Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Iulia_    11/02/2010    7 recensioni
WARNING! TITOLO CAMBIATO DA "FOR HER ONLY" IN "BEAUTY AND THE BEAST"
Da un pò di tempo avevo intenzione di scrivere una ff sulla coppia Draco\Hermione ma non avevo idea da che parte cominciare. Sfogliando il settimo volume di HP il caso ha voluto che mi imbattessi nel capitolo "Villa Malfoy". Eureka! Così è nata la mia ff. Mi sono chiesta: cosa sarebbe successo se Draco Malfoy fosse stato innamorato di Hermione Granger e l'avesse vista in casa sua, prigioniera e in pericolo. Che altro aggiungere? Leggete e recensite :)
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Beauty and the Beast saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Anzitutto voglio ringraziare sinceramente coloro che stanno seguendo la mia ff e che già mi hanno dato parecchi consigli e anche qualche critica sempre ben accetta :)Non pensavo davvero che sarebbe piaciuta e mi ha fatto davvero immensamente piacere leggere le vostre recensioni e sapere che aveva affascinato. Ho finito il secondo capitolo e il terzo è già in cantiere. Spero di essere stata all'altezza della situazione e non avervi deluso^^. Leggete e recensite per sapere se vi interessa davvero.
Baci
Mena

Nella furia non si era nemmeno reso conto di dove si era smaterializzato.
Tenendo la Mezzosangue sollevata fra le sue braccia come se fosse una delicata bambola di porcellana, si guardò intorno e si stupì non poco nello scoprire di essere arrivato nella residenza Irlandese dei Malfoy.
Era un antico castello Medioevale, immerso nel silenzio di un lago dell’Irlanda occidentale: nessuno si sarebbe mai avventurato in quelle zone.
Solitamente trascorrevano in quel castello le vacanze Estive ma, da quando il Signore Oscuro era tornato, non si erano mossi dalla residenza Inglese.
Sapeva che non era un posto sicuro per nascondersi ma lei stava troppo male e, prima di spostarsi, doveva assolutamente fare qualcosa per guarirla.
Si era materializzato nell’ampio salone che, quando i proprietari erano lì, era riscaldato dal fuoco del camino, ma allora era gelido e debolmente illuminato.
Con un colpo di bacchetta accese il fuoco e accese qualche luce, ma temeva ad aprire le finestre: non voleva mettere ancora a rischio la vita della sua protetta.
Sempre tenendola fra le sue braccia- quasi che temesse che qualcuno potesse spuntare all’improvviso e portarla via- uscì dal salotto e attraversò a grandi passi il corridoio, illuminandolo al loro passaggio.
Previdente, incantò i quadri ritraenti i suoi avi, impedendo loro di uscire dalle cornici e andare ad avvertire qualche loro doppio di Villa Malfoy.
Salì l’enorme scalinata in marmo attento a ogni suo movimento perché lei non si facesse ancora male e, si diresse sicuro verso la stanza in fondo all’ala sinistra.
Aprì la porta con un incantesimo e si ritrovò in una camera completamente buia.
Agitò di nuovo la bacchetta e la stanza prese vita: un fuoco si accese scoppiettante nel camino, un lampadario tempestato di argento e smeraldi fece luce rivelando un’ampia camera da letto, luminosa e arredata con i colori dei Serpeverde.
Con una delicatezza mai mostrata prima di allora, adagiò la ragazza sulla coperta in velluto del letto e, per un momento, si bloccò a guardare il suo volto.
Se non ci fossero stati quei graffi a rovinare l’incanto, sarebbe sembrata semplicemente addormentata.
Una bellissima principessa addormentata in un castello segreto in attesa del principe azzurro.
Sorrise amaro a quel pensiero ridicolo: lui non era un principe azzurro, era il Principe delle Serpi, indegno anche solo di posare i suoi occhi glaciali sulle delicate forme di quella creatura angelica.
Si riscosse da tali futili pensieri e si chinò sulla ragazza pronunziando incantesimi per sanare le ferite ancora sanguinanti provocate dalla caduta del lampadario.
Per le ferite causate dalla zia, non c’era nulla che potesse fare, non con una bacchetta magica.
Ogni graffio che guariva, ogni ematoma che curava non faceva altro che ripetersi che era colpa sua: se fosse stato meno codardo e avesse subito fatto qualcosa per proteggerla non avrebbe mai dovuto sopportare tanto dolore.
Ma il pensiero di proteggerla, di saperla così indifesa e di essere lui in grado di difenderla lo riempiva di orgoglio e gli infondeva coraggio.
Sì, era colpa sua se era ridotta così ma da quel momento in poi avrebbe ucciso chiunque avesse osato tirarle un solo capello: nessuno si sarebbe mai più avvicinato ad Hermione Granger, nessuno le avrebbe mai più fatto provare un dolore tanto immenso, non finchè Draco Malfoy respirava.
Dopo averle curato ogni ferita e aver controllato più volte che il suo respiro fosse tornato normale, la mise sotto le coperte e si sedette sulla poltrona, avvicinandola al letto e senza staccare per un solo istante gli occhi dalla ragazza.
L’aveva salvata ma per quanto sarebbe riuscito a tenerla nascosta, lontana dal pericolo?
Sicuramente ogni membro della sua famiglia era già sulle sue tracce e, sebbene confidasse che nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare che si trovasse nel castello Irlandese, non sarebbe trascorso molto tempo prima che lo trovassero.
Come proteggerla? Dove andare?
Queste erano le domande che affollavano la mente di Draco, questioni alle quali non sapeva dare alcuna risposta.
Alzò la manica sinistra della camicia e osservò con disgusto il Marchio Nero: aveva bramato per averlo impresso su di sé e adesso bramava di poterlo strappare via, cancellarlo per sempre dalla sua vita. Lo aveva mostrato con orgoglio ai suoi amici, ma sapere che lei, la sua Mezzosangue, sapesse cosa era diventato lo riempiva di vergogna.
Non vedeva l’ora che si svegliasse, che aprisse gli splendidi occhi scuri e si animasse di nuovo, ma sapeva bene che quando ciò sarebbe successo avrebbe smesso di essere una principessa addormentata e si sarebbe trasformata in una furia: che lo insultasse in tutti i modi possibili e immaginabili era il minimo che potesse succedere. Non osava immaginare cosa avrebbe fatto non appena si fosse resa conto che i suoi amici, nel migliore dei casi, erano sottoposti alla stessa tortura che lei aveva dovuto subire.
Ricordò allora l’espressione folle di Weasley quando Bellatrix aveva ordinato di tenere la Mezzosangue.
Che lui provasse un forte sentimento per lei era evidente da molto tempo, ma era ricambiato?
Possibile che lei, Hermione Granger, fosse in qualche modo attratta da un’idiota ambulante come Weasley?
No, era davvero troppo orribile e disgustoso per essere vero.
Weasley era un dannato pappamolle e lei…bè, lei era lei.
Avrebbe voluto avvicinarsi a lei, accarezzare con le dita gli ingarbugliati boccoli scuri, sussurrarle che non aveva nulla da temere perché lui era lì accanto a lei e non avrebbe permesso a nessuno di farle ancora del male.
Non poteva.
Doveva limitarsi a osservarla da lontano, immaginando la morbidezza dei suoi capelli e la delicatezza della sua pelle.
Si concesse ancora parecchi minuti per guardarla, mangiandola con gli occhi, perdendosi in ogni suo particolare e, dopo aver controllato miliardi di volte che la stanza fosse sicura e aver tracciato ogni genere di incantesimi perché nessuno valicasse quella porta, decise di andare a controllare le provviste in cucina.


Quando Hermione si svegliò era sicura che, se avesse aperto gli occhi, si sarebbe trovata all’Inferno.
Sì, era certa di essere morta, ma era altrettanto sicura che quello non fosse il Paradiso- sentiva troppo dolore- pertanto concluse di essere finita fra le fiamme eterne.
Si chiese soltanto cosa avesse fatto di tanto orribile per meritare il castigo Infernale: ok, talvolta era sgarbata e di recente aveva mentito parecchio, ma bastava quello per precipitare nell’abisso?
E poi, che razza di Inferno era? Sentiva il fuoco scoppiettare ma, allo stesso tempo, aveva l’impressione di essere distesa su un comodo letto. Lottando con il dolore che le pervadeva ogni parte del corpo, uscì la mano dalle coperte che la avvolgevano- perché si erano coperte- e si ritrovò ad accarezzare velluto.
C’era decisamente qualcosa di strano in tutto ciò che stava accadendo.
Aprì gli occhi di scatto ma, anziché diavoli e dannati, vide un soffitto dalle tonalità chiare.
Sforzandosi di ignorare il dolore, si mise faticosamente a sedere e si guardò intorno sempre più dubbiosa: si trovava- stando a quanto gli occhi vedevano- in una stanza decisamente lussuosa, arredata con mobili antichissimi e dalla bellezza stupefacente, riscaldata dal fuoco allegro del camino e illuminata da un lampadario che sembrava fatto di smeraldi e argento.
Approposito di lampadari…
Facendo un piccolo sforzo di memoria cercò di ricostruire gli ultimi momenti prima di perdere conoscenza: era più che sicura che li avessero catturati, portati a Villa Malfoy e che poi, per qualche motivo che non riusciva a ricordare, qualcuno, forse Bellatrix, l’aveva torturata fino a farle perdere i sensi.
No, non era corretto: era svenuta perché il lampadario si era fracassato sopra di lei.
Questo non spiegava però dove si trovava.
Era decisamente poco probabile che i Malfoy, dopo averla torturata a morte, le avessero offerto tanta ospitalità.
Decisamente assurdo e impensabile.
La spiegazione era sicuramente un’altra ma Hermione non riusciva a capire quale potesse essere. Doveva scoprire dove era finita.
A malincuore, sollevò le pesanti coperte e poggiò per terra i piedi avvolti in calzini molto infantili, con disegni di cuoricini, che la fecero sentire una stupida.
Nonostante le fitte in tutto il corpo, cominciò a cercare le sue care vecchie Converse nere e, dopo averle trovate, le indossò e si mise faticosamente in piedi.
Sarebbe più corretto dire che provò a mettersi in piedi, poiché le gambe non la sorressero e cadde pesantemente sul letto.
<< Maledizione. >>
Borbottò a mezza voce, più per la frustrazione che per il dolore in sé per sé.
Fece un altro tentativo, ma stavolta tenne una mano poggiata sul letto e cominciò a muoversi intorno tenendosi saldamente alle lenzuola.
Giunse faticosamente dall’altra parte del letto e i suoi occhi si posarono sull’immagine riflessa in uno specchio: una ragazza con indosso jeans e maglietta strappati in vari punti, da lunghi capelli ingarbugliati ricambiava il suo sguardo con occhi spaesati e che rivelavano l’ombra di un dolore ancora troppo vicino per poterlo dimenticare.
Dio, era davvero così tremenda?
Improvvisamente dietro quell’immagine spuntò l’ultima persona che avrebbe desiderato vedere in quel momento: un ragazzo alto, biondissimo e con freddi occhi grigi era proprio…dietro di lei.
Si voltò e lo vide lì, appoggiato alla porta e con in mano…un vassoio?
Ok, non sapeva cosa fosse più scioccante, se vedere Malfoy lì o se vederlo con un vassoio fra le mani.
D’altro canto lui sembrava più sconvolto di lei, come se non si aspettasse di vederla lì.
Bè, forse era proprio così.
Forse lei non doveva stare lì.
<< Ti sei svegliata Granger. >>
Ok…stava sicuramente sognando.
<< C…co…cosa? >>
Roteò gli occhi esasperato, stringendo ancora il vassoio.
<< Vedo che sei rimasta la stessa tonta di sempre. >>
Il suo tono era sempre freddo, ma aveva come la sensazione che mancasse quel tocco di…di disgusto. Hermione non riusciva a dire nulla di sensato.
Malfoy varcò la porta e posò il vassoio su una scrivania.
<< Allora Granger? >>
Allora?
Che voleva sapere?
Non sembrava arrabbiato dal fatto che lei fosse lì.
Malfoy la guardò, inarcando un sopracciglio biondissimo.
<< Non dovresti essere già alzata, Granger. Dovresti essere a letto.>>
Il mondo era impazzito?
<< Come? >>
Malfoy sbuffò e si avvicinò un po’ a lei che, terrorizzata, indietreggiò perdendo il suo precario equilibrio e cadendo pesantemente all’indietro.
Prima che potesse realizzare quanto male si era fatta, il biondo le fu accanto e le stava porgendo una mano che Hermione si limitò a fissare fra la sorpresa e il disgusto.
<< Granger, cerca di essere meno stupida del solito e lascia che ti aiuti. >>
Cosa?
Malfoy voleva aiutarla?
No, c’era assolutamente qualcosa di strano, anzi di assolutamente irreale.
Lei non si mosse di un millimetro e Malfoy sbuffò irritato.
<< Va bene! Se proprio ci tieni a rimanere lì per terra, fa pure! >>
Si sedette in un angolo del letto e la guardò con gli occhi glaciali, incrociando le braccia al petto. Stare lì in silenzio era la cosa più stupida al mondo e, sebbene fosse sempre più convinta che tutto ciò fosse frutto di qualche stranissimo sogno, ricambiò lo sguardo di Malfoy, senza però provare ad alzarsi: sapeva che se lo avesse fatto sarebbe caduta di nuovo e l’ultima cosa che voleva era essere sostenuta da quel verme.
<< Dove siamo? >>
Malfoy sembrò apprezzare il fatto che si fosse decisa a parlare e le parve di vedere nei suoi occhi un guizzo di…gioia?
<< Nella residenza Irlandese dei Malfoy. >>
Impiegò qualche secondo per registrare quell’informazione, ma, non appena riuscì a carpirne il significato, un dubbio ancora più grande le si affacciò nella mente.
<< Bene. Ed io che ci faccio qui? >>
Impiegò qualche secondo in più per rispondere a tale domanda e Hermione ebbe l’impressione che stesse cercando di ricordare la sua battuta.
<< Ti ho salvata. >>
Se la situazione non fosse stata tanto tragica sarebbe sicuramente scoppiata a ridere: Malfoy, Draco Malfoy, aveva salvato lei, Hermione Granger, la Mezzosangue, l’amica di Potter?
Di tutte le spiegazioni che poteva darle quella era sicuramente la meno credibile.
<< Malfoy, non credo ad una parola di quello che hai detto. >>
Sentenziò senza staccare gli occhi da lui.
<< E invece dovresti, Granger. >>
Ok uno di loro due era pazzo, restava solo da capire chi, sebbene Hermione non avesse molti dubbi a riguardo.
Eppure lui sembrava davvero convinto di averla salvata.
<< Ok, Malfoy, mettiamo caso che tu mi abbia davvero salvata. >> Usò il tono accondiscendente come se si stesse rivolgendo ad un bambino. << Mi viene naturale chiedermi perché mai tu lo abbia fatto. >> Non sembrava per niente sorpreso da quella domanda ma non rispose lo stesso subito: ancora una volta sembrava incerto sulla battuta da recitare.
Abbassò gli occhi sulla coperta e prese ad accarezzare il velluto con una mano.
<< E’ difficile stare a guardare quando qualcuno sta morendo, Granger. >> Parlava a voce bassissima e Hermione dovette sforzarsi per cogliere ogni parola. << Non sono un mostro e non riesco a sopportare di assistere impotente ad un assassinio. >>
Avrebbe anche potuto credergli se non fosse stato per un piccolo particolare che smontava completamente quel bel discorso.
<< Malfoy, solo l’Estate scorsa hai permesso che Piton uccidesse Silente davanti ai tuoi occhi e non mi pare che tu abbia fatto granchè per salvarlo. >>
Si pentì quasi immediatamente di aver parlato: l’espressione di Malfoy si fece gelida, più del solito e strinse nel pugno un lembo della coperta.
<< Non mettere troppo alla prova la mia pazienza, Granger. >> Sussurrò con voce tagliente. << Non mi pento di averti salvata ma se cominci a comportarti male sarò costretto a diventare sgarbato. >>
Hermione ridusse gli occhi a due fessure. << Le tue minacce non mi spaventano. >>
Non voleva sembrare paranoica ma aveva come l’impressione che litigare con lei non fosse fra le priorità del biondo. Al contrario pareva che si stesse sforzando al massimo perché andassero d’accordo.
<< Non ti sto minacciando, Granger. >> Fece esasperato da quella conversazione. << Voglio solo che tu capisca che non è mia intenzione farti del male. >>
Poteva anche sbagliare ma le sembrava stranamente sincero, come mai lo era stato prima con lei.
Lo osservò in silenzio e colse nei suoi occhi bassi qualcosa che non riuscì ad identificare ma che era sicura non c’era stato prima di allora.
Possibile che stesse davvero dicendo la verità?
Chissà cosa ne pensavano Harry e Ron.
Quel pensiero improvviso la colpì come un fulmine a ciel sereno.
<< Dove…dove sono Harry e Ron? >>
Balbettò temendo la risposta, col cuore che le batteva talmente forte da farle male nel petto.
Malfoy la guardò di nuovo, e sembrava addolorato per quello che era costretto a riferire.
<< Ne so quanto te, Granger. Non ho idea se siano riusciti a scappare o se sono ancora prigionieri o se… >>
<< ZITTO! >> Lo interruppe tappandosi le orecchie per non sentire la terza terribile opzione. << Non possono essere…no…ne sono sicura…sono riusciti a fuggire. >> Cercò di mettersi in piedi. << Devo trovarli. >>
Ancora incapace di reggersi in piedi, sarebbe caduta di nuovo se Malfoy con uno scatto repentino non si fosse alzato e l’avesse sostenuta per i fianchi.
<< Così non puoi andare da nessuna parte, >> fece con un tono di voce che poteva quasi considerarsi dolce, << prima devi riprenderti. >>
Muovendola come se pesasse cinque chili e non cinquanta la adagiò di nuovo sul letto, mettendola appoggiata allo schienale.
Si allontanò ma solo per prendere il vassoio e poggiarlo delicatamente sulle sue gambe.
Per poco Hermione non fu colta da un infarto: c’era un piatto con della minestra, un cucchiaio, un bicchiere d’acqua e del pane.
Era semplicemente sconvolta e i suoi occhi correvano dal vassoio a Malfoy, in piedi accanto al letto e piuttosto imbarazzato.
<< Non veniamo qui da un bel po’, ma non teniamo mai la dispensa completamente vuota. >> Mormorò infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Incapace di dire qualcosa di sensato, Hermione afferrò il cucchiaio e lo immerse nella minestra, ma, prima di portarlo alla bocca, guardò il ragazzo.
<< Non l’avrai mica avvelenata, vero? >>
Malfoy, esasperato, le tolse il cucchiaio dalle mani e mangiò la minestra, poi prese un pezzo di pane e infine bevve un sorso d’acqua.
Solo allora restituì il cucchiaio ad un’Hermione scioccata.
<< Contenta? >>
Rossa in volto, Hermione cominciò a mangiare e si rese conto che stava morendo di fame e che non mangiava niente di così buono da molto tempo ormai.
Era talmente presa dal cibo che non si accorse dello spostamento di Malfoy sulla poltrona e non fece completamente caso agli occhi gelidi di lui che la osservavano intensamente. Sentì il suo sguardo su di lei quando aveva ormai mangiato anche l’ultima briciola e bevuto ogni singola goccia d’acqua.
<< Desideri qualcos’altro? >>
Hermione scosse la testa, colpita dal tono gentile dell’altro che si affrettò a togliere il vassoio da sopra le sue gambe poggiandolo per terra.
<< Mi spiace metterti sotto pressione ma devi riprenderti in fretta. >> Le disse, serio. << Non ho l’arroganza di sentirmi più furbo del Signore Oscuro o dei miei familiari, >> non ci voleva un genio per cogliere il riferimento per niente casuale a lei e ai suoi amici, << pertanto temo sia questione di pochissimo tempo prima che scoprono che ti ho portata qui e per nulla al mondo vorrei trovarmi in questo castello quando verranno a controllare. >>
Non poteva che essere d’accordo con lui su questo punto.
<< E dove vorresti andare? >>
Si fece pensoso, come se non avesse mai davvero pensato a cosa fare. << Non lo so, ma ci penserò. >>
Prese il vassoio da terra e si alzò. << Adesso dormi, Granger. Farò io da guardia e se dovessi sentire qualcosa di strano corro subito a svegliarti e ce ne andiamo. >>
Stava per uscire quando Hermione lo chiamò.
<< Sì? >>
<< Grazie. >>
Non rispose, ma il sorriso che le rivolse valeva più di mille parole.
Quando si fu allontanato, Hermione poggiò di nuovo la testa sul cuscino: aveva ragione lui, doveva riprendersi in fretta.
Aveva una missione da compiere.
E aveva i suoi amici da trovare.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Iulia_