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Autore: Stateira    08/03/2010    4 recensioni
Perché mai Trafalgar Law ed Eustass Kidd dovrebbero piacersi? Sono rivali, e per di più hanno personalità molto diverse.
Ma forse la domanda giusta è… Perché no?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA

 

A Koorime, che ogni tanto compie gli anni e mi costringe a fare gli straordinari. Ma ne vale la pena, anzi vale ogni-fottuto-Berry-del-One-Piece.

Buon compleanno, razza di sadico pervertito del cazzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Would you choose water over wine....

Hold the wheel and drive?

 

 

Ha un cappello intollerabile. È la primissima cosa che aveva notato di lui. Il cappello. Una di quelle cose che ti fottono il cervello, che catturano tutta la tua attenzione, e mentre lui ti parla con quel suo tono mellifluo e monocorde, tu stai lì a chiederti dove diavolo avrà scovato un cappello del genere, tutto fatto di pelliccia e – Santo Roger – a macchie come il pelo di una mucca che può essere uscita soltanto da un viaggio mentale. E poi ha il coraggio di lamentarsi dei suoi indumenti intimi, eh? Almeno lui quelli li tiene nascosti.

Comunque, Trafalgar Law riserva anche degli aspetti pregevoli, un po’ come quelle vecchie monete che si fanno apprezzare più per le sbeccature che per l’oro.

Per esempio, le occhiaie.

Uno normalmente pensa che le occhiaie siano un difetto da far sparire, da nascondere in qualche modo. Che cazzo, non sono belle da vedere, le occhiaie, ti fanno sembrare malaticcio anche quando non lo sei, ti danno l’aspetto di uno che non andrà mai molto lontano nella vita. E le sue non lo sono, infatti, non sono per niente belle, però quando lui ti guarda dritto negli occhi, si caccia dentro al tuo sguardo, ti dà la precisa sensazione di essersele procurate stando sveglio per tutta la vita a fissare te.

Ti lascia senza scampo.

Oh, non c’è niente di romantico, in tutto questo, sia chiaro. Se ti ha fissato per tutto il tempo, è stato solo perché voleva darti la caccia, nient’altro. Voleva arrivare lì, dove si trova al momento, davanti a te, per poterti tagliare a metà e portarsi a casa il tuo busto squartato e gocciolante di sangue e di schifo. Ma a pensarci bene, forse a lui nemmeno piace il sangue, visto come si preoccupa di non farne scorrere, quando combatte. Preferisce i delitti perfetti, asettici, da bravo chirurgo.

 

Kidd ha capito una cosa, lungo la strada che lo aveva condotto fino a lì; una cosa importante, secondo lui: che la taglia è proporzionale ai casini che pianti su, non al tuo valore assoluto. Perciò, si guardava bene dal sottovalutare Trafalgar Law, nonostante non fosse il secondo, e nemmeno il terzo in classifica. Aveva sentito un sacco parlare di lui prima di trovarselo di fronte, ma sempre in termini quasi leggendari, di sentito dire, e l’idea che si era fatto a quel tempo era che, a prescindere da quel che avesse o non avesse combinato, lui era semplicemente diverso da tutti gli altri. La sua filosofia di vita, il suo modo di concepire la pirateria sono sregolati, mancano di una definizione precisa.

Tanto per cominciare, non ha alcuna moralità.

Che non è da poco, visto che uno come Drake lo tieni per le palle, con la questione dell’onore. A Law invece non fotte un bel niente delle più elementari regole della decenza. Magari fa finta, sì, magari ti fa il muso incazzato per farti credere di avere un amor proprio: ma vuole soltanto divertirsi un po’, tutto qui. Venderebbe sua madre senza la minima esitazione, per poter continuare a giocare al gioco che ha deciso di fare. Si diverte proprio da matti, ma da matti.

E a ben vedere, è matto. Completamente.

Una cosa Kidd gliela riconosce, sì: vuole un  bene dell’anima ai suoi uomini, anzi probabilmente la sua ciurma è l’unica forma di consesso umano di cui gli importi qualcosa. Questo fa di lui un buon capitano, se non altro. Un pazzo a piede libero, ma un buon capitano, degno del suo rispetto.

E tutto ciò, guardando solo i suoi occhi? Bah.

È perché il resto della sua faccia non ha niente che valga la pena di essere notato. A parte il sorriso sghembo, che non sembra mai sincero, probabilmente perché non lo è. Se ride di cuore, lo fa per cose di cui nessun altra persona al mondo riderebbe mai.

Ah già, c’è il pizzetto. Kidd ha un grosso problema con il pizzetto di Law: lo trova mortalmente sessuale, ma non lo ammetterebbe mai, nemmeno sotto tortura. Perciò sorvoliamo su questo punto, che è molto meglio, altrimenti ecco che partono le fantasie di morderlo, tirarlo, affondarci il naso mentre passa con la lingua sulla gola e sul pomo d’Adamo.

… Merda.

E va bene, basta così, la faccia di Trafalgar Law si esaurisce qui, tanto. Ci sarebbero anche le basette, ma per quelle si riveda il problema del mento, e in generale, che diavolo ha quell’idiota nel cervello, portare i capelli così corti, a misura perfetta per passarci le dita, e poi nasconderli sotto alla pelliccia di vacca?

 

 

I'm beginning to find I

should be the one behind the wheel.

 

 

Comunque, qualsiasi cosa Law faccia, gli dà sempre l’impressione di averla già fatta almeno un milione di volte. Lui è  capace di infondere uno strano automatismo in ogni sua azione, quel genere di atteggiamento che fa venire in mente la leva militare, dove ti mettono in testa che ad ogni azione corrisponde una precisa conseguenza, che se fai questo otterrai quest’altro; poi scendi in prima linea e capisci che sono tutte stronzate, perché le cose non vanno mai come le pianifichi, mai. Ma lui sembra una spensierata eccezione alla regola. Come quella volta che era andato a prendersi Jean Bart, presente? Così, come niente fosse, come se si trattasse di ritirare un pacco. Niente di più ovvio, niente di più semplice.

D’altronde, ci sarà pure una ragione se il suo tono di voce è sempre quello, che stia chiacchierando del più e del meno o che stia sfidando a duello un Pacifista a caso. La sua voce è un velluto che esce dalla sua gola ed entra direttamente nella tua. Te la bevi, come un latte denso, una crema che ti rimane spalmata appena oltre la lingua, e continua a ricordarti il suo sapore a lungo.

Bastardo.

Sa comunicare con tutto il suo corpo, per questo non ha mai bisogno di alzare la voce. Sulle dita della mano sinistra si è tatuato le lettere D E T H, che detta così fa ridere, ma ti passa la voglia di farlo una volta che te lo trovi davanti. Ecco, è anche questo che sorprende di lui: vederlo in faccia e sapere con certezza che quello sa come si fa ad ammazzare la gente è un tutt’uno, un unico, gelido brivido.

Esaltante.

 Non è esatto dire che Kidd lo invidi, per questo aspetto del suo carattere. Lui sta bene a strillare quando gli va di strillare, a fare le cose in grande, ad arrabbiarsi, a fare molto, molto rumore. Però, c’è da dire che Law era un’acqua cheta del cazzo. Si ritorna al punto di prima, insomma, alla taglia che è più un conto spese per i danni che altro.

Ah sì, i tatuaggi. I tatuaggi sono parte integrante della sua comunicazione, lo si capisce dopo un po’ che lo si osserva. I suoi tatuaggi sono una specie di formula magica inscritta nella sua pelle, qualcosa di ancora più primitivo del sangue che gli gorgoglia nelle vene. Lo proteggono dal pericolo costante di essere normale, sono i geroglifici della sua anima, le sue stesse risate che si incarnano.

 

Oh sì, tutto di lui ride, potete starne certi. I suoi tatuaggi ridono, i suoi orecchini ridono, la sua spada ride, il suo pomo d’Adamo ride. Perché Law è stupefacente. Vede qualcosa di morbosamente bello in ciò che Kidd trova rivoltante, anzi si bea quasi di far parte di un mondo corrotto e marcio. E, a dargli retta, riesce a convincerti che anche le situazioni peggiori hanno sempre qualcosa di costruttivo. O, se non altro, sono divertenti, e divertirsi è il motivo migliore per cominciare a giocare, e l’unico per continuare la partita. Ne dice di ogni colore, sui pirati con il muso lungo, che secondo lui dovrebbero imparare dal vecchio Roger, che è morto con il sorriso sulle labbra, facendosi baciare il culo da tutti quanti.

Ma il bastardo non ha nessuna intenzione di crepare, con o senza sorriso. È perfettamente padrone del suo tempo, quanto lo è dello spazio della sua Room, si muove con una sicurezza che dev’essere alla base del suo atteggiamento dinoccolato che lo fa sembrare a prima vista il primo povero stronzo che passa di lì. E invece, porco cazzo, entrare nella sua Room è come entrare in un fottuto circo dove – indovina un po’ – il leone è fuori dalla gabbia, e tiene la frusta fra le fauci. Beh, il suo modo di combattere parla di lui abbastanza da non aver bisogno di presentazioni. Chiamarlo “Chirurgo della morte” è fin troppo banale. Solo perché fa a pezzi la gente? Oh, per favore, sa fare molto, molto di peggio. Fa paura dirlo, ma non fa pensare ad una specie di dio? Un dio in miniatura di un mondo in miniatura, un dio che quando meno te lo aspetti ti prende e ti rivolta come più preferisce. Non si riesce a capire quale sia il limite del suo potere, là dentro: se corrisponde ad un qualche limite morale, allora beh, siamo tutti fottuti. Come, del resto, siamo tutti fottuti anche nella grande Room che è il mondo, con il suo bravo burattinaio che tagliuzza, sposta, rovescia, stravolge. Trafalgar Law questo l’ha capito, e si limita a metterlo in scena ogni volta che combatte, ecco tutto.

 

Gli aveva offerto il suo dito medio in segno di amicizia, quel grandissimo figlio di puttana. Dio, se ci ripensa gli viene ancora di tutto. Lo aveva gentilmente invitato ad infilarsi il suo lungo dito tatuato nel culo, e a divertircisi. Senza averlo mai visto, senza sapere come fosse fatto, come avrebbe potuto reagire, l’aveva fatto e basta, soltanto, probabilmente, perché si era sentito il suo sguardo addosso. Dieci minuti dopo, come niente fosse, avevano combattuto fianco a fianco, ed era andato tutto liscio come l’olio, peggio che conoscersi da una vita; ma è così che funziona fra i fuorilegge, quelli che hanno un minimo di cervello, almeno.

… Beh, cazzo, forse non è proprio così. Essere due fuorilegge braccati dai Marines è una situazione che ti dà una bella mano a dimenticare le divergenze e i medi alzati, d’accordo, ma passare da questo a provare la sensazione che soltanto combattendo con lui hai qualche chance di uscire vivo da quel grosso macello non è immediato.

Ci era mancato poco che partissero i Kiss a suonare “Forever” – sempre siano lodati – per chiudere a dovere il quadro di loro due che si maciullavano i pugni in allegria contro il corpo di acciaio del Pacifista.

Che, Professor Vegapunk, poi… Pacifista di che cosa? Cioè, che cosa di preciso dovrebbero pacificare, questi tritacarne colossali?

Di sicuro, non Trafalgar Law.

E non lui.

 

 

Whatever tomorrow brings I'll be there

with open arms and open eyes.

 

 

Trafalgar Law è, in fin dei conti, il gemello cattivo che gli sorride con finta innocenza dalla parte storta dello specchio.

Perché non dovrebbe piacergli?

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

Allora. La prossima parte sarà speculare a questa, e non fatevi illusioni, perché assieme a Room e a Kiss fa tutto brodo per ciò che verrà. Anzi, mi azzardo ad anticipare che con queste tre fic ho già messo in tavola le carte che intendo giocarmi. Ah, vi anticipo. Il titolo sarà tremendo. Koorime lo sa e sta cercando in ogni modo di farmi cambiare idea.

 

Informazione di servizio per tutti quelli che seguono “Novela”. Siccome avevo urgenza di pubblicare questa storia qui, dato che è per una ricorrenza, ho preferito posticipare di uno o due giorni la pubblicazione dell’ultimo capitolo, quindi niente paura, che domani arriverà.

 

*EDIT* scusate, ho dimenticato i credits per il testo della canzone citata! È “Drive” degli Incubus.

  
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