Tre
mesi prima
La
campanella della scuola vibrò i suoi soliti rintocchi mattutini. Gli ultimi
studenti si affrettarono verso le classi prima che entrassero i professori per
cominciare la lezione. Si udì un boato nel corridoio e tutti si voltarono verso
le scale dove un ammasso di capelli rossi si stava rialzando con il naso
dolorante.
«Ichigo,
non ci sono parole per definire quanto tu sia maldestra.» Nel corridoio
rimbombarono decine di risate che accompagnarono la ragazza fino alla propria
classe.
«Belle
amiche che mi ritrovo!» Quando scaraventò i quaderni sul tavolo, Ichigo, era
ancora rossa in viso per la vergogna. Tutti gli alunni già si trovavano ai
propri posti, eccetto la capoclasse e la professoressa. Dopo qualche minuto
suonò la campanella che sanciva l’inizio ufficiale delle lezioni ma la cattedra
della professoressa continuava a restare deserta.
Dopo
quasi dieci minuti di ritardo finalmente entrò in classe, seguita dalla
capoclasse, la professoressa. Aveva il volto bianco e prendendo posto dietro la
cattedra fece cadere a terra una serie di matite, la capoclasse le raccolse e
rimase in piedi accanto alla cattedra, immobile ed in silenzio. Teneva la
divisa stranamente in ordine, era conosciuta per essere una capoclasse al quanto
ribelle e testarda, una che non si poneva problemi a tenere i capelli sciolti e
il trucco al viso.
«In
piedi!» All’ordine della capoclasse tutti gli studenti si alzarono e si misero
sull’attenti. «Saluto.» Ci fu l’inchino di rispetto verso la professoressa e
l’unanime “Buongiorno!”
Tutti
attesero il “Seduti!” della capoclasse ma questo non arrivò.
«Oggi.»
Cominciò la capoclasse e la professoressa si sedete alla cattedra. «Esattamente
alle sette e quarantacinque la campana dell’istituto suonerà i rintocchi d’onore.»
Nella
classe si diffuse il mormorio, i rintocchi d’onore venivano suonati solo in
occasione dei diplomi.
«Per
favore.» Tornò il silenzio. «Ieri sera è successo un fatto sia triste che, come
dire, onorevole. Uno studente di questo istituto ha perso la vita in un
incidente stradale.»
L’intera
classe trattenne il fiato.
«Ha
perso la vita per salvare quella di un gatto ferito che stava per essere
investito.» Un cuore si fermò. «L’alunno si chiama Masaya
Aoyama…»
Ci
fu un sospiro di sconforto generale e tutti gli sguardi si catapultarono su
Ichigo.
«Hai
il permesso di uscire.» Furono le uniche parole che pronunciò la professoressa.
Ichigo raccolse la propria cartella e, dopo aver fatto l’inchino sull’uscio,
uscì dalla classe.
Corse
per il corridoio ed aprì la porta della classe di Aoyama. Il banco era vuoto e
circondato da compagni di classe con le lacrime al viso. Sbatté la porta
scorrevole e ricominciò a correre per la scuola. Si diresse alla palestra nella
speranza di trovarlo negli spogliatoi, intento a indossare l’armatura da kendo.
Lo
spogliatoio maschile era deserto.
Ichigo
cadde in ginocchio, aveva corso per tutto l’edificio e quando vide lo
spogliatoio vuoto, le gambe cominciarono a tremare fino a collassare. Il cuore
decise anche lui di morire e per qualche secondo si fermò, restò zitto mentre
Ichigo attendeva una qualsiasi parola pronunciata da quelle labbra e con quella
voce calda.
Non
arrivò nessuna voce. La campana della scuola cominciò a suonare i rintocchi
d’onore.
In
quello stesso istante tutto il resto del corpo di Ichigo cominciò a tremare; si
accasciò in terra come un feto e cominciò a piangere. Si sentiva come se gli
avessero appena amputato una gamba senza anestesia, provava dolore fisico, in
ogni parte del corpo. Strinse la collana con il campanellino che gli era stata
regalata dallo stesso Aoyama.
Dagli
altoparlanti dell’istituto si udì la voce del preside: «A tutti gli studenti,
le lezioni della giornata di oggi sono sospese per lutto, vi invito tutti a
rispettare qualche minuto di silenzio, in ricordo di uno dei nostri studenti
modello che ora non è più tra i banchi insieme a noi: Masaya
Aoyama.»
Iniziò
il silenzio degli studenti. Ichigo non ce la fece. Il dolore era insopportabile
e gridò così forte che l’urlo, amplificato dal vuoto della palestra, venne
percepito da tutti gli studenti dell’istituto.
Quando
i polmoni terminarono l’aria Ichigo era stordita, non aveva ma gridato così
forte in vita sua. Vide la vista appannarsi e poi niente.