Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Deliquium    16/02/2010    2 recensioni
Immaginate che il Fato decida, casualmente, di mescolare le carte in un modo diverso e immaginate quindi che sul tavolo da gioco, vengano messe giù altre carte. Alcune sono uguali a quelle che conosciamo, altre invece non sono mai state giocate prima d'ora. E immaginate, pertanto, che la storia così come la conosciamo, venga rinarrata nuovamente. E’ simile, ma allo stesso tempo diversa…
Le situazioni sono destinate a compiersi, ma non allo stesso modo…
Il filo del destino viene lentamente dipanato lungo l’asse del tempo verso, forse, un nuovo epilogo.
La storia è incompiuta. La nuova versione è in corso di pubblicazione con il titolo "Sincretismo"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Saga, Pegasus Seiya, Saori Kido, Scorpion Milo
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sia fatta giustizia e perisca pure il mondo

[ VI ]


16. Oltraggiata

L'immagine allo specchio era quella di una regina oltraggiata. Lo sguardo smeraldineo che si fissava era furioso e le labbra increspate in una smorfia sdegnosa e rigida.
Respirò profondamente, alla ricerca di un po' di calma. Ma le unghie smaltate picchiettavano sulla superficie del lavabo.
Aprì i palmi e li richiuse con forza, stridendo sul marmo. Ripeté quell'atto decine di volte, ma non riusciva a calmarsi.
Prese la maschera e se la posizionò sul volto. Era fredda e rincuorante. Il simbolo della sua investitura di sacerdotessa guerriera. Protezione che mai sarebbe dovuta venir meno... per la quale, lei cessava di essere Shaina e diventava l'Ofiuco. Ciò che mai nessuno avrebbe dovuto toglierle. Ciò che lui le aveva strappato, insieme a tutto il suo orgoglio.
«Seiya» sibilò tra i denti.
Non poteva pensarci.
Era successo tutto due notti prima, ma non era riuscita a calmarsi. Non era neppure riuscita a dormire.
Cassios veniva a farle visita regolarmente. Servizievole come sempre. Ma la presenza del suo protetto non faceva altro che aumentarle la bile nello stomaco. Tutte le volte che lo guardava negli occhi, che vedeva i punti di sutura là dove l'orecchio gli era stato strappato, provava un'indicibile rabbia.
A rapide falcalte raggiunse il Pandora Box. Impugnò la maniglia, tirandola verso di sé e in un battito di ciglia, il cloth dell'Ofiuco le si dispose addosso. Aveva ponderato quella decisione a lungo, ed era arrivata alla conclusione che quello smacco non poteva restare impunito. Era stata oltraggiata.
Come guerriera e come donna. Seiya aveva visto il suo volto e nessun uomo avrebbe mai dovuto vederlo. E, come se non bastasse, l'aveva offesa rifiutandosi di combattere con lei. Perché? Perchè era una donna?
Si fermò lungo il sentiero, stingendo i pugni. Tutto il suo corpo fremeva di rabbia. Respirò, cercando nuovamente di calmarsi. Non sarebbe stato affatto utile chiedere udienza alla dea, in quelle condizioni.
La casa dell'Ariete era vuota e l'oltrepassò senza problemi. Il suo custode, stando alle ultime informazioni, si trovava ancora in Tibet. Non che per il resto dell'anno abitasse spesso il Primo Tempio, ad essere sinceri.
«Buongiorno Shaina, qual buon vento di porta da queste parti?»
Shaina alzò il capo, fissando l'imponente figura del Saint di Taurus.
«Nobile Aldaberan, buona giornata a voi.» ribatté, sforzandosi di mantenere un tono tranquillo. Il Cavaliere aggrottò le sopracciglia.
«Ho bisogno di parlare con Atena, e vi chiedo il permesso di oltrepassare la vostra casa.»
«Con Atena, in persona? La questione dev'essere molto seria. E' forse successo qualcosa?»
«Niente che vi riguardi!» sputò fuori la Saint. Poi, accortasi del proprio tono sgarbato, si affrettò ad aggiungere: «Perdonatemi, ma è una questione personale, nobile Aldaberan.»
«Capisco. Non ti chiederò altro, Shaina. Passa pure.»
La Terza Casa era vuota. Saga probabilmente si trovava al Tredicesimo Tempio.
Entrò, titubante, ben conoscendo la fama di quella Casa. Ma, per sua fortuna, Gemini non aveva innalzato il Labirinto e Shaina riuscì ad oltrepassare il Tempio senza problemi.
Procedette rapidamente, oltrepassando a una a una tutte le case dello Zodiaco. Alcune vuote, altre no. Ogni volta che incontrava un Cavaliere d'Oro era costretta a dare sempre le stesse spiegazioni, tant'è che davanti ad Aphrodite il tono della sua voce era all'apice dell'acidità. Il Saint di Pisces, d'altro canto, notando il nervosismo della Saint non aveva di certo agevolato il tutto. Con un aplomb veramente insopportabile aveva cominciato a informarsi su particolari insignificanti.
Shaina si lasciò alle spalle il Tempio di Pisces decisamente più arrabbiata di quanto era entrata. Davanti a lei si estendeva la scalinata che portava al Tredicesimo Tempio, la dimora di Atena. La sua struttura ricordava molto da vicino il Partenone e, stando alle informazioni, era contemporaneo allo stesso periodo. Tuttavia, i continui lavori di ristrutturazione avevano permesso di conservare il Tempio intatto.

17. Perché nessuno mi capisce?

Shaina dell'Ofiuco era entrata nella quinta casa decisa, proprio quando Lythos aveva quasi finito di lavare per terra. La Silver, non appena si era accorta del pavimento bagnato, si era fermata di colpo e le aveva fatto un cenno con la testa, che sembrava sottintendere un "oh, cavolo... c'è il pavimento bagnato."
Lythos aveva sospirato, rassegnata. Ormai, erano dieci anni che viveva nella quinta casa, come inserviente di Aiolia di Leo ed era abituata a vedersi piombare i Saints, a qualsiasi ora del giorno. Aiolia le affidava la tenuta della casa, tutte le volte che andava in missione. E, visto che era praticamente fuori otto giorni su dieci, Lythos passava molta parte del suo tempo a rassettare la quinta casa, gestire la corrispondenza del Gold Saint, accogliere la gente di passaggio.
Shaina aveva rifiutato la tazza di the che le aveva offerto, e si era volatilizzata in un lampo, diretta alla Casa della Vergine.
"Un colloquio con Atena." rifletté Lythos sistemando lo spazzolone nello sgabuzzino e avviandosi verso la cucina.
Conosceva Shaina da quando era arrivata al Santuario. Erano arrivate insieme e ricordava molto bene il grazioso viso di quella bambina italiana e i suoi enormi occhi verdi. Era passato tanto di quel tempo... e quegli occhi non li aveva più rivisti.
Shaina aveva iniziato l'addestramento e a soli undici anni aveva ottenuto un silver cloth. Non erano diventate amiche, perché vivevano a due piani diversi. Si conoscevano. A volte, scambiavano qualche parola cortese, ma nulla di più.
Quando se n'era andata, Lythos era certa che Shaina fosse non solo molto arrabbiata, ma anche turbata. Qualcosa di molto grave doveva essere accaduto.
Si guardò attorno. La cucina era in perfetto ordine e l'orologio alla parete segnava le cinque del pomeriggio.
«Dunque, vediamo... cosa potrei cucinarmi, oggi!» disse a sé stessa, con le mani sui fianchi.
Aveva preso l'abitudine di parlare da sola, non si sa bene quando. Forse aveva cominciato quando s'era resa conto di essere sola la maggior parte del tempo. Certo, c'era il nobile Aiolia e senza di lui, chissà dove sarebbe ora.
Dopo la morte di suo padre, lei aveva perso tutto.
Essere accolta in un luogo misterioso come il Santuario, fu come un sogno. E da allora... quanto tempo era passato...
Aprì il frigorifero. C'era del pesce, della carne... diversi tipi di verdure, frutta, formaggi e uova... Prese la carne. L'avrebbe cucinata ai ferri e della verdura - pomodori, cetrioli, ravanelli, germogli di soia, una scatola di mais dalla credenza - per fare un'insalata.
Sospirò, mentre puliva i cetrioli.
«Lythos! Lythos!»
Il coltello le sfuggì di mano, per lo spavento. Si portò l'indice alla bocca e lo avvolse subito con un tovagliolino di carta.
«Nobile Milo... co-cosa posso fare per voi?» chiese voltandosi.
Milo di Scorpio, la squadrò qualche secondo in silenzio, soffermandosi sulla sua mano.
«Ti sei tagliata?»
«Oh... non è nulla... non preoccupatevi...» si affrettò a dire, nascondendo la mano dietro la schiena. «Ho appena lasciato passare Shaina. Sembrava sul piede di guerra...» disse indicando con un cenno del capo la direzione dove si trovava la propria casa.
«Sì, l'ho notato anche io.» assentì Lythos, riprendendo ad affettare i cetrioli.
Alle sue spalle, sentì Milo camminare e prendere una sedia dal tavolo.
«Notizie da Aiolia?» le domandò.
«Mi ha chiamata questa mattina. Ha detto che rientrerà tra un paio di giorni.» rispose.
Quando l'aveva sentito, aveva capito dal tono della sua voce che c'era qualcosa che non andava. Non gli fece domande, ma sapeva che nonostante la buona riuscita della missione qualcosa era andato male. Era certa che sarebbe tornato subito, appena avesse terminato la missione negli Stati Uniti, ma era già più di un mese che era via, e lei... beh... lei stava cominciando seriamente a soffrire di solitudine.
«... che poi, chiariamo, io non le ho mai promesso nulla.»
Lythos smise di affettare i pomodori e alzò la testa. Non stava ascoltando quello che Milo le stava dicendo e aveva inteso solo l'ultima parte del suo discorso.
«Sei d'accordo con me, Lythos?» le domandò lui.
Si sciacquò le mani e se le pulì sul grembiule.
«Avete fame? Volete fermarvi a cena?» domandò.
Milo allungò le gambe sotto il tavolo e buttò un'occhiata all'orologio. Il suo volto assunse un'espressione radiosa.
«Sicura che non disturbo?» domandò retoricamente.
Lythos gli sorrise.
«No, state tranquillo.»
Gettò un'occhiata a ciò che aveva intenzione di cucinare per sé e, decise che no, quello non poteva andare bene. Al massimo poteva essere l'antipasto, per un guerriero della risma dello scorpione. Aprì la credenza e tirò fuori tutto ciò che le sarebbe potuto servire: pasta, pelati, legumi, spezie, farina...
«E così, Aiolia ha una nuova missione...»
Da come l'aveva detto, Lythos ebbe l'impressione che Milo non conoscesse molti dettagli.
Probabilmente, si trattava di una missione segreta, oppure... gliel'avevano affidata all'improvviso... Non disse nulla.
«Comunque.» esordì lui, all'improvviso «Non hai risposto alla mia domanda.»
«Quale... quale domanda?»
«Sei d'accordo con me, vero Lythos? Tu sei una donna... e sai come ragionano le donne. Io sono sempre stato corretto nei loro confronti. E loro... prima mi dicono "Sì, sì. Non preoccupatevi. La scelta è mia... " e bla bla... E poi? Mi fanno delle scenate e dicono che io sono troppo sfuggente, che mi sono preso gioco di loro, che sono un bastardo e via dicendo...»
Lythos si passò una mano sulla fronte. Improvvisamente, l'era venuto un gran mal di testa. Si preparò mentalmente a sorbirsi la tiritera delle sue questioni "amorose", che culminavano sempre nelle uscite esistenziali, personali, e auto-accusatorie e condensante nella domanda "Ma secondo te, io sono veramente così infingardo con le donne?"
Con tatto Lythos gli aveva più volte spiegato che il suo atteggiamento poteva essere, come dire ... frainteso? E tutte le volte, Milo spalancava i begli occhi azzurri e la guardava come se fosse un'aliena.
«Fraintendere? Me? E per quale ragione, Lythos?» le chiedeva sempre.
E allora lei, s'armava di santa pazienza e cercava di spiegargli l'universo femminile. Fatica sprecata, lo sapeva. Milo era uno dei migliori Saint in circolazione e uno dei più ligi al dovere... Lythos non era molto informata riguardo le missioni dei Saints, ma sapeva benissimo che Milo era conosciuto con l'appellativo di "Assassino del Santuario". Un nome terribile che dimostrava quanto, in realtà, la gioviale persona che aveva di fronte, avesse ombre molto molto scure.
«... che poi, parliamoci chiaro, Lythos. Io metto sempre subito in chiaro le cose. Se ti va bene, a me va ancora meglio. Altrimenti, amici come prima. Tu vai per la tua strada... Io per la mia.»
Lythos tagliò a pezzetti i filetti di salmone.
«Ma forse... con il tempo... i loro sentimenti cambiano.» tentò di dire. «Una donna innamorata ...»
«Innamorata?» la interruppe il Saint facendosi scherno con una mano, come se avesse di fronte un'orda di demoni.
Lythos sospirò rassegnata. Era inutile. Appena sentiva le parole "amore" o "innamorato", Milo si metteva sulla difensiva. Per non parlare dei termini "fidanzata" e "matrimonio", avrebbe battuto il record della "velocità della luce" nel darsela a gambe.
Versò la panna e incominciò a mescolare. Quella sarebbe stata una lunga... lunga serata.

18. Il disonore può attendere

Dietro il Tempio, un'alta scalinata conduceva alla statua della dea. Ma lì, nessuno, eccetto il Gran Sacerdote e la dea stessa, poteva recarsi.
Shaina varcò la soglia e attraversò spedita il lungo corridoio. I suoi passi, decisi, solcavano il marmo arabescato da greche ed intricate volute. Le colonne, imponenti, delimitavano entrambi i lati e incombevano attorno a lei, come giganti silenziosi. Lineari e marmorei.
Nel Salone delle Udienze, con suo grande rammarico, era presente molta più gente di quanta ne avesse prevista.
Shaina si chiuse lentamente la porta alle spalle ed avanzò verso l'usciere. A bassa voce, si presentò e domandò udienza alla dea. L'uomo scrisse il suo nome in fondo all'elenco di nomi che riempivano fittamente la pagina e l'avvertì che era prevista un'attesa minima di un paio d'ore. La ragazza annuì e raggiunse un angolo isolato dagli altri.
Non aveva alcuna voglia di ingannare l'attesa conversando e decise di mettere più distanza possibile tra lei e gli altri. Del resto, pochi avrebbero avuto l'ardire di avvicinarsi alla Saint dell'Ofiuco, quando il suo atteggiamento era tutt'altro che amichevole, come in quel momento.
Lo scorrere del tempo era contrassegnato dal continuo ricambio delle persone. A quanto poteva osservare, l'intero Santuario aveva deciso di domandare udienza alla dea. Le sue labbra si piegarono sdegnose sotto la maschera. Avrebbe potuto mettere la mano sul fuoco che la maggior parte di loro era lì nient'altro che per futilità.
Fissava con sdegno un gruppo di giovani apprendiste che cicalavano rumorosamente. Una di loro si stava lamentando con le compagne a proposito delle sessioni di allenamenti, a suo avviso, troppo massacranti.
Più in là, un giovane francese, faceva notare ad alta voce come fosse necessaria una rimodernazione al Santuario.
«Siamo nel 1983, gente e noi viviamo ancora come se fossimo nell'Antica Grecia.» diceva.
Shaina stava per avere un conato di vomito. Non era possibile che il Santuario fosse pieno di gente simile... Tutta inutile feccia, che non sarebbe stata in grado neppure di combattere con la più misera e insignificante stella di Hades. Delle loro sorti non si curava. Sarebbero morti, scomparsi, fuggiti, esiliati... Chi poteva dirlo. Di certo, nessuno di loro avrebbe mai potuto sperare di avere un cloth. Insieme a Misty, Aphrodite e Shura era stata tra coloro che avevano votato la riforma riguardo le modalità con le quali venivano accolti i nuovi apprendisti. La proposta aveva fatto storcere il naso ad alcuni Saint come Aiolia e Aldaberan, ma alla fine, era stata approvata, soprattutto grazie all'intervento di Saga di Gemini.
Anch'egli, come loro, si era reso conto che il Santuario stava diventando un "calderone" di gente inutile, che mai sarebbe potuta diventare Saints. Non che esso fosse, improvvisamente, diventato di "dominio pubblico", sia inteso. Ma, come dire, le frontiere si erano un po' allentate. Veniva accolta gente che nei secoli passati non avrebbe mai potuto sperare di mettervi piede. Una situazione piuttosto fastidiosa, alla quale era necessario, senza dubbio, porre freno.
Atena inizialmente non sembrava molto propensa ad irrigidire le cose. A suo dire, sarebbe stato ingiusto, da parte di coloro che si ergono a baluardo della Giustizia, negare asilo a coloro che erano fuggiti dalle aree maggiormente a rischio. Shaina non aveva nulla da recriminare su ciò, sia chiaro. Ma non capiva come il passaggio dall'essere accolti in termini umanitari al diventare "apprendisti Saint" si fosse fatto, magicamente, così breve. Insomma, parliamoci chiaro... le due cose erano su due piani completamente diversi. Ma, si sà come vanno certe cose. All'inizio sono uno o due, poi cominciano a diventare sempre di più. Nessuno parla, le cose vanno avanti e, alla fine, ci si ritrova con i campi di addestram...
«Shaina dell'Ofiuco!»
Shaina scattò sull'attenti. L'usciere era in piedi, davanti alla porta della Sala del Consiglio e si guardava attorno alla sua ricerca.
«Eccomi.» disse lei, con voce decisa facendosi avanti.
«Prego, seguitemi da questa parte.» la invitò l'uomo, aprendole la porta.
Shaina varcò la soglia.
La Sala del Consiglio era enorme e delimitata in entrambi i lati da colonne doriche. Il pavimento era talmente lucido che Shaina poteva distinguere un'altra sé stessa come se stesse camminando su uno specchio. C'erano finestre, enormi, dalle quali entrava la luce calda del tramonto.
Atena era seduta su un semplice trono di marmo, con cuscini di broccato. Un tappeto rosso, lungo qualche metro, era stato steso avanti al seggio.
Il Gran Sacerdote era alle sua spalle. Lo sguardo luminoso era fisso su di lei e un lieve sorriso gli increspava le labbre.
«Mia signora, Grande Sacerdote.» disse, inginocchiandosi.
«Shaina dell'Ofiuco, cosa ti conduce a me?» le domandò la dea.
Shaina sollevò il capo e la guardò. Atena aveva lo sguardo scintillante fermo su di lei. Due occhi di un azzurro così splendente che parevano le stelle del cielo.
«Mia signora, vi domando scusa se ho osato disturbarvi, ma vedete ho una richiesta da farvi.» spiegò.
Poi, vedendo che Atena sembrava intenzionata ad ascoltarla senza interromperla, continuò: «Voi, immagino siate a conoscenza degli attriti che si sono sviluppati tra me e l'allievo di Marin.»
Atena annuì.
«Qualche sera fa, abbiamo avuto uno scontro.»
«Vi siete scontrati?» l'interruppe il Gran Sacerdote.
«Sì, Grande Sacerdote. So che qualsiasi scontro tra Saint è vietato e sarò pronta ad affrontare qualsiasi punizione vogliate darmi, ma... io non potevo accettarlo.»
«Che cosa non potevi accettare, Shaina?» le domandò Atena.
«Che un'armatura, importante come quella di Pegasus, andasse a uno straniero. Non fraintendetemi Atena, vi prego. Sapevo che lui aveva battuto Cassios in un incontro regolare. E sapevo che era stato investito dell'armatura. Ma...» si fermò, come se d'improvviso, si fosse resa conto della poco credibilità delle sue parole.
«Non riuscivi ad accettarlo.» continuò per lei Atena.
«Sì, mia signora. Non riuscivo proprio ad accettarlo. Così, decisi di sfidarlo. Avevo intenzione di verificare personalmente se fosse degno del cloth di Pegasus.»
«E... si è mostrato degno?»
A quella domanda, Shaina sentì un moto di rabbia rovesciargli lo stomaco. Quel moccioso...
«Io non so se sia degno o meno. E' riuscito ad indossare il cloth e ha sconfitto alcuni soldati che mi avevano accompagnata...»
«Hai sconfitto Seiya?»
Shaina rimase qualche istante in silenzio. Sconfitto il moccioso? Sconfitto quell'insolente? No, che non l'aveva sconfitto... quel bastardo non aveva voluto battersi. "Perché sei una donna.", le aveva detto. Una donna? Una donna!
«No, mia dea. Non ci siamo scontrati.» sibilò. «Ma lui mi ha ... disonorata.»
Atena si era alzata in piedi di scatto, mentre il Gran Sacerdote la guardava con occhi allibiti.
«Ti.. ti ha disonorata...» le domandò cautamente il Gran Sacerdote.
«Sì, certo. Mi ha disonorata.» ripeté con maggiore foga. «Ha visto il mio volto.»
Atena si risedette e a Shaina parve che il Gran Sacerdote tirasse un sospiro di sollievo.
«La mia maschera si è spaccata a metà a causa di uno spostamento d'aria.»
«E' stato un incidente, quindi?»
«Non è stato un incidente, Gran Sacerdote.» disse, bellicosa. «Perdonatemi, non volevo essere scortese. Ma sono certa che l'abbia fatto apposta...»
«Comprendiamo il tuo disappunto, Shaina. »
«Vi ringrazio, mia dea. Però, permettetemi ora di farvi una richiesta. Quel mocc... volevo dire... Seiya di Pegasus ha visto il mio volto senza maschera. Come voi sapete, ciò è un grave disonore per noi sacerdotesse ed io... vi domando il permesso di poter sfidare Seiya in un combattimento regolare, sino alla morte.»
Nessuno dei due batté ciglio. La guardarono entrambi con occhi attenti. Shaina sapeva che non stava chiedendo nulla d'impossibile. Era la regola. E le regole andavano applicate.
«Comprendo la situazione, Shaina.» cominciò la dea con voce calma, ma incredibilmente triste. «Sono sicura che Seiya non voleva disonorarti volontariamente...»
Lo stava difendendo? Shaina strinse i pugni, ma s'impose di non interrompere la dea.
« ... tuttavia, ciò che è accaduto non ammette scusanti. Seiya è arrivato al Santuario sei anni fa e in quest'arco di tempo ha avuto tutto il tempo per apprendere le regole che vigono tra i Saints.» S'interruppe qualche istante, come a ponderare qualcosa. Poi, con tono più deciso riprese: «Se è questo che desideri, Shaina. Hai il mio permesso per sfidare Seiya. Tuttavia, ti chiedo la cortesia di attendere due settimane.»
Shaina spalancò gli occhi, ma la dea non poteva vederla. Due settimane? Per quale motivo? Non è che pensasse che due settimane fossero sufficienti per farle cambiare idea? Glielo chiese.
«Ho una missione da affidarti, Shaina.» rispose la dea. Poi, rivolgendosi al Gran Sacerdote gli fece un cenno, affinché lui le spiegasse ciò che si aspettavano da lei.
Stringendo i pugni, Shaina si apprestò ad ascoltare le parole del pontefice, conscia che anche questa volta il destino aveva deciso di remarle contro.


Spartaco: Eh eh... Io adoro Saga... e adoro proprio la sua doppiezza. ^^ Sul suo personaggio non mi pronuncio, ma ho già in mente, a grandi linee, cosa fargli fare.

Gufo_Tave: Davvero? No, guarda ad essere sincera... non sto molto considerando l'Hypermith ed è stato proprio involontario il collegamento.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Deliquium