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Autore: Crumble    15/02/2010    2 recensioni
Dopo un sacco di tempo, sono riusciti a convincermi! eccovi il seguito di 'A New Twilight'!
"Ero quasi completamente ricoperta di omogenezzato. Già, perchè il nostro caro, piccolo e perfido Andy, aveva imparato un bel giochetto. Appena gli mettevo in bocca un pò di omogeneizzato, lo risputava addosso a me. E poi rideva. Come adesso. "Non c'è niente da ridere!" lo apostrofai. Continuò imperterrito nonostante tutto. Sapevo perfettamente chi gli avesse insegnato quel giochetto. "Emmett!" chiamai."
Genere: Generale, Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A New Twilight'
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CAPITOLO DODICI
Alla fine tornammo a Forks con solo un biglietto che diceva tutto e niente.
Si trattava sicuramente di un rapimento e forse sapevo anche chi lo avesse architettato.
C’era scritto che io non volevo collaborare e che erano risaliti alla fonte per questo. Potevano essere solo i Volturi, chi altri?
“Mamma, mamma!” esclamò Andy quando ci vide tornare “Dobe tiete tati tu e papà?”
Lo presi in braccio; mi era mancato moltissimo. “Siamo andati a fare un viaggetto non tanto lontano” risposi.
“Pecchè non mi avete pottato con voi?” mise il broncio.
Sorrisi. “Perché era solo per noi, ma siamo tornati presto visto” lo baciai sulla guancia.
In casa erano tutti felici del nostro ritorno anche se dispiaciuti che non avessi ancora ritrovato mia madre.
“Qualcuno è arrivato prima di noi” disse Edward mostrando il biglietto a Carlisle.
“Avete idea di chi possa essere stato?” chiese Esme.
“Ne sono quasi certa” risposi. “C’è scritto che non ho voluto collaborare e gli unici con cui non ho voluto avere a che fare sono i Volturi” terminai.
“Ancora loro? E che cosa vorrebbero da Renèe?” chiede Emmett “E’ umana, di sicuro non una vampira”
Guardavo la finestra, assorta dai miei pensieri. “Si, ma anche Charlie era solo un umano” eppure hanno preso anche lui.
Rimanemmo in silenzio per un po’; sicuramente tutti stavano pensando al motivo che aveva spinto i Volturi a rapire Renèe.
“Vorrei provare a sentire i loro pensieri” annunciai.
Edward mi guardò come se fossi impazzita. “No”
“Edward, posso farcela” risposi.
“No” ripetè.
“Perché non può provarci scusa? Se ci riuscisse potremmo sapere che cosa hanno in mente” osservò Emmett.
“Perché tiene sempre la mente chiusa per un motivo. Se la aprisse verrebbe invasa dai pensieri di milioni di persone, non riuscirebbe più a distinguere i suoi e potrebbe causare un danno irreparabile” spiegò.
Si era la verità, ma potevo riuscirci, volevo fare un tentativo.
“Posso farcela” protestai.
“Non ti permetto di rischiare cos’ tanto” ribattè “Non adesso”
Aprii la bocca per rispondere che potevo farcela; ma non spiccicai parola perché sapevo che aveva ragione. Non potevo rischiare così tanto mentre nostro figlio cresceva dentro di me.
“Perché non adesso, che vuol dire?” chiese Jasper.
“Oh… oooh” Alice si voltò verso di me con due occhioni scintillanti.
“Ehm…” balbettai.
“Bella è incinta!” urlò Alice.
La gioia che esplose fu paragonabile a quando annunciai di essere incinta di Andy. Vedevo che tutti erano realmente felici. Risi con loro, contagiata da tutto quell’entusiasmo.
“Tio Emmet che vuol die che mamma è icita?” chiese Andy.
Emmett lo prese in braccio. “Vuol dire che avrai un fratellino o una sorellina” rispose.
Andy mi guardò, inorridito. “Gnooooooooooooo!!!”

Per due giorni Andy non mi rivolse quasi parola perché non voleva un fratellino. Quando capì che non lo avevo fatto da sola ma che aveva contribuito anche Edward, non volle parlare nemmeno con lui.
“Andy ti vorremo bene lo stesso” lo rassicurammo.
“GNOOOOOO” lui continuava ad essere arrabbiato.
Non volevamo viziarlo e poi non avremmo di certo rinunciato al nostro secondo bambino per un suo capriccio.
“Si arrenderà” disse Edward fiducioso.
Infatti, il terzo giorno ci raggiunse in camera mentre Edward stava facendo uno dei suoi monologhi con la mia pancia.
“Potto venie nel glietto con voi?” chiese dalla porta.
“Ma certo, vieni qui” gli sorrisi ed Edward lo mise sul letto accanto a noi.
“Aglioa, dob’è quetto fatellino?” chiese.
“Ancora è dentro la pancia della mamma, quando sarà nato lo vedrai” rispose Edward.
“Manca ancoa tanto?” chiese.
“Un po’, devi avere pazienza” risposi.
Annuì. “Ba bene… ma poi ci posso giocae?”
Edward lo prese in braccio e alzò le braccia verso il soffitto, tenendolo in aria. “Potrete giocare insieme tutte le volte che volete” rispose.
Quella scena mi rimase impressa. Eravamo la figura della famiglia felice e completa. Ma come sempre, le felicità non durano molto.
Infatti quella sera ricevemmo la visita, ben poco gradita, di Felix, Jene e Demetri.

  
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