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Autore: Feel Good Inc    03/03/2010    8 recensioni
« Quattro minuti, Amane. »
Prima che abbia anche solo il tempo di reagire, e prima che possa risolversi a lanciargli una scarpa contro la nuca, lui ha già lasciato la stanza.

[ Ambientazione: episodio 21, "Recita" ]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Misa Amane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa shot l’ho scritta mooolto ma mooolto tempo fa, usando come protagonisti due personaggi pubblici (guardate che razza di giro di parole per non rivelarne il mestiere XD) italiani. Proprio per questo non l’ho mai pubblicata: come certo saprete, è vietato pubblicare in Italia fanfiction su vip nazionali. Stamattina però ho avuto la folgorazione e ho sostituito a quei due (la cui identità non vi rivelerò mai, statene certi u.u) un pairing di Death Note che purtroppo viene sottovalutato.

Non fraintendetemi, io sono la prima a pensare che una come Misa non meriti uno come L… Però sono anche la prima ad ammettere che insieme sono terribilmente pucci ^///^

Ergo, dopo qualche modifica qua e là al lavoro originale, ecco a voi la mia primissima LxMisa. Enjoy it <3

 

Ambientazione: parte iniziale dell’episodio 21, Recita

Lieve What if: fingete che nell’episodio suddetto L abbia insistito con Misa affinché si presentasse alla Yotsuba abbigliata come una giovane donna in carriera, e non come un’accattivante giovane idol ;D

 

 

 

 

 

Perché te lo dico io

 

 

 

 

 

« Mi sento scema. »

Si guarda sconsolata allo specchio e rivolge una smorfia al proprio riflesso. In realtà le piacciono, gli specchi. Le sono sempre piaciuti. Ma non quando riflettono quella che sembra una perfetta idiota. Come ora.

« Lo diventerai di certo, se ti tieni ancora sul viso quell’espressione. »

La voce di Ryuuzaki. Al solito, strascicata e appena un po’ ironica. Lei s’imbroncia e si volta.

« Dico sul serio. Guardami. Devo proprio essere vestita e truccata in questo modo assurdo? »

Lui inclina la testa, pensoso. È appoggiato con una spalla alla porta aperta, le mani sprofondate nelle tasche dei jeans sbiaditi che spuntano da sotto la felpa bianca sformata. Ok, forse ha fatto male a fare proprio a lui quella domanda.

« Immagino tu sappia che personalmente non ho il minimo interesse nei confronti del tuo vestiario, Amane; ma devi pur dare una vaga idea di affidabilità se vuoi… Come dite voi idol? ‘Fare colpo’, giusto? »

Lei sbuffa, contrariata. Si maledice per il suo essere intimamente d’accordo con le sue conclusioni – così atrocemente ragionevoli da farla imbestialire – e torna a concentrarsi sullo specchio, con la speranza di poter incenerire con lo sguardo il riflesso della camicetta e della gonna da signorina perbene che le hanno fatto indossare.

« L’esperienza ha insegnato a Misa-Misa » ribadisce poi, tirandosi una ciocca di capelli elegantemente acconciati, « che non è l’affidabilità di una donna a far colpo sugli uomini. Su qualsiasi uomo. »

Lui non risponde all’accusa. Con la coda dell’occhio lo vede muoversi, curvo, allontanarsi dalla porta; sente i suoi passi avvicinarsi e poi le sue dita affusolate che le stringono il polso.

« Sta’ buona, o il tuo parrucchiere ucciderà prima te e poi me. »

« Perché anche te? »

« In teoria non dovrei lasciarti rovinare l’opera che ha creato appositamente per l’occasione. »

« In teoria, appunto. »

« Lo sto mettendo in pratica. »

Incrocia il suo sguardo nello specchio, e vi scorge un vago bagliore di divertimento. Di colpo si sente invadere da un improvviso, profondo disagio. In parte perché quel divertimento e quella mano sulla sua sono assolutamente inediti. In parte – e mai lo ammetterà – perché sono anche semplicemente adorabili.

« Però io sono certa che il grande detective è d’accordo con me, non è vero? » lo stuzzica, beffarda.

Lui ritrae la mano e tergiversa. Lei si volta a fronteggiarlo, incrociando le braccia. Sono vicini. Molto più di quanto non siano mai stati. La cosa è fastidiosa ma ha anche del piacevole.

« Io penso che il grande detective potrebbe benissimo ordinare a Misa-Misa di cambiare look. Di indossare qualcosa che metta più a suo agio sia lei, sia gli uomini che incontrerà. Anche se mancano pochi minuti al colloquio. Ho ragione? »

Ryuuzaki si passa un dito sul labbro. Il suo atteggiamento caratteristico. La fa diventare matta quando fa così.

« Sì. Potrei. »

« E perché non lo fai? »

Ripete il gesto. Più volte. Sembrerebbe quasi nervoso, ma è così difficile interpretarlo.

« Perché stai benissimo così come mi servi, Amane. »

Lei lo fissa; rileva il complimento. Si sente arrossire. E non per le parole, ma perché, sorprendentemente, le ha pronunciate lui.

Accidenti, se solo le avesse lasciato mettere un po’ più di fard non dovrebbe preoccuparsene.

Si sforza di mostrarsi offesa e sbuffa di nuovo. « Sono ridicola, Ryuuzaki-san. »

« No che non lo sei. »

« Dammi solo una ragione per cui dovrei crederti. »

Lui inclina la testa da un lato, ancora, come soppesando la risposta. Infine accenna una scrollata di spalle. « Perché te lo dico io. Non ti basta? »

Lo scruta da vicino.

In fondo in fondo, forse le basta davvero. Forse si può davvero fidare di quegli occhi così diretti, così privi di bugie. [Così diversi dagli occhi di Light.]

Per un attimo si ritrova a sorridere, ma poi scuote la testa. « No. Non mi basta. »

« No? »

« No. »

« Vuoi dire che dovrei essere più convincente? »

« Già, temo che ti toccherà fare uno sforzo. »

Un breve silenzio.

« Capisco. Molto bene. »

Ryuuzaki rifugia di nuovo la mano in tasca e si china su di lei. Senza scostarsi di un passo, senza toccarla, posa le labbra sulle sue.

E di colpo – in mezzo alla meraviglia e alla confusione – lei si sente giusta e perfetta così com’è.

La bocca di lui si allontana dopo qualche istante e le si avvicina all’orecchio, il viso si nasconde tra i suoi capelli. [Che sia imbarazzato come lei?]

« Quattro minuti, Amane. »

Prima che abbia anche solo il tempo di reagire, e prima che possa risolversi a lanciargli una scarpa contro la nuca, lui ha già lasciato la stanza.

Senza fiato, Misa si scuote. O almeno ci prova. Tempo di sbrigarsi; manca pochissimo al colloquio con la Yotsuba, deve raggiungere Mogi all’ingresso della base.

Lancia un ultimo sguardo smarrito ma acceso al suo riflesso nello specchio.

Peccato; anche il lucidalabbra è andato.

   
 
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