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Autore: beat    02/03/2010    7 recensioni
Oh, quanti racconti aveva sentito sulla grazia e l'avvenenza del custode della Dodicesima casa: tutti ne tessevano le lodi, e lei poteva solo immaginare quanto potesse essere magnificamente bello.
Probabilmente quasi quanto lei!

[Il prodotto contiene presenza di MarySue: utilizzare con cautela!]
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Titolo: Red Roses: Eternal love
Personaggi: Pisces Aphrodite, Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Genere: Generale, Commedia
Avvertimenti: One-shot
Controindicazioni: Mary Sue
Altro: Oggi non avevo niente di meglio da fare. Io vi ho avvisati! *O*

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Red Roses: Eternal love



Rosa correva, saltellando allegramente sul prato.
L'erba appena tagliata era fresca e morbida sotto i suoi delicati piedini.
La ragazza rise felice, quella magnifica risata cristallina degna di un usignolo.
Tra le braccia teneva una cesta piena di panni puliti: li aveva stesi quella mattina, ed ora erano caldi e profumavano di sole.
La ragazza, con passo agile, si mosse leggiadra verso il dodicesimo tempio.
Un dolce e struggente sorriso le illuminava il volto sereno.

Per la prima volta dacché era stata condotta al Santuario di Athena – era stata portata lì che ancora era una indifesa bambina, caritatevolmente accolta dagli inquilini delle dodici case, dopo che la piccola era stata l'unica superstite della sua famiglia, sterminata a causa del terribile attacco di un malefico specter – beh, nonostante i molti anni a servizio dei Cavalieri d'Oro, era la prima volta che riusciva a mettere piede nel palazzo dei Pesci.

Oh, quante storie aveva sentito sulla grazia e l'avvenenza del custode di quella casa: tutti ne tessevano le lodi, e lei poteva solo immaginare quanto potesse essere magnificamente bello. Probabilmente quasi quanto lei!
La ragazza si passò dietro l'orecchio un ricciolo ribelle. Scosse appena la lunga e folta chioma: bagliori dorati brillarono tra i suoi capelli, preziosi quasi quanto le armature che vestivano i sacri guerrieri della Dea.
Rosa rise di nuovo, talmente euforica da temere che il cuore le potesse schizzare in gola dall'emozione.

Dolcemente l'eco dei suoi passi si diffuse tra le colonne del tempio.
Era una casa piuttosto cupa, si trovò a constatare la ragazza, e invero piuttosto fresca. L'ideale per far riposare le membra accaldate dal sole estivo di Atene.
Rosa posò la cesta su di un rustico mobiletto, dove erano accatastati altri panni ripiegati.
Con somma diligenza, la ragazza impilò il bucato.
Passò l'aggraziata manina nivea sulla tunica in cima al mucchio, per stirarne le grinze.
Tutto era perfetto.
Rosa sorrise e con una più che leggiadra piroetta si voltò.
I luminosi occhi verdi presero a scrutare il luogo dove si trovava, esaminandone avidamente ogni singolo particolare.
Purtroppo nello spartano arredamento non intravide la grazia e la bellezza che si attribuivano così di sovente al Cavaliere che ivi risiedeva. Il viso le si corrucciò: un  amabile broncio sul suo viso di porcellana. Con passi leggeri girovagò per il tempio, gettando un occhio ora qua ora là.
Improvvisamente vide, quasi nascosta in un angolo, una porta.
Doveva essere l'ingresso alle stanze private.
Rosa spostò il peso da un piede all'altro, per un attimo indecisa. Ma alla fine scrollò le spalle con delicata arroganza, e si mosse veloce verso il suo obiettivo.

Era così incuriosita dalla figura di Aphrodite dei Pesci, da aver completamente rimosso dal suo piccolo cervellino l'avvertimento severo che la capo-servitù le aveva praticamente urlato prima di cacciarle sotto braccio la cesta dei panni: mai, per nessuna ragione al mondo, MAI avvicinarsi al sommo Aphrodite e mai, categoricamente MAI, entrare nelle sue stanze private o nel giardino sul retro del dodicesimo tempio.
La risata della ragazza riecheggiò per il tempio.
Quella vecchia bisbetica era gelosa – ovviamente perché era brutta e scorbutica, al contrario di lei che era giovane, bella e amata da tutti. Per questo non voleva che si avvicinasse al sommo Aphrodite. La vecchiaccia faceva bene a temere le giovani rivale.
Rosa rise, di nuovo.
Lei, la ragazza più dolce e bella del Santuario, era destinata al cavaliere dei Pesci.
E non solo perché erano entrambi bellissimi, affascinantissimi, genitilissimi e buonissimi.
No, c'era anche da considerare il fatto che lei era Rosa Maria Susanna, la nipote del fratello dello zio della nuora del figliastro del trisnipote del nonno della moglie del primo compagno di stanza del cugino del nipote del fratello del padre dell'unica ragazza che avesse mai parlato con Albafica, Cavaliere d'Oro dei Pesci di duecentoquarant'anni prima.
Doveva pur dire qualche cosa questa ovvia relazione tra lei e Aphrodite!

La ragazza, sospirando a questi dolci pensieri, varcò la soglia.
La stanza da letto di sommo Aphrodite aveva la fragranza della primavera inoltrata: nell'aria si sentiva il dolce profumo delle rose di maggio.
Rosa chiuse gli occhi, e inalò quella struggente sinfonia di note olfattive così delicatamente potenti.
Si inebriò totalmente di quel profumo celestiale.
Sarebbe rimasta per sempre lì, quel paradisiaco bouquet che la colpiva dritta nell'animo.
Se non fosse che un impercettibile rumore arrivò alle sue fini orecchie.
Aprendo di scatto gli occhioni color smeraldo, vide la superba figura dell'uomo della sua vita, stagliata contro la soglia della stanza.
Era talmente bello – anche se non come lei – da farle lacrimare gli occhi.
Sì, perché la vista le si era sfocata e cotanta bellezza le aveva sconvolto i sensi.
Riuscì solo a scorgere una viva nota di sorpresa sul volto divino di Aphrodite, prima di chiudere gli occhi e sentire che le ginocchia le si piegavano.



*°*°*°*°*°*


DeathMask calpestò con forza, quasi con disprezzo, l'ultimo gradino.
Odiava dover salire tutte quelle scale per andare a trovare Aphrodite.
Però, o si faceva così, o altrimenti non avrebbe mai visto l'amico: mai che il damerino si azzardasse a scendere lui a trovarlo.
Cancer sbuffò, tra l'irritato e il divertito.
Entrò a passo spedito, richiamando a gran voce l'attenzione del padrone di casa.
Sorpreso di non ricevere risposta, prese a cercare l'amico in giro per casa. Dopo aver guardato un po' dappertutto senza averlo scovato, si diresse verso la parte interna del tempio, nelle stanze private.
E finalmente lo trovò.

“Ehi, guarda che dovresti venire ad accogliere i tuoi ospiti!” DeathMask lo rimproverò bonariamente, ma quando non sentì nessuna risposta arrivare dall'amico gli lanciò un richiamo ben meno cordiale.
“Insomma! Rispondimi almeno!”

E solo in quel momento si accorse che Aphrodite era rimasto zitto e fermo a fissare qualche cosa sul pavimento.
Per la precisione una ragazza.
Era palesemente priva di sensi, scompostamente svenuta sul pavimento della camera di Phro.

“Ehi, dico, hai cominciato a farti anche tu le servette?”
“Non dire scempiaggini, idiota! E portala fuori dalla mia stanza!”
“Prego?!”
“Se la tocco muore, lo sai. Fallo tu!”

DeathMask guardò alternativamente la ragazza e Aphrodite.
Continuò così per un po'.

“E che ci faceva nella tua stanza?”
“Non lo so! Mai vista prima! Probabilmente stava ficcando il naso!”

DeathMask scrollò le spalle.
Si accucciò a terra, punzecchiando una guancia della serva per vedere se reagiva.

“È svenuta per il profumo delle rose. Se non ti sbrighi a portarla fuori muore.”
“Non credevo che ti importasse tanto la salute di una schiava.”
“Non mi importa infatti, ma non mi piace avere corpi esanimi in giro per casa.”
“Non hai tutti i torti” commentò DeathMask, che finalmente si decise a prendere in braccio la ragazza per portarla via.

Aphrodite lo sentì fare qualche passo, dopo essere uscito dalla stanza, ma poi si fermò bruscamente.

“Ehi... 'Phro!”
“Che c'è?”
“Mi sa che è morta!”

Pisces crollò la testa. Si alzò dal letto e raggiunse l'amico.
I due controllarono velocemente, ma di funzioni vitali nella ragazza non ce n'era nemmeno l'ombra.

“Deve aver respirato troppo veleno.”
“Già.”
“Stupida servitù. Eppure dovrebbero saperlo tutti che nessuno deve entrare nelle mie stanze private!”
“Bah, questa ha una faccia proprio da idiota.”

Aphrodite vide DeathMask fissare con vivo interesse il volto della fanciulla. Sul viso aveva dipinta un'espressione a dir poco ebete.
Più o meno la stessa che si delineò in quel momento su quella di Cancer.
Pisces sbuffò, immaginando perfettamente quello che gli stava passando per quella mente contorta.

“Ehi, 'Phro, ti spiace se me la appendo in casa? Non ho nessuna faccia con un'espressione idiota come questa!”
“Fai come vuoi” sbuffò Aphrodite “Per quello che mi riguarda..! Però lo vai a dire tu alla capo-servitù che la ragazzina è morta.”
“Eh? Perché io?!”
“La vuoi quella faccia o no?”

DeathMask berciò per qualche minuto, mentre 'Phro se la rideva: Cancer non avrebbe mai rinunciato ad aggiungere una maschera alla sua collezione.




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Angolo dell'Autrice:

*O*
Sono orgogliosa di presentare la mia prima MarySue! *rotola via ridendo*
Idea abbastanza inutile che mi gironzolava per la testa da qualche giorno.
Solo che oggi non avevo veramente voglia di fare nulla, per cui mi sono messa a scrivere codeste scempiaggini.
Spero che vi siate divertiti a leggerla, come io a scriverla! *continua a rotolare via*


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat




   
 
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