Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: wari    17/02/2010    3 recensioni
Doveva essere stato più o meno lo stesso pensiero di Orochimaru che, molto preso dal suo naso gocciolante, non aveva alcuna voglia di essere costantemente tallonato da un adolescente avido di tecniche ninja.
E così erano partiti, lui e Kabuto, per un'inutile gita – Sasuke non aveva trovato altro modo per definirla – che consisteva semplicemente nell' andare per foreste in cerca di funghi interessanti.
[Niente da fare, per ora questa roba è tragicamente incompiuta: chiedo sinceramente scusa a tutti coloro che la seguivano. Spero prima o poi di riprenderla in mano, ma per ora non se ne fa niente]
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Kabuto Yakushi, Kisame Hoshigaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
quanto è picc4
Rieccomi. Ero stata rapita da un gruppo di militanti armati della LALNG (Lotta Armata per la Liberazione dei Nani da Giardino). Davvero u_u.



L'aveva perso.
Il prezioso futuro contenitore del maestro Orochimaru.
« Il signore con la panciera è triste, Kisa chan? »
Kabuto si tolse le mani dalla faccia. Poco più in là, Kisame Hoshigaki stava cercando di scollarsi il suo compagno biondo dal braccio. Come si chiamava? Ah, sì. Deidara.
« Ma non era un po' meno stupido, mezz'ora fa? » chiese, neutro.
Kisame sbuffò una mezza imprecazione, allontanando un miagolante Deidara dalla sua faccia.
« E' sempre stato stupido. Ma si dà il caso che attualmente si sia ingozzato di funghi allucinogeni. »
Kabuto sollevò un sopracciglio, assumendo un'aria molto professionale.
« Se sono semplici funghi con un paio d'ore di euforia dovrebbe tornare apposto. Al massimo gli verrà mal di pancia. »
« E se non sono semplici funghi? » domandò Kisame, scrutando il biondino che giocava con la sua argilla.
Kabuto ridacchiò, una risata spenta.
« Allora sopraggiungerà la febbre, le convulsioni e, infine, la morte. » sentenziò, leggero.
« Grandioso. Uno di meno. » fu il commento schietto di Kisame. Deidara non ebbe alcuna reazione e continuò nella sua attività, che al momento lo vedeva impegnato nella modellazione di un grazioso Kabuto in argilla. Concluse la sua opera aggiungendo un paio di occhialetti sul naso della statuina.
Kabuto corrugò la fronte. Il suo piccolo doppio di argilla gli somigliava in tutto e per tutto. Una copia perfetta.
« Ma certo! » esclamò, balzando in piedi. Gli occhiali illuminati dalla luce lunare nascondevano completamente i suoi occhi, donandogli un'aria da scienziato pazzo.
Kisame, che pareva ormai rassegnato, alzò lo sguardo su di lui, perplesso.
« Hai scoperto un modo per morire meno dolorosamente? No, perché dopo aver fatto a pezzetti il fratellino ed avergli detto qualche frase criptica sull'odio e la vendetta, Itachi tornerà qui a scaricare i suoi nervi su di noi. »
Kabuto lasciò che si sfogasse e poi mise su un ghigno perverso.
« Non essere pessimista. Ho un piano. »


Caracollò al suolo, per la seconda volta.
Ok, ad essere sinceri era la terza. E poi aveva sbattuto contro quel ramo.
Per fortuna Kisame non era lì.
Itachi si rialzò, cauto, ma non riuscì a muoversi per più di due passi che l'orlo della divisa gli rimase intrappolato in un cespuglio di rovi.
Si procurò diversi graffi cercando di individuarne il lembo, ma alla fine si rassegnò a dare uno strattone, e tanti saluti.
Lo strappo della stoffa lacerata risuonò sinistro, facendo fuggire un paio di ombre.
Gufi? Pipistrelli?
Era arrivato al punto di non distinguere tra uccelli e mammiferi. La situazione stava decisamente degenerando. Chissà se un paio di occhiali sarebbero serviti a qualcosa.
Ma poi immaginò di essere costretto ad indossarli davanti a Kisame e al resto dell'organizzazione.
Non poteva, no. La sua vita era già abbastanza complicata senza doverci mettere anche i commenti sarcastici di quegli psicopatici cui si accompagnava.
Riaprì gli occhi, risoluto a procedere in linea retta, ma sbatté di nuovo, contro un muro.
Un muro freddo e liscio che lo respinse, facendolo rinculare e cadere all'indietro in modo assai goffo.
Nonostante stesse iniziando ad albeggiare ed il cielo stesse finalmente schiarendo, Itachi riusciva a distinguere solo le ombre compatte degli alberi intorno a lui.
E poi, quello.
Per un attimo credette semplicemente che i suoi occhi gli stessero  giocando l'ennesimo brutto scherzo della giornata; ma neanche volendo sarebbe riuscito ad avere un'allucinazione così assurdamente grande e rilucente. E poi, dato che ci aveva sbattuto contro, poteva tranquillamente affermare che no, non era un'allucinazione.
Anche se questo lo portava inevitabilmente a porsi domande su cosa diavolo fosse quell'enorme, lunghissimo muro opalescente e freddo che gli stava così maleducatamente impedendo il cammino.


Non c'era da nessuna parte.
Sasuke scivolò tra gli alberi, rapido. Si sarebbe messo a chiamare Itachi a squarciagola, ma in un angolo remoto della sua testa, una vocina sensata – che gli ricordava vagamente quella di Kakashi -  gli stava invece suggerendo che forse gettarsi urlando come un matto nelle braccia del nemico, non rientrava esattamente nell'ordine delle buone idee.
Solo che girava da ore – no, probabilmente erano minuti – e di suo fratello neanche l'ombra.
Si fermò, prese aria.
Ne prese di nuovo, perché dopo la corsa era decisamente a corto, e poi gridò.
Al terzo « Itachi! » ruggito tra gli alberi, un rumore di terra smossa lo costrinse ad una brusca deviazione. Qualcuno parlava aldilà della vegetazione. Gli parve di distinguere persino il suo nome. Non era il timbro di voce di Itachi, o almeno non gli sembrava, ma non stette lì a pensarci troppo e prese a correre più veloce di prima, sbucando in una sorta di radura.
Stava albeggiando, ma anche senza che la flebile luminosità del cielo ne indicasse i contorni, sarebbe riuscito a riconoscere quella figura ammantata tra mille altre.
« Itachi... » articolò, stillando veleno ad ogni sillaba, mentre i suoi occhi viravano rapidamente al rosso.
Non rimase neanche ad spettare una risposta da parte dell'altro e si gettò a capifitto contro di lui, a testa bassa. Sul palmo della sua mano il Chidori già crepitava illuminando il terreno.


Non era stata una buona idea.
Non che lo riguardasse, però Kisame pensava che Kabuto avrebbe avuto quantomeno il buon senso di supporre che il suo “piano” avrebbe causato un bel po' di trambusto; soprattutto in considerazione del fatto che il ragazzo, Sasuke Uchiha, pareva conoscere un solo attacco decente, una di quelle maledette scossette elettriche.
Non insegnavano più a maneggiare una buona spada, ai giovani d'oggi.
Se Sasuke avesse avuto la decenza di usare una cara vecchia spada, infatti, una volta capitombolato nel fossato  che Kabuto aveva abilmente creato con l'arte della terra – era quasi incredibile che il ragazzino fosse caduto in un trucco tanto elementare – non avrebbe scaricato il suo stupido chakra sulla parete del fosso, creando così un baratro terroso in cui avevano finito per capitombolare anche lui e Deidara, ancora saldamente avvinghiato alla sua gamba.
Quando, dopo che le sue natiche si furono riprese dal doloroso impatto con il suolo, ebbe la forza di sollevare lo sguardo, Kisame raggelò.
Itachi si era sporto dal ciglio del burrone e scrutava tra le macerie con un'espressione di puro panico dipinta in faccia.
«Sasuke kun! » starnazzava, nevrotico.
Kisame tirò un profondo sospiro di sollievo.
« Sciogli la trasformazione, imbecille! Mi hai fatto prendere un colpo! » brontolò, burberò.
Kabuto corrugò un attimo la fronte, rendendosi conto solo in quel momento di avere ancora le sembianze di Itachi. Sciolse la tecnica, impacciato, e poi si gettò anche lui a capofitto nella fossa, prendendo a spostar  massi. Sussultò vistosamente quando intravide una mano che faceva capolino da un mucchio di terriccio, ma la sua espressione mutò velocemente da speranzosa e terrorizzata a delusa, quando trasse fuori il corpo di Deidara. Lo scavalcò con sgarbo, riprendendo a spostare i detriti.
Kisame si guardò attrono distrattamente, iniziando a condividere la preoccupazione di Kabuto: non era certo che Itachi avrebbe preso bene la dipartita del suo fratellino, seppellito da un crollo nel bel mezzo di una foresta.
Se Sasuke non saltava fuori, possibilmente vivo, molte teste avrebbero rimpianto il loro confortevole cantuccio sul collo. E la sua era di certo nella lista.
Provò ad alzarsi in piedi, benché fosse sicuro di essersi procurato come minimo un paio di traumi cranici, e si spostò verso Deidara, decidendo di iniziare da lì le ricerche.
Gli ci vollero quasi cinque secondi per accorgersene.
Aveva già fatto tre passi quando gli venne lo scrupolo di voltarsi a controllare su cosa fosse rimasto seduto per tutto quel tempo. La sua schiena fu percorsa da un brivido: la sua  testa non era semplicemente nella lista. La sua testa sarebbe stata la prima a saltare. Preceduta dai suoi arti e seguita dalle altre parti del corpo che Itachi avrebbe ritenuto opportuno mutilare. Sempre che non decidesse semplicemente di sottoporlo ad un'illusione mortale, certo.


Qualunque cosa fosse, era enorme.
Alto almeno il triplo di lui e lungo... beh, non riusciva a scorgerne la fine. Ed era certo che non fosse dovuto solo alle condizioni dei suoi occhi.
Lo tasto per un po', scoprendolo freddo e duro, ma liscio, anche se attraversato da una sorta di scanalature che sembravano tracciare segni su tutta la superficie. Era quasi viscido, in realtà.
Itachi rimase così per un po', sovrappensiero, con la mano poggiata su quel fastidioso ostacolo.
Stava quasi per lasciar perdere e mettersi a cercare un percorso alternativo, quando avvertì un lieve tremore. Come se la cosa su cui aveva poggiato la mano fosse viva.
Incuriosito, anche se parecchio indispettito per quel curioso imprevisto, si decise a seguirne il perimetro: se era un muro, doveva pur esserci qualcosa di simile ad un ingresso, da qualche parte. In alternativa, avrebbe imboccato il primo sentiero disponibile.
Evitò un masso, salutando con sollievo la luce fievole del sole che stava sorgendo: distinguere le ombre diventava gradualmente più facile, consentendogli di camminare senza rischiare la vita ad ogni passo. Magari ogni due, ma era pur sempre un sensibile miglioramento.
All'improvviso, mentre aveva chiuso gli occhi per pochi istanti, per abituarsi a quella nuova luminosità, il muro iniziò ad emettere una sorta di inquietanti scricchiolii aritmici. Itachi, colto alla sprovvista, rischiò quasi di cadere quando il muro prese a scivolare sotto la sua mano, privandolo dell'appoggio.
Decisamente, l'ipotesi del muro andava scartata.


Deidara gli aveva appena vomitato sui piedi.
Che schifo.
« Hai del vomito sui piedi. »
Kisame rifilò un'occhiata omicida a Kabuto, rallegrandosi sadicamente quando questi trasalì e distolse in fretta lo sguardo per tornare con compostezza alla sua occupazione.
Non era una buona giornata per gli Uchiha.
Del resto, il fatto che prendessero continuamente botte in testa era in gran parte colpa delle situazioni che loro stessi avevano contribuito a creare; che non venissero poi a lamentarsi. Non da lui, almeno.
« Allora? E' intero? » chiese, tamburellando nervoso con le dita sull'impugnatura di Pelle di Squalo.
Kabuto ringhiò una mezza risposta, intimandogli di chiudere il becco e di lasciarlo lavorare. Anche se lì, chino al capezzale di un Sasuke stordito, con un enorme bernoccolo sulla fronte, pareva più una mogliettina preoccupata che un ninja medico.
E poi, tutto sommato, sembrava che il pargolo fosse ammaccato ma in salute. Visto che, se avessero incontrato Itachi, ci avrebbe pensato l'Uchiha stesso a pestare brutalmente il fratellino, un paio di lividi in più sarebbero passati del tutto inosservati.
« Io ti consiglio di caricartelo in spalla e di riportarlo a “da ovunque tu venga” » concluse, pratico.
Kabuto mise su un piglio saccente da maestro elementare.
« Certo. Privo di sensi e con un probabile trauma cranico! Il maestro ne sarà entusiasta! »
Kisame lo lasciò a borbottare stramberie su cosa questo fantomatico maestro gli avrebbe fatto nel caso si fosse azzardato a riportargli Sasuke con qualche lieve ammaccatura e tornò a pulirsi i piedi con l'arte dell'acqua.
Il sole stava per sorgere.
Ottimo, ci avrebbe messo meno tempo a recuperare Itachi, sempre che non fosse già incappato in una buca o simili. In quel caso l'operazione si sarebbe complicata, anche per il semplice fatto che, conclusa quella missione fallimentare, lui ed il suo compare avrebbero dovuto affrontare la difficile questione della cecità. Ma stavolta Kisame era ben deciso a non demordere: la sua pazienza non avrebbe retto ad altri inconvenienti simili.
« Kisame... » il sofferente rantolio di Deidara, al suo fianco, lo distolse da quei cupi pensieri sul suo incerto futuro.
L'artista aveva fortunatamente smesso di sembrare un pazzo esaltato col cervello di un lattante, ma in compenso ora, dopo aver svuotato lo stomaco sui suoi poveri piedi, era entrato in uno stato di profonda sofferenza e lagnosità; lamentava lancinanti dolori e asseriva di essere sull'orlo dell'Abisso. Kisame non se ne era preoccupato più di tanto neanche prima della frettolosa diagnosi di Kabuto che, con un'unica occhiata, aveva archiviato il caso sotto il nome di “lieve intossicazione da funghi”, ed era tornato ad occuparsi di Sasuke.
Lo spadaccino non aveva alcuna esperienza medica, ma il suo sesto senso gli suggeriva che se Deidara fosse stato davvero in  punto di morte, non sarebbe riuscito ad essere tanto drammatico nella minuziosa descrizione di ogni fitta attraverso lunghe metafore e pittoresche similitudini, e si sarebbe probabilmente limitato a gemere come si conveniva ad un moribondo.
Stava giusto per andare a spiegargli questa lampante verità quando il terreno si mise improvvisamente a tremare.
« Che diavolo è? » sbottò Kabuto, mettendosi in guardia. Si guardò a torno per un po', poi come colto da un sospetto, si accucciò, poggiando l'orecchio sul terreno.
Kisame gli rivolse uno sguardo interrogativo.
« Giochi agli indiani, moccioso? » chiese, scettico.
Lui gli fece segno di tacere con una brusca manata.
Dopo quasi mezzo minuto di attenta auscultazione, durante il quale Kisame ebbe modo di esprimere il suo disappunto sbuffando almeno una dozzina di volte, Kabuto si decise finalmente ad alzare la testa.
« Beh... E' solo un'ipotesi... » iniziò, cauto. « Ma credo sia Manda. »
Kisame si ritrovò costretto a domandarsi se per caso le intossicazioni da funghi non fossero semplicemente contagiose.




*angolo delle risposte*
Grazie a tutti coloro che sono sopravvissuti sin qui, siete sempre gentilissimi^^

Quistis18: sono stata reclusa nel covo della LALNG, e purtroppo non sono ancora riuscita a spedire Itachi. Ma di certo ci riuscirò. Anzi, visto che io lo maltratto costantemente, è probabile che si spedisca da te di sua spontanea volonta xD Lieta di servire a qualcosa, che sia il rallegrare le giornate o l'apparecchiare la tavola u_u
Caletin: xD col Deidara volante ho avuto dei problemi anche io... Mi sono messa a ridere dopo averlo pensato, in piena notte. Prima o poi mi rinchiudono, ahimé...
Elos: povero Deidara... Ma sì, è indubbio che le figure del cavolo gli vengano assolutamente spontanee ( che razza di abilità innata!) Uno manco deve faticare *lazy mode*
Sunako e Sehara: si spera non sia andata la cola di traverso a Sehara XD Povero Itachi, sì... Alla fine dei conti è quello che a preso più legnate, inciampando. Anche se pure Kisame andrebbe santificato, visto che dopo quattro capitoli ha ancora abbastanza pazienza da sopportare Deidara.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: wari