Allora…prima che qualcuno decida di trucidarmi dopo
innumerevoli e al quanto dolorose torture psicofisiche CHIEDO UMILMENTE
PERDONO!!!!!!!!!!! Ci ho messo anni a postare questo capitolo, ma la colpa va
al mio computer che si è ribellato…e a mio zio che ha distrutto la
scheda video mandandola in fumo!!!
Ora…
x
Saruccia: Ciao…mi fa piacere sapere che
questa fic ti piaccia tanto da farti fare le 3:30 del mattino! Hihihi^^ Anche a
me capita spesso quando trovo qualcosa che mi appassiona veramente.
Ora…tra Isabel e Lucas…(è un vero figo il tipo)
c’è un passato lontano che la nostra Isabel ancora non ricorda.
Per quanto riguarda la coppia Isabel/Pegasus…poveretti. Mi faranno causa
se continuo a sballottarli per tutta la fic come una pazza. È che mi
diverto un mondo con questa coppia (che è la mia preferita di questa
serie). Spero con tutto il cuore che continuerai a seguirmi, e magari a
lasciarmi anche solo un “Ciao” per farmi sapere che ci sei ancora.
Grazie mille del commento e degli auguri che ricambio (nonostante siamo
già in Febbraio). Baci^^
E ora…
Buona lettura a tutti/e!!!!!
9. Bentornata Isabel!
“ Isabel…”
Sentii
chiaramente Pegasus sussurrare il mio nome e questo mi procurò una
potente scossa lungo la schiena. Era qualcosa di tremendo. Qualcosa che non
credevo di poter provare. Ma la verità era che, ormai, non riuscivo
più a ragionare come
Osservai il
gruppetto di persone che avevo davanti con finto interesse. Finsi sorpresa nel
vederli tutti insieme come normali adolescenti, ma in realtà sapevo
benissimo come stavano le cose fin dall’inizio. Semplicemente, e forse
anche senza un perché vero e proprio, le nostre vite avevano preso
strade differenti. Io ero rimasta incastrata
in quel mondo fatto di miti e leggende in cui anche loro avevano vissuto fino a
poco tempo prima; io non ero mai uscita da una vita che, in quel momento come
non mai, sentivo parte integrante di me. Ma loro no. Loro avevano accettato
ciò che la nuova vita –
quella priva di Divinità e folli – gli offriva e l’avevano
afferrato al volo.
Avevamo
semplicemente preso strade differenti. Strade che forse si sarebbe unite
nuovamente…
“
L-Lady…Isabel…?” La voce soffocata dalla sorpresa di Hyoga
non mi sorprese più di tanto. Me l’ero aspettato da principio. O
meglio, Sylvia mi aveva avvisata di cosa mi aspettasse. Le sue parole mi
rimbombavano ancora nella testa.
“ Non stupirti dei loro
sguardi quando ti vedranno. Sei cambiata. Un cambiamento radicale e duraturo. E
la sorpresa che leggerai nel loro sguardo sarà la prova di
questo.”
Probabilmente
ci era gia passata, altrimenti non mi avrebbe mai detto quella frase.
Osservai
Hyoga chiedendomi fin dove potevo spingermi in quel momento. Sapevo
perfettamente che, per un certo lasso di tempo, non avrei potuto osare troppo
con loro. Era vero, ero cambiata, e lo dovevano accettare. Ma diamo tempo al
tempo, no?
Il mio
volto si sciolse in un sorriso dolce simile, ma non uguale, a quelli cui ero solita in un passato che mi
sembrava lontanissimo. “ Si, sono io.” Dissi piano cercando di
regolare il tono di voce che usavo. Andarci
piano…
Tuttavia,
nonostante tutti i miei sforzi, la tensione restava forte e costante
nell’aria. E questo perché la ragazza che c’era davanti a
loro non era più Isabel. No, non lo era. Perché
Ormai i
lunghi abiti, i gioielli, l’eleganza e la raffinatezza gli avevo mandati
al diavolo. Non potevo più essere quella ch’ero stata. Il mondo a
cui appartenevo me lo impediva. E così ero semplicemente cambiata. Ma
non furono certo i miei abiti a confonderli, a sorprenderli. Un paio di jeans e
una maglietta non creano certo l’effetto che c’era stato su di
loro. No. Erano i miei capelli ad averli spiazzati. Perché non erano
più lunghi come un tempo. Ora erano corti, tagliati disordinatamente e
mi arrivano poco sopra le spalle; la frangia l’aveva spostata di lato e
questo mi dava un’aria sbarazzina che un tempo non sarebbe mai stata mia.
Ora si.
Restammo
tutti in silenzio per un tempo che riuscivo a contare solo grazie ai battiti
del mio cuore. Poi, a sorpresa, June mi si avvicinò sorridendo.
“ Bentornata!”
Mi disse allegra abbracciandomi. Quel gesto spiazzò tutti, me compresa.
Io e June
non ci conoscevamo quasi, e l’avevo vista solo un paio di volte forse, ma
nonostante tutto lei mi abbracciò come fossimo amiche di vecchia data.
Chissà, forse era proprio questo il suo reale carattere. Sapevo –
e più per esperienza personale che per altro – che ci sono interi
cicli della vita in cui si finge di essere qualcuno che non si è, che di
se stessi si mostra una maschera e un carattere che in realtà non sono
quelli veri. E se mai mi era sembrato che June fosse una persona controllata
nelle emozioni e dura con se stessa e con gli altri, allora quel giorno dovetti
auto-smentirmi. In realtà era una ragazza frizzante e solare. Ma questo
non lo si può capire se la persona che ti sta davanti porta una muta
maschera di ferro!
Sorridendo
del suo entusiasmo ricambiai la sua stretta amichevole. “ Grazie.”
Dissi vivacemente lasciando che un sorriso sincero e allegro mi si disegnasse
sulle labbra. Qualcosa che i ragazzi non avevano mai visto. Forse solo
Pegasus…
Quando June
mi lasciò andare fu Shun a venirmi incontro sorridente. “ Allora,
com’è andato il viaggio-studio per l’Europa?” Mi
chiese abbracciandomi velocemente. Con lui non ci fu alcuna sorpresa. Eravamo
amici, e da tanto. E gli volevo bene.
“ Ho
trovato di che divertirmi.” Dissi con espressione soddisfatta. Poi, senza
farmi vedere, sorrisi piano e stesi le dita di una mano prima chiuse a pugno.
In un attimo le sensazioni di inadeguatezza e imbarazzo sparirono per lasciare
il posto alla tranquillità. L’atmosfera di chetò in un
istante lasciando presagire che il resto sarebbe filato liscio come
l’olio.
Eravamo in
un bar, ognuno con davanti a se qualcosa, e parlavamo come amici di vecchia
data. Se qualcuno me l’avesse detto solo pochi anni prima sicuramente lo
avrei preso per matto. In quel momento non lo feci. Anzi. Mi lasciai invadere
da quel senso di tranquillità e finsi che tutto il resto non esistesse
più.
Parlai con
loro di quella che, secondo un racconto ben costruito, era stata la mia vita in
quei due mesi. Viaggio - studio per l’Europa… Una bella e grossa
bugia, ma necessaria. Necessaria per la mia sopravvivenza. E anche per la loro.
Nei brevi
momenti in cui non parlavo osservavo gli altri. Bè, i ragazzi erano
sempre gli stessi; certo non indossavano più armature, ma erano loro.
Per quanto riguardava le due ragazze… June, l’avevo scoperto poco
prima, era una ragazza dal carattere frizzante e solare, pronta a ridere e a
risollevare il morale degli altri. Mi stava simpatica, e qualcosa mi diceva che
saremmo andate d’accordo. Shunrey invece…poteva quasi sembrare la
sua nemesi. Posata, gentile ma quasi insicura alle volte. Quando poco prima mi
aveva stretto la mano si era poi ritratta quasi scottata. La mettevo a disagio.
O semplicemente le stavo antipatica. Ed ero più propensa a vederla sotto
questo punto di vista. Sicuramente mi considerava un’insensibile senza
cuore, arrogante ed ipocrita. E dati i miei precedenti chi poteva darle torto?
Tuttavia lasciai correre.
“ Sei
stata anche a Parigi?” Mi chiese improvvisamente June distogliendomi dai
miei pensieri.
“ Si,
ho passato anche un periodo lì.” Una mezza verità. Che ci
fossi stata a Parigi era vero, solo che erano passati più o meno 7 anni
d’allora.
“
Bella città, vero?” Fece allegramente. “ Io sono nata
lì.”
Lo stupore
che seguì a questa dichiarazione era un classico. Nemmeno Shun era a
conoscenza di questo fatto. Ma era una cosa che mi aspettavo.
Vedete…delle Sacerdotesse Guerriere che servono Atena e combattono nel
suo nome si sa ben poco. Tendono a non voler mostrare a nessuno il loro
passato; è una forma di protezione verso un mondo che, una volta
indossata la maschera, diviene quasi pericoloso.
Sorrisi a
me stessa e feci vagare lo sguardo. Grazie a quella rivelazione
l’attenzione si era spostata da me a June. La ringraziai mentalmente. Non
aveva molta voglia di continuare a mentire.
E mentre
tutti chiacchieravano allegramente il mio sguardo si posò su Pegasus. Mi
fissava. E da molto. Sapevo che non credeva ad una sola parola di quanto avevo
detto. Sapevo che lui aveva gia capito che il mio viaggio aveva a che fare con
qualcosa di più grande di tutto ciò che avevamo vissuto fino a
quel momento. Certo, lui aveva gia capito, anche se non la vera portata della cosa.
La luna non
c’era quella notte, proprio come la notte in cui avevo preso la decisione
di andarmene, di partire alla ricerca di qualcosa a cui, a quel tempo, non
sapevo dare un nome. Ora ero tornata, cosciente di quello che ero e di quale
fosse il mio reale potere.
Sentii un
fruscio alle mie spalle e mi voltai appena in tempo per vedere la figura di
Daisy. Indossava un semplice abito azzurro e un sorriso dolcissimo. Si sedette
accanto a me e portò le ginocchia al petto stringendosi in se stessa.
“ Come
stai?” Mi chiese guardando il mare nero come la pece.
Sospirai
piano. “ Fra tutte le domande proprio questa dovevi farmi?”
“ Era
l’unica che sapevo nessuno ti aveva ancora posto.”
Ridacchiai
scuotendo la testa. “ Pensavo che sarebbe stato peggiore ad essere
sincera. Invece va tutto bene. O almeno tutto ciò che si può
vedere.” Aggiunsi quasi distrattamente.
“ E
ciò che non si può vedere?” Mi domandò lei
fissandomi finalmente.
“ Ho
avuto momenti sia migliori sia peggiori.” Risposi semplicemente
ripensando a tutto ciò ch’era successo nell’arco di quei due
mesi. “ Quindi possiamo dire che anche con ciò che non si
può vedere va bene.”
Dopo quelle
parole non dicemmo più nulla. Rimanemmo così, in silenzio, con il
solo rumore del mare a farci compagnia. La presenza di Daisy accanto a me era
quasi impercettibile, e per un momento mi scordai di lei. La mia mente
volò lontano da Nuova Luxor, dai Cavalieri e da tutto ciò che
quella città rappresentava per me. Tonai all’Isola, a Giada e alle
ragazze che avevo lasciato lì. Erano ragazze come me, delle mia stessa
età…e con il mio stesso destino che gravava sulle spalle.
Improvvisamente
Daisy poggiò la testa sulla mia spalla risvegliandomi dai miei pensieri.
“ Hai
trovato ciò che stavi cercando?” Mi chiese con la voce ora
lontana, quasi si trovasse distante da me molti metri.
“
Solo una parte.” Ammisi in tutta sincerità chiudendo gli occhi.
“ Ho trovato una parte di ciò che mi appartiene, ma non tutto.
C’è ancora qualcosa…qualcosa di strano, qualcosa di
misterioso nel mio passato. Giada, lei, non ha voluto dirmi nulla. Ha detto: non ancora. Ma io mi chiedo quando mai
sarà il tempo giusto.”
“
Forse…forse non esiste un tempo giusto o uno sbagliato.” Propose
Daisy staccandosi da me. “ Forse quel tempo arriverà solo quando tu
sarai pronta. Quando accetterai tutto senza rimorsi o paure.”
“ E
non è forse quello che sto facendo?” Domandai perplessa.
Lei scosse
la testa. “ No. Tu fingi di accettare, ma non è
così.”
“ E cosa dovrei fare allora?”
“
Isabel…scoprire te stessa non vuol dire cambiare quella che eri. Ci
sarà sempre una parte di te che resterà com’era. Forse
muterà, ma non così radicalmente da cambiarti
completamente.” Mi prese una mano e ne tracciò il profilo. “
Anche questa tua eleganza innata, o la capacità di farti ascoltare , il
potere magnetico che hai nello sguardo… Fanno parte di te. E non se ne
andranno. Tu sei quella che sei. E anche se sei cambiata – non posso
negarlo – in te vedo ancora una parte della Isabel di due mesi fa, la
stessa ragazza con cui ho stretto una promessa d’amicizia.”
Capitolai.
Non potei fare altro che capitolare dopo le sue parole.
E in quel
momento fui io che mi appoggiai alla sua spalla con la testa. Chiusi gli occhi
e lasciai che quel poco che restava del Cosmo di Eris entrasse in sintonia con
il mio. In quel momento potevo sentirla davvero, potevo sentire la sua vera
essenza. Normalmente era impossibile una cosa simile, ma noi non eravamo
persona comuni, e io avevo sviluppato una coscienza assai maggiore rispetto
alla media.
In quei pochi
minuti in cui rimanemmo in silenzio scavai nel suo cuore e nella sua mente.
Cercai tra i suoi ricordi le immagini e i momenti di quei due mesi che mi ero
persa. Era come stare davanti alle televisione, con la sola differenza che le
emozioni erano vivide.
“
Posso gentilmente sapere cosa cerchi tra i miei ricordi?” Mi chiese
ridacchiando.
“
Mh…non lo so.” Dissi vaga alzandomi e tornando ad osservare il
mare. “ Solo qualche immagine di te abbracciata ad un certo biondino di
nostra conoscenza.”
“
Niente Cupido!” Esclamò lei arrossendo; Daisy era tornarla, Eris
era di nuovo nei meandri della sua coscienza.
“ Non
ho mai detto di avere questa intenzione.” Risi pensando al suo imbarazzo.
“ Non sono un’agenzia matrimoniale.”
Daisy
alzò gli occhi al cielo esasperata per la piega che aveva preso la
discussione. Certo i due discorsi non avevano proprio nulla in comune. Come
diamine avevamo fatto a saltare da un all’altro?!
Lei si
alzò e si spolverò l’abito. Prese a camminare in direzione
dell’Orfanotrofio ma dopo pochi passi si fermò a guardarmi.
“
Bentornata Isabel!” Disse con un sorriso.
Sorrisi
anch’io.
In quel
momento una brezza leggera si sollevò da est. Era un vento carico di
parole e significati. Lo riconobbi subito. Parlava di guerra, di morte, di
rimpianti e di dolore. Tutte cose che a breve si sarebbero abbattute su quella
tranquilla città.
Mi alzai e
fissai un orizzonte che non potevo vedere.