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Autore: Aledileo    11/02/2010    1 recensioni
Il terzo capitolo della Trilogia di Flegias è arrivato. Lo scontro finale tra le forze della luce e quelle della notte, guidate dal figlio di Ares, adesso Gran Maestro di Ombre.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Trilogia di Flegias'
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CAPITOLO VENTUNESIMO: L’ATTACCO DELLE OMBRE

CAPITOLO VENTUNESIMO: L’ATTACCO DELLE OMBRE.

 

Pegasus e gli altri Cavalieri di Atena e delle Stelle uscirono di corsa dalla Tredicesima Casa, osservando dall’alto l’immensa distesa di tenebra che giungeva da est. Un mare nero che pareva sommergere la Grecia intera. Tutto il versante orientale del Grande Tempio era già stato raggiunto e i Cavalieri potevano udire le grida dei soldati spegnersi una dopo l’altra, nel tentativo di fermare quella devastante avanzata. Ma per quanto provassero, non potevano in nessun modo fermare le ombre risvegliate da Flegias, che penetrarono i loro fragili corpi, strappando via il loro soffio vitale, di cui avide si cibarono, usandolo per alimentare nuove ombre, le stesse dei soldati caduti.

 

“È… immenso!” –Commentò semplicemente Pegasus, sgranando gli occhi stupito.

 

“E non è che una parte dei rancori del mondo!” –Affermò l’Antico, con una grande amarezza.

 

“Dobbiamo intervenire subito! Primo Saggio, siamo pronti ad agire!” –Incalzò Marins, mentre anche gli altri tre Cavalieri delle Stelle annuivano.

 

“Questo non cambia i nostri piani! Partirete immediatamente per prestare aiuto alle popolazioni minacciate! Non possiamo permettere che questa marea dilaghi ancora! O diverrebbe un esercito troppo numeroso, troppo potente, per poter essere contrastato!” –Esclamò l’Antico, prima di voltarsi verso Atena, rimasta prudentemente all’ingresso della Tredicesima Casa, sorvegliata a vista da Mur e Libra. –“Dea Atena, ritengo che questo santuario non sia per voi un luogo sicuro! La guerra l’ha ormai raggiunto! Forse dovreste trovare riparo altrove, per quanto pochi rimarranno i posti ove l’ombra non potrà arrivare!”

 

“Vi ringrazio per la premura, Primo Saggio! Ma non posso più fuggire!” –Esclamò Atena, stupendo anche i suoi Cavalieri per quell’affermazione. –“Ho lasciato per troppo tempo i miei paladini da soli! È tempo che anch’io combatta al loro fianco, condividendo le pene di questa guerra!”

 

“Lady Isabel!!!” –Esclamò Pegasus. –“Siate prudente, potrebbe essere rischioso!”

 

“E per voi non lo è?” –Rispose Atena, poggiando lo sguardo su quello del Cavaliere e fissandolo per qualche interminabile secondo. Quasi a comunicargli qualcosa che soltanto loro poterono comprendere.

 

“Dea Atena, perdonatemi se insisto! Ma credo che garantire l’incolumità vostra sia uno dei compiti dei Cavalieri, che non riuscirebbero a combattere al meglio con voi al loro fianco, timorosi che qualcosa di male possa accadervi! Inoltre il vostro ruolo in questa guerra potrebbe essere ben maggiore rispetto a questa prima schermaglia! Mettetevi in salvo, ve ne prego! Andate ad Avalon, se volete! Il mio Signore sarebbe lieto di ospitarvi e difendervi!” –Continuò l’Antico, nel perorare la sua causa.

 

“Credo che in fondo le vostre parole siano sensate, Primo Saggio!” –Commentò Atena, abbandonandosi infine ad un sospiro. –“Ma non andrò ad Avalon, per quanto grande sia il mio desiderio di incontrare di nuovo il Signore dell’Isola Sacra! Bensì porterò aiuto a mio Padre, raggiungendo l’Olimpo!”

 

“Questa è un’ottima idea!” –Affermò Pegasus, e anche gli altri annuirono. –“Mentre Milady sarà al sicuro sul Monte Sacro, noi ci occuperemo di queste creature disgustose! Che provino a estirpare la fiamma dei nostri cosmi, sentiranno quanto è resistente questa gramigna!!!”

 

“I Cavalieri delle Stelle invece cercheranno di impedire che la marea si espanda ancora!” –Intervenne l’Antico. –“Reis e Jonathan andranno a Smirne, in Anatolia, mentre Marins e Febo raggiungeranno Creta! Siate prudenti ma risoluti, e fermate, ad ogni costo, l’avanzata dell’Esercito delle Ombre!”

 

“Non falliremo!” –Esclamò Jonathan di Dinasty, inchinandosi. –“Ci siamo allenati per tutta la vita per questo momento! Renderemo onore ai nostri Maestri!”

 

“Perfetto, andiamo allora? Ho una gran voglia di mostrare a quelle canaglie di che pasta sono i Cavalieri di Atena!” –Incalzò Pegasus, sbattendo un pugno nella mano opposta. Ma Sirio lo frenò prudentemente.

 

“Non essere troppo spavaldo, Pegasus! Cristal ci ha raccontato che razza di mostri sono queste creature! Dovremo essere prudenti o finiranno per prosciugare la nostra energia!”

 

Un nuovo boato disturbò la conversazione in corso, attirando le attenzioni dei vari Cavalieri sul Cancello Principale. Sembrò a tutti di vedere una gigantesca sagoma sollevarsi verso il cielo, mentre nugoli di fiamme si abbattevano sulle mura perimetrali del Grande Tempio, incendiandole, prima di farle saltare in aria.

 

“C’è qualcos’altro!” –Commentò Sirio, tenendo fisso lo sguardo verso il basso. Ma non riuscì a mettere a fuoco l’immagine, a causa dell’immensa cappa di ombra che pareva riempire il cielo.

 

“Qualunque cosa voglia varcare i confini di questa terra sacra, troverà i Cavalieri di Atena ad attenderla!” –Esclamò deciso Ioria del Leone, e Libra e Virgo si unirono al compagno, iniziando a correre verso le scale. –“Tu non vieni, Mur?” –Chiese, voltandosi verso il Cavaliere di Ariete.

 

“Accompagnerò Atena sull’Olimpo! Un’ulteriore protezione è necessaria! Inoltre, forse potrei essere utile alla malattia di Zeus!” –Commentò Mur.

 

“Ci affidiamo a te!” –Gli disse Ioria, approfittando di quel momento per lanciare un ultimo sguardo alla bellissima Reis di Lighthouse e perdersi nei suoi occhi blu. Senza che nessuno dei due parlasse. Ma Ioria sentì la sua voce dentro di lui. Una voce che gli chiedeva di fare attenzione, così forse, se gli Dei avessero voluto, finita la guerra avrebbero potuto vedersi. –“Non gli Dei lo vorranno!” –Precisò il ragazzo, prima di lanciarsi in una rapida corsa lungo la scalinata delle Dodici Case. –“Ma noi!”

 

Libra, Virgo e i cinque Cavalieri Divini lo seguirono senza indugio, mentre Lady Isabel rimase ancora per qualche istante sul piazzale di fronte alle Stanze del Sacerdote, osservandoli scomparire in lontananza, piccole macchie di luce che baluginavano nell’oscurità di quel giorno. La calda voce dell’Antico la richiamò poco dopo, avvertendo che egli sarebbe rientrato ad Avalon, mentre i Cavalieri delle Stelle scomparvero all’istante, rischiarando il cielo come quattro comete.

 

“Faranno il loro dovere, Dea Atena! Proprio come i vostri Cavalieri!” –Commentò, soddisfatto dei ragazzi che anch’egli aveva contribuito a formare.

 

“Ne sono certo, venerabile Saggio!” –Rispose Atena, rientrando nella Tredicesima Casa. –“Mi chiedo soltanto se non siate troppo fiducioso! L’oscurità è forte adesso! Riusciremo a contrastarla?”

 

“La fiducia in Avalon è l’unica certezza della mia vita! Ad essa non ho fatto altro che aggrapparmi in tutti questi millenni di esistenza terrena! In cos’altro avrei dovuto credere? Nell’intervento di un Dio risolutore? Difficile sperarvi quando è proprio Dio a voler distruggere il mondo che ha creato!” –Sospirò l’Antico, avvolgendosi infine nel suo cosmo, caldo e vasto, simile all’abbraccio con cui un nonno stringe il nipote.

 

Lady Isabel rabbrividì per un momento, ma non riuscì a domandare altro che il Primo Saggio già se ne era andato, lasciandola con i suoi dubbi. Scosse la testa, per non pensare, e si voltò verso Mur, pronta per partire. Il Cavaliere annuì ed entrambi concentrarono il cosmo, invocando l’aiuto di Zeus per raggiungere l’Olimpo.

 

“Siate prudenti, miei Cavalieri!” –Mormorò la Dea, scomparendo dal Grande Tempio e tirando un’ultima occhiata allo scettro di Nike, rimasto saldamente in piedi a pochi passi dal trono.

 

La scomparsa del cosmo di Atena fu avvertita dai suoi Cavalieri, che tirarono un sospiro di sollievo, prima di giungere fuori dalla Casa di Ariete e osservare lo sfacelo che si apriva attorno a loro. Sotto un cielo di tenebra, migliaia di oscure figure evanescenti fluttuavano in aria, penetrando i corpi dei soldati e lasciandoli ricadere a terra senza vita. Ovunque divampavano incendi, che i difensori del Grande Tempio non riuscivano a spegnere, continuamente alimentati da una pioggia di fuoco che sembrava provenire dall’esterno.

 

“L’infermeria!!!” –Gridò Sirio, correndo verso l’edificio avvolto da lingue di fuoco, seguito da Cristal.

 

Dall’interno della costruzione provenivano grida di terrore, alla vista di quell’atroce spettacolo. Il ricordo della strage compiuta dai seguaci di Ares era ancora vivo nella mente di tutti gli abitanti del Grande Tempio e la possibilità che potesse essere replicata fece inorridire i Cavalieri di Atena. –“Dobbiamo spegnere il fuoco! E lo farò con le fresche acque di Cina, le stesse che da millenni scivolano dalla Cascata del Drago, intrise dell’energia cosmica di una cometa! Scorrete, Acque della Cascata!!!” –Esclamò Sirio, mentre attorno al suo corpo si sollevavano scintillanti getti di energia acquatica, che assunsero la forma di cento e più dragoni, rischiarando il cielo tetro di quel giorno, prima di abbattersi sugli incendi sparsi attorno.

 

Cristal imitò subito l’amico, concentrando il cosmo sull’indice destro e dirigendo il suo potere glaciante contro l’infermeria, in modo da creare una cupola di ghiaccio per difenderla dalle fiamme.

 

Anelli del Cigno!!!” –Esclamò l’allievo del Maestro dei Ghiacci.

 

“Ben fatto, Cristal!” –Sorrise Sirio, prima che una strillante voce chiamasse entrambi.

 

“Siriooo!!!” –Gridò Kiki, arrivando correndo in mezzo alle fiamme, portando Fiore di Luna con sé.

 

“Kiki! Fiore di Luna!!! Cosa fate qua? Andate via, è pericoloso!” –Esclamò subito Sirio.

 

“Eravamo nell’infermeria quando è scoppiato l’inferno! Hanno iniziato a cadere dal cielo, gigantesche vampate di fuoco, e quando siamo usciti lo abbiamo visto torreggiare su di noi!” –Spiegò Kiki con agitazione. –“Oh Sirio, è stato orribile!” –Aggiunse subito Fiore di Luna.

 

“Cosa avete visto?! Chi ha acceso questo fuoco?!” –Domandò Sirio.

 

“Io!!!” –Esclamò una voce, risuonando sull’intero campo di battaglia, quasi provenisse dalle tenebre tutte.

 

Sirio, Cristal e gli altri si voltarono verso le mura del Grande Tempio, mentre un’indistinta sagoma prendeva forma al di là di esse, nascosta, quasi avvolta, da un vorticare di ombre. Una fiammata improvvisa rischiarò la visuale dei Cavalieri di Atena, che dovettero lanciarsi di lato per non essere raggiunti. Kiki protesse Fiore di Luna con un campo di forza, mentre Cristal liberava il gelo della Siberia per congelare l’attacco.

 

“Ben più devastante freddo dovrai scatenare, Cavaliere del Cigno, se vorrai avere l’ardire di congelare le fiamme del possente Orochi!” –Esclamò di nuovo la voce, mentre la terra tremava sotto di loro, smossa dal rovinoso passaggio di un’immensa creatura, avvolta in fiamme e in ombra.

 

“Attentiii!!!” –Fece solo in tempo a gridare Sirio, gettandosi su Kiki e Fiore di Luna, per proteggerli con il suo corpo, mentre il muro del Grande Tempio esplodeva e rozzi pezzi di pietra e granito schizzavano verso di loro. Cristal cercò di proteggersi sollevando un muro di ghiaccio, ma non fece in tempo e venne travolto dalla pioggia di blocchi di pietra e scaraventato indietro, rovinando sul terreno. Stessa sorte incontrarono Pegasus, Phoenix e Andromeda, di poco dietro di loro.

 

Quando si rialzarono, i cinque compagni videro una creatura immensa ergersi sopra di loro. Una creatura simile a un drago avanzava dentro il Grande Tempio, sfondando le mura con la sua gigantesca mole. Aveva otto teste e otto code, che muoveva all’impazzata, falciando tutto ciò che incontrava, uomini e costruzioni, e il corpo era così gigantesco da estendersi per buona parte del versante meridionale del santuario di Atena. Sul dorso crescevano muschi, cipressi e cedri, mentre il petto esplodeva di fiamme e di sangue.

 

“O… Orochi?!” –Balbettò Phoenix, aiutando Andromeda a rialzarsi. –“Il drago serpente dello shintoismo?!”

 

“In carne… e fuoco!” –Esclamò una terza volta una possente voce maschile, prima che un rapido movimento attirasse l’attenzione dei Cavalieri di Atena. In piedi, in mezzo agli archi distrutti del Cancello Principale, si ergeva un Cavaliere rivestito da una nera corazza. Alto quasi tre metri, dal corpo simile al tronco di una quercia, il Comandante dei Capitani dell’Ombra era infine sceso sul campo di battaglia.

 

Orochi son io, custode e padrone del leggendario drago!” –Si presentò l’uomo, sulla cui Armatura, disposte in varie parti del corpo, spiccavano otto terrificanti teste di drago. –“Sono il Capitano dell’Ombra che trae dai rimpianti degli uomini la forza per vincerli, abbattendo i loro fragili sentimenti con la verità della vita che han perduto!”

 

“Un altro Capitano dell’Ombra?!” –Mormorò Cristal, ricordando Livyatan, da lui sconfitto ad Asgard. –“Ma quanti sono in tutto?”

 

“Sette!” –Disse Orochi. –“E tra tutti io sono il più forte, il Comandante dell’Esercito delle Ombre, la nera milizia che abbatterà questo santuario, spegnendone la luce!”

 

“Non sei un tipo modesto, vero?!” –Esclamò Pegasus con baldanza, accendendo il suo cosmo azzurro. –“Bene, vediamo se sei bravo anche nei fatti, oltre che con le parole! Prendi il Fulmine di Pegasus!!!” –Gridò, scattando verso il Capitano dell’Ombra e dirigendogli contro migliaia di sfere di energia cosmica.

 

“Prudenza, Pegasus!!!” –Lo chiamò Cristal. Ma non riuscì ad aggiungere altro, ammutolendo di fronte alla scena.

 

Orochi non si mosse neppure, lasciando che i colpi di Pegasus si infrangessero su un’invisibile barriera di energia cosmica, che si erse come un muro di fronte a lui. Uno dopo l’altro i pugni del Cavaliere di Atena vi cozzarono senza abbatterla, mentre Orochi sorrideva soddisfatto.

 

“No! Non ci credo! Possiede una barriera come quelle di Eris e Cavallo del Mare!!!” –Esclamò Pegasus, cessando infine l’attacco.

 

“Stupito, ragazzo? Eppure ti avevo avvertito fin da subito su chi fosse il più forte!” –Ringhiò il Capitano dell’Ombra, concentrando il cosmo attorno al pugno destro, che venne avvolto da una sfera di energia color ruggine. –“Subisci adesso il Pugno del Drago!!!” –Aggiunse, portando avanti il braccio e colpendo Pegasus in pieno petto, scaraventandolo indietro di molti metri, fino a farlo schiantare sulla scalinata della Prima Casa, dove sprofondò malamente.

 

“Pegasus!!!” –Gridarono Phoenix e gli altri, mentre Sirio, preoccupato dal peggiorare della situazione, ordinava a Kiki di portare via Fiore di Luna. –“Conducila alla Tredicesima Casa, è forse il luogo più sicuro del Grande Tempio! Noi cercheremo di resistere!” –Il fratello di Mur annuì, per quanto Fiore di Luna fosse restia ad abbandonare ancora l’amato. Ma un ruggito violento del gigantesco drago fece sobbalzare tutti quanti, obbligando la ragazza a scappare via con Kiki.

 

Il drago iniziò a smuoversi lungo le mura del Grande Tempio, abbattendole definitivamente e penetrando del tutto all’interno, avvolto da sangue e fiamme, che dirigeva verso i Cavalieri e le costruzioni attorno da tutte le sue otto fauci.

 

“Maledizione!!!” –Ringhiò Cristal, evitando una vampata incandescente ed espandendo il proprio cosmo glaciante. –“Vediamo se riesco a spegnere questo scomodo incendio! Polvere di Diamanti!!!” –Gridò, dirigendo l’assalto verso una delle otto teste di Orochi, ma tutte le altre parvero dirigere in sincronia i loro sbuffi infuocati sul Cavaliere del Cigno, che fu obbligato a interrompere l’attacco e a usare il ghiaccio per creare una cupola con cui proteggersi da tale inferno improvviso.

 

“Resisti, Cristal!!!” –Intervenne Sirio, balzando in alto e sollevando il braccio destro, carico del suo cosmo scintillante. –“Excalibur!!!” –E falciò le fiammate del drago, disperdendole momentaneamente. Sotto di lui Andromeda e Phoenix si mossero per unirsi all’amico, ma il Capitano dell’Ombra fu subito di fronte a loro, colpendo entrambi con robusti pugni e scaraventandoli indietro. Quindi si volse verso Cristal, schiantando la sua muraglia di ghiaccio e sbattendolo a terra, prima di sollevare un piede e cercare di schiacciarlo.

 

Ma il Cavaliere del Cigno riuscì a difendersi, afferrando il tacco del Comandante oscuro con le mani e spingendo con forza per contrastarlo. Al qual tempo iniziò a sprigionare il suo freddo cosmo con il quale avvolse il grande piede di Orochi, stringendolo in una morsa di ghiaccio, senza che questo turbasse minimamente il Capitano dell’Ombra, che si limitò ad un ghigno perverso.

 

D’un tratto, fece esplodere una fiamma incandescente, che liquefece il ghiaccio creato da Cristal, avvolgendo anche il Cavaliere di Atena, strappandogli un grido di dolore. Incurante delle fiamme, Orochi calò il braccio su di lui, afferrandolo per il collo e sollevandolo, senza mai smettere di fissarlo con i suoi occhi neri.

 

“Credevo di averti già spiegato che il gelo del tuo cosmo è misera cosa di fronte alla fiamma di Orochi! L’Alito del Drago può rivelarsi tossico per chi non è abituato a temperature così calde!” –Esclamò il Capitano dell’Ombra, stritolando Cristal nel vivido fuoco, per quanto il Cavaliere cercasse di difendersi con il suo gelo. Gli afferrò il braccio con cui lo stava reggendo e concentrò su quella presa tutto il suo potere congelante, bruciando al massimo il proprio cosmo.

 

“Ehi bestione! Non ti sarai scordato di me!” –Gridò Pegasus improvvisamente, sfrecciando verso di lui con il pugno destro carico di energia cosmica. –“Cometa di Pegasuuus!!!” –Esclamò, dirigendo il suo attacco verso il fianco destro del Capitano dell’Ombra, che riuscì a ricreare in tempo la sua barriera di cosmo, impedendo alla cometa di raggiungerlo. Ma venne comunque spinto indietro e perse la presa sul Cavaliere del Cigno, che fu libero di muoversi e allontanarsi di qualche metro.

 

“Ha una forza immensa costui!” –Commentò Cristal, riunendosi con gli amici. –“Oltre che una difesa difficilmente penetrabile! E padroneggia persino il fuoco, combinando tecniche letali!” –Aggiunse Pegasus.

 

Le grida di Sirio distrassero tutti quanti, che si voltarono verso il compagno, intento a battagliare con l’immenso drago. Andromeda intervenne subito in suo aiuto, liberando la Catena con cui afferrò la testa di un drago, strattonandola bruscamente, mentre Phoenix lo seguiva a ruota, dirigendo un violento pugno infuocato contro un’altra testa, non sortendo altro effetto che farlo imbestialire ulteriormente.

 

“Questa bestia mi ricorda l’Idra di Lerna!” –Commentò Phoenix.

 

“Ma è molto più forte!!!” –Esclamò Andromeda, venendo bruscamente sollevato da terra dai movimenti del drago e scaraventato in aria. Ma il Cavaliere riuscì a liberare le proprie catene e a compiere un’abile piroetta, prima di scagliarle di nuovo contro Orochi, nella sua configurazione finale. –“Melodia scintillante di Andromeda!!!” –Gridò, mentre migliaia di strali luccicanti splendevano in cielo, conficcandosi nella squamosa pelle del drago.

 

“Vuoi ferire il grande serpente con quei catenacci? Ah ah ah, credete che sia un drago comune? Un misero mostro da palude?” –Rise il Capitano dell’Ombra, avvicinandosi nuovamente. –“Non conoscete dunque la storia di Yamato no Orochi? Essa è descritta nella Cronaca degli Antichi Eventi, meglio nota come Kojiki!”

 

“Il più antico testo letterario nipponico?!” –Esclamò Sirio, a cui il Vecchio Maestro ne aveva parlato.

 

“Se lo hai letto, Cavaliere del Dragone, ricorderai anche il combattimento di Susanoo contro Yamato no Orochi, il grande drago a otto teste del Koshi!”

 

“Adesso ricordo! Orochi dominava la regione di Iuzmo, in Giappone, dove chiedeva delle vergini in sacrificio, in cambio della promessa di non devastare i terreni! Un giorno Susanoo, Dio del mare e delle tempeste, giunse nella regione, dove incontrò la fanciulla che avrebbe dovuto essere la prossima vittima del drago! L’ottava! E non credo sia casuale questa ricorrenza del numero otto!” –Spiegò Sirio ai compagni. –“Susanoo, innamoratosi della bellissima Kushinada, promise di salvarle la vita, in cambio della promessa di matrimonio! Il Dio combatté allora contro Orochi, e fu uno scontro terribile, dove intere vallate vennero squassate, tanto immenso era il corpo del drago, e tanto potente da resistere persino al Dio!”

 

“E quello stesso drago adesso è qua, risvegliato da Flegias grazie al potere della Pietra Nera, e desideroso di cibarsi, non più di vergini fanciulle, ma di Cavalieri! Ha già assaggiato qualche soldato, ma pare non vi abbia trovato grandi soddisfazioni! Ah ah ah!” –Rise di gusto il Capitano dell’Ombra, mentre Orochi avanzava distruggendo ogni cosa, falciando terra e aria con le sue otto code e sprigionando vampate di fuoco che infiammarono l’intero Grande Tempio.

 

“Dobbiamo fermarlo prima che distrugga ogni cosa!” –Esclamò Sirio. –“E dobbiamo sbrigarci! I Cavalieri d’Oro hanno bisogno di aiuto! Non resisteranno a lungo contro le ombre!” –Aggiunse Cristal, ricordando che Ioria, Virgo e Libra, giunti alla Prima Casa, si erano diretti verso il versante orientale del santuario, per frenare l’avanzata dell’Esercito delle Ombre.

 

“E voi, quanto invece pensate di resistere?!” –Sogghignò Orochi, prima di caricare il pugno destro di cosmo ardente e scagliarlo contro di loro. –“Pugno del Drago!!!”

 

“Attentiii!!!” –Gridarono i cinque amici, separandosi e scattando di lato, ma l’impatto dell’assalto fu tale da sbilanciarli e spingerli indietro. –“Così non funziona! Affrontare sia lui che il Drago insieme è una pessima strategia, ci fa soltanto distrarre!” –Disse Phoenix, e Cristal subito gli diede ragione. –“Mi occuperò io del mostro! Ho una certa esperienza nel trattare creature di questo tipo!” –Aggiunse, riferendosi a Ladone e al Leviatano.

 

“E io ti darò una mano!” –Esclamò subito Dragone, affiancando l’amico e ponendosi di fronte a una delle otto teste di Orochi.

 

“Molto bene! Pare che a me toccherà la parte più difficile!” –Ironizzò Pegasus, indicando il Capitano dell’Ombra che, a braccia conserte, sembrava non aspettasse altro che un nuovo attacco.

 

“Io sarò al tuo fianco, come contro Ade!” –Intervenne Phoenix, ma Pegasus gli fece cenno di stare indietro.

 

“Se sarò sconfitto, allora lo vincerai tu! Nell’attesa... occupati di Andromeda! In confidenza, credo che non stia affatto bene!” –Aggiunse, prima di scattare verso il Capitano dell’Ombra.

 

Il Cavaliere della Fenice si voltò verso Andromeda, che ancora non si era rialzato dopo l’ultimo assalto di Orochi e si teneva una mano sul collo, trattenendo il dolore. Phoenix scosse la testa, correndo in aiuto del fratello, proprio mentre Pegasus caricava un nuovo poderoso assalto contro il Comandante dell’Esercito delle Ombre. Quello stesso esercito che i Cavalieri d’Oro stavano affrontando poco distante, sul versante orientale del Grande Tempio, a ridosso del cimitero dei Cavalieri che volevano assolutamente difendere.

 

“Non possiamo permettere loro di profanare questo luogo sacro!” –Esclamò Ioria del Leone. –“Già sangue amico è stato versato giorni addietro, macchiando la terra di dolore! Voi, ombre, non passerete mai! Non finché uno di noi Cavalieri d’Oro esisterà!”

 

“Vorrei avere la tua convinzione, Ioria!” –Commentò pensieroso Dohko di Libra, osservando sconcertato l’immensa marea nera che circondava il Grande Tempio. Era un ammasso indistinto di ombre, da cui ogni tanto qualche fatua evanescenza si staccava, spingendosi all’interno dei confini sacri, forse in esplorazione, forse in cerca di energia. Ma ancora esitavano, forse respinti da ciò che restava della Divina Volontà di Atena, che aveva plasmato la Collina della Divinità millenni addietro.

 

Accanto a loro, Shaka della Vergine meditava in silenzio, con le mani giunte in segno di preghiera e gli occhi chiusi, teso a captare con i sensi ogni minima vibrazione. Ancor prima che Ioria e Libra si accorgessero dei movimenti delle ombre, il Cavaliere d’Oro parlò. –“Arrivano!”

 

Strati di ombre piovvero dal cielo, abbattendosi sui tre Cavalieri e sull’ultimo gruppo di soldati che ancora coraggiosamente resisteva. All’istante, Ioria, Libra e Virgo infiammarono i loro cosmi, generando un’onda di luce che respinse le tenebre indietro di qualche passo, non aspettandosi forse una così accesa resistenza. Ma non vi fu tempo di gioire che una nuova avanzata delle ombre obbligò i Cavalieri d’Oro a tirar fuori tutto il loro potenziale.

 

Per il Sacro Leo! Lightning Plasma!!!” –Gridò Ioria, generando un reticolato di luce dorata, con cui falciò alcune ombre che puntavano su di lui per la violenza repentina dell’assalto. Ma le altre, rimaste attorno ad osservare quel nuovo serbatoio di energia, iniziarono ad avvolgersi attorno ai raggi di luce, assorbendoli progressivamente. –“Maledizione! Si cibano dei miei assalti!!!”

 

“Cerca di resistere!” –Esclamò Libra. –“Colpo del Drago Nascente!!!” –E diresse l’attacco contro le ombre avvinghiatesi al reticolato di Ioria, annientandone un paio e disperdendo le altre. –“È terrificante! L’Antico non aveva torto quando ci ha parlato dei loro poteri! Sembrano davvero fagocitare ogni forma di luce!”

 

“E come potremo vincere un simile nemico?” –Gridò Ioria, intento a cacciar via un gruppo di ombre che gli fluttuavano attorno.

 

“Con una luce ancora maggiore! Ancora più splendente!” –Parlò infine Virgo, rilasciando il cosmo che finora aveva concentrato tra le mani. Il ventaglio di energia annientò tutte le ombre attorno ai tre compagni, permettendo a Ioria e a Libra di riunirsi al Cavaliere loro amico. –“Con la luce del nostro cosmo, in grado di bruciare fino all’ultimo afflato di vita! Non abbiate timore, amici! Non siate avari! Bruciate il vostro cosmo, come ben sapete fare, e tutto ciò per cui vale la pena vivere!” –Aggiunse Virgo, mentre un’immensa onda nera pareva sormontare i tre Cavalieri.

 

Migliaia e migliaia di ombre invasero il cielo, gettandosi a picco contro i difensori del Grande Tempio e facendo strage degli ultimi soldati semplici, assorbendo la loro fiamma vitale, mentre Ioria, Libra e Virgo riuscivano a ripararsi dietro una cupola di energia dorata.

 

Kaan!!!” –Gridò la Vergine d’Oro, fulminando qualche ombra che coraggiosamente si faceva avanti. –“Non demordono!!!” –Aggiunse Libra, osservando gli stuoli di tenebra che avvolgevano la cupola dorata. –“Lasciali posare! Lascia che si avvicinino ancora un po’! Insegnerò loro a non giocare con il fuoco!” –Esclamò Ioria, concentrando il cosmo sul pugno destro e piantandolo nel suolo. –“Assaggiate le zanne del Leone, spregevoli creature! Assaggiate il Lightning Fang!!!”

 

L’energia liberata nel terreno da Ioria sfrecciò sul Kaan, liberando violente scintille dorate che fulminarono tutte le ombre avvinghiatesi attorno, incenerendole sul colpo, prima che una nuova onda di energia, generata da Virgo, spazzasse via le superstiti.

 

“Bel colpo!” –Commentò Libra, applaudendo la loro azione congiunta. –“Temo però che non sia bastato!” –Aggiunse, sollevando lo sguardo verso la marea nera che nuovamente li sovrastava, fin quasi a soffocarli. –“Ho vissuto duecentocinquant’anni, e ho pensato a molti modi in cui avrei lasciato questo mondo! Ma non avevo mai immaginato che sarei stato vinto da un’ombra!” –Ironizzò, strappando un sorriso a Ioria e persino a Virgo.

 

Ma non vi fu tempo per aggiungere altro che nuovamente le ombre avvolsero la cupola dorata, facendosi sempre più numerose, sempre più affamate dell’energia dei tre Cavalieri. Virgo tentò ancora di cacciarle via, ma si accorse che anch’egli stava iniziando a perdere potenza, stancato dalla sete di luce dell’Esercito di Tenebra, e non si avvide in tempo di una bomba di energia violetta che si schiantò proprio sul Kaan, mandandolo infine in frantumi.

 

L’esplosione scaraventò i Cavalieri d’Oro a terra, separandoli l’un l’altro, e incenerì anche qualche ombra, senza comunque che le altre demordessero dal loro assalto. Ioria si tenne la testa, un po’ stordito, cercando di rialzarsi, ma venne afferrato per un braccio e trascinato via, sollevato da terra di qualche metro, fino ad essere scaraventato in una conca interna della Collina della Divinità. Ruzzolò sul suolo per qualche metro, prima di rimettersi in piedi con rabbia, fissando l’uomo che lo aveva tolto dal campo di battaglia.

 

“Certo non per salvarti! Ma per darti io stesso la morte che meriti!” –Commentò una giovane voce maschile.

 

“Chi sei?!” –Gridò Ioria, osservando il Cavaliere dalla nera Armatura e dalle forme aerodinamiche che aveva di fronte. Poi, alla vista dell’incendiarsi del suo cosmo violetto, un ricordo che aveva rimosso sembrò andare al posto giusto e l’uomo si tolse l’elmo, rivelando il volto del passato.

 

Era il suo vecchio, e unico, allievo. Siderius della Supernova Oscura.

   
 
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