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Autore: laurayvaine    09/03/2010    1 recensioni
Dalla nascita del principe, il destino di Camelot è segnato. Un viaggio nelle vite che si intrecciano: Artù, Merlino, Ginevra...
/purtroppo questa FF non verrà aggiornata! me ne scuso/
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ecco il terzo capitolo, come promesso ^^ Se vi eravate chiesti che fine avesse fatto Ginevra (o anche no) ecco qui che lo si scopre. Come al solito, spero vi piaccia!

N.B. I nomi e i personaggi appartengono a chi di diritto. Operazione senza alcun fine di lucro.


Il sole era ormai sorto da qualche ora e i suoi raggi filtravano nella stanza di Merlino, la luce morbida si posava sul ragazzo profondamente addormentato e disteso a pancia in giù sul suo letto.  All’improvviso la porta si aprì e qualcuno entrò con aria seccata. Dopo un attimo Artù sbuffò:

- Merlino! Ti sembra normale che sia io a svegliarti! Ehi! Buongiorno! – gli lanciò addosso un cuscino.

- Gaius? Che succede? – Merlino si svegliò di soprassalto estremamente confuso – oh no Artù! Perdonatemi devo aver preso sonno! –

- L’ho notato! Per colpa tua sono in ritardo per la battuta di caccia, perciò vedi di darti una mossa! Ti aspetto in cortile...bella addormentata – aggiunse sottovoce.

 

Un quarto d’ora dopo erano tutti riuniti in cortile a controllare se avevano con sé il necessario. Merlino sellò il cavallo di Artù e il suo e montarono entrambi sui destrieri, pronti a partire.

Cavalcarono oltre il ponte fino ad addentrarsi in una foresta che il giovane stregone non aveva mai visto. Mentre rallentavano per cercare un posto adatto in cui scendere e legare i cavalli, Merlino si rivolse ad Artù.

- Vi chiedo scusa per stamattina, credo sia stata la causa della pesante giornata di ieri. Non ci sono ancora pienamente abituato –

- Oh, ma smettila! Lo sai...a volte sembri una femminuccia. Adesso che sei il mio servitore devi imparare a comportarti come tale, e ciò comprende l’essere puntuale a lavoro e il non lamentarsi alla fine della giornata –

Merlino stava per ribattere, quando si accorse che la voce del principe non era affatto dura e che questi aveva un leggero sorriso sul volto. Forse non era poi così arrabbiato.

Legati i cavalli a dei rami e prese le lance, il gruppo di cacciatori si sparpagliò fra gli arbusti della foresta scrutando attentamente fra le foglie e prestando orecchio ad ogni minimo rumore. Stando a quanto aveva detto Artù, quella zona doveva essere piena di cinghiali e Merlino iniziava a domandarsi se quello fosse un bene o un male.

- Voi andate da quella parte...tu, di là. Merlino, con me – Artù aveva iniziato a dare indicazioni sulle direzioni in cui avanzare e il ragazzo lo seguì.

- Forse era il caso che ci seguissero più uomini, non crede, sire? – mormorò Merlino seriamente preoccupato.

- Se hai paura puoi anche tornare indietro – ribatté Artù che procedeva con lentezza fra il fitto fogliame. A quella risposta Merlino inarcò un sopracciglio ma non tornò indietro, augurandosi che il cinghiale non fosse poi tanto grosso. Tuttavia, dopo dieci minuti le speranze del ragazzo vennero deluse: videro l’animale a circa cinquanta metri di distanza ed era grande, molto grande. Il principe non si fece intimidire ed impugnò la sua lancia pronto a colpire; si chinò leggermente sulle ginocchia puntando all’addome. Dopo un attimo di concentrazione scagliò con forza l’arma.

- Artù! Attento! – il cinghiale aveva caricato il principe, poiché questo l’aveva mancato. Nella fretta di voltarsi, Artù scivolò sul fogliame del terreno; Merlino guidò con lo sguardo un pesante ramo contro l’animale che lo colpì alle zampe e lo fece rallentare, ma servì solo per fargli cambiare obiettivo e puntare sullo stesso Merlino. In quel momento il ragazzo sentì molte cose contemporaneamente: un suono di passi affrettati, il sibilo di un qualcosa nell’aria e il grugnito del cinghiale che si accasciò improvvisamente a terra con due frecce conficcate sotto la mandibola.

- Il collo è la parte più sensibile e il punto debole di questo tipo di animali. Perché vi siete ostinati a cacciarli se non ne eravate a conoscenza? – una voce di donna risuonò alle loro spalle. Merlino si voltò per ingraziare chi l’aveva salvato e si trovò di fronte una ragazza sui vent’anni, con una faretra sulle spalle e un arco in mano.

- Mi…mi hai salvato la vita! – balbettò lo stregone quando si rese conto di quanto graziosa fosse quella sconosciuta, che sorrise amichevole nonostante il rimprovero di poco prima. Nel frattempo Artù si era alzato da terra ed era accorso anche lui per ringraziarla.

- In ogni caso – disse – so come si caccia un cinghiale, l’ho solo mancato –

- Beh, “solo mancato” non credo sia abbastanza indicativo per ciò che stava per succedere– gli fece notare lei. Merlino si intromise.

- Ok, non c’è bisogno di tirarla per le lunghe. Artù, forse potremmo invitarla a venire con noi a Camelot per ringraziarla come si deve – propose speranzoso. Il principe sospirò ma per quella volta fu d’accordo con il suo servitore. Avevano fatto sedere la ragazza sul cavallo di Merlino, diretti al castello.

- Ad essere sincera, ero proprio diretta a Camelot quando vi ho sentiti – disse lei alle spalle del ragazzo. Senza attendere domande, continuò – sono molti anni che non vado a trovare mio padre – C’era un velo di nostalgia nella sua voce, perciò Merlino non volle chiederle altro e si limitò a sorriderle: avrebbe scoperto chi fosse suo padre arrivati in città.

- Come hai detto che ti chiami? – le chiese Artù, a cavallo alla loro sinistra.

- Non l’ho detto – sorrise evasiva.

Giunsero alla cittadella e Artù l’aiutò a scendere da cavallo. Tutti iniziarono a dirigersi all’interno del castello, ma la ragazza rimase immobile.

- Scusate, non mi sembra il caso di presentarmi addirittura a corte – mormorò lei, confusa.

- Permettimi almeno di offrirti una camera, no? – rimasero ad osservarsi per un attimo interminabile, finché un lampo di comprensione attraversò lo sguardo di lei.

- Artù! – il volto le si illuminò incredulo, mentre il ragazzo continuava a scrutarla non capendo quale fosse il problema. Merlino era accanto a loro e guardava dall’uno all’altro cercando di capirci qualcosa.

- Io...non ti avevo riconosciuto! Ed immagino neanche tu...sono Ginevra! – il giovane mago continuava a non capire ma, osservando il principe, rimase stupito dalla sua espressione: non l’aveva mai sorpreso senza parola di fronte a nessuno e adesso studiava la ragazza come se l’avesse vista per la prima volta. Come scoprì in seguito, i due si erano conosciuti da bambini, ma poi lei era partita senza spiegazioni e non se ne era più saputo nulla.

- Mio padre mi aveva consigliato di recarmi da un suo amico, Lysander, che mi ha insegnato ad usare le armi – spiegò lei la mattina dopo che le ebbero offerto una camera a palazzo. – Tuttavia, ho scoperto di preferire le frecce alla spada, come avrai notato – rise.

- Allora alla fine non mi hai voluto dare ascolto e ti sei ugualmente impuntata sulla storia del combattimento – Artù scendeva le scale all’esterno del castello insieme a lei.

- Se non l’avessi fatto a quest’ora né tu né Merlino sareste tornati indietro – lo zittì lei.

In quello stesso momento videro avanzare il ragazzo verso di loro con il fiatone.

- Scusate di nuovo per il ritardo, Gaius mi ha dato una consegna urgente da fare all’ultimo minuto – ansimò.

- Lavori per mio padre? – domandò Gwen sorpresa. Merlino alzò lo sguardo verso di lei e sgranò gli occhi.

- Gaius è vostro padre? Non mi ha mai detto di avere una figlia! –

Poco dopo erano già in casa sua ad osservare l’affettuoso abbraccio fra lei e il medico, che sembrava non credere ai propri occhi. Per tutta la giornata Merlino li lasciò da soli  a parlare mentre lui lavorava per Artù, mentre in testa gli ronzavano due domande: perché mai lei avesse deciso di tornare a Camelot proprio allora, e dove diavolo avrebbe dormito lui dopo il suo arrivo. Quella sera Gaius gli disse di non preoccuparsi dato che Ginevra aveva la sua stanza in cui Merlino non era mai entrato.

Dal canto suo, la ragazza si sentiva finalmente felice di essersi riunita a suo padre e al suo regno. Forse adesso sarebbe stata in grado di raggiungere l’obiettivo che si era posta tanti anni prima, ovvero servire e proteggere Camelot, l’unico modo in cui si sarebbe sentita finalmente utile. L’aver aiutato Artù e Merlino il giorno prima era già stata una bella soddisfazione, anche perché il principe stesso si era dimostrato riconoscente e alquanto sorpreso.

Chissà, forse adesso la sua vita lì sarebbe stata diversa, ma avrebbe dovuto iniziare a cercare un lavoro: non intendeva rimanere in casa a far nulla.

- Per ora mi potrei anche accontentare di un lavoro a palazzo, credo proprio che Artù non me lo negherà – si sedette sul letto, con il cuore che batteva a mille. Aveva notato soprattutto la sorpresa del principe nel vederla così cambiata, in meglio.


Annuncio già da ora che potrebbe passare un pochino di più dal prossimo capitolo...sono oberata di lavoro ù_ù Vabè, nessuno sentirà la mia mancanza xD Commenti graditissimi!!! =)

A presto!

Laura

  
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