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Autore: Rota    09/02/2010    2 recensioni
Appoggiando le spalle contro lo stipite della porta, Megan incrociò le braccia al petto e voltò lo sguardo in un gesto che voleva esprimere tutto il suo disappunto.
La figura distesa sull’unico – grandissimo – letto che occupava quasi interamente la stanza era troppo invitante, in una situazione normale non avrebbe aspettato tanto per tuffarsi sul materasso e raggiungere la compagna tra le lenzuola.
Ma in quel momento era diverso.

[Fem Slash °A°]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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dimmi che mi ami E’ da secoli che non scrivevo una originale, e temo si veda. Parecchio.
Non vuole essere nulla di straordinario, volevo solo scrivere una Yuri tanto per vedere se ne sono davvero capace °A°
Bon, data la premessa vi posso solo augurare buona lettura ^^
Ogni commento è gradito :3







Dimmi che mi ami








Appoggiando le spalle contro lo stipite della porta, Megan incrociò le braccia al petto e voltò lo sguardo in un gesto che voleva esprimere tutto il suo disappunto.
La figura distesa sull’unico – grandissimo – letto che occupava quasi interamente la stanza era troppo invitante, in una situazione normale non avrebbe aspettato tanto per tuffarsi sul materasso e raggiungere la compagna tra le lenzuola.
Ma in quel momento era diverso.
Non che Alice fosse diversa dal solito – ogni curva era al suo posto, ogni dannatissimo pezzo di carne lì dove l’aveva lasciato quella stessa mattina – neppure i suoi atteggiamenti erano mutati dall’ultima volta che l’aveva guardata attentamente.
Era sempre lì, avvolta dalle lenzuola color acquamarina, poggiata di fianco e con le braccia che mollemente circondavano il cuscino dove era appoggiata anche la testa, i capelli lunghi e scuri tutti sparsi sul candido cuscino. E – Dio! – la stava fissando con quella stessa aria da zoccola che le rivolgeva quando voleva fare l’amore.
Che cosa fastidiosa…
Megan fece schioccare le labbra, ostinandosi a guardare il vuoto. L’oscurità che l’avvolgeva aiutava a confondere i suoi lineamenti, così che Alice poteva solamente indovinare cosa mai stesse passando per la testa di quell’assurda e pazzesca donna con cui condivideva vita e letto.
Alla fine si stancò di tirare a indovinare e decise di prendere l’iniziativa lei per prima.
-Megan… Megan, vieni qui… Vieni da me…-
Megan, lentamente, portò lo sguardo sulla sua figura, arrivando a fissarla con decisione. E a quel punto Alice tremò appena, come aspettandosi di vedersi aggiudicata la vittoria da un momento all’altro.
Quanto adorava quegli occhi verdi, Dio solo lo poteva sapere.
Ma Megan non fa’ altro che fissarla, completamente immobile e assolutamente muta, respirando persino piano giusto per non fare alcun rumore sconveniente – la fissava e basta, con quegli occhi con i quali era stata capace di farla innamorare di sé.
Sospirò appena, Alice, sollevandosi su un braccio per poterla guardare meglio, cercando di distinguerla nell’ombra.
E mentre i suoi capelli le ricadevano nuovamente sulle spalle e sul petto, si sentì Alice sospirare cercando di richiamare a sé la propria pazienza.
-Allora, che cosa c’è?-
Si mosse appena, Megan, sistemandosi meglio contro il muro e girandosi quel tanto che le serviva per guardare la compagna senza dover girare il collo.
Scosse appena la testa, come nell’atto di pensare a qualcosa di incredibilmente serio. Poi parlò.
-Dimmi… quante volte in una giornata tu dici di amarmi?-
Alice restò sorpresa dalla cosa ma, capendo che il desiderio di concludere in pace e in tranquillità la serata – magari abbracciate assieme sotto le coperte – non si poteva realizzare tanto facilmente, si alzò a sedere sul materasso, avvolgendosi un po’ meglio tra le lenzuola, giusto per non dover subire l’attacco del freddo direttamente sopra la propria pelle.
Sbuffò, abbastanza infastidita da quella domanda.
-Dipende da quante volte io ti veda e in quante occasioni io possa parlare di te…-
Pratica, era una risposta pratica.
Assolutamente insoddisfacente per una persona che sta valutando attentamente le reazioni altrui.
Per questo motivo, Megan si sentì legittimata ad incalzare l’interlocutrice.
-Più o meno quante?-
Ancora uno sbuffo, questa volta un poco irritato.
Pareva un interrogatorio – e cosa c’è di più deludente che un’attività inquisitrice quanto si aveva coltivato nell’animo la speranza di qualche carezza intima?
Alice calcolò rapidamente, senza dare effettivamente peso a tutta la faccenda. Le sembrava un poco ridicolo, in verità.
-Mediamente almeno due, tre volte al giorno…-
Troppo vaga, ancora una volta.
Ma il discorso virò pericolosamente quando Megan riprese con la terza domanda della serata.
-Lo ripeteresti anche ora, a me?-
Alice la guardò sgranando gli occhi.
-Certo che sì!-
Temeva di capire cosa mai avesse preso alla compagna, quella mania che la vedeva coinvolta ne cercare di gestire anche la più piccola emozione.
Si chiamava paranoia, quella, pura follia razionale.
O semplicemente un’insicurezza tale da smuovere l’animo nel momento di totale abbandono e renderlo traballante quando meno se lo poteva aspettare.
La vide, scansarsi dal muro e farsi avanti, ben ritta sui propri piedi.
-Allora fallo. Qui e subito. Voglio sentirti. Dimmi che mi ami.-
Megan era solo una stupida, con quell’aria da dura e quella risoluzione che ostentava ogni singolo secondo, con quella postura da gran donna che non piegava mai testa e spalle, troppo fiera della propria ragione.
Eppure si sgretolava per delle sciocchezze, diventando una bambola rotta.
Quanto era scema…
Era così insostenibile ammettere di essere innamorata?
Oh, Alice credeva che mai dalle labbra di Megan sarebbero uscite parole d’amore – lei, che pareva amarla sopra ogni altra cosa su quella terra.
Ma no, ammetterlo voleva dire riconoscere la presenza di emozioni scomode.
Alla fine però non serviva neanche che si sprecasse in inutili fronzoli per farsi capire – in realtà, credeva fermamente che solo le parole non ammettessero la parola “amore”: l’anima ne era fin troppo cosciente.
Era tenera, nel suo stupido tentativo di sostenersi da sé.
Bastava insegnarle la giusta arte…
-Ti amo, Megan…-



Mentre Megan con due passi si buttava sul letto, mentre abbracciava Alice e la riempiva di baci – forse col cuore più leggero del solito – parve alla donna che un sussurro volasse leggero tra i primi ansimi impudichi.
-Proprio così…-
   
 
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