Questa shot l’ho
scritta mooolto ma mooolto
tempo fa, usando come protagonisti due personaggi pubblici (guardate che razza
di giro di parole per non rivelarne il mestiere XD) italiani. Proprio per
questo non l’ho mai pubblicata: come certo saprete, è vietato pubblicare
in Italia fanfiction su vip nazionali. Stamattina
però ho avuto la folgorazione e ho sostituito a quei due (la cui
identità non vi rivelerò mai, statene certi u.u) un pairing di Death Note che
purtroppo viene sottovalutato.
Non fraintendetemi, io sono la prima a pensare che
una come Misa non meriti uno come L…
Però sono anche la prima ad ammettere che insieme sono terribilmente pucci ^///^
Ergo, dopo qualche modifica qua e là al
lavoro originale, ecco a voi la mia primissima LxMisa.
Enjoy it <3
Ambientazione: parte iniziale dell’episodio 21, Recita
Lieve What if: fingete che nell’episodio suddetto L abbia insistito con Misa affinché si presentasse alla Yotsuba abbigliata come una giovane donna in carriera, e
non come un’accattivante giovane idol ;D
Perché
te lo dico io
« Mi sento scema. »
Si guarda
sconsolata allo specchio e rivolge una smorfia al proprio riflesso. In
realtà le piacciono, gli specchi. Le sono sempre piaciuti. Ma non quando riflettono quella che sembra
una perfetta idiota. Come ora.
« Lo
diventerai di certo, se ti tieni ancora sul viso quell’espressione. »
La voce di Ryuuzaki. Al solito, strascicata e appena un po’ ironica.
Lei s’imbroncia e si volta.
« Dico sul
serio. Guardami. Devo proprio essere vestita e truccata in questo modo assurdo? »
Lui inclina la
testa, pensoso. È appoggiato con una spalla alla porta aperta, le mani
sprofondate nelle tasche dei jeans sbiaditi che spuntano da sotto la felpa
bianca sformata. Ok, forse ha fatto male a fare proprio a lui quella domanda.
« Immagino tu
sappia che personalmente non ho il minimo interesse nei confronti del tuo
vestiario, Amane; ma devi pur dare una vaga idea di affidabilità se vuoi… Come dite voi idol? ‘Fare
colpo’, giusto? »
Lei sbuffa, contrariata.
Si maledice per il suo essere intimamente d’accordo con le sue
conclusioni – così atrocemente ragionevoli
da farla imbestialire – e torna a concentrarsi sullo specchio, con la
speranza di poter incenerire con lo sguardo il riflesso della camicetta e della
gonna da signorina perbene che le hanno fatto indossare.
« L’esperienza
ha insegnato a Misa-Misa » ribadisce poi, tirandosi
una ciocca di capelli elegantemente acconciati, « che non è l’affidabilità
di una donna a far colpo sugli uomini. Su qualsiasi
uomo. »
Lui non risponde
all’accusa. Con la coda dell’occhio lo vede muoversi, curvo,
allontanarsi dalla porta; sente i suoi passi avvicinarsi e poi le sue dita
affusolate che le stringono il polso.
« Sta’
buona, o il tuo parrucchiere ucciderà prima te e poi me. »
« Perché
anche te? »
« In teoria non
dovrei lasciarti rovinare l’opera che ha creato appositamente per l’occasione. »
« In teoria, appunto. »
« Lo sto mettendo
in pratica. »
Incrocia il suo
sguardo nello specchio, e vi scorge un vago bagliore di divertimento. Di colpo
si sente invadere da un improvviso, profondo disagio. In parte perché
quel divertimento e quella mano sulla sua sono assolutamente inediti. In parte –
e mai lo ammetterà –
perché sono anche semplicemente adorabili.
« Però
io sono certa che il grande detective
è d’accordo con me, non è vero? » lo stuzzica,
beffarda.
Lui ritrae la mano
e tergiversa. Lei si volta a fronteggiarlo, incrociando le braccia. Sono vicini.
Molto più di quanto non siano mai stati. La cosa è fastidiosa ma
ha anche del piacevole.
« Io penso che
il grande detective potrebbe
benissimo ordinare a Misa-Misa di cambiare look. Di indossare
qualcosa che metta più a suo agio sia lei, sia gli uomini che incontrerà. Anche se mancano pochi minuti
al colloquio. Ho ragione? »
Ryuuzaki si passa un dito sul labbro. Il suo atteggiamento
caratteristico. La fa diventare matta
quando fa così.
« Sì.
Potrei. »
« E
perché non lo fai? »
Ripete il gesto.
Più volte. Sembrerebbe quasi nervoso, ma è così difficile
interpretarlo.
« Perché
stai benissimo così come mi servi, Amane. »
Lei lo fissa;
rileva il complimento. Si sente arrossire.
E non per le parole, ma perché, sorprendentemente, le ha pronunciate lui.
Accidenti, se solo
le avesse lasciato mettere un po’ più di fard non dovrebbe
preoccuparsene.
Si sforza di
mostrarsi offesa e sbuffa di nuovo. « Sono ridicola, Ryuuzaki-san. »
« No che non
lo sei. »
« Dammi solo
una ragione per cui dovrei crederti. »
Lui inclina la
testa da un lato, ancora, come soppesando la risposta. Infine accenna una
scrollata di spalle. « Perché te lo dico io. Non ti basta? »
Lo scruta da
vicino.
In fondo in fondo,
forse le basta davvero. Forse si può davvero fidare di quegli occhi
così diretti, così privi di bugie. [Così diversi dagli occhi di Light.]
Per un attimo si
ritrova a sorridere, ma poi scuote la testa. « No. Non mi basta. »
« No? »
« No. »
« Vuoi dire
che dovrei essere più convincente? »
« Già,
temo che ti toccherà fare uno sforzo. »
Un breve silenzio.
« Capisco.
Molto bene. »
Ryuuzaki rifugia di nuovo la mano in tasca e si china su
di lei. Senza scostarsi di un passo, senza toccarla, posa le labbra sulle sue.
E di colpo –
in mezzo alla meraviglia e alla confusione – lei si sente giusta e perfetta
così com’è.
La bocca di lui si
allontana dopo qualche istante e le si avvicina all’orecchio, il viso si
nasconde tra i suoi capelli. [Che sia imbarazzato come lei?]
« Quattro
minuti, Amane. »
Prima che abbia
anche solo il tempo di reagire, e prima che possa risolversi a lanciargli una scarpa
contro la nuca, lui ha già lasciato la stanza.
Senza fiato, Misa si scuote. O almeno ci prova. Tempo di sbrigarsi;
manca pochissimo al colloquio con la Yotsuba, deve raggiungere Mogi all’ingresso della
base.
Lancia un ultimo
sguardo smarrito ma acceso al suo riflesso nello specchio.
Peccato; anche il
lucidalabbra è andato.