Ti vedo,
ma non mi avvicino.
È giusto
che sia cosi. I nostri sguardi si incrociano, una frazione di secondo , il
tempo che una ragazza ci passa davanti e io già sono lontana da te. So che non ti aspettavi di trovarmi lì, sei
stato chiaro, vuoi delle risposte, ma io ho ancora troppe domande.
Il bancone
del bar mi richiama come una calamita attira a se bulloni e viti, un po’ come
il corpo alla vista del tuo. Il barista
mi scruta, capisce che sono minorenne “mi dispiace piccola non posso
servirti analcolici”. Non mi interessa quello ha detto, mi sono fermata sulla
terza parola “piccola”, solo tu mi chiami cosi.
Vado al
centro della pista, anche se non ho bevuto ho la testa che mi scoppia, odio
questa musica. Provo a ballare ma mi è impossibile , credo che ballerò solo e
quando ci sarai tu accanto a me.
Scruto la
gente per cercare volti famigliari, in realtà cerco te, cerco i tuoi occhi che
mi implorano di avvicinarmi, le tue labbra che mi chiedono di essere lambite.
non ti
trovo ma una vecchia amica mi raggiunge e mi offre una birra, non le chiedo
nemmeno come ha fatto a procurarsela perché è lei a raccontarmi di come la
sgraffignata al barista.
Finita la
birra è ancora qui, a parlarmi di come si è innamorata del suo ragazzo, colpo
di fulmine dice . io non so che significhi, il mio amore, il mio unico è amore
è nato piano piano, senza accorgermene sei entrato.
Senza dirgli
niente, mi alzo e me ne vado, non ci siamo viste per anni non se la prenderà a
male. in una zona appartata del locale,
riconosco molti volti e tra questi ci sei tu, hai un bicchiere in mano e lo
alzi verso di me, per un attimo penso che posso avvicinarmi, stringerti , alzo
la bottiglia vuota di birra verso di te.
Vedo il
tuo sorriso e scappo verso il bar, di nuovo.
Il barista
capisce che non è serata e mi da una birra, la prendo , pago e vedo verso uno
dei divani.
Un brivido
lungo la schiena, un attimo e mi fermo , sei tu , nessuno mi ha toccato ma la
sola vicinanza scaturisce in me sensazioni che mi stravolgono , per un attimo
ci siamo solo io e te, al diavolo questa dannata musica, la gente che ci
circonda, il caos, io e te.
La tua
mano sfiora la mia, una ragazza mi viene addosso, un attimo a corro via, non
sono pronta, scusami.
Con la
birra in mano mi siedo sui gradini all’entrata, ne bevo un po’ e mi accendo una
sigaretta.
La gente
viene e va, dei ragazzi mi guardano maliziosamente ma vengono subito castigati
dalle loro ragazze, finisco la birra e sono pronto a rientrare.
Poi ti
vedo, balli con una ragazza, ma quello non è ballare , dovrebbe essere illegale
quello stai facendo. Con me non hai mai ballato cosi, ma forse quella ragazza
ha l’età giusta.
Dopo l’ennesimo
strusciamento capisco che non è il caso di stare li, ho sbagliato a venire. Vado
verso il guardaroba, prendo il numero e aspetto che mi ridiano cappotto e
borsa, mi ricordo del regalo e te lo lascio sul tavolo insieme agli altri.
Agli
occhi degli altri sarà un regalo come un altro ma ai tuoi sarà speciale. Mentre il regalo tocca il tavolino , mi vedi.
I miei
occhi sono colmi di lacrime è inutile negarlo.
Mi afferri,
la tua presa è forte o forse sono io che non ho più forze, in pochi minuti
siamo sulla terrazza , la tua lingua riempie la mia bocca con irruenza che non
ti appartiene , le tue mani possessive sui fianchi mi avvicinano a te.
Cerco di
liberarmi , ma sei più forte e mi intrappoli tra la ringhiera e te.
Sento il
tuo corpo sul mio, appoggi la fronte sulla mia e mi scruti. Cosa vuoi?
“stavi
andando via?”
“si” ,
le tue mani aumentano la presa.
“senza
dirmi niente”
“ballavi”
“smettila”
Ti impossessi
delle mie labbra di nuovo.
“è il
mio compleanno, rimani”
“non
posso”
“non
vuoi è diverso”
Perché siamo
in questa situazione?
“non
posso, sono piccola”
“non è
un problema, sarai la mia piccola”
“no”
“smettila
di giocare, o vai via o rimani”
La tua
presa si affievolisce e io corro verso la porta, ma non ti basta.
Sei dietro
di me ti sento.
Secondo gradino
e se qui con me, con forza mi sbatti al muro.
“non lo
capisci quanto ti amo?”
Non riesco
a capire se sono io ad amarmi è questo il problema, chi se ne frega dell’età,
dei genitori e amici. Sono io quella insicura, sono io quella che davanti a
queste parole sto zitta a piangere, davanti a te.
Porti lentamente
le miei pani sopra la mia testa e torni
a torturarmi.
“ti odio”,
urlo
“ti odio”
sussurro
“ti odio”
penso
“non è
vero e lo vedo”
“smettila”
Ma non
lo fai, continui e io non posso fare altro che arrendermi. Volevi delle
risposte? Io ho delle domande.
“perché mi
ami?” dimmelo perché nemmeno io riesco ad amarmi
“perché?
Perché sei vera, sei simpatica e intelligente. Il tuo sorriso mi contagia , i
tuoi occhi sono lo specchio della tua anima limpida e sincera. Ti amo perché mi
hai stregato con il tuo corpo , ti amo”
“no, io
non sono cosi”
“hai
sempre avuto poca stima di te, non ti affezioni a nessuno, non ti avvicini a
nessuno”
“non c’è
niente di particolare in me, ti stancherai”
“non è
vero, credimi sei la persona più speciale che conosco”
Le mie
mani sono libere ma rimangono incastrate alle tue.
“non
chiedo di amarmi ma apriti con me e ti renderò felice”
Ti abbraccio
e non so perché.
“fammi
tua”.