Ciao
ragazze! Scusate il ritardo ma per questo capitolo
l’ispirazione non voleva
proprio arrivare.. So di deludere molte di voi, ma spero poi di rifarmi
più in
là :( Per chiarimenti, ci vediamo alla fine del capitolo xD
Buona lettura!
NEVE IN
PRIMAVERA
Capitolo 6
“Che
cosa?!”
Urlò furiosa.
“Misako,
ti
prego..”
“Come
si
permette quel-“
“Misako,
è
pur sempre mio figlio!”
“Hai
ragione, Fuyuki. Ti chiedo scusa. È solo che la mia Sana non
merita di essere
trattata così!” Come si permetteva quel minuscolo
essere di pensare una cosa
del genere?!
“Lo
so, è
per questo che ho deciso di dirtelo.. Lo sai che non sono assolutamente
d’accordo con le sue scelte!”
Si, era
stata la cosa migliore dirlo a Misako, di questo Fuyuki ne era
convinto.
Davvero, Sana non meritava quello. E se lui avrebbe potuto impedirlo,
beh, lo
avrebbe fatto. Anche a costo di andare contro suo figlio.
“E di
questo
ti ringrazio. Ma non posso assolutamente permetterlo. Dobbiamo fare
qualcosa.”
“Sono
d’accordo, ma cosa.. Non posso costringere mio figlio a
pensarla
diversamente..” disse sconsolato Hayama. Per quanto ci avesse
pensato, non gli
veniva in mente niente.
E proprio
per questo aveva deciso di dirlo alla contessa; lei, con le sue idee,
avrebbe
sicuramente trovato qualcosa. Doveva
trovarlo.
“Uhm,
cosa
possiamo fare, cosa..”
Per quanto si
sforzasse di pensare, non poteva togliere dalla mente che
l’unica cosa
plausibile per lei, in quel momento, era staccare quella testa bionda
dal suo
corpo.
“Sono
con
te, Misako. Lo sai, ho sempre pensato che Sana fosse speciale,
è per questo che
ho accettato il matrimonio. Io sono convinto che lei può
cambiarlo.” Sospirò
speranzoso.
La contessa
sorrise. Uno dei suoi rari sorrisi seri.
Poi il suo
sguardo si fece furbo. Fuyuki capì che, forse,
c’era ancora qualche speranza.
“Lo
colpiremo nel punto debole, gli faremo avere paura, paura di non avere
ciò che
più desidera al mondo.” Sussurrò con
uno sguardo tra il diabolico e il
divertito.
“Il
titolo.”
Lui conosceva bene suo figlio.
“Esatto!
Lascia fare a me, amico mio.”
Uhm, sarebbe
stato un bene?
“Piuttosto”
continuò la contessa “il restauro è
terminato, la sorpresa è pronta.”
L’unica
cosa
che Fuyuki pensò, fu che quando parlava di Sana, e
soprattutto della sua
felicità, gli occhi di lei si illuminavano.
***
Non di nuovo,
pregò, non di nuovo.
Era tutto come
l’altra volta: la
chiesa, il vestito, l’altare, lui.
E di nuovo lui
la portò nella sua
stanza, affamato e bramoso.
No,
urlò, no!
Poi lui fece una
cosa che non si
aspettava. La abbracciò.
E lei si
sentì in pace. Poi capì
quando vide dei capelli biondi che le solleticavano la guancia e,
allontanandosi, occhi mielati che la fissavano, desiderosi, si, ma di
un
desiderio che la fece arrossire.
Così
si lasciò condurre dolcemente
sul letto, si fece adagiare dolcemente, e accolse tutto il suo dolce
peso.
Poi lui la
guardò di nuovo, e piano,
cominciò dolcemente ad avvicinarsi al suo viso.
Sana
aprì
gli occhi di scatto. Era di nuovo sudata.
E non per la
paura, come lei cercava di convincersi.
Ripensò
a
come si era sentita bene tra le sua braccia, perfino nel sogno.
Il sogno..
Era cambiato. Adesso non aveva più paura, non poteva
continuare ad illudersi.
Poi
ricordò
il giorno precedente.
Si
alzò
velocemente dal letto.
L’anello
brillava beffardo al suo anulare sinistro, come a volerle ricordare che
lei non
poteva scappare, che quello era il suo destino, che non avrebbe
più potuto
avere tutta la fortuna del giorno precedente.
Eh si,
perché, mentre lei già si disperava man mano che
si avvicinava la fine del
ricevimento, sua madre e Fuyuki chiesero ai novelli sposi di aspettare
ancora
un altro giorno per poter vivere insieme. Lei non sapeva il
perché, ma aveva
accolto di buon grado quell’offerta, felice di poter fuggire,
ancora per poco,
ai suoi doveri di moglie.
Akito non
aveva detto niente. Si era limitato, alla fine del ricevimento, quando
tutti
gli invitati erano andati via, a prendere le sue cose e ritornare a
casa sua
insieme al padre, segna degnarla neanche di uno sguardo.
Che marito
amorevole.
D’altronde,
cosa si aspettava, visto che non era neanche un vero matrimonio il loro?
Persa
com’era, non si era neanche accorta che il sole era
già abbastanza alto, e ciò
voleva dire che non c’era ancora molto tempo da perdere.
Sua madre
aspettava lei e Akito per comunicare loro qualcosa.
Una
sorpresa, aveva detto.
C’era
da
essere tranquilli?
***
Akito
continuava a camminare furiosamente da una parte all’altra
della sua grande
stanza, così come aveva fatto per quasi tutta la notte.
Non era
riuscito a dormire, né a pensare, d’altronde.
Lei, lei,
lei. Sempre lei.
Gli si
parava davanti in tutta la ingenuità, in tutta la sua gioia
di vivere, in tutta
la sua bellezza.
Perché
ormai
non aveva più senso negare che non era bella.
Ma era un
tipo di bellezza diverso.. Non il tipo che piaceva a lui. No.
Eppure.. Non
lo sapeva, maledizione! Non sapeva cos’era che gli impediva
di non pensare a
lei e al suo corpo sotto il suo. Non lo sapeva cos’era che
gli impediva di
desiderare Fuka, o qualunque altra ragazza avesse conosciuto.
Andò
verso il
letto dove cercò di sedersi, ma in un eccesso di rabbia
scaraventò all’aria le
coperte.
Nel farlo lo
sguardo cadde su qualcosa che luccicava sul suo anulare sinistro.
La sua fede.
La loro fede.
Lui,
sposato. Chi lo avrebbe mai detto.
E con una
che non pensava neanche lontanamente a dargliela.
E nonostante
questo, non poteva impedire ad un piccolo sorrisino di spuntare,
traditore.
La
fissò non
seppe per quanto tempo, fino a quando la mente non andò a
quello che sarebbe
potuto succedere la notte successiva.
E mentre la
guardava, realizzò una cosa. Dopo una notte inquieta
riuscì ad arrivare solo a
questo.
Avrebbe
fatto qualsiasi cosa, qualsiasi,
per
averla. Per avere lei.
Sua moglie.
***
“Bene,
ora
che siamo tutti qui, vorrei dirvi una cosa.” Sorrise Misako.
Era arrivato
il momento di spiegare tutto quel via vai di persone da oltre un mese.
Tutti
aspettavano lei: Sana, Akito, Natsumi, e tutta la servitù.
Fuyuki già sapeva.
“Il
nostro
regalo di nozze. O meglio, il mio, per la mia piccola.”
Sana,
sorrise. Sua mamma era sempre sua mamma.
Impaziente,
la esortò a proseguire. Soprattutto per non cedere alla
tentazione di girarsi e
scoprire che Akito la stava fissando da quando era arrivato.
“Beh..
Visto
che so che ti dispiace dover lasciare la casa in cui sei cresciuta,
Sana..
Ecco, non la lascerai!” Rise lei.
Sana
spalancò gli occhi.
“Cosa?
Ma..
È fantastico! Davvero posso restare qui con te?”
Era entusiasta. Wow, questo
significava anche non dover restare sola con lui.
Il lui in
questione non la pensava allo stesso modo. Cosa stava dicendo quella
maledetta
donna?
“Certo
che
resterai qui, ma, siccome ormai siete marito e moglie”
continuò, facendo
bloccare Sana che stava correndo ad abbracciarla “avete
comunque diritto ad una
vostra vita, così la vostra nuova casa sarà
l’ala Nord!”
Ehi,
sembrava davvero entusiasta.
Akito
sorrise. Sempre meglio di niente, lei doveva essere sua e basta. Non
importava
dove.
Il sorriso
di Sana, invece, si spense gradualmente. Ma certo, come aveva potuto
solo
pensare che avrebbe potuto fuggire la sua vita con Akito. Sempre meglio
di
niente, cercò di consolarsi.
Corse ad
abbracciare sua mamma. “Grazie.” Le
sussurrò. Era vero. Il solo pensiero di
allontanarsi da quel luogo la mandava nel panico.
Ora si
spiegava la presenza di tutti quei lavoratori che da un mese andavano
verso
l’ala Nord. Sua madre era grande!
In fondo
l’ala Nord era, si, un vero e proprio palazzo a sé
stante, ma era pur sempre
collegato al palazzo principale da un corridoio. In questo modo avrebbe
potuto
sempre essere in contatto con la sua famiglia.
Il problema
principale, però rimaneva. Uhm.
“Bene,
Akito? Tu cosa ne pensi.”
“Per
me va
bene.” Rispose distante.
Figuriamoci.
“Benissimo!”
esultò Misako. “Inoltre” Non era finita
lì? “La famiglia di Akito si stabilirà
da noi, visto che ormai sono quasi nobili, e mi sembra giusto che anche
loro
abbiano una residenza adatta al loro rango!”
Fuyuki
sorrise, mentre Natsumi ringraziò la contessa.
Akito,
invece, era immobile. Aveva detto, quasi?
Gli sembrava, però, alquanto sconveniente chiedere
spiegazioni sul quel piccolo
particolare, così aspettò che Misako, per qualche
oscuro motivo mandasse via la
servitù. Aveva ancora qualcosa da comunicare loro.
“Sana,
Akito” cominciò, quando fu sicura che tutti se ne
fossero andati “c’è qualcosa
che dobbiamo dirvi. Rei dice di aver sentito qualcosa dalla
servitù, dicono che
tra di loro ci sia.. Una specie di spia, se vogliamo metterla in questi
termini.”
“Una
spia?”
chiesero i due diretti interessati, salvo poi abbassare la testa,
l’una imbarazzata,
l’altro indifferente.
“Beh,
si
dice che alcuni dei nostri creditori non abbiano bevuto la messinscena
del
matrimonio.”
Messinscena.
Non fu tanto
la gravità di quelle parole a colpirli, quanto quella
piccola, insignificante,
sola parola.
Messinscena.
Per quanto volessero negarlo, un mormorio di protesta si era levato
dallo
stomaco di entrambi, come un gatto che, fino allora sopito, si era
risvegliato
infastidito da qualcosa. Una parola.
Misako, non
vedendo nessuna reazione, continuò.
“Quindi
hanno ben deciso di mandarci qualcuno per scoprire la
verità. Nel caso in cui
riuscissero a sapere, noi avremmo ancora più debiti, e voi,
nessun titolo.”
Colpito e
affondato.
Akito si
dichiarò sconfitto.
E non
potè
fare altro che seguire le indicazioni della contessa, la quale
annunciava che
tutti i bagagli erano pronti per essere portati nell’ala Nord.
***
Il balcone
offriva uno spettacolo troppo bello per coprirlo con le tende, quella
sera.
Per questo
Sana le aprì completamente. Faceva troppo freddo per uscire
fuori, ma sarebbe
stato un crimine coprire quella stupenda luna.
Com’era
bella, così pura, così surreale, così
lontana e allo stesso tempo così vicina.
Come le
sarebbe piaciuto essere lassù, brillare nel cielo e portare
un po’ di luce e
conforto a chi ne avesse avuto bisogno.
Invece si
trovava a dover convivere con una persona che non amava, e che sembrava
odiarla.
Per fortuna,
dopo aver portato tutte le loro cose nella loro dimora, sua mamma e
Fuyuki si
erano trattenuti fin nel pomeriggio, quando lei aveva evitato Akito
dicendo di
essere stanca e che andava a dormire.
Certo.
Se non fosse
che aveva deliberatamente evitato quella che i domestici avevano
preparato come
loro camera, scegliendosene una
diversa, seppur vicina, diversa.
E sola.
Non ce la
faceva, non poteva dormire con lui, o fare.. beh, le cose che due sposi
dovrebbero fare.
Era
un’ipocrita, questo quello che pensava di sé
stessa.
Perché
per
quanto timore provasse nel pensare ad una situazione intima con lui,
non poteva
impedirsi di arrossire, e di provare una certa pace. In un certo senso
lei era
attratta da lui, dai suoi occhi ambrati, così misteriosi e
così freddi, e dal
suo corpo.
Ehi, mica si
può negare una cosa del genere, eh!
Era da
quando l’aveva incontrato che non poteva evitare di
paragonarlo al fisico
mingherlino di Naozumi..
Uff, ma non
era gennaio? Allora perché faceva tutto quel caldo?
Ancora con
lo sguardo rivolto verso la luna, persa nelle sue fantasticherie, non
si
accorse della porta che lentamente si era aperta e subito dopo
richiusa, dei
leggeri passi per la stanza, come si accorse della sua
presenza solo perché il suo
corpo alto e duro aderì al suo.
Sussultò.
L’unica cosa che si era aspettata era di trovarselo
lì, non c’era neanche
bisogno di girarsi.
Lui era
silenzioso, forse perché come lei, non sapeva cosa dire, ma
le poggiò la mani
sui fianchi.
Sana
sussultò per la seconda volta nel giro di un minuto. Un
improvviso calore era
scoppiato nei punti in cui le sue mani la toccavano.
“Non
mi
avevi detto che avresti dormito da sola.” Le
sussurrò roco, così vicino al suo
orecchio da sfiorarla con le labbra.
Cosa si
aspettava? Che sarebbe rimasta con lui e fare quelle belle cose che gli
piacevano?
Dal canto
suo, Akito era rimasto un po’ dispiaciuto quando non aveva
trovato né lei né le
sue cose nella loro camera. Così, quando una cameriera gli
aveva chiesto come
mai la signora non fosse con lui, aveva preso la palla al balzo per
raggiungerla. Poteva benissimo essere quella di cui aveva parlato
Misako, no?
Bene, ora..
Quale migliore occasione per avere ciò che gli spettava di
diritto? Così
avrebbe potuto sapere cos’era di lei che lo attirava,
l’avrebbe avuto, e
l’avrebbe ripudiata. Semplice, no?
Mise
velocemente a tacere quel maledettissimo gatto nello stomaco che stava
ricominciando a protestare.
“Io..”
cosa
lei? Cosa doveva dire? Che aveva paura di stare con lui?
Bugiarda.
Perfino il suo micio personale le dava della bugiarda.
Silenzio.
Akito,
però,
non resisteva più. Sapere di averla così vicina,
respirare il suo dolce
profumo, e non poterla avere era una tortura immensa. Senza neanche
pensarci,
senza pensare a reprimere l’istinto con la forza della
ragione, prese tra le
labbra il lobo del suo orecchio.
Dolce come
lei, come l’odore che emanava, come il profumo della
primavera.
Per Sana,
però, questo era troppo. Non poteva continuare, non
così, non sapendo che altri
due secondi e non sarebbe più riuscita a fermarsi.
Così
prese
tutta la sua forza di volontà e si divincolò
dalla presa sui suoi fianchi.
Il biondo
però fu più veloce. Non per riflessi, ma
probabilmente perché era troppo forte
la paura che lei se ne andasse, che lo lasciasse lì,
arrabbiato e
insoddisfatto.
Riuscì
ad
afferrare il suo polso prima che lei andasse completamente via,
spingendola con
il suo corpo contro il muro adiacente al grande letto matrimoniale.
Questa
volta non gliel’avrebbe fatto fare, non le avrebbe permesso
di scappare via.
Sana emise
un flebilissimo gemito, che però non sfuggì alle
orecchie di lui, immerso
com’era nel silenzio della stanza, e riempiendolo di
desiderio.
Voleva farla
sua, voleva sentire anche quel gemito, e un altro, e un altro ancora,
sempre
più forti e sempre di più, fino a sentirla
esplodere, e sentire che era stato
lui a donarle quel piacere.
Voleva
sentire il suo corpo contro il suo, libero da costrizioni, bruciare,
ardere per
lui, così come adesso lui stava ardendo per lei.
E,
naturalmente, non potè impedire a tutto il sangue di fluire
in quel benedetto
punto, al solo pensare all’immagine di Sana nuda sotto di
lui. Si spinse ancora
di più contro di lei, ormai perso nel bisogno impellente che
gli impediva di
pensare.
La
guardò,
aveva gli occhi chiusi e, particolare che non gli sfuggì, le
guance arrossate.
Com’era
bella. Bella e fragile.
Fragile. Fragile
e impotente. Ecco come si sentiva lei. Non poteva fare niente per
liberarsi e,
si sorprese a pensarlo, forse,
neanche lo voleva.
Il corpo
caldo di lui era una delizia unica. Poteva vedere i suoi muscoli
attraverso la
sottile camicia che indossava.
E poteva
anche sentire un qualcosa di duro sul suo ventre, che, a meno che Akito
non
avesse un ventre prominente e particolarmente duro, pensava di sapere
cosa
fosse.
Riaprì
piano
gli occhi, aspettando la sua prossima mossa, e quello che vide la
lasciò senza
fiato.
Lui invece
si bloccò. La voleva si, ma non così, non con
quell’espressione spaventata
negli occhi.
E, forse,
rassegnazione.
No. Si
scoprì a volerla in un modo diverso da quello in cui aveva
voluto tutte le
altre donne.
Ma lei era..
Così fragile, così pura.
Chi era lui
per toglierle quella purezza?
Si
staccò
improvvisamente da lei, lasciandola fredda e stupita.
Il loro
senso di vuoto era lo stesso, solo che ancora non se ne rendevano conto.
Allontanatosi,
rimase a guardarla per qualche altro attimo con
un’espressione indecifrabile,
poi si voltò e raggiunse il letto, dove si sdraiò
dandole le spalle.
“Non
posso
tornare di là, potrebbero accorgersene.” Disse
secco.
Lei ci mise
un po’ per capire, poi, lentamente si sdraiò anche
lei. Rivolta, però, verso di
lui.
Non
parlarono per non seppero quanto tempo, fino a che Akito, non sentendo
più
niente, si girò, credendola addormentata. Con sua sorpresa
però, un paio di
occhi color cioccolato lo fissavano dolci.
Non
accusatori, non feriti. Immensamente dolci.
Non ci fu
bisogno di parole, non c’era niente da dire.
Negli occhi
dell’altro videro timore, solitudine, perplessità.
Videro il bisogno di amore,
di calore, di luce. Una muta richiesta che non potevano ignorare ancora
per
molto.
Senza alcun
motivo, Sana gli si avvicinò fino a far toccare i loro
corpi. Avevano bisogno
entrambi di quel contatto. Ed entrambi, ormai, stavano per accettarlo.
Contro ogni
previsione Akito la cinse con un braccio, attirandosela ancora
più vicino,
mentre lei poggiava la sua testa sul petto di lui.
Un
involontario sospiro uscì dalle loro labbra, mentre alla
luce della luna
ascoltarono i reciproci respiri farsi sempre più lenti e
rilassati.
“Akito”
sussurrò pianissimo dopo molto tempo Sana, con voce che gli
fece capire che era
quasi entrata nel mondo dei sogni “Akito, perché
non ho paura..”
Lui non
rispose, ma sentì il respiro di lei farsi sempre
più regolare, fino a quando fu
sicuro che si fosse addormentata. Fu allora che, piano, senza che
nessuno lo
sentisse, espresse per la prima volta nella sua vita i suoi sentimenti.
“Forse
per
lo stesso motivo per cui io ne ho.”
*-*
Nonostante
questo capitolo non mi piaccia, non posso fare a meno di sbavare per
questo Akito
xD
Lo so che
molte di voi aspettavano la prima notte, non me ne vogliate, ma
sinceramente mi
sembrava ancora presto, preferisco vedere come continua ad evolversi la
storia
tra di loro.
Perdonatemi!
^^
Per aver
messo la storia tra le seguite, vorrei ringraziare:
83ginny
Aki96
Ale03
Bellacullen889
Daygum
Fantasy_Mary88
Fasana
GingerBread
Hatori
I
love sasunaru
Jesy
Kiss88
Ladykira22
Lady_free
Lalex
La_sua_alice
Mar
Lucia_hp
Mar
Maro_chan
Millennia
angel
Oo_Stefania_The_Best_Oo
Poppy483
Porpetta
queenSerenity83
quenn88
S
chan
Salf
Sam05
Soniuccia
Ubbi
_araia
E per averla
messa tra le preferite (scusate le ripetizioni ^^):
83ginny
92titti92
Akira96
Daygum
Allen_Anne_Black
Fasana
Flamely
GiulyMPotter90
Giuly_chan95
Ladykira22
Leonedifuoco
Oo_Stefiania_The_Best_Oo
Queen88
Ryry
Soniuccia
Venoica91
_Annika
Ovviamente
se ho sbagliato qualcosa o domenticato qualcuno fatemelo notare! xD
E..
NATURALMENTE, per commentare e leggere la mia storia *-*:
83ginny
Daygum
Sana1991
Jesy
_DaNgErOuS_ChIlD_
Oo_Stefania_The_Best_Oo
_Annika
Porpetta
Ladykira22
Grazie grazie
grazieeeeeeeeeee!
Scusate se
non vi rispondo ma ci tenevo a non prolungare ancora il momento di
postare
questo capitolo, solo che adesso non riesco a rispondere a tutte :( Lo
farò nel
prossimo capitolo!
Vorrei solo
dirvi che ogni volta che leggo i vostri commenti.. Non lo so! Comincio
a
volare! :D
Mi fanno
emozionare così tanto che non faccio altro che pensare a
come far proseguire la
storia, nella speranza di non deludervi mai! Grazie! ^^
Alla
prossima, nella speranza che riesca meglio e che
l’ispirazione continui ad
esserci ;)