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Autore: lames76    15/02/2010    0 recensioni
Come e' sopravvissuta Sito Jaxa alla prigionia nel campo di lavoro cardassiano? Come e' stata liberata? Tutto cio' viene narrato in questo racconto lungo, da intendersi una sorta di prequel rispetto ai miei racconti si Star Trek sulla nave Ardito.
Genere: Dark, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due anni dopo...

Gul Gelok stava alla sua finestra.
Amava quella vista, l'aveva fatta mettere apposta. In effetti non era una vera finestra, davanti a lui c'era solo un muro di granito ma il visore olografico gli dava l'impressione di dominare il campo di lavori.
Si era proprio vero, amava quella vista, ed amava anche molto quel lavoro.
Si, lavoro, ben pochi potevano dire di essere pienamente soddisfatti del proprio mestiere, ma lui si. Non c'era mai stato nessuno, forse solo Gul Darhe’le a Gallitep, che sapeva gestire un campo con tale efficienza. Mai nessuna fuga, mai nessun ritardo nelle consegne (e le sue erano le piu’ veloci), e mai nessun condannato che fosse uscito vivo...
Si’ il campo di lavori forzati di Lenak VI era perfetto. Per questo lui si poteva concedere qualche, come dire, diversivo. Si sposto’ vicino al visore ed osservo’ meglio. Vedeva i prigionieri lavorare duramente per estrarre i minerali, con soli attrezzi manuali. Certo con attrezzature moderne avrebbe potuto raddoppiare la velocita’ di estrazione ma avrebbe perso gran parte del divertimento...
Tutti rigavano diritto. Appena giunti gli era stato detto che chi avesse aiutato un altro avrebbe causato la punizione di tutti. Un metodo che aveva escogitato per non far insorgere i detenuti facendoli unire. Un buon metodo, di solito i nuovi impiegavano poco piu’ di tre giorni ad adattarsi... Tranne lei! La individuo’ subito, era una bajoriana (maledetta la loro razza!), era bassa ed aveva i capelli biondi corti. Niente orecchino, ne’ segni di riconoscimento. Nessuno sapeva nulla di lei, non che importasse, un cacciatore di taglie gli e l'aveva consegnata dicendo che era una terrorista ed a lui bastava. Era 'sotto la sua tutela' da gia’ piu’ di un anno e mezzo ma non si era spezzata.
Si’, era riuscito a piegarla ma non a spezzarla... era diventata una sfida personale ormai. Ora la stava osservando. Lavorava sodo, su questo non poteva obiettare, ma non riusciva a non aiutare gli altri. Un prigioniero boliano cadde e batte’ con il capo a terra. La vide avvicinarsi a lui ed aiutarlo a rialzarsi.
Patetica!
Sorrise e sfioro’ il pulsante che aveva fatto montare sotto lo schermo. Un lampo accecante balugino’ sul visore e quando si spense tutti i prigionieri erano a terra che si contorcevano per l'agonia. Un sistema di punizione di gruppo. Gelok era fiero anche di quello. Grazie alla sua idea non erano necessarie guardie a sorvegliare i prigionieri. Bastava premere il pulsante per far scaturire un campo elettromagnetico che reagiva con i sistemi nervosi di qualunque umanoide... ed il gioco era fatto. Certo era molto, molto doloroso... ed era anche per questo che era stato montato.
I prigionieri stavano ancora contorcendosi dal dolore. Lui sorrise fiero... poi la sua bocca ritorno’ normale. La bajoriana stava cercando di alzarsi. Si volto’ verso la olotelecamera (come se potesse vederla!) e gli lancio’ uno sguardo di sfida. Si vedeva che stava ancora soffrendo, ma si stava alzando. Dopo qualche altro tentativo ci riusci’ e si sposto’ verso il boliano per aiutarlo ad alzarsi. Gelok digrigno’ i denti... poi sospiro’. Non importava quanto ci avrebbe messo, ma alla fine l'avrebbe spezzata, si disse.
Senza sorridere premette ancora il pulsante.

Sulla passeggiata di DS9 i vari negozi stavano ancora aprendo e non erano presenti molte persone, ma tra queste si distinguevano due giovani. Il primo portava i gradi di tenente comandante sulla sua divisa color giallo ocra, era un umano sui trent’anni. I capelli biondi della sua frangia gli coprivano gli occhi azzurri, nascondendo lo sguardo duro che portavano. Il secondo era un bajoriano probabilmente coetaneo dell’altro o poco piu’ vecchio, portava un’uniforme rossa ed aveva il grado di tenente comandante. I capelli erano corti ed i suoi occhi erano pieni di vita.
"Allora perche’ mi hai fatto prendere questa licenza?", chiese Deran Nos sorridendo all’amico.
"E’ per una missione", rispose secco David Forester.
"Per la Flotta Stellare?", chiese il bajoriano incuriosito.
"No, per la mia ‘missione’", rispose l’umano.
"Ma di cosa sta parlando?", si chiese Deran aggrottando la fronte.
"Tra pochi giorni", gli spiego’ David, "Andro’ ad attaccare un avamposto cardassiano"
"Ti rendi conto di quello che stai dicendo?", gli chiese stupito lui, "Potresti compromettere la tua carriera"
"Non mi importa", rispose Forester, "E’ piu’ importante la vendetta"
"Forse per te", penso’ Nos, "Ma per me la cosa piu’ importante e’ sempre stata quella di diventare un capitano della Flotta"
"Forse c’e’ un altro modo", cerco’ di convincerlo il bajoriano, "E poi perche’ attaccare un avamposto?"
"E' vicino allo spazio bajoriano...", inizio’ senza troppa convinzione David.
"Ti interessano cosi’ tanto i bajoriani?", chiese stupito, "Pensa ancora a Sito", si disse.
"No, se proprio lo vuoi sapere. L’importante e’ far fuori piu’ cardassiani possibile", rispose cupo David.
"Ti rendi conti di cio’ che dici?", gli chiese Deran facendosi prendere dalla rabbia, "Sito non sarebbe contenta..."
"Jaxa e’ morta!", gli urlo’ lui in faccia. Si accorse di aver attirato l’attenzione di tutti i presenti, cosi’ prese per un braccio l’amico e lo porto’ in un punto meno affollato.
"Lei e’ morta a causa dei cardassiani e saranno loro a pagare...", fini’ con voce piu’ calma ma non meno dura.
"Ancora questa storia", penso’ il bajoriano, "Doveva dare la colpa a qualcuno e l’ha data a loro"
"...e la pagheranno cara", stava ancora dicendo Forester.
"Perche’ sto opponendo cosi’ tanta resistenza", si chiese improvvisamente Nos, "E’ il mio migliore amico, dovrei aiutarlo nel bene e nel male soprattutto contro i peggiori nemici del mio popolo, eppure penso alla mia carriera. Se venissimo scoperti sarebbe finita", sospiro’, "Devo scoprire cio’ a che e’ piu’ importante per me, il mio grado cioe’ la mia vita o l’amicizia"
"Ma se andassi potresti morire, non ti importa?", gli chiese ancora incerto. Il silenzio di David fu piu’ chiaro di un assenso ed in quel momento Nos capi’ a cosa teneva di piu’.
"E va bene, verro’ con te", gli disse, "Penso che avrai proprio bisogno di qualcuno che ti guardi le spalle"

"Un altro giro di birra ferenghi!", ruggi’ il gigantesco klingon.
Nel bar di Quark non c'erano molte persone. In effetti a quell'ora di solito c'erano pochi clienti, ma ora, a causa di quel klingon, non ce n'erano proprio!
"Non pensi che sia ora di smettere?", gli chiese il ferenghi.
"verengan Ha’DIbaH ", lo insulto’ l'altro lanciandogli un'occhiataccia, "Osi dare degli ordini a K'tHal'luR, figlio di VISS'Rlak?"
Cerco’ di afferrarlo ma Quark fu prontissimo ad allontanarsi per poi fuggire verso l'uscita. Il klingon lo insegui’ ma fu bloccato. Cerco’ di fare forza per liberarsi ma scopri’ di non riuscirci. Si volto’ per vedere chi era a tenerlo. Il suo viso sembrava umano anche se, come dire, sembrava modellato da un bambino. Portava una divisa della milizia bajoriana.
"Hai bevuto abbastanza per oggi", gli disse con voce molto, molto calma. Lui provo’ di nuovo a reagire ma non ci riusci’.
"Grazie Odo, stava per uccidermi!", lo ringrazio’ Quark.
"Non farmi pentire di cio’ che ho appena fatto...", lo freddo’ lui spingendo il suo prigioniero verso il suo ufficio. Fu raggiunto da due suoi sottoposti e glielo consegno’.
Nel momento in cui lo lascio’ K'tHal'luR fece la sua mossa. Velocemente estrasse il suo D’K’tagh e pugnalo’ il capo della sicurezza. Poi butto’ indietro la testa e rise. Il suo scoppio di ilarita’ duro’ poco. Odo si rimise diritto e gli mostro’ il pugnale. Non c'era traccia di sangue. Il klingon rimase interdetto e diede il tempo ai due bajoriani di bloccarlo.
"Ti ho colpito in pieno!", urlo’, "Come mai il tuo corpo non sta sprizzando sangue dalla ferita?"
"Io non ho sangue", gli rispose l'altro calmo, "Portatelo via!", ordino’. Deran aveva assistito alla scena dopo che David lo aveva lasciato solo. "Allora e’ quello il famoso mutaforma capo della sicurezza", penso’. Se non fosse stato turbato per quello che gli aveva detto il suo amico avrebbe cercato di sapere qualcosa di piu’ su quell'alieno cosi’ strano. Stava per andarsene ma noto’ che, durante la lotta, il klingon aveva perso qualcosa. Si avvicino’ e lo raccolse, sembrava un braccialetto.
"Sembra un bracciale di fidanzamento bajoriano", penso’, "Fatto di latinuum a quanto pare. Chissa’ come avra’ fatto un klingon ad entrarne in possesso", si fermo’ in mezzo alla Passeggiata.
"Dovro’ fare un salto nell'ufficio della sicurezza per restituirlo...", disse fra se’ e se’, poi guardo’ meglio l'oggetto ed ammutoli’.
Al suo interno c'era una scritta in caratteri bajoriani che diceva: "Alla mia amata Jaxa, da David".
   
 
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