ANNIVERSAIRE!
Camus uscì
dal bagno e guardò con disappunto il letto vuoto.
Per la
centesima volta si chiese dove fosse andato a cacciarsi Milo e, cosa ancora più
importante,
come avesse osato quell’essere farlo svegliare solo il giorno del suo compleanno.
In un giorno
così speciale Milo avrebbe dovuto essere lì a coccolarlo, fargli il caffè,
portargli la
colazione a
letto e soddisfare ogni suo minimo desiderio, invece niente.
Puff… sparito,
evaporato, dileguato, nessuna traccia di lui neanche fosse finito nell’Another
Dimension di Saga.
Sbuffò
contrariato e prese una decisione drastica: andare ad aspettarlo nella Casa
dello Scorpione.
*
Era convinto
che l’ottavo tempio fosse vuoto, invece appena passò davanti alle stanze
private
del suo
fidanzato nonché collega Saint si accorse che Milo non solo era a casa, ma
aveva pure
compagnia.
“Ah, sì? Questa non la passi liscia, Milo! Oggi nessuno dovrebbe
essere più importante del
sottoscritto per te! E poi… Kanon? Che
cavolo ci fa Kanon a casa tua a quest’ora?”
Progettava
di entrare, congedare in fretta la fotocopia di Saga, requisire il suo amante e
dirgliene
quattro in un romanticissimo scatto di capricci.
K:-Milo, non so perché ti fai tanti problemi, devi solo andare da
Camus ed essere sincero con lui-:
“Ma bene! Adesso mi nasconde anche qualcosa!”
Sapeva che
non era educato origliare, ma in quel momento non gli importava.
M:-Lo so, lo so che dovrei, ma non voglio deluderlo proprio il
giorno del suo compleanno-:
Non era
educato neanche sbirciare dal buco della serratura ma la curiosità se lo stava
mangiando
vivo: lui doveva sapere di che
diavolo stavano parlando quei due alle sue spalle!
“Acc…!!! Si vede solo la chiave!”
Intanto la
discussione all’interno continuava con Kanon che diceva
K:-Ma insomma, se non eri convinto di quello che facevi perché lo
hai preso?-:
M:-Ma che ne so, io non lo volevo veramente! Ho solo fatto le cose
in fretta, ecco-:
“Non… non lo volevo veramente?! Che cosa
vuol dire?”
Un atroce
sospetto cominciò a strisciare nella sua mente.
“Milo, non… non starai parlando di… me?”
Nella stanza
ci fu un attimo di silenzio, poi di nuovo la voce di Kanon.
K:-Secondo me è semplicemente perfetto-:
M:-No, ti dico che è troppo piccolo-:
“CHE COSA?!! Hei, bello, io sono alto un
metro e ottanta! A meno che… ARGH!!!”
Stavolta il
sospetto non solo era atroce, era pure terribilmente imbarazzante!
“Spero per il tuo bene che tu non stia parlando delle mie misure
intime! Milo, stavolta ti uccido!”
M:-E poi non è solo un problema di dimensioni. Non mi piacciono
neanche i colori che ha-:
Camus si
afferrò una ciocca di capelli e la esaminò attentamente.
Bè, sì, anche dopo
essere tornato in vita la seconda volta i suoi capelli avevano inspiegabilmente
mantenuto il
colore pallido da Specter, ma quello non gli sembrava
un buon motivo per lasciarlo!
“Milo!!! Malefico doppiogiochista, come osi?! Non potevi dirmelo
in faccia invece di andare a
lamentarti con Kanon?”
:-Senti, se non ti piace dillo e basta così me lo prendo io. A me
piace parecchio!-:
Disse Kanon.
“Ma come si permette quell’altro?!”
:-E va bene, è così, lo ammetto: non mi piace. Puoi tenertelo-:
A quel punto
il cosmo di Camus esplose all’improvviso e lui si scaraventò nella stanza
furibondo.
:-Adesso mi spiegate tutti e due!-:
Milo e Kanon
lo guardarono un attimo sconcertati.
M:-Ecco, hai visto? Te lo dicevo che si sarebbe arrabbiato!-:
Che faccia
tosta che aveva Milo!
Ovvio che si
era arrabbiato: non solo era stato tradito ed umiliato, era anche stato ceduto
come…
:-Un maglione?-:
Al centro
del letto, posato tra Milo e Kanon c’era un golf azzurro cupo a righine verdi.
:-Oh, meno male che sei arrivato! Camus, per favore spiega a Milo che
questo maglione è
esattamente della tua misura e che i colori non sono orribili come
dice lui-:
Gli disse
Kanon con l’aria di chi veramente non ne può più.
:-No! Camus, non ascoltarlo, non devi dirmi per forza che ti
piace!
Io volevo farti un regalo per il compleanno ma non ne ho proprio
avuto il tempo e così ho
comprato la prima cosa che mi capitava all’ultimo momento… scusa, scusa, scusa, lo so che
combino sempre casini!-:
La rabbia di
Camus svanì all’istante e fu sostituita per metà dalla tenerezza e per l’altra
metà
da
imbarazzo.
:-Ah, ma allora era di questo che parlavate…
credevo che… no, niente-:
Non avrebbe
voluto che lo scoprissero, ma Milo e Kanon erano molto più maliziosi di lui e
capirono
subito tutto l’equivoco.
:-Aspetta un attimo… tu credevi… che stessimo parlando di te?-:
:-Bè… ecco…
oh, non fate quelle facce, ragazzi!-:
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