose il ragazzo passando a dare del tu allo sconosciuto che a sua volta non aveveva esitato a farlo.
<<  … Quel quadro … Mi serve qui, è la mia … Ispirazione … Non sempre è facile arrivare al successo … Quel quadro me lo ricorda e mi incoraggia …  >>.

Tom si sentì pungere sul vivo, quel ragazzo di poco più grande di lui stava forse sminuendo il lavoro e la fatica e le rinunce che avevano affrontato per arrivare ad essere ciò che erano?
Non lo avrebbe sopportato, in un’ altra occasione, ma adesso …
Adesso doveva mantenere la calma e riuscire ad avere quel quadro.
Giocò un’ ultima carta, sperando che potesse essere quella vincente.
<<  Posso organizzare una mostra … In una galleria importante, ma l’ organizzatore deve vedere qualche tuo lavoro e credo …. Credo che quello sia il migliore, il più … Rappresentativo …  >>.
Stava bluffando.
Stava bluffando alla grande e stava parlando di cose di cui non capiva un accidenti ma, se il suo piano fosse riuscito, al resto avrebbe provveduto David.
-  … O almeno lo spero …  -.
Il ragazzo sorrise sornione, accentuando la somiglianza con quella che era, ne era certo, la sorella.
<<  Ma guarda un po’! Tom Kaulitz Von Tokio Hotel  >>. Disse sottolineando il tedesco.
<<  Capita per caso nella mia umile, piccola galleria e vuole organizzarmi una mostra … Importante … Non credevo fossi un esperto d' arte  >>.
Tom si sentiva il suolo mancare da sotto le sue scarpe da ginnastica, stava perdendo terreno, quel ragazzo gli stava complicando maledettamente le cose.
L’ unica carta da giocare rimastagli era l’ indifferenza e la sfacciataggine che gli appartenevano da sempre.
<<  Bene … Come non detto …  Se vuoi davvero rinunciare ad un’ occasione più unica che rara ed offerta su un piatto d’ argento … Fai pure, Jude …   >>.
Aveva volutamente utilizzato il nome del ragazzo.
<<  … Come fai a sapere il mio nome? Io mi firmo semplicemente con una doppia J …  >>.
Adesso sembrava sospettoso, ma decisamente più propenso a dargli ascolto.
<<  Te lo ho detto … Qualcuno, un amico, mi ha parlato di te … Allora, basta con i convenevoli! Sei disposto a lasciarmi il quadro per qualche tempo, in modo che io possa fare la mia mossa, oppure deciderai di dare un calcio alla Dea bendata?  >>.
<<  Non esiste alcuna Dea bendata … Siamo noi a crearci questa Dea … O ci viene regalata e poi ingiustamente negata, senza lasciarci opportunità alcuna di impedirlo …  >>.
L’ espressione di Jude era improvvisamente rabbuiata, ma si riscosse in fretta.
<<  Una decina di giorni, ed io stesso lo riporterò qui … Nel frattempo ti lascio un assegno, per il disturbo …  >>.
<<  Nessun assegno … Ma ti assicuro che la tua fama non mi fermerà, smuoverò mari e monti per riaverlo se mai dovessi decidere di non mantenere la tua parola …  >>.
<<  La manterrò  >>.
La parte razionale di Jude gli urlava dentro di non fidarsi, non conosceva nemmeno quel ragazzino viziato, supponente ed arrogante, ma c’ era qualcosa in lui, qualcosa era apparso sul suo volto quando aveva posato lo sguardo su di lui e quando lo aveva fissato sul suo quadro …
Quel qualcosa stava spingendo la sua parte irrazionale a fasciare con cura quel dipinto che rappresentava una parte fondamentale della sua vita ed a consegnarlo nelle mani del giovane chitarrista.
<<  Qui c’è il mio numero … Per metterci d’accordo …  >>.
Tom prese con cura il quadro ed infilò il biglietto da visita nella tasca posteriore dei jeans.
<<  Bene … Allora a presto, Jude  >>.
<<  A presto Kaulitz  >>.


**********

<<  Organizzare una mostra d' arte? Tom, sei impazzito! DEVI esserlo! Ma ti sembra possibile che IO possa fare una cosa del genere? E, tra le altre cose, non mi hai ancora spiegato il motivo per cui dovrei farlo! Non capisco nulla di queste cose ...  >>
<<  Ma sai perfettamente come si organizza un evento! Ti prego, David ... Credo che potresti farlo per June ...  >>
<<  June? E adesso cosa centra lei?  >>.
Tom svolse la carta che proteggeva il dipinto e lo mostrò a David che rimase basito ad osservarlo per qualche minuto.
<<  Lo ha fatto Jude ... Sono certo che sia lui ... Quando lo ho visto in esposizione in quella vetrina, qualche ora fa, ho sentito che dovevamo fare qualcosa ... E sono andato da lui ... Assomiglia maledettamente a June, sai? Sono assolutamente certo di non sbagliare! ... Dobbiamo far avere questo quadro a lei e portarla qui ... Ma ho promesso una mostra a quel ragazzo ... Il quadro non era in vendita ... Non avrei mai potuto averlo, altrimenti ...  >>.
L' uomo si passò una mano sulle tempie che pulsavano dolorosamente, cercando una scappatoia, o meglio, una soluzione, a tutta quella faccenda.
Non si poteva evitarla e, dopotutto, non era da lui scappare davanti ad una sfida.
<<  Daccordo ... Potrebbe essere una partecipazione ad una mostra importante ...? Forse posso far includere Jude tra i pittori emergenti ... Potrebbe bastarti?  >>.
Tom sorrise, riprendendo finalmente fiato e colore.
<<  Andrà più che bene! Adesso devo parlare con Bill, ti spiace? ... Mi raccomando, fai in fretta! Devo pur dire a Jude di prepararsi!  >>.
David sospirò, ma un sorriso solo leggermente stanco si dipinse sul suo volto.
Forse li viziava un po', ma era bello vedere la fiducia che i suoi ragazzi riponevano in lui.
Aprì una diet coke e si apprestò ad una lunga sessione di telefonate.
Avrebbe raggiunto il suo scopo.

<<  Perchè non lo fai tu? ... Scrivile un maledetto biglietto e mandaglielo assieme al quadro, no?  >>.
Bill fronteggiava suo fratello, chiedendosi come fosse possibile che non riuscisse a capire che, quella, sarebbe potuta essere l' occasione perfetta per risolvere la questione con June.
<<  Non posso! Bill ... O ti occuperai tu di questa faccenda o andrà tutto a puttane e quei due non si incontreranno mai! Jude avrà la sua occasione e June no ... E sarà colpa tua!  >>.
Tom aveva una strana incrinatura isterica nella voce e stava dando fondo a tutta la sua sfacciataggine.
Sapeva bene che non sarebbe stata colpa di Bill, ma sua eppure non sapeva cos' altro inventarsi.
<<  Colpa mia!?! Sei tu che stai scappando, Tom!  >>.
<< Io NON sto scappando! IO ...  >>.
Tom prese fiato, poi si costrinse a tirare fuori la verità, appoggiandosi scontroso alla parete della stanza del fratello e nascondendo sotto la visiera del suo cappellino lo sguardo ombroso.
<<  Voglio fare qualcosa per lei, Bill ... E posso farla, ma ... Non sono nella situazione più giusta per farle un regalo ... Crede che io l' abbia tradita, che mi sia divertito con lei per poi abbandonarla ... Credi davvero che non vedrà tutto questo come un modo per ripulirmi la coscenza e pagare la sua ... Compagnia? ... Andiamo Bill ... Forse tu la conosci persino meglio di me ... Non sopporterei di essere accusato da lei di questo o di aver voluto ... Comprarla ...  >>.
Bill rimase in silenzio.
In fondo il discorso di Tom non faceva una piega.
June sapeva essere maledettamente testarda.
<<  Va bene  >>.
Si arrese alla fine.
<<  Significa che lo farai?  >>.
Chiese il chitarrista sgranando i caldi occhi nocciola sul fratello.
<<  Sì, ma non credere che a me faccia piacere prendermi un merito che non ho ... Sei in debito con me fratello, sappilo!  >>.
<<  Lo so ... Grazie Bibi ...  >>.
<<  Che gran ruffiano ... Prego Tomi ...  E speriamo che vada tutto bene ...  >>.

**********

L’ insistente squillo del campanello spinse June a rigirarsi nel letto, mugolando infastidita.
Chi poteva scocciare all’ alba?
Da sotto il soffice piumone estrasse una mano che tentò, alla cieca, di recuperare il cellulare.
Le dieci.
Forse non era esattamente l’ alba, ma per lei cambiava poco.
In quei giorni non era riuscita a dormire cinque ore di fila, passava notti intere a rigirarsi nel letto in balia di un dormiveglia che la lasciava più stanca di quando si era coricata tra le lenzuola.
-  … Se non altro la casa brilla come uno specchio …  -.
Magra consolazione in effetti.
Questo significava una sola cosa :
non stava combinando nulla della sua vita, non aveva ancora preso in mano le redini del suo futuro, non aveva scopo o obiettivo e questo non andava bene.
Le faceva male pensare che tutta la sua vita iniziasse e finisse in qualcosa di talmente effimero come i Tokio Hotel.
No, loro non erano effimeri, loro erano reali.
Di irreale c’ era solo la sua esperienza, quei giorni vissuti con loro, giorni che adesso le sembravano quasi solo immaginati o sognati.
Non c’ era differenza.
Erano finiti e lei avrebbe dovuto cominciare a pensare ad altro, a sé stessa e ai giorni che sarebbero venuti.

Suo padre le aveva parlato di una certa Rose, una donna che aveva conosciuto qualche tempo prima, che aveva due bambini piccoli.
Aveva bisogno di una babysitter.
June sorrise …
Forse non avrebbe fatto la babysitter a lungo, se la luce che aveva visto negli occhi di suo padre era reale e non solo il frutto della sua romantica immaginazione.
Dopotutto suo padre era ancora piuttosto giovane e molto giovanile, aveva un buon lavoro, un sorriso ed uno sguardo rassicuranti ed era una bella persona.
June credeva che meritasse di essere di nuovo felice dopo le difficoltà che aveva sempre affrontato da solo, dopo aver dedicato anima, corpo ed ogni minuto della sua vita a lei.
Si riscosse da quelle sue elucubrazioni e si chiese come mai il campanello avesse smesso di suonare.
-  … Papà …  -.
Decise di alzarsi ed andare a preparare la colazione ma una voce gentile la bloccò con una gamba già tesa alla ricerca, con la punta del piede nudo, della pantofola sul pavimento freddo.
<<  Stai pure a letto … Oggi ho preparato io la colazione, se non ti dispiace … Certo, il mio caffè non è buono come il tuo, ma temo dovrai accontentarti  >>.
Le sorrise l’ uomo, dalla soglia, le mani occupate da un grande vassoio.
<<  Certo … Ma i tuoi plum cake sono i migliori di tutta la Germania … Credo di poter soprassedere sull’ orrido gusto del caffè …  >>.
Si sedettero entrambi sul letto della ragazza, e iniziarono a fare colazione.
<<  June, prima ha suonato un corriere … Ha consegnato un pacco per te, stavi dormendo e lo ho ritirato io … Aspetta, lo vado a prendere mentre porto via il vassoio; è piuttosto ingombrante …  >>.
La ragazza aveva assunto un’ espressione vagamente preoccupata e molto curiosa.
Chi poteva averle mandato qualcosa di voluminoso?
Era certa di non aver dimenticato nulla dai ragazzi … O forse sì?
-  … Sì, hai lasciato qualcosa ad ognuno di loro … Ma dubito che potrebbero restituirtelo via posta …  -.
I pensieri vennero interrotti dall’ arrivo del padre che portava un grosso pacco con sopra la scritta “fragile” in bella vista.
Non appena lo ebbe posato davanti a lei la ragazza si apprestò ad aprirlo con cura, sembrava …
Un quadro, forse.
-  … Un quadro? …  -.
La ragazza corrugò la fronte ed afferrò una busta che era scivolata sul suo piumone.
‘ Ti aspetto all’ aeroporto. Porta il quadro con te. Bill. ‘
June lesse e rilesse infinite volte quelle righe.
La testa le girava vorticosamente e pensieri confusi si agitavano senza posa.
Quel biglietto era strano, così impersonale, non se lo sarebbe aspettato da Bill.
Cosa era successo?
Le mandava un quadro?
Doveva andare a Parigi la mattina dopo?
E perché?
E lei?
Voleva davvero andarci?
Doveva andarci?

<<  June … Forse se apri il dipinto riuscirai a capire qualcosa … Se vuoi io me ne vado …  >>.
La ragazza alzò gli occhi su di lui.
<<  NO! No, resta per favore …  >>.
Era confusa e la presenza di suo padre le dava un senso di protezione e sicurezza.
Con lui al suo fianco poteva affrontare qualsiasi cosa.
… O no? …
Un brivido le percorse la schiena e con mani appena un po’ tremanti, svolse la tela dalla carta di imballaggio.
Gli occhi che si spalancavano, il respiro che si smorzava, le parole che morivano sulle labbra, nella gola improvvisamente secca, una fitta allo stomaco, un macigno che le opprimeva il petto impedendole di respirare.
Un tremito la scosse da cima a fondo.

Julian osservava la figlia e non appena la vide irrigidirsi con quel quadro in mano una irrazionale paura prese il sopravvento e prese a scuoterla quanto più delicatamente possibile gli permettesse l’ ansia che sentiva crescergli in petto.
<<  June! JUNE! … Cosa succede?  >>.
Due grosse lacrime erano scese dagli occhi sbarrati della sua bambina, la giovane donna non c’ era più, era fragile tra le sue braccia, come se potesse spezzarsi da un momento all’ altro.
<<  … Jude …  >>.
Julian credette di non aver capito bene.
Cosa centrava adesso Jude?
<<  Jude? June, cosa stai dicendo?  >>.
La ragazza ritrovò il respiro con un singhiozzo.
<<  Questo quadro … Lo ha dipinto Jude, papà … Ne sono sicura … O forse … Forse qualcuno che lo conosce molto bene, che ha parlato con lui, che sa dove si trova … Io non capisco come Bill abbia potuto averlo, ma …  >>.
Aveva detto tutto di un fiato, come se volesse dare forma a quei pensieri che non riusciva a fermare.
Julian osservò il quadro.
<<  Sei tu … La sera in cui vi siete fatti i capelli viola … Lo ha dipinto quella notte?  >>.
<<  No papà ma … Sì, mi ero seduta alla finestra … Lui … Evidentemente ha usato i suoi ricordi, io … Non lo so …  >>.
Era incredibile la somiglianza che aveva con lei la ragazzina ritratta in quel dipinto, Jude era davvero un artista.
<<  Forse dovresti toglierti ogni dubbio ed andare a Parigi, come ti ha suggerito Bill … Ti ha inviato anche un biglietto aereo …  >>.
Disse l’ uomo porgendo a June la busta che le aveva mandato il cantante.
<<  Del resto, qualsiasi sia la verità, avrai l’ opportunità di rivedere quei ragazzi … TI mancano June … Continuare a negarlo non ti servirà ad evitartelo …  >>.
<<  Papà, io …  >>.
<<  Non significa che devi necessariamente vedere Tom o avere a che fare con lui … Non puoi negarti tutti gli altri per un solo ragazzo …  >>.
-  … Non si tratta solo di un ragazzo, papà … Io …  -.
<<  Devo sapere se è Jude … Hai ragione, papà … >>.

Era in volo da soli pochi minuti e già l’ ansia le attanagliava la gola; era dalla mattina precedente che i suoi pensieri non erano per nulla coerenti, la sera prima si era ritrovata a fissare l’ interno del suo armadio con un’ espressione del tutto inebetita che aveva spinto suo padre a richiamarla alla realtà.
In aeroporto era rimasta imbambolata davanti al chek in e adesso stava seduta accanto al finestrino con aria assente.
<<  Signorina … Signorina desidera qualcosa da bere? Una spremuta? …  >>.
Una elegante hostess, dalla esile figura fasciata in un completo blu notte che esaltava i suoi occhi chiari ed i capelli biondi elegantemente raccolti in uno chignon, le si stava rivolgendo con premura.
<<  Uh … ? No grazie … Non credo che riuscirei a mandare giù nulla, adesso …  >>. Disse quasi fra sé e sé.
La giovane donna la osservò preoccupata.
<<  Posso portarle qualcosa? Un cuscino, un analgesico? …  >>:
Il biglietto di prima classe prevedeva, evidentemente, anche delle particolari attenzioni da parte delle hostess.
<<  No, no … Non è nulla, la ringrazio  >>.
June cominciava a sentirsi in imbarazzo per l’ interesse che le stava rivolgendo.
L’ hostess sorrise cordiale e passò oltre, così che lei potè nuovamente tentare di rilassarsi contro il morbido sedile, nel tentativo di riprendere il controllo di sé.
Stringeva convulsamente il biglietto che Bill le aveva scritto e che ancora le appariva strano.

 
Una volta atterrata salì svelta sulla navetta che la avrebbe condotta all’ interno dell’ aeroporto, dove, così le aveva assicurato, Bill la stava aspettando.
E finalmente, dopo essere riuscita a recuperare la sua valigia, qualcuno le sfiorò una spalla.
Si volse incerta e davanti a lei, parecchi centimetri sopra i suoi, incrociò due occhi neri che la fissavano da sotto la visiera di un cappellino simile a quelli indossati da Tom.
Vedere Ivan in abiti informali era strano per June ma si rese conto che per Bill sarebbe stato difficile entrare in aeroporto e sedersi a sorseggiare un caffè in attesa che lei arrivasse.
Sorrise all’ uomo e gli permise di prendere la sua valigia.
<<  Grazie … Lui … Lui c’è?  >>.
<<  Ti aspetta in albergo … Il signor Jost non gli ha permesso di venire all’ ereoporto … Ma credo proprio di poter dire che non vede l’ ora di rivederti  >>.
Ivan le sorrise e lei non potè far altro che ricambiare grata, sentiva che stava cercando di tranquillizzarla.
-  … Devo avere un aspetto a dir poco preoccupante! …  -.
Pensò lei ridendo di sé per la prima volta in quelle ultime ventiquattro ore.

<<  JUNE! June sono qui!  >>.
Bill si stava sbracciando dall’ altra parte della hall del lussuoso hotel in cui alloggiavano.
Georg alzò gli occhi al cielo.
<<  Pertica Urlatrice! Va bene che è un posto tranquillo e non corriamo alcun rischio, ma dubito che sgolarsi sia una cosa ben vista dagli altri clienti, sai? Ci stai facendo fare una pessima figura!  >>.
<<  Ma come? Non mi pare abbia mai nemmeno sfasciato una stanza d’ albergo, al contrario di tutte le rockstar che si rispettino!  >>.
Rise June alle spalle del bassista che si volse di scatto e la strinse tra le braccia forti.
<<  Ciao June! Hai fatto un buon viaggio?  >>.
<<  Sì, grazie!  >>.
<<  Ci credo! Le ho prenotato il volo in prima classe! Io le cose le faccio per bene … Infatti non è giusto che sia stato tu il primo ad abbracciarla! Toccava a me!  >>.
Disse Bill con aria da primadonna vilipesa.
<<  Mi dispiace Osannato Trampoliere! Non sarai nemmeno il secondo!  >>.
La voce di Gustav li sorprese, mentre si avvicinava ed abbracciava la ragazza che si era appena allontanata da Georg, ridendo.
<<  Anche tu?!?  >>.
Bill era sconvolto.
<<  Sì, e temo per te che non riuscirai ad accaparrarti nemmeno il terzo posto … Sta arrivando David!  >>.
<<  NOOOOOO … Adesso tocca a me! Guai a lui se si permette di scavalcarmi!  >>.
E dicendo questo aveva afferrato da dietro i fianchi della ragazza e se la era stretta contro.
Imprigionata tra le braccia di Bill June stentava ancora a credere di trovarsi davvero lì e, senza staccarsi dal ragazzo, si volse fino ad avere davanti al naso il petto del ragazzo, poi alzò gli occhi ad incontrare i suoi.
<<  Accidenti quanto sei alto! Te lo ho già detto che ti odio?  >>.
<<  Un paio di volte, mi sembra … Ma mi piace quando me lo ricordi!  >>.
La strinse un po’ di più fino a costringerla ad alzarsi sulle punte dei piedi, ed affondò il viso nei suoi capelli viola.
<<  Mi sei mancata, June …  >>.
<<  Mi sei mancato anche tu, cucciolo …  >>.

<<  Bill … Non mi sono permesso di scavalcarti, anche perché avrei fatto troppa fatica, ma adesso, se me lo concedi, vorrei salutare June … Credi che io possa farlo?  >>.
David, un sorriso nella voce e sul volto, si era fermato a pochi passi da loro, notando la gioia che si era dipinta sulle facce dei suoi ragazzi non appena lei aveva varcato l’ elegante soglia dell’ hotel.
La strinse brevemente a sé.
<<  Lui non c’è … Credo sia in camera sua, se vuoi …  >>.
La voce che gli rispose era diventata improvvisamente fredda ed incolore.
<< … Non voglio nulla, David … Non sono venuta qui per Tom e per quello che mi riguarda può starsene in camera sua finchè gli pare … Non me ne frega nulla di lui!  >>.
<<  Lieto di saperlo … Almeno mi sono tolto qualsiasi dubbio, se mai ne avessi avuto qualcuno … Comunque … Ben arrivata  >>.
Poche parole ed il chitarrista si era già voltato per tornarsene nella sua stanza.
-  … Perché cazzo sono sceso, poi? Mi ha mollato come uno stupido … Non potevo davvero credere che lei fosse venuta fin qui per me …Tom, sei proprio un idiota! …  -.
Ma quel dolore in fondo allo stomaco, quella voglia di scappare, quella voglia di prenderla tra le braccia e baciarla fino a consumare il respiro, il proprio e quello di lei così che non potesse dirgli nulla, lo stava consumando lentamente.
Rientrò nella sua camera e si chiuse la porta alle spalle, lasciandosi cadere pesantemente sul letto, a faccia in giù, soffocando un ringhio frustrato sulla federa candida del cuscino.
-  … Maledizione! …  -.
Non le importava di lui.
Fine.
-  … Non c’è altro da dire, il sipario scende, il pubblico applaude un po’ per inerzia e poi si dilegua, prima che io possa salire nuovamente sul palco …  -.
Strinse gli occhi, forte.
Doveva riuscire a scacciare l’ immagine di lei.

<<  June … Non credi di essere stata un po’ troppo dura con lui? …  >>.
Bill si era avvicinato circospetto alla ragazza ed aveva solo soffiato quelle parole all’ orecchio di lei in attesa di una qualche reazione.
<<  Esagerato? … Bill, per favore … Io … Senti, non mi va di parlarne … Forse avrei dovuto, forse avrei dovuto farlo allora, quando lo ho saputo, ma … Ci sono state altre cose che hanno richiamato la mia attenzione, che sono … Più importanti …  >>.
Più importanti, aveva detto proprio così.
E mentre quelle parole uscivano dalle sue labbra, si costrinse con forza ad ignorare la vocina dentro di lei, che la tormentava.
Quella che le continuava a ripetere che sì, Jude era importante e che sua madre l’ aveva ferita ma …
Ma che Tom le mancava, le mancava come il respiro, le mancava in ogni istante.
Che avrebbe desiderato poterlo avere al suo fianco in quei giorni, di poter contare su di lui, di affidarsi a lui, quando si era ritrovata a non sapere cosa fare.
E invece …
-  … Invece lui non c’ era perché ha preferito divertirsi con Chantelle …  -.
Una pugnalata.
Anche in quel momento, il solo pensiero che le aveva trafitto la mente, la stava ferendo dentro, tormentandola.
-  … Basta … Basta, non voglio pensarci … Adesso devo capire …  -.

Bill osservava in silenzio la ragazza, cercando di immaginare quali pensieri la stessero travolgendo.
Sembrava così sofferente.
Era dimagrita un po’, aveva un’ ombra scura negli occhi e persino il suo sorriso non era più così luminoso.
Come se una patina di dolore e forzata indifferenza avesse affievolito il suo splendore.
Gli faceva male vederla così.
Gli faceva persino un po’ rabbia il fatto che lei si fosse così ostinatamente convinta di ciò che Tom non aveva fatto.
Era stata travolta dagli eventi ed era scappata.
Forse avrebbe desiderato che lei si mostrasse un po’ più forte, che combattesse per suo fratello e invece …
Invece se ne era andata e adesso aveva detto quelle cose su Tom.
Tom …
Bill sapeva perfettamente che suo fratello non era un santo e che mai, e lo pensò con rammarico, lo sarebbe stato ma …
Era suo fratello, lui lo amava incondizionatamente, anche quando credeva di non sopportarlo più, anche quando era convinto che lui non lo sopportasse più.
Non aveva mai smesso nemmeno per un attimo.
E gli aveva creduto quando gli aveva confessato di non aver fatto proprio un bel niente con Chantelle, ma …
Ma credeva di capire anche June.
Alla luce di quello che aveva scoperto di lei, l’ aveva capita forse ancor meglio.
La persona che più al mondo avrebbe dovuto amarla l’ aveva abbandonata senza rimpianto alcuno, con un senso di liberazione, anzi, e la persona che più amava al mondo le era stata strappata via senza una spiegazione, senza aver avuto nemmeno la possibilità di dirgli addio …
Tom era stata la classica goccia che aveva fatto traboccare il classico vaso.
Adesso il pensiero di Bill si soffermò per un istante su Jude, la persona che June amava di più al mondo …
Provò una breve, egoistica stretta allo stomaco.
-  … Per mesi ho creduto di essere io …  - .
Si sentiva un bambino stupido e capriccioso e si vergognò di quel pensiero, ma non riuscì ad evitarselo.
Era giusto che lei amasse suo fratello ma …
Ma lui non c’ era mai stato per lei …
-  … Lui non se la merita …  -.
-  … Ma lei sì … Lei merita di riaverlo con sé, di smettere di soffrire …  -.
Quei due pensieri erano saliti repentini alla sua mente e lui si arrese con un sospiro frustrato.
Era vero.
June meritava di riabbracciare suo fratello e poi …
-  … Non gli permetterò di portarmela via … Di negarmi il suo amore … O di mettermi da parte …  -.

<<  Bill … Va tutto bene? … Senti, lo so che si tratta di tuo fratello ed io non voglio certo mettertelo contro o costringerti ad essere dalla mia parte, ma … Tu non costringere me ad affrontare qualcosa che in questo momento non posso affrontare … Che forse non è mai valsa nè varrà mai la pena di affrontare …  >>.
Aveva concluso lei in un sussurro abbassando lo sguardo.
Poi, sapendo quanto Bill stesso stesse male per quella situazione, cercò di alleggerire il tono della conversazione e di sorridere.
<<  Dopotutto … E’ qualcosa che è iniziato con le peggiori delle premesse … Fin dall’ inizio, forse, avremmo dovuto capire che sarebbe stato un casino … Non siamo mai andati molto d’accordo io e Tom …  >>.
Era vero.
Avevano litigato dal primo istante in cui si erano visti e dal primo istante lui era stato odioso con lei, trattandola malissimo, ferendola senza alcun motivo …
E allora?
Perché il suono del suo nome le rimbombava dentro ed era così crudelmente dolce?
-  … Tom    -.
<<  Bill … Senti, io sono venuta fino a qui per rivedere te, Georg e Gustav … E David ma … Soprattutto per il quadro …  >>.
Bill parve riscuotersi.
<<  Il quadro … Lo hai portato, vero?  >>.
Chiese ansioso.
<<  Sì, come mi avevi chiesto, sebbene non credo di capirci molto … Me lo regali e vuoi che te lo riporti indietro e poi … Bill … Hai parlato con Jude?  >>:
Glielo aveva chiesto tutto di un fiato, come se non potesse trattenere più molto a lungo quelle parole dentro di sé.

Bill sorrise mesto.
Osservava la ragazza con affetto, avrebbe davvero desiderato che smettesse di soffrire.
Non avrebbe mai saputo spiegare a qualcun' altro il perché, ma desiderava che lei fosse felice.
Se ne fosse stato innamorato avrebbe potuto pensare che quella fosse la ragione del suo desiderio.
Ma non era così.
Amava June in un modo totalmente differente da quello che ci si potrebbe aspettare, la amava come amava Tom, era qualcosa di inspiegabile a parole …
Bisognava provarlo, sentirlo nascere e crescere dentro, quel tipo di amore, altrimenti non lo si sarebbe potuto davvero capire mai.
Ma lui lo sentiva e adesso sapeva che doveva dare delle risposte a quella ragazza.
<<  In effetti … No, non lo ho visto … Ho visto il quadro, lo ho comprato e te lo ho inviato … La somiglianza che aveva con te era incredibile ed ho pensato che … Magari avremmo potuto fare qualcosa per trovare l’ autore del quadro … David è stato bravo … Sarà tra gli artisti emergenti di una mostra piuttosto importante … Quella a cui andremo questa sera io e te … Che ne dici? Te la senti?  >>.
Aveva studiato per bene quel discorsetto da fare a June, così da non farsi sfuggire dalle labbra che era stato Tom a trovare il quadro, ad organizzare la partecipazione di Jude alla mostra, solo per poter permettere a lei di incontrarlo.
Gli aveva promesso che non lo avrebbe detto alla ragazza che adesso lo fissava con due occhi grandi ed increduli, e non lo aveva fatto.
-  … Sono stato bravo … Peccato che io continui a pensare che Tom sia stato un idiota colossale a non volerle dire la verità … Merda!  -.

June sapeva di continuare a respirare semplicemente perché, ancora, non sentiva dolori strani da nessuna parte, segno che, forse, non era svenuta a terra.
Non riusciva a credere a quello che Bill le aveva appena detto.
Aveva vissuto senza Jude per sette anni, anni in cui aveva creduto che non lo avrebbe rivisto mai più e adesso?
In meno di ventiquattro ore si era ritrovata tra le mani un suo quadro e un pezzetto del suo passato e la possibilità di rivederlo …
-  … Non sta succedendo davvero … Non è possibile … Presto mi sveglierò e …  -.
<<  June … June, allora? Cosa ne pensi? Andremo a quella mostra? …  >>:
Bill la osservava ansioso e lei si riscosse dall’ apatia che si era impadronita di lei.
<<  Sì …  >>. Rispose incerta.
<<  Sì ma tu … Tu non mi lascerai da sola, vero? … Da sola non posso … Non ce la posso fare …  >>.
Bill avrebbe dovuto desiderare che lei chiedesse la presenza e l’ appoggio di Tom o, magari, quella di Gustav e Georg, decisamente emotivamente più stabili, o che desiderasse vivere quel momento, quell’ incontro così speciale da sola con Jude, che non volesse avere estranei tra i piedi e invece …
Invece lo aveva chiesto a lui, gli aveva chiesto di non lasciarla sola.
Il cuore esultò per un istante, poi si impose un minimo di ritegno.
Sapeva benissimo di essere ingiusto nei confronti di molte persone, si sentiva un po’ egoista, forse, ma era felice di sapere di essere importante per lei.
<<  Certo che verrò con te … Arrivare con un affascinante accompagnatore fa molta scena, non credi? …  >>.
Le sorrise.
<<  Accompagnatore affascinante un corno … Per me puoi indossare anche un sacco di juta e pettinarti con il riccio di una castagna … L’ importante è che tu sia con me …  >>.

La serata era fredda ma June non sentiva nulla se non la mano di Bill che stringeva delicatamente la sua, in un muto sostegno mentre la macchina guidata da Ivan li portava a destinazione.
Avrebbe tanto desiderato godere della vista di Parigi, di quelle strade illuminate, dell' atmosfera che invadeva quella città fino nelle sue più strette vie e invece se ne stava rigida in attesa che l' auto si feramsse e qualcuno le dicesse che era stato tutto uno scherzo e che sarebbe potuta tornarsene a casa.
Ma quando l' auto si fermò davvero fù la voce di Bill a riportarla alla realtà.
<<  Allora ... Scendiamo?  >>.
June non disse nulla, scese dall' auto, ringrziando con un breve cenno Ivan che le aveva elegantemente aperto la portiera, e si lisciò una piega immaginaria sui perfettamente aderenti jeans scuri; osservò la galleria d' arte dove sarebbe dovuta entrare, chiedendosi se, lei Bill fossero vestiti adeguatamente.
Scorgendo un' impettita signora dalle eleganti scarpe e dal vestito che frusciava leggero attorno alle cavglie si disse che forse i suoi stivali stretti al ginocchio e dal tacco leggermente troppo alto per i suoi gusti, non fossero esattamente adatti alla situazione, così come la giacca di pelle nera che le arrivava appena sopra il ginocchio.
<<  Sei bellissima June ... Smettila di tergiversare! Entriamo  >>.
Bill le porse il braccio e non appena lei vi si fù appoggiata leggera, si mosse all' interno della galleria.
Immediatamente vennero avvolti in una atmosfera rilassata, molte persone si aggiravano tranquille osservando le opere d' arte esposte, parlando sottovoce, sorseggiando dello champagne da sottili calici identici a quelli che un elegante ragazzo stava porgendo loro in quell' istante.
June lo afferrò con mano leggermente tremante, forse le sarebbe stato utile per superare quel momento e rilassarsi un po'.

Bill sapeva esattamente dove andare e stava guidando June con passo fermo, sperando che andasse tutto bene.
Non aveva ancora incontrato Jude, gli aveva solo parlato per telefono ma Tom  gli aveva assicurato che lo avrebbe riconosciuto immediatamente, per via di quegli occhi identici a quelli di June.
Adesso si guardava intorno alla ricerca di quel ragazzo, sperando vivamente che prendesse bene l' improvvisa apparizione di June, altrimenti ...
-  ... Altrimenti cosa, Bill? L' unica cosa che potresti fare sarebbe consolare June e portarla via ... Non hai il fisico per difenderla con la forza bruta ... Merda ...  -.
Era un po' teso per quell' incontro.
Finalmente vide davanti a sè la figura allampanata di un ragazzo dai capelli corvini che gli voltava la schiena e vi si avvicinò cercando di intravederne il volto.
Non dovette aspettare molto, il ragazzo si volse e immediatamente i suoi occhi si spalancarono, fissandosi su di lui o meglio, sulla ragazza che stava al suo fianco e che lui aveva sentito irrigidirsi.

<<  J ... Jude ...  >>.
Bill fece fatica a sentire la voce della ragazza che sembrava esserle rimasta intrappolata nella gola.
Il ragazzo davanti a loro mosse due soli fluidi passi e prese June tra le braccia sotto lo sguardo curioso di alcuni ospiti che, fino ad un istante prima stavano osservando i dipintidel ragazzo.
June non disse nulla, non aveva ancora lasciato la mano di Bill, stava semplicemente immobile tra le braccia di quella che le sembrava un' apparizione, non riusciva a rendersi conto di ciò che stava succedendo davvero, non poteva essere reale.

Jude si staccò da lei allontanandola appena, solo per poterla vedere negli occhi, quegli occhi che ricordava perfettamente e che rivedeva ogni volta che si specchiava la mattina.
Era strano vederla, era come tornare indietro nel tempo, era come avere di nuovo quattordici anni e stringerle la mano per fare il loro primo ed unico tatuaggio, insieme, era come essere nuovamente seduti sotto gli alberi del parco della biblioteca pubblica del paese e sentire il peso della testa della ragazza sulla spalla, era come se il tempo non fosse mai passato ed allo stesso tempo sentiva un crampo allo stomaco al timore che, invece, ne fosse passato troppo.
Non la aveva cercata, non aveva potuto; non era stato semplice per lui costruirsi una vita dopo che aveva lasciato la casa della madre.
Ma quello non era nè il momento nè l' occasione adatta per parlarne.
Avrebbe semplicemente desiderato rimanere lì a contemplare quella bella ragazza che gli stava di fronte e lo guardava con gli occhi sgranati e lucidi, il labbro morbido che tremava come quando era bambina.
-  ... Non è passato poi così tanto tempo ... E' sempre la mia piccola, dolce June ...  -.
<<  June ... Sei ... Sei cresciuta ...  >>.
Le sorrise cercando di capire se lei volesse parlargli.

June aprì le labbra, ma poi non disse nulla; stringeva convulsamente la mano di Bill al suo fianco, alzando poi gli occhi su di lui alla ricerca di un aiuto che non tardò ad arrivare.

Bill alzò due occhi fieri e un po' indagatori sul ragazzo e gli tese la mano che lui afferrò salda.
<<  Piacere di conoscerti ... Io sono Bill ...  >>.
<<  So chi sei ... La tua faccia campeggia su ogni giornale ... Ma non sei tu il Kaulitz che mi ha trovato ...  >>.
Bill imprecò tra sè e sè, quel ragazzo aveva detto l' unica cosa che non avrebbe dovuto dire.
<<  Cosa? ...  >>.
June si era intromessa in quella conversazione, senza preoccuparsi di interrompere la conversazione tra i due ragazzi.

Qualcosa nella sua mente annebbiata si era mossa e lei stava disperatamente cercando di mettere a fuoco cosa fosse.
<<  Sì ... Il ragazzo che mi ha chiesto in prestito il quadro, " Ensemble Pour Une Dernière Nuit Eternelle ", era il suo gemello ... Quello dalla reputazione non proprio limpida ...  >>.
Tom.
June ne era convinta, la descrizione che suo fratello aveva appena fatto, seppure sommaria e superficiale, calzava perfwettamente.
Era stato lui a trovare Jude ed a permetterle di incontrarlo ...
Ma perchè le aveva mentito, e perchè anche Bill lo aveva fatto?

Jude osservava l' espressione ora concentrata, ora lievemente preoccupata della sorella chiedendosi se non avesse detto qualcosa che, forse, non avrebbe dovuto dire.
<<  June ... Tutto bene?  >>.
La ragazza alzò gli occhi su suo fratello, poi li spostò su Bill.
<<  Io e te dobbiamo parlare ... Mi hai mentito, ma adesso ... Adesso devo andare da Tom ...  >>.
Si infilò la giacca di corsa e si diresse verso la porta a vetri; poi si fermò ll' improvviso, tornò sui suoi passi e abbracciò brevemente Jules.
<<  Tu non scappare ... Dobbiamo parlare noi due ... Ho così tante cose da dirti ... Ti spiegherò anche di Tom ... Sempre ammesso che ci sia qualcosa da raccontare, ancora ...  >>.
Abbassò gli occhi dubitando lei stessa che Tom avesse molta voglia di avere a che fare con lei, dopo quello che gli aveva detto quella mattina, dopo che lo aveva lasciato, dopo tutti quei giorni ...
Ma erano stati tanti e pesanti anche per lei e doveva tentare.
<<  Ok ... Prendi questo e chiamami appena puoi ...  >>.
Jules le posò un bacio leggero sulla guancia e lei si perse per un istante negli occhi del fratello, specchiandovi i suoi e sentendosi scrutare dentro, come quando erano bambini.
<<  Ok ...  >>.
Si volse di nuovo e corse via, evitando per un soffio un paio di camerieri.
Jude la osservò con una sottile ruga di preoccupazione sulla fronte, l' istinto gli suggeriva di seguirla, di fermarla, ma qualcosa dentro di lui lo obbligò a lasciarla andare, e qualcosa di simile gliela stavano suggerendo anche gli occhi di quel ragazzo chilometrico che gli stava di fronte e che aveva fissato quelle sue iridi ambrate nelle sue.
Decise di seguire quell' invito implicito e lasciò andare sua sorella.
-   ... Dopotutto sono sette anni che si gestisce da sola, senza bisogno del mio aiuto ... E in fondo credo che Bill abbia dei validi motivi per fissarmi in quel modo ... Temo di avere un debito con lui ...  -.
E la lasciò andare, un po' a malincuore.

Bill, non appena la ragazza si fù allontanata, prese fiato e cercò di rilassarsi.
Sorrise a Jude, il pensiero completamente assente, rivolto alla sua June …
Gli sembrava di vederla, le sue gambe che correvano frenetiche, ignare della giusta direzione che avrebbero dovuto prendere, ma con il cuore ben consapevole di dove dovesse andare …

-  … O forse no …  -. 
Sorrise tra sé il ragazzo.
-  … Coraggio June …  -.

Poi una sottile ruga d’ apprensione corrugò la sua liscissima fronte.

Quella lieve contrazione non sfuggì a Jude che, la mano perfettamente curata che il cantante sembrava aver dimenticato sul suo petto, gli porse quella domanda.
<<  Cosa succede? Perché hai smesso di sorridere?  >>.
Il ragazzo si riscosse.
<<   Stavo pensando …  >>.
Si lasciò sfuggire un sospiro alzando gli occhi al cielo.
<<  … Sto solo cercando di capire a quale Santo devo votarmi per far sì che Tom non combini qualche casino con lei, adesso …  >>.
Fù il turno di Jude di corrugare la fronte per l' ennesima volta.
Anche lui aveva dei dubbi su quel ragazzo, ma sentirli palesarsi sulle labbra di chi avrebbe dovuto difenderlo, non lo rassicurava affatto.
Spostò gentilmente la mano del ragazzo lasciandogli intendere che non aveva alcuna intenzione di seguire la sua sorellina, sebbene non ne fosse del tutto convinto lui stesso,  e gli chiese.
<<  Perché? C’è una elevata e preoccupante possibilità che la mia June stia gettandosi nelle più che classiche, allegoriche, fauci del più classico dei lupi cattivi?  >>.
A quelle parole Bill provò un vago moto di fastidio.
-  … Tua … Non è che tu sia stato poi così presente nella vita di June … Dov’ eri l’ anno scorso? Quando è stata male per Tom, quando TUA madre le ha chiarito che, per lei, June è stata solo un peso? …  -.
Ma Bill sapeva di essere ingiusto, sapeva che non era stata colpa di Jude, sapeva che a fargli nascere quei pensieri poco gentili era il fatto che, sì, indubbiamente suo fratello era una, piuttosto considerevole, testa di cazzo e, sì, lo era stato soprattutto con June, ma!
Era suo fratello!
Solo lui poteva permettersi di giudicarlo in un certo modo e di poterlo esprimere.
Lui e pochissimi eletti.
E, per quanto June sembrasse amarlo, Jude non era tra questi … Anzi.
Questo non giocava propriamente a suo favore, non per Bill almeno.
Ma, al di là di tutto questo, riusciva ad essere ancora obiettivo quel tanto che bastava per sorridere, mentre rispondeva.
<<  Le possibilità sono infinite … E con quei due testardi in particolare, ma … Mio fratello ci tiene a lei … Non lo ho mai visto comportarsi così con una ragazza, per una ragazza, nel bene e nel male … Questo vorrà pur dire qualcosa … Per cui, sì, potrebbe capitare che scoppi l’ ennesima discussione, ma … June è quella giusta, IO ne sono convinto, e lui lo sa … Deve solo mettere da parte il maledetto orgoglio, come sta facendo June correndo da lui … Penso che ce la possano fare … E’ sulla durata della tregua che ho le mie remore, ma … Intanto mi accontenterei di raggiungerla, questa benedetta tregua!  >>.
Jude si rese conto, aiutato dal ricordo dell’ unico incontro avuto con il gemello assente, che questo sarebbe stato il massimo delle risposte che avrebbe potuto ottenere, del resto conosceva June abbastanza bene da sapere che quel ragazzo era andato pericolosamente vicino alla verità …
Non era certo che gli bastasse, ma l’ emozione che aveva visto dipingersi sul viso di quella che, sette anni prima, era stata la sua piccola June, lo aveva commosso e un po’ ingelosito.
Credeva di essere l’ unico ragazzo sulla faccia della terra ad essere stato guardato così da quella ragazzina.
Adesso, osservando di sottecchi Bill, credette di sapere che persino Tom non avesse l’ esclusiva di quello sguardo.
Sospirò appena, rivolgendo il pensiero alla ragazza.
-  … Vai June … Ormai ci siamo trovati … Quando tornerai, io sarò qui …  -.
I due ragazzi si guardarono, per un momento complici, ognuno con differenti, eppure molto simili, pensieri.

June correva, correva svelta sdrucciolando un po’ a volte, su quelle piccole mattonelle appena lucide di quella sottile pioggerella fine che continuava a scendere dal cielo nero.
Si sarebbe aspettata che anche i suoi pensieri corressero, come la maggior parte delle volte le era capitato in occasioni come quelle.
Invece adesso, al contrario delle sue gambe, dei battiti del suo cuore, dei suoi respiri irregolari, i suoi pensieri erano stranamente statici …
E non erano pensieri, ma era un’ unico pensiero …
E quel pensiero aveva un delizioso sorriso storto, due profondi, intensi occhi nocciola, un adorabile, a volte persino imbarazzante, modo di guardarla, un buffo modo di passarsi un dito dietro l’ orecchio ogni qual volta che si trovava in imbarazzo, aveva due labbra morbide adorne di un pearcing che le rendeva, se fosse stato possibile e necessario, ancora più sensuali ed attraenti …
Aveva un volto, delle braccia e due mani che sapevano esattamente come cingerla o sfiorarla, aveva un nome …

Tom.

Un solo pensiero e molteplici sensazioni ed emozioni che non riusciva a definire, ma lui …
Lui lo aveva ben chiaro davanti agli occhi in ogni suo minimo particolare.
-  … Quello che non hai ben chiaro è dove cavolo stai andando …  -.
Si fermò all’ improvviso, cercando di recuperare l’ equilibrio che aveva perso, frugando frenetica nella borsa e non appena ebbe recuperato il cellulare e il nome della strada in cui si trovava, chiamò un tassì che, poco dopo, la stava trasportando, attraverso le strade illuminate di una splendida Parigi, verso il Grand Hotel dove alloggiavano i ragazzi.
Le luci delle insegne e dei lampioni che sfrecciavano al di là del finestrino le illuminavano il viso di mille tenui colori che si riflettevano nei suoi occhi di cui lei vedeva, ad intermittenza, il riflesso nel finestrino stesso.
Erano gli occhi di chi ha una speranza, un desiderio , un bisogno.
Erano gli occhi di una ragazza innamorata, né più ne meno, uguali a quelli di mille altre ragazze …
Ma quelli che stava osservando adesso, ferma ad un semaforo che sembrava non avere alcuna intenzione di lasciarli ripartire, mentre solo di sfuggita notava una signora della Parigi Bene ingioiellata che camminava impettita su dei tacchi vertiginosi,  le sembrava di non averli visti mai.

Arrivata davanti alla grande porta di cristallo si slanciò all’ interno della hall, ignorando chiunque altro, e attaccandosi alla dorata pulsantiera per chiamare l’ ascensore.
Una volta al suo interno, dove aveva necessariamente dovuto frenare la corsa delle sue gambe, aveva potuto concentrarsi su quella del suo cuore e potè sentire i dubbi che cominciarono a salire alla sua mente.
-  … E se stessi sbagliando ? … E se lui non mi volesse più? …  -
-  … E che cavolo! Al limite dovrei essere io a non volerlo più dopo quello che ha fatto …  -.
-  … Tu non volerlo più? Non farmi ridere ragazzina! Non ti importa nulla di quello che può aver fatto o detto … Tu lo rivuoi nella tua vita e basta! …  -.
-  … No, io …  -.
Ma adesso si trovava davanti alla porta della stanza del ragazzo, là dove l’ aveva portata il suo corpo, ignorando quella discussione interna che le due June stavano sostenendo e che, comunque, non la avrebbe portata da nessuna parte.
E adesso stava bussando.
Improvvisamente, colte dall’ aspettativa, le voci tacquero e il tempo smise di scorrere alla giusta velocità.
Andava maledettamente piano.

-  … Chi diamine è che mi rompe le palle a quest’ ora? … Maledizione! Come se non fosse già abbastanza difficile prendere sonno …  -.
Tom, dopo una doccia calda, si era sdraiato sul letto, in boxer attillati e canottiera, sperando invano di riuscire ad addormentarsi, di riuscire a cancellare dalla sua testa quei due maledetti occhi pervinca che si erano raddoppiati da quando aveva conosciuto Jude …
Se avesse mai avuto qualche dubbio sul fatto che fosse effettivamente il fratello della ragazza, quegli occhi li avevano cancellati del tutto.
Erano identici …
-  … Bhè, proprio identici no … Quelli di Jude non hanno avuto lo stesso effetto sulle tue ginocchia o sul tuo …  -.
Non aveva fatto in tempo a finire la frase, era giunto davanti alla porta e la aveva svogliatamente aperta, aspettandosi di trovarsi davanti Georg o Gustav o chi per loro.
Ma quello che vide gli bloccò qualsiasi pensiero coerente, ed il respiro.

June.

Non riusciva nemmeno a pronunciare il suo nome.
Era davanti a lui, doveva essere stata sotto quella fastidiosa pioggerellina che, al pensiero di vederla posarsi sulla pelle chiara della ragazza, divenne meno fastidiosa, aveva gli occhi grandi puntati sulle proprie scarpe e l’ espressione stranita di chi non fosse davvero sicura  o cosciente di ciò che stava facendo.
Sarebbe potuta scappare da un momento all’ altro.
Ne aveva tutta l’ aria.
E lui non lo avrebbe permesso.
Non poteva.
Le afferrò un polso e in silenzio la attirò all’ interno della stanza buia, chiudendole rapido la porta alle spalle, poi, con un unico, fluido, movimento, le posò le mani sulle anche e la spinse contro la parete della stanza, per poi affondare il viso nei suoi capelli.
Era come tornare a respirare, era come respirare per la prima volta ...
Erano leggermente umidi e profumavano di pioggia, la sua pelle profumava di pioggia e profumava …
Di lei …
-  … June …  -.

La ragazza si era lasciata cogliere impreparata dalle mani di lui che la attiravano nella stanza, che prendevano possesso dei suoi fianchi, che la spingevano contro la parete fredda.
Non appena la sua schiena, lasciata nuda da quel top regalatole da Bill, si ritrovò a contatto con il muro, si inarcò trasalendo, con l’ unico risultato di avvicinarla ulteriormente al ragazzo che le stava addosso.
Il suo corpo aveva un caldo profumo ambrato, doveva appena essere uscito dalla doccia, le treccine che le sfioravano la pelle erano bagnate, ed il suo respiro era caldo.
Appoggiò la punta del naso freddo sulla gola di lui ed inspirò a fondo il suo profumo, come se non avesse mai respirato davvero in vita sua, sapeva …
Di lui …
-  … Tom …  -.

Con uno sforzo che richiese tutta la sua ormai labile lucidità, June allungò un braccio lungo la parete, sperando di trovare l’ interruttore, quello che avrebbe acceso la luce e spezzato quell’ incanto e, incredibilmente lo trovò.
Accese la luce e si godette per un solo istante il mormorio infastidito di Tom che allungò la mano a sua volta per spegnerla nuovamente.
Ma lei intercettò il suo gesto, bloccò la sua mano e si staccò dolorosamente da lui, cercando di recuperare uno sguardo che avrebbe almeno dovuto apparire scontroso.
<<  Perché non me lo hai detto? Perché hai lasciato che fosse Bill a portarmi da Jude quando eri stato tu a trovarlo?  >>.
Tom la fissava da una distanza fin troppo ravvicinata e quel breve spazio tra di loro non gli permetteva di essere molto coerente e disse una cavolata.
<<  Bhè, mi era parso più che evidente che tu non volessi avere più nulla a che fare con me … Mi era sembrato che fosse Bill quello che desideravi avere al tuo fianco, il principe azzurro che ti aiutasse …  >>.
Rispose con un tono un po’ triste al di là del ghigno che le rivolse.
June rimase appena interdetta dalle parole del ragazzo poi, in un impeto di rabbia, gli puntò le mani sul petto cercando di ignorare i brividi che quel semplice gesto le aveva provocato e lo spinse via, allontanandolo bruscamente da sé.
Non riusciva a credere che Tom fosse davvero così idiota.
<<  Ti ricordo che, solo poco tempo fa, la tua amatissima, biondissima, bellissima Chantelle, mi ha consegnato le chiavi del tuo stramaledettissimo suv, facendomi chiaramente intendere come fossero arrivate in suo possesso … Avrei forse dovuto ringraziarti per questo?  >>.
Il volume della sua voce si era inconsapevolmente alzato, al ricordo di quell’ imbarazzante, doloroso momento.
Adesso stava quasi gridando.

Tom cominciava a vedere rosso.
<<  … Sì! Ed io ti avevo detto che non era successo nulla … Ma tu non potevi credermi! No, certo!  >>.
Esclamò alzando a sua volta la voce di qualche decibel.
<<  La piccola indifesa June crede solo a quello che gli dice il suo cucciolo, il suo perfetto Bill, vero?  >>.
<<  Bhé, se non altro LUI non mi ha mai trattata come hai fatto tu per mesi e mesi e non mi ha mai mentito né dato motivo per credere che lo avesse fatto!  >>.
Stavano urlando entrambi, ormai, i visi a pochi centimetri l’ uno dall’ altro.
<<  Certo! Sicuro! Lo stronzo della situazione sono SEMPRE io, vero? Non si può mai vincere contro Bill”perfetto”Kaulitz!  >>.
June non poteva sopportare che parlasse così di Bill, non poteva sopportare quell’ arroganza, né che le berciasse contro a quella maniera.
<<  Non capisci un cazzo, Tom! Non hai mai capito un cazzo! Vattene!  >>.
<<  Certo che me ne vado! Chiama pure il tuo Bill a consolarti! Fanculo!  >>.
E uscì dalla stanza, l’ eco delle parole che si erano sbraitati addosso si confuse con il sordo sbattere della porta alle spalle del ragazzo, per perdersi poi entrambi nell’ innaturale silenzio che si era creato.

-  … Che cosa ho combinato? Volevo … Ringraziarlo e invece … Sono una stupida …  -.
Se ne stava lì, June, impalata in mezzo alla stanza, senza riuscire a raccogliere nemmeno un solo pensiero coerente.
Non capiva più nulla.
Ascoltava il silenzio e quella confusione muta, dentro di sé.
Ma quella solitudine durò pochi minuti.
Un improvviso bussare la colse alla sprovvista e meccanicamente si diresse verso la porta, aprendola.
<<  Posso rientrare? Sono in boxer e canottiera e … Questa è la mia stanza …  >>.
Un Tom dallo sguardo scuro e rancoroso, dovuto forse anche alla pessima figura che aveva appena fatto, le stava davanti, con un abbigliamento in effetti poco consono da avere per girare nei corridoi di un albergo come quello.
June era confusa, si guardò per un attimo attorno, mentre lui rientrava, rendendosi conto che aveva ragione.
Non appena Tom le passò accanto per riprendere possesso della sua stanza, si riscosse.
<<  Hai ragione … Sono io che me ne devo andare …  >>.
Si fermò un istante sulla soglia della stanza, un espressione leggermente mortificata sul piccolo viso.
<<  Comunque … Ero venuta fin qui semplicemente per … Ringraziarti …  Sono in debito con te, a quanto pare …  >>.
Poi si allontanò verso l’ ascensore.

Tom era rimasto solo nella sua stanza, per un solo istante la sua mente vagò in pensieri lascivi su come avrebbe desiderato che lei si sdebitasse con lui, ma fù solo un attimo, perchè qualcosa che lui aveva volutamente, cocciutamente ignorato fin dal primo istante in cui aveva conosciuto quella ragazzina, si mosse dentro di lui.
-  …Tom sei un idiota! Il sesso ... Fanculo il sesso ... Non posso lasciarla andare via così … Non voglio …  -.
E poco dopo era nel corridoio, aveva afferrato rudemente June per le spalle e la stava nuovamente trascinando dentro la sua stanza, aveva spento la luce, permettendo a quella della luna che filtrava dalle tende trasparenti della finestra di illuminarli.
Una volta chiusa la porta allentò la presa sulla ragazza e finalmente la bloccò davanti a lui, senza bisogno di sfiorarla, solo con i suoi occhi incatenati a quelli di lei.
Un pazzo, disperato desiderio di baciarla che lo consumava.
<<  Mi dispiace … Non volevo dire quelle cazzate poco fa, solo che … Mi ha fatto male rendermi conto che non ti fidavi abbastanza di me da credermi … Non è successo nulla con Chantelle, ma non ha avuto poi molta importanza … L’ unica cosa che sapevo era che ti avevo persa e che il motivo era la semplice mancanza di fiducia e … Sapere di meritarmi la tua diffidenza non mi era d’ aiuto … Bill … Lui non ha colpe, ma mi ha fatto male vedere che nel momento del bisogno ti sei affidata alle sue braccia, al suo affetto, al suo cuore piuttosto che al mio … E per quello che riguarda Jude … Volevo fare qualcosa per te … E’ capitato quasi per caso che io lo trovassi e non volevo che lo sapessi perché non volevo … Non volevo che tu pensassi che stessi cercando di comprare il tuo perdono o, peggio ancora … Il tuo amore …  >>.
Prese fiato, senza distogliere lo sguardo dagli occhi destabilizzanti della ragazza.
Stava parlando molto e non era semplice, ma aveva bisogno di sapere che lei capiva esattamente ciò che voleva dirle.
<<  … Mi sei mancata June, ci sono stati giorni in cui avrei dato delle testate al muro se fossi stato sicuro che sarebbe servito a scacciarti dai miei pensieri, ma … Non importa quanto io ti abbia desiderata … Quanto io ti desideri adesso …  >>.
Si permise di lasciar scivolare lo sguardo dal viso al corpo morbido di lei, scoprendo che non gli era di nessun aiuto, l’ unico effetto ottenuto fù quello di sentirsi seccare ulteriormente la bocca.
Tornò rapido ai suoi occhi, passandosi istintivamente la lingua sulle labbra asciutte e sfiorando, in maniera inconsapevolmente languida, il pearcing che scintillava di un raggio di luna.
Proseguì a fatica.
<<  … Non importa, davvero … Volevo solo fare qualcosa per te, volevo … Non lo so … Ma non volevo comprarti June … Tu non sei un dipinto, per quanto bello o rassomigliante … Tu sei maledettamente reale, sei … Tu … Ed io non voglio semplicemente te, io … Voglio averti perché anche tu mi vuoi … E non perché ho comprato un quadro o perché ho trovato tuo fratello ma perché sono … Io … Con i miei diecimila difetti, con il mio carattere impossibile, con la mia assurda gelosia nei confronti di chi davvero non la merita … Dimentica Jude solo per qualche secondo e guardami …  >>.
Si allontanò di un paio di passi da lei, aprendo le braccia in un gesto ormai rassegnato.
<<  Quello che sono lo sai … Questo è tutto quello che ho da offrirti, né più ne meno … Per usare una frase che mi hai detto tu … Quando non sarò più Tom Kaulitz dei Tokio Hotel, quando avrò sperperato tutti i miei soldi … Questo sarà tutto quello che ti rimarrà … Sei disposta a correre questo rischio? …  >>.

… Nella vita non conta un respiro, ma gli attimi che riescono a fartelo mancare …
E adesso, stretta tra le braccia di Tom, con la sue labbra che danzavano leggere ed esigenti sulle proprie, con le sue mani che le accarezzavano la pelle spogliandola piano, donandole mille brividi di aspettativa che sarebbe stata presto soddisfatta, mentre le sue stesse mani lo sfioravano, mentre il bisogno di lui, il bisogno di sentirsi sua, la stava lentamente consumando, sapeva esattamente che questo era uno di quegli attimi, e che ce ne sarebbero stati molti altri in futuro.
Un futuro che lei non riusciva ad immaginare ma che, sapeva, non sarebbe mai stato semplice.
Ma qualunque fosse, lei lo avrebbe vissuto, accettandolo e tentando, nel suo piccolo, di costruirlo, assieme a lui …

Lo avrebbe vissuto, sì, in attesa di quelle due semplici parole che Tom, ancora, non era  pronto a donarle …
Lei le avrebbe aspettate …

FINE
( per ora ...)


Bene, e con questo capitolo che mi ha fatta un po' penare e che ancora mi lascia un pochino perplessa, siamo giunti alla fine di questa storia che, comunque, io ho amato moltissimo, così come la sua protagonista, la Mia June, ho amato scriverla e "viverla" nella mia testolina ...
Come sempre posso solo dire, per l' ultima volta in questa storia, che :
I TOKIO HOTEL NON MI APPARTENGONO COSI' COME NON MI APPARTENGONO I LORO GESTI, I LORO PENSIERI, LE LORO IDEE, LE LORO EMOZIONI E SENSAZIONI ...
NESSUN QUALSIVOGLIA ASPETTO DI QUESTE 4 CREATURE MITOLOGICHE (e qui, dato l' uso un po' smodato di fauni e ninfe direi che ci possa stare n____n ) MI APPARTIENE !
Ovviamente NESSUN scopo di lucro nel mio scritto, o nell' uso di meravigliose canzoni che mi hanno "ispirata", aiutata ed accompagnata.
E adesso a Voi :

Layla : Eccoci giunti al tanto agognato e sospirato finale.
Sono contenta che ti sia piaciuto uil parallesismo di pensieri tra Tom e June n______n ci tenevo a mostrarlo per bene!^^
Gustav ... Santo ragazzo! Se non ci fosse Lui come faremmo?
Anche a me è piaciuto scrivere quella parte (e ipotizzare che, forse, nemmeno Lui è poi così Santo ... X°D! )
Per l' happy end non ti preoccupare, come ti ho già detto in altra sede (dato il MOSTRUOSO ritardo nella pubblicazione di questo capitolo ... T___________T' ... e qui la balla di fieno ci sta anche bene, con sottofondo di cicale... ç_ç) l' happy end è arrivato, "puntuale" come un orologio svizzero, del resto sono io ...
Cos' altro ci si poteva aspettare? X°D (anche se ... c'è ancora una piccola questioncina che dovrà essere chiarita ... ù.ù)
Che altro dire?
Sono OVVIAMENTE contenta che ti sia piaciuto il capitolo e spero di ritrovarti nel seguito!^^'
Grazie della tua presenza lungo tutto questo cammino "straziante" X°D!
A presto!^^

Akane :
ciao! Mi fa piacerissimo incontrarti!^^
In effetti mi pare che sia proprio ora che il nostro Tommaso si prenda le sue belle responsabilità! ù.ù
Gli altri tre, sono già in lista di attesa per la beatificazione! X°D!
Però, santi o meno, lo hanno messo il più chiaramentre possibile davanti alle scelte che deve decidersi a prendere!
Il lieto fine ... ahhh ... Sebbene alcune delle mie storie siano un po' ... come dire?
Cupe ... Anche io adoro i lieti fine! n_________n (spero non rimarrai delusa da questa! )
E poi, come hai detto tu, ci sono i Ragazzi che premono in favore di June (che deve aver fregato anche loro con i suoi occhioni insoliti! n___n)...
Una vacanza? ...
Ma nooo ...
Presto o tardi (ci sto lavorando ...) li rivedremo in scena!
GRAZIE
per il tuo supporto e la tua presenza; un abbraccio^^


Cassandra : Cominciamo col dire che il ritardo è giustificato e sai benissimo che non mi importa, mi basta sapere che ci sei!!!! Per quello che riguarda Tom, personaggio per il quale mi fai un sacco di complimenti (che io mi accaparro gongolante^^) posso dirti solo due cose :
punto primo, sono daccordo con te sulla sua predisposizione alla cipolla (data la tua citazione di Shrek!^^) e che mi sono divertita molto a descriverlo e ad "analizzarlo" (ovviamente tutto ciò che ho scritto NON RAPPRESENTA AFFATTO LA REALTA' DEL CARATTERE, DELLE DECISIONI O DEI PENSIERI DI TOM, così tanto per specificare^^') ;
punto secondo, credimi, ci sono storie ben migliori che hanno trattato "l' argomento Tom" meravigliosamente e molto meglio di me (e sappiamo a cosa ci riferiamo!^^ Sia il "tuo" Tom che quello di Princess sono "meravigliosi" ù.ù) ... Io ci ho provato e sono contenta di sapere che, dal Tuo punto di vista, ci sono riuscita in maniera decorosa ... (e concordo assolutamente con Te sull' "evoluzione" del Nostro SexGott preferito!^^) ... La tua definizione di "momenti" mi è piaciuta da morire e mi rende orgogliosa sapere che a tuo parere io sia riuscita, a crearli!^^ (evvai che la Cassy mi cita "Die" e "Toghether" cosa che mi fa gongolare come una matta ... Due delle mie storie preferite e più sofferte! Grazie^^) ...
Come hai detto Tu, ho "spudoratamente sfruttato" la mia povera June, che, in alcuni momenti è stata davvero "contorta" nei suoi ragionamenti e nelle sue scelte ...
Mi è piaciuto molto scrivere della stessa situazione vista dai due punti di vista di June e Tom, differenti nella fisicità delle cose che li circondano eppure uniti dalle stesse sensazioni, dalla stessa canzone ...
(le Due G credo siano già in lizza per la Beatificazione! X°D!)
E anche Bill potrebbe sperare di entrare nella lista ... poveraccio!
sopportare Tom non è stata una passeggiata fin dal primissimo capitolo di questa storia (che iniziava con una porta sbattuta dritta sul naso ed è proseguita in un escalation di cattiverie gratuite ... ç_ç  povero ... )
E adesso tocca aTom e qui arriva il tasto dolente del capitolo, quello che ancora non mi convince affatto ma che, altrimenti, non avrei saputo come sbrogliare!
Spero che, nella tua recensione a questo capitolo Tu mi sappia dire se è abbastanza "credibile" o se fa c....e!
Altro tasto dolente, anzi, dolentissimo, è il monologo finale di Tom ...
Forse lo ho fatto parlare un po' troppo, ma ...
Non so ...
Mi sembrava che ci potesse stare bene ...
Per le due paroline ...
Spero di non averTi delusa troppo! T_________T'''
E adesso non ho altro da aggiungere se non un GRAZIE enorme per la tua pazienza e sopportazione, dei miei malumori legati a tutto questo (e per "Tutto" intendo PROPRIO tutto ...) e dei miei "deliri"...
Ti Voglio Bene, a presto^^!


E, giunti alla fine della fine ...
Un Grazie SPECIALE va a TUTTE VOI che avete inserito la mia storia tra i Vostri preferiti o tra le seguite, a Voi che la avete seguita, lasciandomi un piccolo segno della Vostra presenza o anche no ...
Questo E' SEMPRE motivo d' orgoglio e di grande soddisfazione per chi scrive e tenta, come me, di rendere a qualcun' altro un pezzetto di sè stesso, delle proprie emozioni e dei propri sogni!
Quindi GRAZIE a Voi :

ada12 
Anja11xD
Layla
BigAngel_Dark
blinkina 
Dan 
Kvery12 
ky83 
LadyCassandra
Akanexx87
Martiii_Th_Tk 
Poppy483 
Saltellina14 
Veronica91 
Ysabel 
_Skipper_
Angeli neri
Ruffuz


Spero di ritrovarVi quando il seguito di questo delirio vedrà la luce!^^
   
 
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