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Autore: Melany    19/07/2005    4 recensioni
Follow your dreams and fly segui i tuoi sogni e vola.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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"FOLLOW YOUR DREAMS AND FLY"

Le note di una delle musiche di Rénè Aubrì viaggiavano veloci nella stanza del pittore.
Lavorava a quel quadro da un tempo così lungo che ormai la gente aveva smesso di credere che ce l’avrebbe fatta. Amava quelle canzoni.
Gli davano un senso di pace, il solo ascoltarle lo rendeva tranquillo.
Era quasi giunto alla conclusione della sua opera, ma mancava ancora il volto di uno dei presenti.
Era una grande festa.
Tutti si divertivano, ballavano e danzavano.
Sembravano felici.
Ma è facile ‘sembrare’, anche lui ‘sembrava’, ma non era.
Da quando sua moglie era morta non aveva più ritrovato il sorriso.
No.
Non l’aveva mai avuto.
Era stata la pittura a toglierglielo.
La sua passione e la sua ossessione fissa.
Teneva quel piccolo quadro chiuso in una stanza senza finestre.
Colui che l’aveva commissionato non era venuto a ritirarlo ed ora era lì.
Sotto il panno vermiglio, sorridente e bellissimo.
Odiava quel quadro, ma allo stesso tempo non poteva farne a meno.
Quel dolce sorriso, così bello.. e quegli occhi così splendenti e rigogliosi di gioia infinita.
I capelli così morbidi e la pelle così candida.
Giorno dopo giorno aveva sperato che colui che l’aveva commissionato fosse venuto a riprenderlo, ma invano.
Erano passati più di cinque anni da quel tramonto di fine Maggio, quando, lui, il Grande Harry, passeggiando fra le strade soleggiate della Grecia, più precisamente nell’Isola di Sant’Anna, l’aveva notato.
Oh, no.
Non lui.
Il sole.
Era così splendente e luminoso… poi quel angelo maledetto gli si era avvicinato.
Si vedeva che era straniero… un greco con i capelli biondi e gli occhi azzurri? Mai visto.
I Greci amano il sole non il buio.
Eppure lui era così bello…
Gli aveva spiegato che era lì in vacanza e che avrebbe tanto desiderato avere un quadro con il suo ritratto, con lo sfondo del mare al tramonto.
Lui, ancora abbagliato dal ragazzo aveva acconsentito subito facendolo accomodare su uno sgabello.
Gli aveva scattato una foto, come suo solito.
Non faceva mai ritratti dal vivo.
Troppo tempo.
Gli aveva lasciato quel piccolo biglietto da visita, come di norma, dicendo che una volta finito il quadro gli avrebbe fatto sapere, poi gli aveva chiesto un numero dove poterlo rintracciare, ma quando aveva provato a chiamare aveva suonato a vuoto.
Aveva provato per giorni e giorni ma alla fine, stanco e rassegnato si era dato per vinto, convinto che dopo pochi giorni lo avrebbe dimenticato.
E invece no.
Da allora non aveva sognato altro.
Tutte le notti le passava a sognare il bel biondino.
Harry alzò lo sguardo verso la finestra.
Era il tramonto.
Qualcosa gli disse che a quel punto doveva alzarsi in piedi e camminare verso quella scogliera dove, cinque anni prima, aveva visto per la prima volta la sua anima.
Era tanto che non usciva di casa.
Giorni.
Settimane.
Mesi.
Anni.
Marisol gli faceva la spesa ogni due giorni e gliela portava a casa.
Non aveva bisogno di uscire.
Non si era ancora arreso al computer e alla tv.
Lui aveva ancora quel vecchio giradischi a 75 giri che suonava interminabilmente da mattina a sera solo per lui.
Sapeva quello che dicevano sul suo conto.
Che era un pazzo.
Un povero sognatore senza speranze.
Alcuni dicevano anche che di notte seducesse le povere ragazze indifese e le conducesse nel proprio letto, per poi ucciderle all’alba.
Tutte storie.
Aveva appena ventotto anni e già doveva subire queste storielle assurde.
Sorrise scuotendo la testa.
Amici? Non ne aveva.
Almeno, ora non ne aveva.
Era sicuro che una volta doveva averne avuti alcuni anche lui.
Erano le sere come quelle a renderlo malinconico.
Maggio.
Era sempre stato il suo mesi preferito.
Più precisamente il ventotto maggio.
Il giorno in cui lui e il suo angelo si erano incontrati.
Una nuvoletta passeggera oscurò per qualche minuto il sole, mentre l’ombra di un gabbiano si stagliava nel rosso porpora del cielo.
Raramente aveva visto un tramonto così bello.
Sciacquò il pennello nel piccolo bicchierino e si tolse il grembiule che una volta doveva essere stato bianco.
Una volta.
Decise che era venuto il momento di uscire.
Chiuse la porta in legno.
Ricordava perfettamente quando, molti anni prima, aveva dipinto quella porta d’azzurro, come il tetto, insieme a suo padre.
Una calda brezza leggera profumata di oleandri bianchi gli attraversò il corpo.
Scese quei pochi gradini che lo conducevano in paese, osservando come fosse cambiato.
La gente lo guardava stralunata.
Sentiva un mormorio nascere alle sue spalle, ma non ci fece caso.
Attraversò tutto il piccolo paese di Anghia Anna camminando a testa alta.
Osservava la gente intorno a lui.
Sorrise malinconico.
Mille coppiette appostate agli angoli della strada intente ad ammirare il tramonto.
Una però lo colpì in modo particolare.
Lei aveva gli occhi color speranza e i capelli scuri, lui gli occhi ghiaccio, leggermente diversi da quelli del suo angelo, e i capelli biondi.
Si era chinata su di lei e le aveva sussurrato qualcosa d’incomprensibile all’orecchio e aveva sorriso.
Harry suppose che fossero dolci parole da innamorato.
Molti anni prima anche lui aveva preso per mano una ragazza e l’aveva condotta su quella scogliera.
La Scogliera dei Sospiri. Così la chiamavano.
Raggiunse la piccola collinetta che dava sul mare per ammirare il tramonto.
Era meraviglioso.
Ma sulla punta, a un metro circa dal punto più alto, dove il mare cadeva a strapiombo vi era una tela coperta da un panno color crema.
Harry si avvicinò cauto.
Non sapeva se togliere quel piccolo panno o meno.
Decise che l’avrebbe tolto.
La curiosità che si era impadronita di lui era insopportabile.
Con un gesto lentissimo avvicinò la mano al pezzo di stoffa.
I battiti del suo cuore rallentarono.
E quando la sua mano sollevò, facendo cadere per terra la stoffa colorata per poco non gli venne un colpo.
Il quadro era meraviglioso.
Splendido.
Come solo un vero professionista sa fare.
E la cosa che più lo sorprendeva era il soggetto del dipinto.
Vi era lui. Ogni suo lineamento era perfetto.
E abbracciava… no… non poteva essere… abbracciava lui… il suo angelo.
Entrambi ridevano, divertiti da qualcosa di misterioso.
Ma nei loro occhi si leggeva l’amore infinito verso l’altro e la voglia di amare.
In basso.
Sotto all’opera vi era una scritta.
Cinque semplici parole.
Scritte con il blu del mare nelle notti di luna piena.
Meravigliose e splendide.
“Follow your dreams and fly”
Il ragazzo non aveva idea di chi avesse fatto quel quadro, ma chiunque fosse stato sapeva molto e lui glien’era grato.
Restò lì.
Immobile.
Ad osservare quel dipinto.
Le sfumature di colore.
Era ambientato proprio lì.
Sulla scogliera.
Al tramonto.
Un occhio esperto come il suo poteva notare chiaramente che era ambientato in una stagione non troppo calda, fine primavera, quando il sole cala più tardi.
Harry cercò con lo sguardo qualcosa o qualcuno che potesse fargli capire chi fosse mai il misterioso autore.
Ma lì c’era solo lui e un gabbiano solitario.
Viaggiava leggero, sostenuto dal vento.
Estrasse una tela dalla sua sacca. Vide che alla base del cavalletto c’era una scatola di colori a olio ancora intatti.
Sembravano fatti apposta per lui.
Sorrise leggermente.
Appoggiò l’altro dipinto sul prato e lo sostituì con la tela.
Iniziò a dipingere.
Ma non ciò che vedeva.
Ciò che sentiva.
I tratti dolci del mare si trasformavano in pennellate decise.
La spuma del mare che bagnava la riva, l’ombra del gabbiano, la boa galleggiante.
Ogni cosa dove il suo occhio si posava anche solo per un secondo lui la ritraeva.
Ed in mezzo, al centro di tutto, sopra le onde, ma sotto quelle piccole nubi, era lì, in quello spazio, vi era il suo viso.
Quei tratti delicati, quel sorriso così dolce, gli occhi brillanti, i capelli leggermente scompigliati dal vento.
Tutto sembrava essere perfetto.
Non c’era finzione.
Nessuno ‘sembrava’.
Tutto ‘era’.
In lontananza Harry poté scorgere la dolce melodia di Rénè Aubrì invadere l’aria di qualche casa.
Sorrise.
Si sentiva invaso da una gioia che aveva dimenticato esistesse.
Ma ora, sentiva che tutto era possibile.
Che ogni cosa, un giorno, si sarebbe risolta.
Avrebbe scritto a suo padre, con il quale, credeva di aver chiuso per sempre.
E, cosa più importante, avrebbe ritrovato il suo angelo.
A qualsiasi costo.
Avrebbe viaggiato per tutto il mondo se necessario, avrebbe chiesto alla C.I.A ma l’avrebbe ritrovato.
Non gli importava di niente e di nessuno… voleva solo essere felice, e ora sentiva che poteva.
Che finalmente, dopo tanto tempo gli era concesso.
Riguardò il quadro che aveva trovato.
In basso, nel angolino destro vi era una firma.
‘Draco Malfoy’
Ora sapeva a chi chiedere per ritrovare il suo angelo.
Guardò le onde del mare che parevano suonare una melodia solo per lui.
Fece una cosa che non aveva mai fatto.
Urlò.
Con quanto fiato aveva in gola.
Non gli importava di ciò che pensava la gente.
Non gliene fregava niente.
Si sentiva bene.
Si sentiva libero.
Poi, molti giurano che fu un miracolo, ma lui sa che è solo grazie al fatto che aveva dipinto quel luogo talmente tante volte che lo conosceva a memoria.
Si gettò.
Dalla scogliera.
Fece un tuffo di testa spettacolare, riuscendo a schivare tutti gli scogli.
Quando riemerse, alzò lo sguardo, vide una ventina di persone che lo guardavano, e fra di loro, in mezzo al gruppo, c’era anche lui.
Il biondino dagli occhi azzurri, che gli sorrideva.
Harry nuotò veloce verso la riva.
In futuro quella venne ricordata come il peggior tentativo di suicidio della storia.
Nemmeno un graffio.
Ma, molti, dubitarono seriamente che quello fosse anche solo lontanamente un tentativo di suicidio.
E avevano ragione.
Quando il nostro pittore arrivò finalmente sulla riva vide colui che aveva sognato per notti e notti venirgli in contro.
Gli sorrise e lui ricambiò.
- Sono venuto a riprendermi il mio quadro- disse il ragazzo.
Harry sorrise.
- Certamente… ma ha rischiato di trovarmi morto… stavo per suicidarmi- disse sempre sorridendo.
- Lei non si stava suicidando. Lei si stava liberando di un peso che l’ha oppresso cinque anni, o sbaglio?-
Lo guardò cercando una risposta nei suoi occhi color cielo.
Aveva maledettamente ragione ma si limitò a sorridere dolcemente, in un maniera così splendida che al moretto parve di sciogliersi e spiattellarsi sulla sabbia.
- No. Non sbaglia-
Il ragazzo gli porse la mano.

- Draco Malfoy. Poeta e pittore-

> Harry lo guardò.
Quindi il quadro era suo.
Era stato lui a farlo.

- Harry Potter. Pittore e confuso- disse stringendo la mano.

- L’ho cercata in questi cinque anni, dopo che se n’è andato, per dirle che il quadro era pronto… ma non l’ho mai trovata-

Draco sorrise.

- Ma io non me ne sono mai andato- disse semplicemente, ma col tono di uno che la sa lunga.

- Ma… ma…- provò a dire l’altro.

- Il numero che le ho dato era di Londra. Mentre io sono sempre rimasto ad Anghia Anna- spiegò brevemente.

Qualcosa gli suggerì che il biondino lo aveva preso in giro tutto il tempo.

- Ma lei aveva il mio… perché non mi ha mai chiamato?-

- Perché non sapevo se il quadro era pronto.. e per favore, diamoci del tu.-

Annuì.

- Va bene-

- Piaciuto il quadro?- gli chiese ad un tratto.

- Era splendido- ammise.

- Ci ho messo cinque anni-

- Come sapevi che sarei venuto qui, stasera?-

- Perché oggi è il ventotto Maggio e il tramonto stasera è stato splendido-

Parlarono per ore e ore, alla fine Harry prese coraggio invitando Draco a passare la notte da lui, così avrebbe potuto vedere il dipinto.
Inutile dire che il ragazzo acconsentì più che felicemente.
Al moretto parve quasi che non vedesse l’ora.
Comunque, lo portò a casa sua, e quando gli mostrò l’opera il biondino rimase senza fiato.

- E’… è splendido…- mormorò.

“Bhe… sei tu” pensò Harry, ma evitò di dirlo ad alta voce.

Quella sera cenarono allegramente.
Cucinò Draco, per ringraziare Harry dell’ospitalità, dato che la sua casa era una sottospecie di garage.
Il brunetto accettò la cosa più che volentieri, dato che non aveva mai cucinato in vita sua.
Venne presto a scoprire che il ragazzo cucina divinamente, ed ogni minuto che passava sentiva che non avrebbe mai e poi mai saputo rinunciare al suo viso, i suoi capelli, i suoi occhi, le sue labbra… erano diventate quasi una sostanza vitale.
Parlarono animatamente del più e del meno, ridendo e scherzando.
Draco sentiva dentro di sé che avrebbe passato anche tutta la vita con lui, se solo gliel’avesse chiesto.
Ma purtroppo sapeva che non sarebbe mai successo…
Così, si accontentava di una sera, una misera sera e sarebbe stato felice.
Chissà se avrebbe mai trovato il coraggio di confessargli che lui era il suo sogno ricorrente o che ogni giorno, da quel incontro, cinque anni prima non aveva che pensato a lui e pregato per rincontrarlo.
Aveva mollato tutto pur di restare ad Anghia Anna con lui.
Ed ora era lì, davanti ai suoi occhi, a pensare chissà che cosa.. e, oh, mio Dio! Gli aveva fatto una domanda.. e ora?

- Draco?-

- Sì? Scusami, ma mi sono distratto un secondo…-“Nei tuoi bellissimi occhi speranza” pensò – puoi ripetere?-

- Certo…- “Ecco. Manco mi ascolta” -… ti va di uscire più tardi? Vedere il mare di notte…-

- Certo!- rispose l’altro con allegria.

- Benissimo, allora sparecchio e andiamo, ok?-

- Perfetto-

Camminarono lentamente per le strade del piccolo paesino.
La strada era completamente deserta.
E il rumore del mare faceva da sottofondo.
Tutto era calmo e tranquillo.
Giunsero sulla spiaggia in silenzio, ammirando l’infinità della notte.
La luna piena rifletteva la sua luce sul mare calmo.
Una leggera brezza scompigliava i capelli di entrambi.
Si sedettero uno affianco all’altro senza dire nulla, ma godendo ognuno della compagnia dell’altro.
Ad un certo punto, però, Harry cedette.
Non ce la faceva più.
Guardò Draco, osservando le azzurre iridi illuminate dalla luce della luna.
Era splendido.
Mai, in tutta la sua vita aveva visto una cosa più bella.
Fu un attimo.
Ancora, ripensandoci a mesi di distanza, non riesce a capire come abbia fatto.
Ma in quei pochi secondi che seguirono capì che c’erano momenti in cui bisognava fare solo ciò che l’istinto diceva, senza ragionare, altrimenti non sarebbe mai stato in grado di vivere davvero.
Così, chinandosi su di lui, aveva annullato quei pochi centimetri che li separavano.
Sul momento la prima cosa che aveva pensato era “Adesso mi picchia!” ma invece, dopo circa due secondi, Draco aveva iniziato a rispondere a quel bacio che di passionale non aveva proprio niente.
Era dolcissimo e romantico.
I loro cuori avevano iniziato a battere all’unisono, come una cosa sola.
Poi, Draco, gli aveva passato un braccio intorno alle spalle, e dandogli una leggera spinta erano finiti uno sopra l’altro, sdraiati sulla spiaggia.
E così l’alba li aveva trovati.
Addormentati abbracciati.
Quando il primo raggio di sole li aveva baciati con un suo raggio e il mare ammirato il loro amore, tenuto nascosto per cinque lunghissimi anni, ora finalmente ritrovato.
In quella notte ciò che era stato non era semplice sesso, ma amore profondo, le loro anime si erano fuse fra di loro, cancellando per sempre l’Harry introverso e il pazzo che dicevano.
Ora vivono insieme ad Anghia Anna, nella piccola casetta dalla porta azzurra, e finalmente, sono felici, insieme.

“Follow your dreams and fly”

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