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Autore: Rain e Ren    19/02/2010    0 recensioni
Questa è una storia che stavo progettando gia da tanto, tanto tempo. E che spero vi possa piacere. Prima parte di una trilogia.
Una storia in cui i miti e le leggende non sono affatto quelli che conosciamo; un mondo che per la prima volta dopo millenni si mostra agli occhi del mondo; segreti da svelare. E per Isabel e gli altri inizia così un periodo particolare, costellato da verità antiche e segreti che porteranno con se consapevolezze inaspettate.
Un’antica battaglia sta per ricominciare, e forse la storia che tutti hanno sempre raccontato nei secoli non era che una mera finzione.
Cosa porterà tutto questo?
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Saori Kido, Un po' tutti
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Allora…prima che qualcuno decida di trucidarmi dopo innumerevoli e al quanto dolorose torture psicofisiche CHIEDO UMILMENTE PERDONO

Allora…prima che qualcuno decida di trucidarmi dopo innumerevoli e al quanto dolorose torture psicofisiche CHIEDO UMILMENTE PERDONO!!!!!!!!!!! Ci ho messo anni a postare questo capitolo, ma la colpa va al mio computer che si è ribellato…e a mio zio che ha distrutto la scheda video mandandola in fumo!!!

Ora…

 

x Saruccia: Ciao…mi fa piacere sapere che questa fic ti piaccia tanto da farti fare le 3:30 del mattino! Hihihi^^ Anche a me capita spesso quando trovo qualcosa che mi appassiona veramente. Ora…tra Isabel e Lucas…(è un vero figo il tipo) c’è un passato lontano che la nostra Isabel ancora non ricorda. Per quanto riguarda la coppia Isabel/Pegasus…poveretti. Mi faranno causa se continuo a sballottarli per tutta la fic come una pazza. È che mi diverto un mondo con questa coppia (che è la mia preferita di questa serie). Spero con tutto il cuore che continuerai a seguirmi, e magari a lasciarmi anche solo un “Ciao” per farmi sapere che ci sei ancora. Grazie mille del commento e degli auguri che ricambio (nonostante siamo già in Febbraio). Baci^^

 

 

 

 

E ora…

Buona lettura a tutti/e!!!!!

 

 

 

 

 

9. Bentornata Isabel!

 

 

 

“ Isabel…”

 

Sentii chiaramente Pegasus sussurrare il mio nome e questo mi procurò una potente scossa lungo la schiena. Era qualcosa di tremendo. Qualcosa che non credevo di poter provare. Ma la verità era che, ormai, non riuscivo più a ragionare come la Isabel ch’ero stata prima di quel viaggio; quella persona era morta, e aveva lasciato spazio a qualcun altro. Proprio per questo motivo respirai a fondo e rimasi calma. Ormai ero completamente in grado di dominare le mie emozioni, anche le più intense.

Osservai il gruppetto di persone che avevo davanti con finto interesse. Finsi sorpresa nel vederli tutti insieme come normali adolescenti, ma in realtà sapevo benissimo come stavano le cose fin dall’inizio. Semplicemente, e forse anche senza un perché vero e proprio, le nostre vite avevano preso strade differenti. Io ero rimasta incastrata in quel mondo fatto di miti e leggende in cui anche loro avevano vissuto fino a poco tempo prima; io non ero mai uscita da una vita che, in quel momento come non mai, sentivo parte integrante di me. Ma loro no. Loro avevano accettato ciò che la nuova vita – quella priva di Divinità e folli – gli offriva e l’avevano afferrato al volo.

Avevamo semplicemente preso strade differenti. Strade che forse si sarebbe unite nuovamente…

“ L-Lady…Isabel…?” La voce soffocata dalla sorpresa di Hyoga non mi sorprese più di tanto. Me l’ero aspettato da principio. O meglio, Sylvia mi aveva avvisata di cosa mi aspettasse. Le sue parole mi rimbombavano ancora nella testa.

 

“ Non stupirti dei loro sguardi quando ti vedranno. Sei cambiata. Un cambiamento radicale e duraturo. E la sorpresa che leggerai nel loro sguardo sarà la prova di questo.”

 

Probabilmente ci era gia passata, altrimenti non mi avrebbe mai detto quella frase.

Osservai Hyoga chiedendomi fin dove potevo spingermi in quel momento. Sapevo perfettamente che, per un certo lasso di tempo, non avrei potuto osare troppo con loro. Era vero, ero cambiata, e lo dovevano accettare. Ma diamo tempo al tempo, no?

Il mio volto si sciolse in un sorriso dolce simile, ma non uguale, a quelli cui ero solita in un passato che mi sembrava lontanissimo. “ Si, sono io.” Dissi piano cercando di regolare il tono di voce che usavo. Andarci piano…

Tuttavia, nonostante tutti i miei sforzi, la tensione restava forte e costante nell’aria. E questo perché la ragazza che c’era davanti a loro non era più Isabel. No, non lo era. Perché la Isabel di un tempo vestiva con lunghi abiti degni delle principesse delle favole, e indossava gioielli e diademi. Ma quella ragazza non era la stessa. In quel momento, davanti a loro, c’era solo una ragazza di 16anni, proprio come loro.

Ormai i lunghi abiti, i gioielli, l’eleganza e la raffinatezza gli avevo mandati al diavolo. Non potevo più essere quella ch’ero stata. Il mondo a cui appartenevo me lo impediva. E così ero semplicemente cambiata. Ma non furono certo i miei abiti a confonderli, a sorprenderli. Un paio di jeans e una maglietta non creano certo l’effetto che c’era stato su di loro. No. Erano i miei capelli ad averli spiazzati. Perché non erano più lunghi come un tempo. Ora erano corti, tagliati disordinatamente e mi arrivano poco sopra le spalle; la frangia l’aveva spostata di lato e questo mi dava un’aria sbarazzina che un tempo non sarebbe mai stata mia. Ora si.

Restammo tutti in silenzio per un tempo che riuscivo a contare solo grazie ai battiti del mio cuore. Poi, a sorpresa, June mi si avvicinò sorridendo.

“ Bentornata!” Mi disse allegra abbracciandomi. Quel gesto spiazzò tutti, me compresa.

Io e June non ci conoscevamo quasi, e l’avevo vista solo un paio di volte forse, ma nonostante tutto lei mi abbracciò come fossimo amiche di vecchia data. Chissà, forse era proprio questo il suo reale carattere. Sapevo – e più per esperienza personale che per altro – che ci sono interi cicli della vita in cui si finge di essere qualcuno che non si è, che di se stessi si mostra una maschera e un carattere che in realtà non sono quelli veri. E se mai mi era sembrato che June fosse una persona controllata nelle emozioni e dura con se stessa e con gli altri, allora quel giorno dovetti auto-smentirmi. In realtà era una ragazza frizzante e solare. Ma questo non lo si può capire se la persona che ti sta davanti porta una muta maschera di ferro!

Sorridendo del suo entusiasmo ricambiai la sua stretta amichevole. “ Grazie.” Dissi vivacemente lasciando che un sorriso sincero e allegro mi si disegnasse sulle labbra. Qualcosa che i ragazzi non avevano mai visto. Forse solo Pegasus…

Quando June mi lasciò andare fu Shun a venirmi incontro sorridente. “ Allora, com’è andato il viaggio-studio per l’Europa?” Mi chiese abbracciandomi velocemente. Con lui non ci fu alcuna sorpresa. Eravamo amici, e da tanto. E gli volevo bene.

“ Ho trovato di che divertirmi.” Dissi con espressione soddisfatta. Poi, senza farmi vedere, sorrisi piano e stesi le dita di una mano prima chiuse a pugno. In un attimo le sensazioni di inadeguatezza e imbarazzo sparirono per lasciare il posto alla tranquillità. L’atmosfera di chetò in un istante lasciando presagire che il resto sarebbe filato liscio come l’olio.

 

Eravamo in un bar, ognuno con davanti a se qualcosa, e parlavamo come amici di vecchia data. Se qualcuno me l’avesse detto solo pochi anni prima sicuramente lo avrei preso per matto. In quel momento non lo feci. Anzi. Mi lasciai invadere da quel senso di tranquillità e finsi che tutto il resto non esistesse più.

Parlai con loro di quella che, secondo un racconto ben costruito, era stata la mia vita in quei due mesi. Viaggio - studio per l’Europa… Una bella e grossa bugia, ma necessaria. Necessaria per la mia sopravvivenza. E anche per la loro.

Nei brevi momenti in cui non parlavo osservavo gli altri. Bè, i ragazzi erano sempre gli stessi; certo non indossavano più armature, ma erano loro. Per quanto riguardava le due ragazze… June, l’avevo scoperto poco prima, era una ragazza dal carattere frizzante e solare, pronta a ridere e a risollevare il morale degli altri. Mi stava simpatica, e qualcosa mi diceva che saremmo andate d’accordo. Shunrey invece…poteva quasi sembrare la sua nemesi. Posata, gentile ma quasi insicura alle volte. Quando poco prima mi aveva stretto la mano si era poi ritratta quasi scottata. La mettevo a disagio. O semplicemente le stavo antipatica. Ed ero più propensa a vederla sotto questo punto di vista. Sicuramente mi considerava un’insensibile senza cuore, arrogante ed ipocrita. E dati i miei precedenti chi poteva darle torto? Tuttavia lasciai correre.

“ Sei stata anche a Parigi?” Mi chiese improvvisamente June distogliendomi dai miei pensieri.

“ Si, ho passato anche un periodo lì.” Una mezza verità. Che ci fossi stata a Parigi era vero, solo che erano passati più o meno 7 anni d’allora.

“ Bella città, vero?” Fece allegramente. “ Io sono nata lì.”

Lo stupore che seguì a questa dichiarazione era un classico. Nemmeno Shun era a conoscenza di questo fatto. Ma era una cosa che mi aspettavo. Vedete…delle Sacerdotesse Guerriere che servono Atena e combattono nel suo nome si sa ben poco. Tendono a non voler mostrare a nessuno il loro passato; è una forma di protezione verso un mondo che, una volta indossata la maschera, diviene quasi pericoloso.

Sorrisi a me stessa e feci vagare lo sguardo. Grazie a quella rivelazione l’attenzione si era spostata da me a June. La ringraziai mentalmente. Non aveva molta voglia di continuare a mentire.

E mentre tutti chiacchieravano allegramente il mio sguardo si posò su Pegasus. Mi fissava. E da molto. Sapevo che non credeva ad una sola parola di quanto avevo detto. Sapevo che lui aveva gia capito che il mio viaggio aveva a che fare con qualcosa di più grande di tutto ciò che avevamo vissuto fino a quel momento. Certo, lui aveva gia capito, anche se non la vera portata della cosa.

 

 

La luna non c’era quella notte, proprio come la notte in cui avevo preso la decisione di andarmene, di partire alla ricerca di qualcosa a cui, a quel tempo, non sapevo dare un nome. Ora ero tornata, cosciente di quello che ero e di quale fosse il mio reale potere.

Sentii un fruscio alle mie spalle e mi voltai appena in tempo per vedere la figura di Daisy. Indossava un semplice abito azzurro e un sorriso dolcissimo. Si sedette accanto a me e portò le ginocchia al petto stringendosi in se stessa.

“ Come stai?” Mi chiese guardando il mare nero come la pece.

Sospirai piano. “ Fra tutte le domande proprio questa dovevi farmi?”

“ Era l’unica che sapevo nessuno ti aveva ancora posto.”

Ridacchiai scuotendo la testa. “ Pensavo che sarebbe stato peggiore ad essere sincera. Invece va tutto bene. O almeno tutto ciò che si può vedere.” Aggiunsi quasi distrattamente.

“ E ciò che non si può vedere?” Mi domandò lei fissandomi finalmente.

“ Ho avuto momenti sia migliori sia peggiori.” Risposi semplicemente ripensando a tutto ciò ch’era successo nell’arco di quei due mesi. “ Quindi possiamo dire che anche con ciò che non si può vedere va bene.”

Dopo quelle parole non dicemmo più nulla. Rimanemmo così, in silenzio, con il solo rumore del mare a farci compagnia. La presenza di Daisy accanto a me era quasi impercettibile, e per un momento mi scordai di lei. La mia mente volò lontano da Nuova Luxor, dai Cavalieri e da tutto ciò che quella città rappresentava per me. Tonai all’Isola, a Giada e alle ragazze che avevo lasciato lì. Erano ragazze come me, delle mia stessa età…e con il mio stesso destino che gravava sulle spalle.

Improvvisamente Daisy poggiò la testa sulla mia spalla risvegliandomi dai miei pensieri.

“ Hai trovato ciò che stavi cercando?” Mi chiese con la voce ora lontana, quasi si trovasse distante da me molti metri.

“ Solo una parte.” Ammisi in tutta sincerità chiudendo gli occhi. “ Ho trovato una parte di ciò che mi appartiene, ma non tutto. C’è ancora qualcosa…qualcosa di strano, qualcosa di misterioso nel mio passato. Giada, lei, non ha voluto dirmi nulla. Ha detto: non ancora. Ma io mi chiedo quando mai sarà il tempo giusto.”

“ Forse…forse non esiste un tempo giusto o uno sbagliato.” Propose Daisy staccandosi da me. “ Forse quel tempo arriverà solo quando tu sarai pronta. Quando accetterai tutto senza rimorsi o paure.”

“ E non è forse quello che sto facendo?” Domandai perplessa.

Lei scosse la testa. “ No. Tu fingi di accettare, ma non è così.”
“ E cosa dovrei fare allora?”

“ Isabel…scoprire te stessa non vuol dire cambiare quella che eri. Ci sarà sempre una parte di te che resterà com’era. Forse muterà, ma non così radicalmente da cambiarti completamente.” Mi prese una mano e ne tracciò il profilo. “ Anche questa tua eleganza innata, o la capacità di farti ascoltare , il potere magnetico che hai nello sguardo… Fanno parte di te. E non se ne andranno. Tu sei quella che sei. E anche se sei cambiata – non posso negarlo – in te vedo ancora una parte della Isabel di due mesi fa, la stessa ragazza con cui ho stretto una promessa d’amicizia.”

Capitolai. Non potei fare altro che capitolare dopo le sue parole.

E in quel momento fui io che mi appoggiai alla sua spalla con la testa. Chiusi gli occhi e lasciai che quel poco che restava del Cosmo di Eris entrasse in sintonia con il mio. In quel momento potevo sentirla davvero, potevo sentire la sua vera essenza. Normalmente era impossibile una cosa simile, ma noi non eravamo persona comuni, e io avevo sviluppato una coscienza assai maggiore rispetto alla media.

In quei pochi minuti in cui rimanemmo in silenzio scavai nel suo cuore e nella sua mente. Cercai tra i suoi ricordi le immagini e i momenti di quei due mesi che mi ero persa. Era come stare davanti alle televisione, con la sola differenza che le emozioni erano vivide.

“ Posso gentilmente sapere cosa cerchi tra i miei ricordi?” Mi chiese ridacchiando.

“ Mh…non lo so.” Dissi vaga alzandomi e tornando ad osservare il mare. “ Solo qualche immagine di te abbracciata ad un certo biondino di nostra conoscenza.”

“ Niente Cupido!” Esclamò lei arrossendo; Daisy era tornarla, Eris era di nuovo nei meandri della sua coscienza.

“ Non ho mai detto di avere questa intenzione.” Risi pensando al suo imbarazzo. “ Non sono un’agenzia matrimoniale.”

Daisy alzò gli occhi al cielo esasperata per la piega che aveva preso la discussione. Certo i due discorsi non avevano proprio nulla in comune. Come diamine avevamo fatto a saltare da un all’altro?!

Lei si alzò e si spolverò l’abito. Prese a camminare in direzione dell’Orfanotrofio ma dopo pochi passi si fermò a guardarmi.

“ Bentornata Isabel!” Disse con un sorriso.

Sorrisi anch’io.

In quel momento una brezza leggera si sollevò da est. Era un vento carico di parole e significati. Lo riconobbi subito. Parlava di guerra, di morte, di rimpianti e di dolore. Tutte cose che a breve si sarebbero abbattute su quella tranquilla città.

Mi alzai e fissai un orizzonte che non potevo vedere.

La Guerra era alle porte!

 

 

   
 
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