1.
- Che classe! Che eleganza! – esclamò lo stilista osservando i movimenti della giovane donna che indossava il fior fiore delle sue creazioni.
- Troppo gentile… - borbottò lei immersa nel suo narcisismo, accarezzò i lunghi capelli arancio girando su se stessa di fronte la parete di specchi. Aveva uno sguardo intenso e un ghigno soddisfatto. La fama e la ricchezza che sognava da bambina le erano finalmente piombate addosso avvolgendola in un dolce e avido abbraccio. – Che goduria! – pensò estasiata.
- Tesoro! – esclamò lo stilista facendola cadere dalle nuvole – si va in scena! – aggiunse battendo le mani.
La donna salì in passerella e con sensuali movimenti delle anche si portò fino alla fine della piattaforma.
-* *-
- Signorina, si svegli!-
- Nami! Nami! –
- Nojiko, Genzo… che è successo? – domandò la donna con voce debole.
- Hai avuto un mancamento, questa è la seconda volta in due settimane! Ma si può sapere che diamine combini?! – la donna si aggrappò violentemente sul colletto della modella scrollandola dal divano sulla quale era sdraiata.
- Basta così, Nojiko… - l’uomo pieno di cicatrici accanto alle due appoggiò la mano sul braccio della donna convincendola a mollare la presa.
- oh mio Dio! – esclamò l’altra scattando giù dal divano – La sfilata! –
- è finita già da un pezzo… hai ronfato per dodici ore consecutive, sono già le otto e un quarto del mattino – rispose Nojiko.
- no… - la modella si sentì mancare atterrando in ginocchio sul pavimento – non può essere… -
-Prova a mangiare qualcosa, non tocchi cibo da ieri pomeriggio… - come un padre, Genzo provò a consolare la giovane, le porse un mandarino e le appoggiò la mano sulla spalla sinistra.
- Quello strano stilista ha detto che ti contatterà per una seconda sfilata il più presto possibile. – le riferì la sorella.
- Non succederà mai… addio sogni di gloria… - abbassò la testa con gli occhi colmi di lacrime – e tu finiscila! Non ho fame! – con un ceffone colpì il mandarino facendolo cadere a terra. Nojiko, stupita dal gesto della sorella, portò le mani alla bocca.
- Basta, me ne torno a casa, questa catapecchia puzza di povertà. – la donna si alzò correndo verso l’uscita.
- Aspetta, ti accompagno. – Genzo la seguì a ruota.
Nami proveniva da un piccolo paese di un’isola poco conosciuta dell’oceano orientale, niente a che vedere con Parigi, una delle grandi capitali dell’alta moda. Ormai si era trasferita in quel luogo frenetico da più di due anni, mentre invece sua sorella Nojiko e il loro responsabile Genzo, un ex poliziotto che ha deciso di accudirle dopo la morte della madre adottiva, furono costretti a stabilirsi una volta a settimana in un modesto monolocale presso la periferia per problemi di denaro, tutto questo non solo per affetto, ma soprattutto per proteggerla; sì, perché Nami per arrivare ad avere ricchezza e fama sudò sangue fin dalla giovane età.
La donna entrò velocemente in casa, cercò di fare attenzione che nessuno la seguì, per poi chiudere il portone di fretta e furia. Per un attimo si pentì di non aver accettato la proposta di protezione da parte di Genzo, ma sapeva che non sarebbe stato molto d’aiuto.
Nami ripensò a ciò che era accaduto poco prima a casa di Nojiko, pensò al mandarino, simbolo della madre e unico ricordo dell’isola natale.
Versando lacrime amare e dopo aver cambiato indumenti, la donna si buttò sullo splendido divano tigrato e accese il televisore cercando di distrarsi dalla solitudine di quell’enorme e lussuosa casa.
-* *-