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Autore: SakiJune    10/03/2010    1 recensioni
Quando anche il più giovane - e il più amato - dei suoi fratelli parte per Camelot, la piccola Clarissant di Orkney rimane sola con la madre Morgause e la cugina Morvydd. Nemmeno la sua fervida fantasia di bimba può però immaginare quali compromessi, inganni e dolori dovrà affrontare... Quale ruolo avrà nella sua vita colui che chiama nemico, il malinconico Sir Bedivere? E da chi deve guardarsi in realtà?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bedivere, Gawain
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Itonje reloaded'
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CAPITOLO UNO.

Dove incontriamo la nostra protagonista, ed ella incontra una persona sgradita che le ordina di tacere sul vero assassino di sua madre.




Clarissant di Orkney era solita classificare ogni persona che la circondasse con una specie diversa di volatile.
Quando era piccola, sua madre teneva nel parco alcune pavoncelle. Come resistessero a quel clima, era piuttosto insolito; comunque il divertimento più grande per lei e Gareth, in quei tempi spensierati, era rincorrerle fino alle soglie del bosco, o finché la cugina Morvydd non li richiamava a gran voce sguinzagliando i servi a recuperare i pennuti.
- Non date dispiaceri a vostra madre, non ne ha proprio bisogno - tagliava corto con lei, soffermandosi invece ad accarezzare i riccioli di Gareth. Tutti adoravano suo fratello.
Lui era lo scricciolo, pensava. Lei la ballerina gialla, con quello stupido vestito di lana che Morvydd le faceva sempre indossare. Morvydd era un'allodola che non sembrava sentire affatto la nostalgia di casa, nonostante il castello di re Uriens fosse tanto lontano. E sua madre era...

Era.

I tempi belli erano finiti, Gareth era partito per Camelot, come i suoi fratelli prima di lui

(Il falco, Gawain. Lo spioncello, Mordred. il pulcinella di mare, Gaheris. E il gabbiano, Agravain, con le sue strida di folle dispetto)

e la primavera successiva un cavaliere sconosciuto con lo stemma azzurro e bianco sul petto aveva cominciato le sue visite.

- Sssst - le dicevano quando si sentiva arrivare un cavallo, e la spedivano nella sua stanza.

Morvydd era strana, in quel periodo. Borbottava da sola e progettava di tornare a casa, perché "Tanto la signora è tale e quale alla mia". Voleva dire che Morgause e Morgana si somigliavano, ma Clarissant non capiva cosa ci fosse di male. E poi non era vero, zia Morgana era più bassa e più magra.
Un'uria che vola sulla superficie del mare e sa già su quale pesce tuffarsi.

Clarissant aveva smesso di salutare al mattino la Piccola Sconosciuta, l'isoletta che si ergeva verdissima di fronte al golfo. E non trovava più gusto a rincorrere le pavoncelle, sola com'era. Il cavaliere misterioso occupava tutta la sua fantasia; d'altronde non aveva molto a cui pensare, se non a come se la cavasse lo scricciolo Gareth "laggiù". Sotto le ali del falco Gawain, probabilmente.

Morvydd era rimasta a filare ininterrottamente per una settimana, cosa che faceva soltanto quando era inquieta, dopodiché Clarissant l'aveva vista consegnare una lettera ad un servo che era partito immediatamente per la terraferma. Non aveva dimenticato quell'episodio, e non si stupì quando, durante una delle visite del cavaliere azzurro, aveva udito un altro rumore di zoccoli al galoppo. Un altro stemma celeste, tra l'altro, aveva notato. Ma le due strisce bianche non erano dritte, bensì incrociate...

- Gaheris! - aveva gridato, correndo incontro al fratello. Era felice di rivederlo, c'erano così tante cose che doveva chiedergli... sul suo scricciolo, naturalmente, e sul pulcino di falco, Gingalain, che era nato l'anno prima.

Ma Gaheris era smontato da cavallo, armato, e non l'aveva degnata di uno sguardo, entrando dal portone con un viso così feroce che Clarissant ne tremò tutta. Lo scudiero, che aveva ben pochi anni più di lei, fu invece cordiale e rispose a tutte le sue domande: Gareth non lavorava più nelle cucine della reggia, era sopravvissuto alle angherie del terribile Sir Kay (una poiana, fu il verdetto della bambina) e il Re gli aveva già affidato un'importante missione, salvare una damigella al Castello Periglioso. Agravain e Mordred erano sempre imbronciati e cupi, e la moglie di Gawain attendeva un altro bambino. Era incredibile quante chiacchiere circolassero a Camelot, pensò. Ma l'espressione di Gaheris di poco prima le era rimasta impressa così vivamente che, esaurita la curiosità, aveva deciso di cercarlo in casa...
In quel momento il cavaliere misterioso era uscito dal portone correndo come se fosse inseguito da una belva. Indossava il mantello a rovescio ed era scalzo: nell'insieme le era parso divertente, ma sapeva pur fare due più due e aveva intuito che doveva aver avuto un qualche scontro con il pulcinella di mare.
Nell'ingresso non c'era nessuno, però.
E per quanto fosse ormai quasi abituata alla solitudine e alla tranquillità, c'era davvero troppo silenzio.
- Fratello? - aveva chiamato piano, affacciandosi ad uno dei cortili interni. Gaheris era lì. Era smagrito, nervoso, ed aveva sussultato quando si era accorto della sua presenza, ma senza voltarsi. Stava in piedi davanti alla fontana, e teneva la spada sotto il getto dell'acqua; i suoi vestiti erano macchiati di sangue.
- Siete ferito? - aveva avuto il tempo di chiedere, prima di udire le urla di sua cugina e di essere strattonata via dalla nutrice, raggiungendo il secondo piano e poi la sua stanza a grida e spintoni, perché ormai aveva capito che era accaduto qualcosa di tremendo e voleva sapere che cosa.

Dalle sbarre della finestra, quando ebbe smesso di piangere (e si era fatta ormai sera) intravide un drappello di cavalieri in arrivo, tra cui riconobbe Mordred e Agravain.
Il giardino era sporco di sangue e piume. Gaheris aveva sterminato le pavoncelle, decapitandole una ad una, e ricordava di essersi chiesta perché mai avesse lavato la spada prima di compiere una simile strage.

Il mattino dopo si era svegliata stordita e più stanca che mai. Non ricordava di essersi messa a letto, ma qualcuno doveva avercela portata.
Aveva anche fame.
Provò ad aprire la porta e ci riuscì. Sentì delle voci, alcune conosciute, altre mai udite prima. Non aveva finito di scendere le scale quando un uomo era sbucato dal salone e aveva alzato gli occhi a guardarla.
- Torna di sopra, bambina - le aveva detto, brusco.
Era alto, più alto di qualsiasi uomo delle isole, e vecchio almeno quanto Gawain. Se fosse bello o brutto, questo non lo sapeva dire; aveva corti capelli rossicci, la barbetta a punta e occhi penetranti. Portava abiti di colori vivaci e il suo stemma era rosso, ma il suo viso era triste e tirato.
- Non sono una bambina, signore, sono Clarissant di Orkney, e vi trovate nel mio castello - rispose con aria altezzosa, imitando sua madre, consapevolmente o no.
L'uomo aveva accennato ad un inchino, non tanto di rispetto quanto di pietà:
- Sir Bedivere, cavaliere della Tavola Rotonda e duca di Neustria, per servirvi.
Con sorpresa notò che non aveva la mano sinistra.
- Non ve l'ha tagliata mio fratello Gaheris, quella, spero.
- Ques... oh! - Il duca sembrava turbato dall'innocente franchezza di Clarissant. Gli era venuto in mente che la bambina potesse aver visto qualcosa: in realtà aveva creduto a ben poco di ciò che Gaheris aveva raccontato la sera prima. - Certo che no. Avrete forse sentito parlare della battaglia di Mont-Saint-Michel... ma ditemi, perché avrebbe dovuto?
Clarissant lo condusse in giardino e gli mostrò i cadaveri delle pavoncelle irrigiditi al sole del mattino, freddo ma abbagliante.
- Ma sapete, la sua spada era già sporca. Prima.
Il duca socchiuse gli occhi e annuì. Si aspettava una cosa del genere, per quanto non gli facesse piacere che i suoi dubbi diventassero certezze in modo così brusco.
- Non ditelo a nessuno. Qualsiasi cosa vi chiedano, non raccontatelo a nessuno, o questo castello crollerà nell'oblio del disonore, peggio di quanto lo sia già.
Clarissant parve studiare le mura solide del maniero, che contraddicevano qualsiasi nera profezia. Ma ciò che restava della sua famiglia non era là, in quel momento.
- Potrebbero fare del male a Gareth?
Lui alzò un sopracciglio, come se avesse avuto un'intuizione, e capì che era necessario mentire. - Potrebbero. - Ma fu con lingua sincera che continuò, rinfrancandosi nell'affermare una candida verità: - E sarebbe un peccato, perché è il ragazzo più gentile e buono d'animo che abbia mai varcato la soglia di Camelot.

Rabbia le salì dallo stomaco, sebbene non sapesse a chi fosse diretta: se al cavaliere scalzo, a Gaheris o all'uomo che le stava davanti. Perché nessuno le aveva mai parlato con tanta gravità. Era il volto dell'impotenza, quello del duca di Neustria, il volto della morte. La sua fantasia di bambina delle isole decretò: era un corvo fatto e finito.
Ma la ballerina gialla aveva paura, paura per il suo scricciolo.
Così si tenne dentro un segreto che quasi non conosceva, e che più tardi volle far finta di non conoscere.

   
 
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