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Autore: DarkRose86    11/02/2010    3 recensioni
Prima classificata al Contest "Scolastic Yaoi", indetto da Iaia e Rei Murai, e vincitrice del premio Originalità
Deidara è uno studente frustrato dalla società, dalla madre e dai professori, che non riescono a comprendere la sua concezione di arte,
mentre ciò è l'unica cosa che gli permette di andare avanti.
L'unica cosa almeno finché un giorno, per caso,
non trova una chiave che gli permetterà di aprire gli occhi su un segreto fino ad allora celato da una strana porta che da...
su un terrazzo.
[AU scolastica.SasoDei.Accenni HidanDei e KakuHida.Angst.Tematiche pesanti.Violenza]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori , Altri, Deidara, Hidan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E finalmente mi decido a postare il secondo ed ultimo capitolo ( più epilogo ) di questa particolare FanFiction.
Ringrazio coloro che l'hanno letta, messa fra le preferite ( e seguite ) e commentata, ci tengo moltissimo a questa storia e mi fa piacere sapere che l'avete apprezzata.

Attendo pareri su questa conclusione. ^_^

Capitolo II – Un occhio per una fragola

Deidara aveva già imparato a conoscere perfettamente il rumore che la grande porta faceva quando si apriva. Anche se, in quel momento, avrebbe preferito non ricordarlo.
E' finita. Ti avevo avvertito ” disse atono l'artista dai capelli rossi, volgendogli uno sguardo che il biondo non comprese appieno. Sembrava triste, ma al contempo vittorioso. Possibile che fosse felice del fatto che di lì a poco lo avrebbero scoperto e con tutta probabilità fatto fuori? No, non poteva essere così, si rifiutava di accettarlo. Certo, si conoscevano – beh, non proprio, visto che non sapeva neppure il suo nome – da appena un giorno e mezzo eppure, dentro di sé, sentiva che non poteva finire così. Che non sarebbe finita così, sebbene le facce scure dei due personaggi che gli si stavano avvicinando con fare minaccioso promettessero tutt'altro.
Hidan e Kakuzu stavano camminando verso di loro, disarmati sì, ma le loro espressioni truci non facevano sperare in nulla di buono.

Bene, bene... pare che ci siano ospiti ” ghignò Hidan, passandosi la lingua sulle labbra, “ Vi stavate divertendo? Sei contento, Dei-chan, d'aver rubato la mia chiave? ”
L'Iwa odiava quando qualcuno lo chiamava con quel vezzeggiativo. Tuttavia non riuscì a dire nulla, si limitò a ricambiare lo sguardo di sfida, senza però sortire un grande effetto.

Dimmi, Akasuna ” disse poi Kakuzu, rivolgendosi all'altro giovane, “ Vi conoscete? ”
E' capitato qui per caso ” rispose lui, “ Io non lo conosco ”
L'altro lo guardò spaesato; perché si stava comportando in quel modo? Allora di lui non gliene importava proprio nulla... non che pretendesse poi molto, certo, ma almeno una minima considerazione...

E tu cos'hai da dire, biondino? ” domandò il capo, scambiandosi un'occhiata complice con la ragazza che aveva a fianco.
Io... uhn... davvero, ho trovato quella chiave ma pensavo di restituirla il prima possibile... per curiosità l'ho provata sulla porta del terrazzo ed ha funzionato, ma non ho intenzioni strane. E' successo tutto per puro caso, proprio come ha detto lui ” si difese, domandandosi poi che cosa ci facessero quei quattro a scuola di pomeriggio. Beh, probabilmente avevano intuito qualcosa e si erano nascosti da qualche parte per sfuggire al custode, per poi andare a controllare la situazione.
Sei bravo a raccontare le bugie... ” commentò Hidan, “ Dì un po', come pensi di cavartela? Hai scoperto cose di cui chi non appartiene all'organizzazione dovrebbe rimanere all'oscuro, ed ora tu sai... ”
Non ho mentito! ” sbraitò il biondo, scagliandosi contro l'albino in uno scatto rabbioso; fu prontamente bloccato da Kakuzu, che lo strattonò per la maglia per poi intrappolarlo in una stretta che lo lasciò quasi senza fiato.
E il suo nemico rise, di gusto, nel vederlo sottomesso a quel modo. Sì, sapeva benissimo come fargli scontare la sua pena.

Ho in mente qualcosa per te. Dovrai fare tutto quello che ti dirò, se vorrai sopravvivere ”
Strabuzzò gli occhi. Aveva già capito, grossomodo, che cosa egli desiderava. E la cosa non lo allettava affatto.

E che cosa dovrei fare, quindi? ”
Rise ancora, lo stronzo. Lo fece carezzandogli il volto, ma non fu un gesto di pietà, ovviamente. Piuttosto, di scherno.

Lasciarti scopare ” sentenziò, “ Dal sottoscritto. Ogni volta che ne avrò voglia ”

L'essere umano è la creatura più crudele che esiste al mondo ”

Aveva voglia di piangere, ma non poteva permettersi di vacillare. Ma non poteva neppure rifiutarsi, un no gli sarebbe costato la vita. E lui era ancora troppo giovane per andarsene da quel mondo che odiava, non poteva abbandonarlo senza aver mostrato a tutti quanto splendida fosse l'arte che gli donava la forza di andare avanti.
L'altro non fiatò, dal momento che sapeva bene che sia che rifiutasse o che accettasse quelle assurde convinzioni, alla fine Hidan lo avrebbe ucciso per il proprio personale piacere, indi i loro superiori non si sarebbero posti alcun problema.
Il rosso osservò la scena inerme, senza proferire parola. Sapeva di essere già a rischio, e non poteva permettersi di sgarrare.

Tu continua a lavorare ” gli ordinarono, voltandosi e allontanandosi.
L'albino fece cenno a Kakuzu di lasciare il ragazzo, e così fu. Riprese fiato, avvicinandosi all'altro artista.

Non hai nulla da dire? ” gli chiese, gli occhi colmi di rabbia.
Io ti avevo avvisato, ti avevo detto che stare qui era pericoloso ” disse, freddo, “ Non è affar mio quel che ti accadrà d'ora in poi ”
Fottuto bastardo. Lo strattonò di nuovo, ma stavolta non si fermò; ci mise tutta la forza che aveva, e inorridito lo guardò cadere a terra inerme, senza un lamento.

Che diavolo... ”
Hidan sorrise ancora una volta, mentre Kakuzu lo aiutava – se così si può dire – a rialzarsi senza delicatezza alcuna. Che stava succedendo? Non ci capiva più nulla. Perché non aveva opposto resistenza? Possibile che...

Dovresti dirmi cos'hai deciso, non ho molta pazienza, e lo sai... ” si sentì intimare poi, ed avvertì un brivido gelido lungo la schiena. Non poteva far altro. Non v'era altro modo.
Sì ” disse, “ Farò quello che vuoi ”

Si era cacciato in un grosso guaio, e ne era perfettamente consapevole. Aveva addirittura accettato di diventare lo schiavetto personale dell'essere umano che più odiava, pur di sopravvivere. Però aveva in mente qualcosa, ma doveva necessariamente rifletterci a mente fredda; sicuramente non gliela avrebbe data vinta così facilmente, lui avrebbe dovuto combattere per avere la supremazia sul suo corpo.
Pensava a questo seduto sul proprio letto, osservando la chiave che stranamente non gli era stata confiscata; possibile che se ne fossero dimenticati?
E poi rimuginava sulla reazione del tipo che aveva scoperto chiamarsi Akasuna di cognome; aveva un sospetto, ma non era sicuro di nulla. Doveva andare fino in fondo, e scoprire tutta la verità su di lui e sulle attività di quella “organizzazione”.
Mentre se ne stava assorto rigirandosi l'oggetto fra le dita, il suo cellulare squillò. Guardò il display: chiamata anonima. Aveva una mezza idea di chi potesse essere, infatti per qualche secondo si sentì dubbioso. Rispondere oppure no?
Alla fine optò per la prima opzione, sentendo la voce di Hidan dall'altra parte.

Vieni a casa mia, subito ” gli ordinò, la voce ferma e decisa.
Cazzo. Non si aspettava una cosa così immediata. Dunque doveva rassegnarsi e cedere? No. Per nulla al mondo lo avrebbe fatto. Si congedò con un semplice ok, chiudendo velocemente la telefonata. Non aveva molto tempo, doveva organizzarsi in pochi minuti se voleva evitare il peggio.

Allora... un pentolino, una fonte di calore, dello zucchero e del salnitro*... salnitro... che cosa sarà mai? ”
Su internet si può trovare veramente di tutto, lo aveva scoperto col sorriso sulle labbra. Tutto ciò gli sarebbe sicuramente servito.

Oh, ecco che cos'è. Dunque è semplicissimo! ”
Grazie ad una elementare formula, Deidara aveva costruito la sua prima bomba artigianale, per la precisione un piccolo fumogeno.
Gli era bastato mettere in pentola dello zucchero e del salnitro facilmente reperito, aspettare che raggiungesse la giusta consistenza e, dopo averlo lasciato asciugare, innescarlo con un accendino. Chiaramente, lo aveva fatto quand'era da solo in casa. L'effetto era stato interessante, per un po' il fumo aveva annebbiato l'intera cucina, per poi fuggire dalla finestra leggermente socchiusa.
E il giovane aveva esultato, euforico, osservando la sua prima, vera opera d'arte.

Oramai per lui era diventata una routine costruire quei piccoli ordigni, quindi non gli ci volle molto. Poi si mise i primi vestiti che trovò aprendo l'armadio ed uscì di corsa, pedalando fino a casa del proprio compagno di classe. Si sentì un po' teso, ma quel che teneva nella tasca interna della giacca a vento lo tranquillizzava. Al momento opportuno lo avrebbe usato, non avrebbe mai permesso all'albino di mettergli le mani addosso; non così facilmente.
Finalmente sei arrivato, mi stavo annoiando ” gli disse per salutarlo, spingendolo ad entrare.
Non era cambiato nulla, all'interno di quell'abitazione: il corridoio luminoso, le porte chiuse che mettevano curiosità, la sua stanza caratterizzata da luce soffusa e una miriade di poster dalle tinte dark attaccati all'anonimo muro completamente bianco. I suoi genitori non c'erano praticamente mai causa lavoro, indi Hidan aveva quasi sempre casa libera. Il sogno di ogni adolescente, insomma.
Lo trascinò in camera sua, invitandolo a sedersi sul letto.

Che cosa vuoi fare? ” tagliò corto l'ospite, senza aspettare che l'altro parlasse. La sua irruenza mista a sfacciataggine lo fece sorridere, e lo portò a sedersi accanto a lui, poggiandogli una mano audace sulla gamba sinistra.
Tu che ne pensi? ”
Deidara si accorse che con l'altra mano si stava frugando in tasca, e s'insospettì. Che cosa stava cercando? Istintivamente si allontanò un poco, e l'altro ghignò.

Non avere paura. Sono sicuro che ti piacerà ”
Estrasse un coltello e serramanico dai pantaloni, e si scagliò contro il ragazzo che reagì, spostandosi e tirando fuori il fumogeno che aveva preparato, assieme ad un accendino. Lo innescò, ma Hidan fece comunque in tempo a raggiungerlo, agitando l'arma senza vedere nulla, a causa della nebbia che in un attimo invase la stanza. Tossirono entrambi, il biondo cercando la porta e l'altro tentando disperatamente di colpirlo, ricordandosi di non aver chiuso a chiave.
Poi si scontrarono, e il folle colpì alla cieca, raggiungendo il giovane all'occhio sinistro.

Darei volentieri anche un occhio, per la mia arte; ma solo uno, perché dovrò essere comunque in grado di vedere ciò che creerò ”

Fottuto stronzo! Cazzo! ” imprecò, il sangue che scorreva sul suo volto di porcellana, che macchiava i vestiti e il pavimento. Il dolore che avvertì in quel momento fu indescrivibile. Malgrado ciò, però, riuscì ad aprire la porta e a scappare, mentre il suo aguzzino combatteva contro il fumo che gli annebbiava la vista.
Ma non sarebbe andato molto lontano, già lo sapeva. Una volta uscito in strada chiese aiuto, e per sua fortuna dei passanti chiamarono velocemente un'ambulanza. Dopodiché, perse conoscenza.
Furono le urla isteriche di sua madre a svegliarlo, quando l'effetto degli antidolorifici e dei tranquillanti si affievolì. Si ritrovò su di un letto d'ospedale, una benda sull'occhio sinistro, la donna che lo guardava con le guance rigate di lacrime.

Chi è stato a farti questo? In che guai ti sei cacciato, Deidara? ”
In che guai ti sei cacciato... pareva possedere veramente un sesto senso! Sì, si trovava in un bel guaio, anche perché non poteva accusare colui che effettivamente era colpevole delle sue ingiurie. Se lo avesse fatto, allora sì che sarebbe finito male. Si domandò se Hidan avesse intenzione di farlo fuori con quel coltello, o se magari voleva solamente usarlo per qualche gioco perverso; conoscendolo, anche la seconda ipotesi non era poi così improbabile.

Non lo so. Qualcuno mi ha tirato un fumogeno, o qualcosa del genere, poi mi ha attaccato alle spalle... sono scappato, ho chiesto aiuto, ma non ho idea di chi sia stato ” mentì, ma la bugia era veritiera. In fondo, in giro i delinquenti non mancavano di certo. E c'era anche chi faceva del male agli altri senza un valido motivo, magari solo per scacciare la noia.
Poi si mise a pensare, e decise che forse era vero che tutto il male non veniva per nuocere; da un lato non sapeva ancora quale fosse il destino del suo occhio, ma dall'altro avrebbe potuto sfruttare il periodo di convalescenza preparando la sua vendetta. Doveva fargliela pagare, e allo stesso tempo dimostrare al suo “rivale” quanto fosse azzeccata la sua idea d'arte. Avrebbe preso due piccioni con una fava, e finalmente si sarebbe sentito realmente fiero di sé.
Passò ore e ore a fissare le pareti bianche dell'ospedale – anonime come quelle della stanza ove il suo sangue era stato versato – e a rimuginare su quel che aveva in mente, ridendo ogni tanto senza un'apparente motivazione. Il dolore ricominciò a farsi sentire dopo un bel po', lancinante, tanto che fu costretto a chiamare un'infermiera; gli antidolorifici funzionavano, lo aiutavano a rilassarsi, ma dentro di sé conosceva già il verdetto. Una ferita di quel genere non si sarebbe mai rimarginata senza provocare alcun danno, non era possibile. Ciò nonostante non riusciva ad esser negativo, e forse questa era la sua migliore qualità; in qualsiasi situazione riusciva a vedere una via d'uscita alla fine del tunnel, la salvezza, la splendida luce di un colorato fuoco d'artificio.

Signora, ci dispiace infinitamente. Non abbiamo potuto salvare l'occhio di suo figlio ”
Deidara sospirò, mentre sua madre continuava ad urlare. La odiava quando faceva così e la odiava quando si preoccupava troppo per lui e lo intimava di smetterla con le sue assurde fantasticherie. Non la sopportava perché lei non capiva, e non avrebbe mai compreso ciò che lo aiutava a perseverare, a credere in un futuro diverso in cui sarebbe stato ammirato dagli altri, ad essere forte in ogni periodo della propria vita, bello o brutto esso fosse.

Possibile che tu non soffra per questo? Possibile che non ti tocchi minimamente il fatto di essere diventato orbo? ” gli disse mentre lo riaccompagnava a casa, stringendo convulsamente il volante della monovolume che guidava. E lui fece spallucce senza risponderle, facendola infuriare ancora di più, ma non gli importava. Ora aveva ben altro a cui pensare. Guardò fuori dal finestrino, scorgendo la villetta ove Hidan abitava un poco nascosta dietro le verdi siepi del giardino ben curato; lanciò una silenziosa maledizione, sperando che dovunque egli fosse avvertisse un brivido percorrergli la schiena, una sorta d'avvertimento, un oscuro presagio.

Preparati, fottuto bastardo. La mia arte illuminerà il mondo ed abbaglierà il tuo Dio, che sarà costretto ad ammettere la sua bellezza, prima di scomparire assieme ad essa ”

In casa aveva già tutto l'occorrente; teneva le sue cose in un cassetto chiuso a chiave, custodite gelosamente. Si era procurato quella roba con fatica, scegliendola accuratamente, e comprandola sotto falso nome. Era un ragazzo astuto ed abile perfino nell'arte del travestimento, avrebbe fatto di tutto per la sua ragione di vita, anche diventare un'altra persona nel momento del bisogno. Così era riuscito ad accumulare un pericoloso quantitativo di polvere pirica*, di micce detonanti*, e tubi di plastica*. Aveva anche lasciato perdere gli involucri di carta, propendendo per quelli in pvc, ancor più illegali degli altri*. Chiunque avesse scoperto il suo segreto lo avrebbe dato per matto e probabilmente rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Deidara sapeva bene di essere folle, ma non voleva essere paragonato a qualcuno affetto da comuni disturbi psichici. La sua vocazione era tutto per lui, per quanto assurda e pericolosa essa potesse essere. E se seguire la propria fede senza mai guardare indietro significava essere etichettato come pazzo, beh... allora era fiero di esserlo.
Doveva fare in fretta e preparare tutto al meglio per il suo spettacolo. Aveva una settimana di tempo, ossia quello che da solo si era concesso prima di tornare a scuola. Ovviamente sua madre non era d'accordo, a parer suo si trattava di un periodo troppo breve, ma lui non poteva attendere oltre.
Si chiuse in camera per giorni, mangiando sporadicamente, senza dormire mai. Alla fine ne aveva preparate sei, ed era decisamente soddisfatto del proprio lavoro. Erano piccole, ma gli assicuravano comunque un buon risultato. L'ultimo giorno decise di prendersi un po' di riposo, dormendo qualche ora; doveva essere fresco, non poteva assolutamente permettersi di sbagliare. Anche il minimo errore, e tutto sarebbe andato perduto.
Si era informato sulle
loro abitazioni, e fortunatamente esse si trovavano tutte vicine alla scuola. Sì, la vista da lassù sarebbe stata superlativa.

Mamma, io esco! ” le disse il lunedì mattina, uscendo con lo zaino in spalla.
Deidara! Si può sapere dove vai? Davvero torni già a scuola? ”
Uhn... no, per oggi no. Vado a recuperare i compiti da un amico, anche lui è a casa ammalato ” mentì spudoratamente, allontanandosi velocemente, salutando la donna con un cenno della mano.

Grazie per avermi dato alla luce, mamma; adesso la mia luce ti permetterà di strappare le radici che ti ancorano a questo mondo, e potrai gioire per la mia gloria da dovunque ti troverai ”

Era il momento giusto.
Fu un lavoro duro, curato nei minimi particolari, mentre i diretti interessati non si trovavano in casa. Aveva calcolato tutto: i ragazzi erano a scuola, e i genitori al lavoro, ignari del proprio destino. Senza farsi vedere, indifferente, passò per le stradine secondarie, quelle poco trafficate. Infine strinse fra le mani il suo detonatore e si nascose nel retro dell'edificio scolastico, sgattaiolando all'interno grazie alla finestra della palestra in quel momento deserta, che era stata lasciata aperta. Stette per un po' dentro l'enorme stanza, riprendendo fiato, seduto sul freddo pavimento. Doveva pensare. Tramortire il custode poteva essere un'idea, ma doveva trovare qualcosa per metterla in pratica; frugò nei vari armadietti, trovando una mazza da baseball. Perfetto. Sorrise, pregustando il momento fatidico.
L'occhio inutilizzabile fasciato dalla benda bianca non faceva quasi più male.

Si può morire, per l'arte. Oppure si può stare al sicuro in un angolo ad osservarla, mentre corrode il male che affligge il mondo ”

Silenziosamente, quando la campanella suonò e il custode andò ad assicurarsi che in palestra fosse tutto in ordine, gli apparì alle spalle colpendolo violentemente con la mazza che aveva trovato. Forse era stato perfino troppo cattivo, con lui. Però, se per vincere era necessario mettere a repentaglio la vita di persone innocenti, lo avrebbe fatto senza nessun rimpianto; o forse ogni tanto il suo pensiero sarebbe volato verso di loro, ma ciò non lo avrebbe fermato. Un artista deve imparare a sublimare la sofferenza, convertendola in bellezza da condividere con gli altri.

Che diavolo ci fai ancora qui? Pensavo ti avessero fatto fuori ”
Quando lo rivide, Deidara capì che se era ancora vivo non era solo per la sua arte. La visione delle labbra vermiglie strette sulla cannuccia lo travolse come una tempesta. Aveva barattato un occhio con una succosa fragola; uno scambio niente male.

Ci vuole ben altro per farmi fuori. E ciò che non mi uccide, mi rende più forte ” rispose lui, avvicinandoglisi.
Che ti è successo all'occhio? ”
Oh, un piccolo incidente. Posso farti qualche domanda adesso? ”
... e va bene ” si rassegnò. Lo fece perché sapeva benissimo che se non avesse annuito, quel rompiscatole avrebbe comunque continuato il suo fastidioso interrogatorio.
Il ragazzo dai capelli rossi si chiamava Sasori, ed era poco più grande di lui*, anche se non lo dimostrava. Viveva – se così si poteva dire – nel terrazzo proibito da due anni, costretto dai membri dell'organizzazione. Non poteva camminare, perché a causa delle loro violente percosse, si era ritrovato semi-paralizzato per problemi alla spina dorsale.

E perché ti tengono rinchiuso qui? ”
Non è difficile da capire, idiota. Comunque, sai che non posso parlarne ”
L'altro sorrise. Una chiamata anonima ai genitori era sicuramente stata di grande aiuto, per farli andare a casa di corsa senza fermarsi a fare altre cose. Almeno ci sperò, visto che era l'unica incognita che il suo piano presentava; ma oramai il più era fatto e, come si suol dire, o la va o la spacca. Adesso era più forte e, qualsiasi cosa sarebbe successa, avrebbe vinto. E avrebbe portato Sasori con sé.

Adesso non hai più niente da temere ”
Gli si affiancò, abbassando la zip della felpa verde che indossava, per stare più comodo. Poi portò alla bocca un panino, mentre il rosso continuava a sorbire il contenuto del piccolo cartone bianco e rosa.

Ti va di baciarci, danna? ” chiese poi, a bruciapelo.
L'altro quasi si soffocò col dolce liquido, tossendo più volte. Che razza di domanda era, quella?
Si voltò verso di lui, e il giovane non gli lasciò dire nulla, avventandosi sulle sue labbra. Quelle che voleva, quelle che in silenzio aveva bramato, senza accorgersene.
Fu un bacio lungo e umido, alla fine Sasori si lasciò andare, nonostante inizialmente fosse titubante; non aveva mai provato niente di simile. Deidara mugolò nell'atto, deliziandosi di quell'inebriante sapore di fragola. Lo strinse a sé carezzandogli i capelli arruffati, mentre con l'altra mano gettava il panino a terra e frugava nello zaino alla ricerca del detonatore. Lo attivò, gettandolo poi il più possibile lontano da loro. Il suo amante non si rese conto di cose stesse facendo, tant'era preso da quel sublime momento; solo quando avvertì un boato fin troppo vicino si staccò dalla sua bocca avida. Il terrazzo aveva preso fuoco, ma l'esplosione era stata minima. Guardò fuori dalla vetrata: una nube di fumo si era levata in cielo, fiera, e proveniva dal parco vicino alla scuola – quello in cui aveva passato alcuni pomeriggi assieme ad Hidan -. Poi un'altra esplosione invase la casa che scoprì essere di Pein, poi quella di Konan, e conseguentemente andarono a scoppiare altri tre ordigni. Nell'abitazione di Kakuzu, in quella di Hidan, e in quella... di Deidara.

Ma come... ”
Un filo invisibile. Non lo avevi notato, eh? Tipo quelli che si usano per le marionette, solo un po' più spesso ”
L'Akasuna lo apostrofò con un “pazzo” appena sussurrato, prima di posare nuovamente lo sguardo sulla piccola apocalisse che si stava consumando di fronte a loro.

Guarda che spettacolo ”

L'Arte è esplosione! ”

Perché lo hai fatto? Ti sei messo nei casini, spero tu ne sia consapevole ” lo avvertì Sasori, severo.
Volevo dimostrarti quanto vera fosse la mia arte. E' o non è più affascinante delle tue statiche creazioni? ”
Lo guardò torvo, rispondendo con un secco “no”. Però continuò ad osservare il fumo invadere la città, e istintivamente si avvicinò di più a quel pazzo che aveva accanto. Nonostante tutto, la sua presenza non gli dispiaceva.
Da quando lo avevano rinchiuso in quel luogo per sfruttare la sua bravura per lucrosi scopi, non aveva mai avuto contatti con nessuno. Deidara era probabilmente l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare, ma anche l'unica.

Baciami ancora, danna ”

Sperando che non sia l'ultima volta ”

Aveva distrutto anche la propria casa, e soffocato là dentro la donna che lo aveva messo alla luce; le era grato per questo, ma voleva strappare le catene che lo legavano a quel mondo che tanto odiava, e il cambiamento doveva essere radicale. E così fu.
Non sapeva dove sarebbero andati, né come sarebbero sopravvissuti, comunque si era portato dietro tutti i soldi che nel corso degli anni aveva messo da parte. Poi si sarebbe trovato un lavoretto, anche part time, e avrebbe cercato un posto dove stare; magari un semplice monolocale, o uno scantinato. Andava bene tutto, l'importante era fuggire lontano da quella città e stare con lui. Non aveva bisogno di nient'altro.
Prese il ragazzo in braccio, meravigliandosi della sua leggerezza; quegli stronzi lo facevano anche mangiare poco, evidentemente. Ora, però, erano stati adeguatamente ripagati per le sofferenze inflitte alla creatura che non meritava un simile trattamento, ma solo sguardi complici e baci profondi. O almeno così sperava; comunque si sentiva particolarmente ottimista. Forse aveva un sesto senso che gli permetteva di vedere al di là del denso fumo che pareva voler mangiare l'intera metropoli, o forse era la sola e semplice presenza dell'altro che lo faceva star bene. Corse evitando le fiamme che si stavano propagando, e con fatica lo portò giù per le scale, giungendo di fronte all'uscita. Ovviamente era chiusa, indi decise di rompere una finestra, tagliandosi alle mani con i frammenti di vetro che si sparsero qua e là a causa dell'urto; ma non ci fece neanche caso, tant'era la voglia di scappare e di perdersi nel suo profumo, nel rosso dei suoi capelli e delle sue labbra, nei suoi baci al sapore di fragola.
Non fu facile portare Sasori fuori di lì, contando che l'artista pianse più volte le proprie opere rimaste sul terrazzo, ma Deidara gli promise che avrebbe potuto continuare a coltivare la sua passione, nonostante egli non l'approvasse. In fondo, per lui aveva fatto tutta quella confusione. Non voleva ammetterlo neppure a se stesso, ma il rosso era il suo punto di riferimento, l'unica persona con la quale desiderava trascorrere il resto della sua vita, sebbene alla fin fine non lo conoscesse affatto. Che il tempo rimasto fosse tanto o poco non importava, gli bastava poterlo stringere e litigare circa quale fosse la vera arte fra le due che sostenevano.
Aveva comprato due biglietti di sola andata per la città più lontana che il treno poteva raggiungere da lì, e fortunatamente arrivarono alla stazione puntuali. Una volta sul treno si sedettero ascoltando il notiziario, grazie alla radio in filodiffusione presente sul convoglio. Si parlava insistentemente delle esplosioni che avevano devastato un quartiere della città, di chi aveva perso la vita – fra cui quattro giovani studenti di liceo e una donna sui quarantacinque anni –, delle conseguenze del gesto di un folle che aveva distrutto l'armonia di quel luogo.

Certo, come se quel cazzo di posto fosse stato tranquillo, prima d'oggi ” commentò il biondo, guardando il paesaggio fuori dal finestrino, dicendo silenziosamente addio alla cittadina in cui era nato e cresciuto. Poi il suo sguardo verté verso il suo accompagnatore, silenzioso spettatore della sua tanto agognata vittoria.
Che cosa faremo adesso? ” gli domandò, con poco – o per meglio dire nullo – entusiasmo, come al solito.
Per il momento ho pensato di starcene per un pochino in un motel o qualcosa di simile, poi troveremo un posto dove stare, tranquillo ”
Come fai ad essere così calmo? Non pensi che qualcuno potrebbe sospettare di te, non trovandoti più? ”
Lecita domanda.
Il ragazzo parve pensarci su, e poco dopo schioccò le dita, sorridendo: “ Ho detto a mia madre che andavo a studiare da un amico; non le ho detto da chi, ma lei non potrà parlare, dal momento che... beh, sai bene com'è andata. A scuola il custode non ha fatto in tempo a vedermi, perché l'ho aggredito alle spalle. Inoltre, non avevo mai fatto parola con nessuno circa la mia passione, tranne che al mio professore; ma sinceramente non penso che ciò possa creare problemi ”

Mh ” borbottò Sasori, per nulla convinto.
Potresti almeno fare una faccia un po' più decente, uhn! Ho fatto tutto questo per te, e mi ripaghi così? ”
Non lo hai fatto per me, Deidara. L'hai fatto per te ”
Quelle parole furono come una doccia gelida per il giovane; la consapevolezza d'essere un perfetto egoista lo assalì e lo scosse come un uragano, eppure non riuscì a sentirsi in colpa. E' vero, lo aveva fatto per sé, per dimostrare d'aver ragione, per non essere più maledettamente
solo. Ma non era nella sua natura ammettere le proprie responsabilità, indi fece finta di non aver compreso ciò che gli aveva detto.
Per tutto il viaggio non aprirono più bocca, forse perché alla fine non v'era nulla da dire. Ed era vero che rischiavano grosso, che Deidara poteva benissimo essere sospettato, che non sapevano se sarebbero realmente sopravvissuti in quella realtà cruda, resa finta e vivibile dalla televisione, ma in verità tutt'altra cosa.
Due giovani da soli contro il mondo e la società moderna, spinti dall'amore per la propria arte e da quello che provavano l'uno per l'altro, seppur senza dirselo.

Non parlare, non guardarmi così; resta in silenzio e voltati per non vedermi bruciare
Lascia che giochi col tuo corpo e permettimi di lacerarmi grazie ad esso.
Tu non devi fare nulla, solo immaginare il mio viso in preda all'estasi più sublime;
ma non mi guardare, mai, perché altrimenti sarà troppo dura dirti addio ”


Aroma di fragola, perseverava. Era come se ce lo avesse sempre e costantemente addosso, ed era così dannatamente piacevole...
E Sasori era suo, suo e soltanto suo. Per sempre e per un istante. Tutto combaciava perfettamente.

~ ~ ~

*1 Salnitro: nitrato di potassio. Solido cristallino incolore, dal sapore leggermente amarognolo, solubile in acqua. Se puro, non è infiammabile.
Può essere utilizzato per costruire fumogeni artigianali o fuochi d'artificio, dal momento che a contatto con elementi combustibili come carbone e saccarosio ( zucchero ) innesca fiamme.
Mi sono informata per quanto possibile per non scrivere assurdità nella fanfiction, secondo la spiegazione che ho trovato sul web il salnitro è facilmente reperibile dal macellaio ( questo perché si tratta di un additivo alimentare usato nella conservazione di salumi e carni salate ), oppure in natura in ambienti umidi quali cantine, grotte e/o stalle.
*2
Polvere pirica: polvere nera o polvere da sparo.
*3
Micce detonanti: le micce si possono distinguere in due tipi. Quelle a lenta combustione e quelle detonanti. Queste ultime sono corde riempite quasi sempre di pentrite ( Tetranitrato di pentaeritrite ), uno degli esplosivi più potenti in circolazione. Le altre invece sono generalmente di cotone, rivestite con sostanze che le rendono impermeabili e presentano una sottile anima di polvere pirica. Il biondo usa il primo tipo di micce perché, come si legge nel momento in cui innesca le sue bombe, desidera un effetto a catena provocato dal detonatore .
*4
Tubi di plastica: metodo generalmente utilizzato nelle tecniche di brillamento. Attraverso il tubo di un diametro esterno di circa 3 mm ( con superficie interna ricoperta di un sottile strato di esplosivo ) si trasmette l'onda d'urto.
*5
Involucri in carta o in pvc: in altre parole, Deidara costruisce delle bombe carta. Ma non del tipo classico, perché decide di variare il loro involucro, come viene – purtroppo – spesso fatto nella realtà per poter provocare più danni a persone e/o cose. Grazie ad un involucro in pvc, infatti, viene sfruttato il picco massimo della polvere contenuta all'interno dell'ordigno, sprigionando così un enorme quantitativo di energia.
*6
L'età dei protagonisti: come in molte mie fanfictions, ho “ringiovanito” Sasori. Come sappiamo, nella storia originale Deidara ha 19 anni mentre Sasori 35, ma in questo caso mi serviva una differenza d'età meno consistente.



Epilogo ~

Nei momenti in cui si beava della visione del suo corpo privo degli abiti e dei suoi ansiti mal trattenuti gli veniva sempre da pensare al giorno, neanche troppo lontano, in cui avrebbe mostrato a tutti la sua ultima, splendida opera d'arte. Probabilmente il suo amante lo avrebbe offeso, forse addirittura odiato, ma quello era l'epilogo che aveva scelto per il loro rapporto e per la propria vita, perché non poteva permettersi di essere scoperto.
Che egoista,
era.
Eppure amava, di quell'amore che fa quasi male e che ti logora l'anima, anche se ammetterlo sarebbe stato troppo deprimente per un artista che non credeva minimamente in qualcosa d'eterno. Nonostante questo, però, desiderava restare per sempre al suo fianco, prima e dopo la morte.
Che personaggio assurdo,
era.

Dolce come le fragole che prima d'ora non mi erano mai piaciute, danna.
Rosso di passione come la luna stemma di quella scuola maledetta.
Bello e conturbante come un'opera d'arte proibita, come una rosa destinata a sfiorire perfino troppo presto.
Credo d'aver capito perché ti tenevano rinchiuso lì.
Ma ora sei mio, mio e di nessun altro. Ho vinto. Ora sorridi ”

Fine ~


Quanto ti ho sentita mia, dentro quel vagone mentre il treno che fischiava ci portava via.
Tu sei mia, quando vuoi, ma sei mia. Quanto, tu non lo sai ”
Gatto Pancieri - “ Mia ”


~ ~ ~


Note finali:
vorrei chiarire alcune cose a proposito della caratterizzazione di Deidara. Io lo vedo così, personalmente: è un folle, e questo lo si sa. Farebbe di tutto per mostrare agli altri la bellezza della sua arte, e anche questa è cosa nota. Però a parer mio si tratta anche d'un personaggio molto egoista, e lo dimostra il fatto che durante tutta la storia non pensa ad altri che a se stesso, nonostante comunque provi dei sentimenti per Sasori. Inoltre,
per quanto io lo ami – in fondo, utilizzo quasi sempre lui quando si tratta di scrivere qualcosa su Naruto –, lo considero fondamentalmente un perdente, ed ho cercato di far trasparire attraverso queste righe questa sua caratteristica; è determinato, coraggioso, rischia la vita e si sacrifica pure per i suoi ideali – e ciò sarebbe degno di lode –, ma non comprende i pensieri di chi gli sta vicino e di chi crede in qualcosa di diverso. Per questo arriva ad uccidere se stesso e chi ama, prima con le parole e poi con i fatti. Perché, alla fine, non ha altro modo per dimostrare di esistere.
Il suo egoismo, in questo caso specifico, è mostrato soprattutto alla fine quando dice: “ Ho vinto. Ora sorridi ”
In altre parole, considera Sasori una sua proprietà, ma in verità non trova un vero e proprio modo per tenerlo sempre con sé, probabilmente perché non ne è capace.
So che è una visione alquanto severa per una che dice d'amare un personaggio, ma è così che lo vedo, e proprio per questo motivo trovo che scrivere di lui sia particolarmente stimolante, perché il suo è un carattere dalle mille sfaccettature. Una psicologia interessante, insomma; e così lo è anche quella di Sasori.
Questo per dire che non credo di essere andata OOC, ma questo ovviamente dovete deciderlo voi. ^.^
Riguardo la strofa che ho inserito a fine fiction, è tratta da una canzone a me molto cara ed ho pensato si addicesse alla storia; ovviamente, il “mia” in questo caso viene trasformato in “mio”. XD Non l'ho modificato per rimanere fedele al testo originale.


( tutte le informazioni sono state reperite su Wikipedia, e sono a titolo puramente informativo, più che altro volevo essere sicura di non inserire qualche stupidaggine all'interno della storia, indi ho preferito informarmi il più possibile prima di scrivere qualsiasi cosa. Quindi, ovviamente, don't try this at home, ma non penso ci sia bisogno di dirlo XD )

  
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