1. Meeting you..
Aprii
gli occhi lentamente, e un senso di nausea mi colpì prepotente ma riuscii a
scacciarlo via. Sentii il mio stomaco brontolare, e mi venne automatico
chiedermi “Da quanti giorni sono qui?”. Poi compresi di non sapere nemmeno dove
mi trovassi, e mi alzai di botto, sentendo un dolore incredibile alle tempie.
Sembravo appena uscita da una sbornia.
Mi
guardai intorno, in totale stato confusionale. Ma dov’ero?
Delle
tende rosse davanti a me, mi proteggevano dalla luce del sole che mi avrebbe
sicuramente fatto aumentare il mal di testa. Ero stirata su un letto enorme,
dalle setose coperte color sabbia e i cuscini neri. La stanza era illuminata da qualche
candela, e il cuscino accanto a me era sporco di.. faceva uno strano profumo..
era forse verbena? Mi alzai lentamente dal letto, facendo scricchiolare il
parquet sotto di me. Sentii una scossa elettrica passarmi ovunque e mi voltai
spaventata.
Un
ragazzo davanti a me, mi fissava con le sue iridi castane..
Indietreggiai
spaventata, non sapevo chi fosse, non sapevo cosa volesse da me.. quella in cui
mi trovavo era casa sua?
-
Non voglio farti del male. – Mi disse, rassicurandomi.
Imperterrita
continuai ad allontanarmi, ero nella confusione più
totale.
Cercai
di ricordare come fossi arrivata lì, ma l’ultima cosa che mi veniva in mente era
la festa di Bonnie, vicino alle cascate. Tanta birra, e un dolore smisurato alla
spalla. Poi più nulla, tranne un forte odore di maschio e di
sangue.
-
Chi sei? – Chiesi sbattendo nel muro. Il ragazzo, si avvicinò pericolosamente e
mi prese il volto tra le mani, accarezzandomi e togliendomi i ciuffi di capelli
davanti agli occhi. Tremai visibilmente, notando la sua mano sporca di sangue,
iniziai a respirare pesantemente, il cuore batteva talmente forte da farmi male.
Avevo realmente paura di quell’essere davanti a me.
-
Elena, non aver paura. Ti ho già detto di non volerti ferire. Stai calma.
–
“Elena..”
Come faceva a conoscermi? A sapere il mio nome?
-
C-cosa mi è successo? Cosa diavolo vuoi da me? – Chiesi
nervosa.
-
Andiamo con calma. – Sussurrò togliendomi le mani dal viso, e posizionandole sui
fianchi. Mi prese, contro il mio
volere, facendomi urlare e mi portò davanti a un rubinetto. Lo aprì senza
apparente motivo e si avvicinò al mio orecchio.
-
Non ho molto tempo per spiegarti le cose, quindi chiudi il becco, non urlare e
ascolta attentamente. Ti sei cacciata in un brutto guaio l’altra sera, hai
passato la notte con mio fratello: Damon Salvatore, ti dice qualcosa? Non so
esattamente cosa abbiate fatto, ma quando sono rientrato dalla festa, ti ho
trovato stirata nel letto, con diversi morsi sulla pancia e sulle spalle.
Perdevi molto sangue e mio fratello mi ha intimato di farti sparire. Quindi ti
ho tenuto due giorni in camera mia, ti ho medicato.. e ti ho tenuto al sicuro.
Mio fratello è un vampiro Elena, proprio come me. –
Quando
sentii quelle parole un urlo mi uscì spontaneo, e lui prontamente mi tappò la
bocca. Non ero in condizioni di capire. I vampiri erano tornati? Chi era Damon,
e come mi aveva portata con lui? E questo ragazzo.. potevo fidarmi di
lui?
-
STAI ZITTA! – Bisbigliò togliendo la mano dalla bocca. – Ascoltami, non devi parlare. Mio
fratello ed io siamo capaci di sentire ciò che voi umani dite da diversi metri
di distanza. Lui è al piano di sotto adesso, e se scoprirebbe che non mi sono
sbarazzato di te, lo farebbe lui. Perciò da ora in poi non dovrai più parlare,
lo scroscio dell’acqua lo confonde.. e adesso non può sentirci.. ma quando ti
riporterò in camera non dovrai fiatare. –
-
Mia zia.. sarà in pensiero. – Furono le mie prime parole.
-
Già.. Jenna. Mi dispiace Elena, ma tua zia ha già denunciato la tua scomparsa.
Ti credono tutti scomparsa, anche Bonnie, Jeremy, Caroline. E fidati, per ora è
meglio così. Se Damon ti vedesse in giro o sospettasse qualcosa, per te sarebbe
finita davvero. So che non mi conosci, e che è difficile fidarti di un mostro.
Ma io non mi cibo di sangue umano, non uccido, e non ti farò del male. Voglio
proteggerti di Damon, non voglio che tu muoia, perciò ti prego.. ascoltami, non
provare a fuggire. –
Scoppiai
a piangere sconvolta. Ero uscita tre giorni fa, con lo scopo di divertirmi, di
dimenticarmi anche solo per due minuti la morte dei miei genitori e ora? I miei
cari mi credevano morta, al piano di sotto c’era un vampiro sanguinario che
voleva uccidermi, ed io sarei stata
costretta e rimanere con un perfetto sconosciuto.. per quanto tempo poi? Per il
resto della vita? I singhiozzi diventarono sempre più potenti, e sentii due
braccia fredde e muscolose avvolgermi in un abbraccio.. confortante!? Mi strinsi
a lui, senza apparente motivo, nascondendomi nell’incavo della sua spalla e
continuai a piangere per un po’.
Dopo una dozzina di minuti si avvicinò al rubinetto e mi
disse:
-
Hai capito tutto quello che ti ho detto? –
-
Si. – Dissi, senza avere altra scelta. – Posso fidarmi di te? – Chiesi d’un
tratto.
-
Elena, tu puoi fidarti di me. – Scandì le parole, prima di chiudere il
rubinetto.
Mi
prese in braccio, e mi riportò a letto, facendomi segno di rimanere lì e non
parlare.
-
Tornerò presto. – Mi disse, chiudendomi a chiave in quella stanza
tetra.
Volevo
tornare a casa, volevo riabbracciare mio fratello, i miei amici, mia
zia..
Ma
ormai era troppo tardi, la mia vita era nelle mani di un
vampiro.
Note dell'autrice:
Ehy! Eccomi qui con questa nuova storia sul bellissimo telefilm Vampire Diaries.. che ne pensate? Vi piace?? commentateeee..
Stefy.