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Autore: Rainsoul    10/03/2010    7 recensioni
Cos'è sfuggito ad Harry la notte in cui l'Ordine della Fenice ha fatto irruzione in casa dei Dursley per andarlo a prendere? Quanti sottintesi, frecciatine, bisbigli segreti? Ecco una versione riveduta e "integrata" dei capitoli 3, 4 e 5 dell'Ordine della Fenice... con finale a sorpresa!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avanguardia

BEHIND


In Privet Drive un gruppo di maghi e streghe aspettava in silenzio dietro ai cespugli da alcuni minuti, nascosto alla vista dei Babbani che si trovavano da quelle parti. Avevano volato Disillusi fino all’abitazione dei Dursley appostandosi nel giardino lì di fronte; non appena gli zii di Harry erano partiti in macchina uno di loro aveva fatto scattare la serratura, ed erano penetrati senza far rumore. Adesso erano tutti in attesa, nella casa dei Dursley immersa nel buio. Avanzarono fino nell’ingresso, che era stato tirato a lucido.
Una ragazza dai capelli violacei, passando un dito sulla superficie dei ripiani, commentò:
-Gente, che fanatismo qui dentro! Potremmo perfino mangiarci, su questo pavimento...-

Mentre parlava allargò le braccia, andando a colpire un pacchianissimo piatto decorativo che si trovava in equilibrio su un espositore, mandandolo in frantumi. Immediatamente, Malocchio cominciò a lanciare improperi al suo indirizzo, mentre la ragazza, rossa d’imbarazzo, tentava di riparare al disastro. Intento com’era a soffocare le risate, Remus non si accorse subito che il baccano aveva attirato Harry Potter, il quale in quel momento stazionava in cima alle scale, in guardia, rifiutando di abbassare la bacchetta.

-È tutto a posto, Harry. Siamo venuti per portarti via.- gli disse quando si fu ripreso, per tranquillizzarlo.
-Professor Lupin… È lei?-
-Perché stiamo tutti al buio?- domandò Tonks. -
Lumos-.
La punta della sua bacchetta si accese, illuminando l'ingresso di luce magica. Una serie di visi curiosi si girarono ad osservare il ragazzo, e dopo un veloce controllo sulla sua vera identità, si spostarono tutti in cucina. Nella casa si diffuse un chiacchiericcio confuso, e solo dopo diversi minuti e una serie di discorsi sulla perdita di parti anatomiche poco usuali, Lupin riuscì ad ottenere abbastanza calma per presentare Alastor ad Harry. Il ragazzo fece una faccia stranita.
L’ex-professore si voltò, e sorrise alla ragazza dai capelli viola.
-E questa è Ninfadora…- disse lentamente.
-Non chiamarmi Ninfadora, Remus. Io sono Tonks-
-Ninfadora Tonks, che preferisce essere nota solo con il cognome.- concluse, con un’inflessione di derisione quasi impercettibile nella voce.
-Lo preferiresti anche tu, se quella sciocca di tua madre ti avesse chiamato
Ninfadora- borbottò Tonks, risentita.

Remus trattenne a stento un sorriso. Tentò di mantenere un’espressione credibilmente seria, mentre presentava gli altri membri dell’Ordine che erano parte della scorta. Il ragazzo sembrava piuttosto spaesato, con gli occhi di tutti puntati addosso.

-Un numero sorprendente di persone si è offerto volontario per venire a prenderti- disse Lupin, gli angoli della bocca incurvati appena.

Harry abbozzò un sorriso tirato.
Mentre Malocchio attaccava un discorsetto sull’importanza di avere un’avanguardia numerosa e ben fornita, Tonks assestò una gomitata al Licantropo.
-Idiota.- gli sibilò in un orecchio.
Il mago finse di guardare l’orologio.
-Sul serio, la pagherai Remus.-

Lui fissò la finestra, e disse ad alta voce che mancava ancora un quarto d’ora, suppergiù. Tonks prese mentalmente nota che gli doveva una linguaccia, poi si guardò intorno esaminando l’ambiente circostante.

-Sono molto puliti, vero, questi Babbani?- domandò. -Il mio papà è Babbano di nascita ed è un gran disordinato. Immagino che ce ne siano di tutti i tipi, come i maghi...-
-Ehm... sì- rispose Harry. Poi si rivolse a Lupin. -Senta, che cosa sta succedendo? Non ho avuto notizie da nessuno... E Voi...-
Un mormorio di disapprovazione si levò dalla folla di maghi e streghe, e Moody ricominciò a blaterare di posti poco sicuri e vigilanza constante, interrompendolo bruscamente.

-Ninfadora è nome molto carino, Tonks- le sussurrò Remus, con il suo timbro rauco.
-Vuoi morire?- sibilò lei a bassa voce per tutta risposta. - Perché ti comporti proprio come se volessi farti ammazzare seduta stante, e… Oh, Malocchio, lo sai che è disgustoso, sì?- disse arricciando il naso all’indirizzo di Moody, il quale stava dando una sciacquata al suo occhio magico, che a quanto pareva non voleva più saperne di funzionare in maniera decente da quando Barthy Crouch Jr l’aveva indossato al suo posto.
Dopo aver spiegato ad Harry quale fosse il piano, Tonks lo accompagnò a preparare il baule, mentre Lupin si accingeva a scrivere una lettera da lasciare ai Dursley per informarli dei motivi dell’assenza del ragazzo.

Cara Tonks,”, attaccò. Aggrottando le sopracciglia, osservò pensieroso le due parole che brillavano d’inchiostro ancora fresco. Si grattò una tempia, appallottolò la pergamena, e la fece Evanescere.

Gentili Signori Dursley,” tentò ancora.
Molto meglio.
Proseguì speditamente, la calligrafia perfettamente chiara e ordinata che tracciava con sicurezza le righe color seppia.
Una decina di minuti dopo stava finendo sigillare la missiva, quando sentì le scale scricchiolare sotto i passi di Harry e Tonks. Non potè evitare di alzare lo sguardo verso di loro. I capelli della ragazza non era più viola e spinosi, notò, ma lunghi e rosa cicca.
-Ottimo.- fece -
Abbiamo circa un minuto, credo. Probabilmente dovremmo uscire in giardino in modo da stare pronti. Harry, ho lasciato una lettera ai tuoi zii per dir loro di non preoccuparsi...-
-Non succederà- disse Harry.
-...che sei al sicuro...-
-Li deprimerà saperlo.-
-...e che li rivedrai la prossima estate-.
-Devo proprio?-
Lupin sorrise, ma non rispose.

Mentre Malocchio Disilludeva il ragazzo, il Licantropo seguì all’esterno Tonks, che trasportava per aria il grosso baule, facendolo fluttuare pericolosamente da un lato e dall’altro.

-Serve aiuto?- si offrì, mentre lei lo legava ad un’imbracatura, assieme alla gabbia di Edwige.
-Non te la caverai così a buon mercato, mio caro.- rispose lei, assicurando la civetta.
-Non era mia intenzione.- sorrise.

Tonks sfoderò la linguaccia che si era ripromessa, e strinse più saldamente una cinghia di cuoio.
-Hai cambiato i capelli.- osservò l’uomo.
-Il viola non è esattamente il mio colore.- mormorò la strega, concentrata.

Una serie di scintille colorate lampeggiarono in aria, e Lupin ordinò a tutti di stare pronti.
Un minuto dopo, erano sulle scope.

Il viaggio fu lungo e poco confortevole, ma dopo aver sopportato un freddo tremendo, un numero interminabile di virate e cambi di rotta, nonché qualche imprecazione di Ninfadora all’indirizzo di Moody, atterrarono nel cortile di Grimmauld Place accompagnati da tonfi leggeri.
Remus si avvicinò alla giovane Auror, per darle un mano a liberare i bagagli di Harry dalla scopa.
-Mi piacciono.- mormorò a mezza voce, lo sguardo concentrato sulle briglie.
-Cosa…?- fece Tonks, distratta da un nodo particolarmente stretto che non voleva saperne di essere sciolto.
-I tuoi capelli. Mi piacciono, così.-

Con un gesto deciso slegò l’ultimo laccio, e prese un’estremità del baule.
-Andiamo?- domandò con un cenno gentile del capo, e la ragazza annuì sollevando l’altra.
Mentre prendeva la gabbia della civetta, si domandò perché tutto d’un tratto le fosse venuto l’impellente bisogno di sorridere. Davanti a loro, Harry e Moody avanzavano verso il numero 12, mentre il resto del gruppo era disposto in cerchio ad affiancarli.

-Perché diavolo non usano le bacchette…?- chiese a bassa voce Sturgis Podmore a Hestia Jones, indicando il mago e la strega. Hestia lo zittì con un sibilo e un’occhiataccia.
Dal canto suo, Tonks arrossì leggermente e si domandò se Lupin avesse sentito le parole di Sturgis. Se anche era così, lui non diede segno di averci fatto caso.

Da sopra al baule, Tonks si lanciò una cauta occhiata. L’uomo, che la stava osservando, le sorrise debolmente.
-Che vuoi, Remus?- sibilò.
Lupin sospirò, indossando l’espressione che in segreto Tonks aveva ribattezzato “Cucciolo Sconsolato”.
-Mi spiace.- disse.
La strega alzò gli occhi al cielo.
-Perdonato?- chiese piano, in modo che potessero sentirlo solo loro due.

Gli occhi ambrati scintillavano nell’oscurità della sera.
Pur non volendo, alla ragazza sfuggì un sorriso.
-Che mi dai, in cambio?- disse Tonks, ancora indecisa se credere o meno al pentimento dell’uomo.
-Mmh.- fece lui, sollevando un sopracciglio.- Temo di avere solo tre zellini, in tasca.-
-Ci avrei giurato…- commentò la ragazza.
L’uomo ridacchiò, abbandonando momentaneamente il baule. Poi si rivolse ad Harry, che osservava con un’espressione confusa i numeri civici dei palazzi, cercando invano il 12.
-Pensa a ciò che hai appena mandato a mente- gli disse piano.
Mentre il ragazzo si concentrava, fece qualche passo estraendo la bacchetta e disattivò le protezioni con un colpetto silenzioso.

-Entra in fretta, Harry- sussurrò, -ma non andare troppo in là e non toccare niente. -
Un istante di pausa, poi occhieggiò Tonks, e con voce appena udibile aggiunse:
-Benché immagino lui non abbia alcun annoso problema riguardante un certo portaombrelli…-

La strega digrignò i denti con ostilità.
-Idiota. Doppio, triplo,
quadruplo idiota.- ringhiò, colpendo con un fianco il pesante baule e, tramite quello, Remus. Lupin incassò la botta con una risatina. -Ti sei giocato il perdono, lo sai?-
-E-ehm!- si schiarì la voce Podmore, il quale aspettava dietro di loro che oltrepassassero l’ingresso.
-Un po’ di pazienza, Sturgis! Non siamo mica bestie da soma!- protestò Tonks, accennando con un gesto al carico che trasportavano.
-Se solo avessero usato le bacchette…- fece il mago biondo a mezza voce, guadagnandosi una nuova occhiataccia da parte di Hestia.


§§§§§

La riunione, la cena ed il dopocena si erano rivelati più movimentati del previsto, e non soltanto a causa di un paio di incidenti con i piatti e il portaombrelli a zampa di troll, ma anche perché avevano dovuto spiegare ad Harry e ai ragazzi Weasley buona parte di quello che stava accadendo. Quando, accompagnati da un sordo borbottio di protesta, i ragazzi erano stati accompagnati a letto da Molly, rimasero soltanto Sirius, Tonks e Remus nella vecchia cucina.
Black, ancora nervoso per la discussione avuta con la signora Weasley, grugnì qualcosa riguardo al dare la buonanotte a Fierobecco e sparì di sopra.
L’Auror guardò il Licantropo seduto accanto a lei, che sorrise gentilmente.
La ragazza scostò la testa, fingendo disprezzo, e si alzò.
-Ti ho fatta molto arrabbiare, non è così?- chiese ridendo il mago.
-Sei un crudele manipolatore, Lupin.- replicò lei. -Dovresti essere tenuto ad indossare un cartello bene in vista, con la scritta “Attenzione, mordo.”-

La mascella dell’uomo si contrasse istantaneamente in una smorfia di dolore mal represso.
-Credo che Madame Umbridge abbia avanzato una proposta simile al Winzegamot, un paio di settimane fa...- mormorò, alzandosi dalla sedia con aria sofferente.

Non appena Tonks ebbe realizzato il significato delle proprie parole, e si sentì sprofondare.
-N-non… intendevo… Tu lo sai che io non…- balbettò.
Un brivido fastidioso le confermò che il sangue doveva aver abbandonato le sue già pallide guance.

-Tonks…-
Lupin aveva le sopracciglia aggrottate, le labbra ridotte ad una fessura, il volto teso, come stesse tentando di controllare i muscoli del viso con tutte le energie che aveva in corpo.
Lei deglutì.

Oh, merda…
-Tonks…- ripeté, la voce che gli tremava appena.

Lentamente alzò lo sguardo in direzione di lei, e per alcuni secondi restò a fissarla in silenzio, mentre un rivolo di sudore ghiacciato scivolava lungo la schiena della giovane Auror, incapace di reagire.

Oddio, non starà per… Oh ti prego, ti prego, non piangere! Maledizione, non puoi piangere, no, no, no…”

Ma, inesorabile come la morte, la fronte dell’uomo si stava increspando, gli angoli della bocca abbassando, le sopracciglia incurvando e avvicinandosi l’una all’altra, attimo dopo attimo.
-Remus, io…-
-Tu, tu non sai…- iniziò Remus, la voce sul punto di spezzarsi -
Tu… non sai… non sai proprio un emerito acci… AH AH AH AH AH!-
L’uomo era scoppiato in una fragorosa risata, e si teneva la pancia, piegato in due, senza riuscire a calmarsi.

-Ah ah ah… Merlino, non ce la faccio più…!-

Tonks, a bocca aperta, cacciò un versetto strozzato.
-Che razza di…
bastardo!-

Quell’uomo continuava a ridere come un pazzo, letteralmente con le lacrime agli occhi – ma per i motivi sbagliati - mentre lei si crogiolava nel più nero senso di colpa.
-Non posso crederci. E io che me ne stavo lì tutta contrita a sentirmi una schifezza!-
-M-mi… d-dispiace davvero, ma…- La frase fu interrotta da un nuovo, incontrollabile attacco di risa.
-Oh certo, davvero da sbellicarsi.- grugnì la ragazza.
-Scusa, mi calmo… mi calmo…- scosse la testa lui, ricambiando con aria colpevole il suo sguardo accusatorio.
Asciugatosi le lacrime col bordo consunto della manica, Remus prese un grosso respiro.
-Merlino, Tonks. Avresti dovuto vedere la tua faccia.-

La ragazza sbuffò rumorosamente, cercando di esprimere nell’atto tutto il risentimento di cui era capace.
-Molto bene. Molto bene, Lupin. Questa si aggiunge alla lunga serie di ragioni per cui dovrò fartela pagare.-

Remus sorrise calorosamente.
-Hai ragione. Ti ho davvero tormentata questa sera, eh?-
Tonks si limitò a rispondere incrociando le braccia, mantenendo quello che le pareva un cipiglio ragionevolmente offeso.

-È che mi diverte troppo, farti infuriare.- disse lui.
-Me ne sono accorta!- rispose, voltando la testa di scatto per fulminarlo con lo sguardo.

Nell’atto, un ciuffo di capelli rosa le ricadde sugli occhi. Istintivamente Remus glielo scostò dal viso con un movimento fluido della mano. Per un attimo rimase bloccato, come prendendo coscienza del proprio gesto. Poi si ritrasse, lentamente, con un’espressione di lieve sorpresa che gli aleggiava sul volto. Tonks deglutì, e fece vagare lo sguardo in direzione delle proprie scarpe, cercando di concentrarsi sulle svariate sfumature della gomma bianca, finché non sentì la mano del mago prendere delicatamente la sua. Sussultò al contatto.
Tre monetine color rame caddero, una dopo l’altra, nel suo palmo rosato.

Stupefatta alzò gli occhi su di lui, e vide che sorrideva.
-Per riparare alla mia scortesia.-

Tonks trattenne a stento un sorriso divertito.
Quell’uomo era… Era.
-Non crederai davvero che questi possano bastare.- disse, stringendo i tre zellini.

Lui inarcò un sopracciglio.
-È tutto ciò che possiedo in questo momento, a meno di non escludere i vestiti. E, in tutta sincerità, preferirei farlo.-

Tonks soffocò l’impulso di ridere.
-Mi dispiace per te, ma ci vuole ben altro per comprare la mia pietà.- asserì.
Il mago le lanciò un’occhiata indecifrabile.
-Mh. Ok, dimmi il tuo prezzo, allora.-
Lei arricciò il naso.
-Sono senza prezzo… dovresti saperlo, Remus Lupin.- disse.

Lui sorrise con un angolo della bocca.
-Questo è vero.- Si grattò una tempia. -Temo non ci sia soluzione, a questo punto. Sarò destinato a rifuggirti insieme agli altri creditori.-
-Davvero rifuggi i creditori?- indagò la strega.
-Naturalmente. È il motivo per il quale mi nascondo in questa vecchia dimora polverosa in compagnia di un cane pazzo e di un’orda di Doxy, no?- rispose, scatenando in Tonks una risatina divertita, alla quale si unì la sua, più rauca.
Le loro voci risuonarono per un po’, fino a spegnersi nell’eco della stanza.

-Seriamente, Remus- riprese lei -non puoi cavartela così. Non dopo questo.-
-Sarei ben felice di pagare il debito d’onore che ho nei tuoi confronti, se hai qualche idea al riguardo. Solo, per favore, niente che implichi me e Severus nudi davanti alla McGranitt…-

La strega spalancò la bocca.
-Scherzi?-
-Tuo cugino non scherzava affatto quando decretò questa come “missione del giorno”, purtroppo per il sottoscritto.-
-Mio dio…-mormorò Tonks, deglutendo. -Non può averlo davvero… Voglio dire, non
realmente…-
Un’espressione enigmatica si dipinse sul volto dell’uomo.
-Vedi, c’era qualcosa che James Potter ripeteva spesso, a proposito di Padfoot.-
La ragazza lo invitò a continuare, inclinando la testa rosa in atto di domanda; lui si schiarì la voce un paio di volte e poi, con tono solenne, proclamò:
- “Sirius di nome,
serious di fatto.”-
Tonks boccheggiò.
-Per la barba di Merlino! Quell’uomo è completamente fuori di testa!-
-Come l’intero corpo docente di Hogwarts concorda fin dal memorabile secondo giorno di settembre del 1971, in effetti.- annuì Lupin.
Tonks fece una smorfia disgustata. Non riusciva a credere che quel pazzo di suo cugino avesse proposto a qualcuno una tale insulsa, malata, completamente idiota
missione. Scosse il capo: i Black avevano qualche gene fuori posto, su questo non c’erano dubbi.
-Come ti sei cavato d’impiccio? Insomma, so quanto possa diventare insistente Sirius quando si fissa con un’idea, e non dev’essere stato facile convincerlo a rinunciare al suo piano.-
L’uomo non rispose, limitandosi a lanciarle un’occhiata fra il colpevole e il divertito.
-No, tu non l’hai assecondato… Non è possibile, semplicemente mi rifiuto di crederlo!-
-
Cosa?!- esclamò lei, sotto choc. Gli occhi di lui balenavano senza pace lungo le venature del parquet scuro, e alla ragazza parve di scorgere un leggero rossore sulle sue guance pallide.
- Morgana, per quale motivo al mondo hai accettato un simile…-
-Umiliante sfoggio di parti anatomiche?- concluse lui, ridacchiando nervosamente, e alzando lo sguardo verso di lei.
-Midollo spinale pari a zero, immagino. Ma che resti fra noi. La versione ufficiale è “per la gloria dei Malandrini”.-
-Per quanto mi sforzi di vedere la cosa dal tuo punto di vista, non riesco a trovare niente che assomigli nemmeno lontanamente alla
gloria, Remus.-
Il mago sorrise.
-Siamo in due, allora.-
L’Auror ridacchiò.
-Prometto di non chiederti nulla di simile, professore.-
-Ne sono sollevato, madamigella Tonks- fece pomposamente Remus -Ad ogni modo, il nostro problema resta. Sono irrimediabilmente in debito con te.-

Tonks tacque per alcuni secondi.
Poi, senza capire cosa la spingesse a farlo, la ragazza aprì la bocca e parlò.
-Forse…- fece, esitante.
L’uomo le lanciò un’occhiata interrogativa.
Tonks deglutì.
-Forsepotrestidarmiunbacio.- disse tutto in una volta.
-Cosa?- scrollò la testa lui, confuso. -Perdonami, ma non credo di aver capito.-
-Un bacio.- ripeté lei, senza osare guardarlo negli occhi.- Magari mi accontento di un bacio.-

Remus trattenne il respiro, sorpreso.
Esitò un secondo, poi mormorò:
-Ma certo, un bacio…-

Una mano in avanti, avvicinò piano il viso a quello di lei e, poggiando le labbra ruvide sulla sua guancia, la baciò con delicatezza. La strega chiuse involontariamente gli occhi, al contatto.
Scoprì di aver sempre avuto voglia di scoprire la sensazione che provocava, le sue labbra sul suo viso, il suo respiro sulla propria pelle, il tocco morbido dei suoi polpastrelli a sfiorarle uno zigomo per pochi secondi – appena qualcuno più del dovuto, forse.
Rimasero alcuni istanti in silenzio nella penombra dell’ingresso, poi:
-Be’, immagino che siamo pari adesso.- disse Tonks.
I suoi capelli dovevano essere di un rosa più acceso del solito, ma sperava che l’oscurità ne avesse mascherato il cambiamento. 

Remus sorrise.
-Lo sai, questo dev’essere il miglior prezzo che sia mai riuscito a spuntare per qualcosa, Tonks.- mormorò a bassa voce, come distratto.
-Forse dovrei ritrattare.- commentò lei con una smorfia.
-Sarebbe davvero poco onesto.-
Tonks arricciò la bocca contrariata, poi cacciò un sospiro rassegnato.
-Ho come la sensazione di essermi fatta fregare in qualche modo, ma… lasciamo perdere.-
Il Licantropo sorrise compiaciuto.
-Posso dire con sicurezza che è un piacere, fare affari con te.-
-Già, be’, non posso dire lo stesso.-
Lupin la guardò.
-Remus?- fece lei.
Il mago aggrottò le sopracciglia in domanda.
-Quanto ci vorrà, perché tu riprenda a tormentarmi come sempre?- domandò.
Gli occhi dell’uomo ebbero un guizzo divertito.
-Molto poco, ho paura.- rispose.
-Lo immaginavo…- disse piano la ragazza.
Lupin strinse le labbra.
-Be’, buonanotte allora. -
Fece per andarsene, quando la strega parlò ancora.
-Remus…?- chiamò piano.
Remus si voltò. Tonks strinse gli occhi per un secondo, prese un grosso respiro, e mormorò velocemente:
-Per mettermi in pari.-

Si avvicinò a Lupin, si allungò verso di lui e lo baciò piano, in punta di piedi, le mani appoggiate sulle sue spalle. Sentì le proprie labbra farsi di gelatina, così come le gambe, le braccia ed il cervello, e il suo cuore batteva talmente forte che temette che anche lui potesse sentirlo. Quando rispose al bacio, sussultò. Dapprima avvertì le labbra di Remus muoversi lente, con cautela; poi divennero meno incerte, più morbide, e cercarono le sue con maggiore sicurezza. Le mani del mago si spostarono lentamente verso i suoi fianchi, dove si strinsero sopra il bordo della maglietta, arricciandolo un po’. Al tocco delle sue dita contro la striscia di pelle nuda, Tonks rabbrividì, accostandosi a lui ancor più. Lentamente si staccarono l’una dall’altro, e ripresero fiato. Lui teneva ancora le mani sulla sua vita, lei non le aveva ancora spostate dalle sue spalle.
-Forse dovremmo andare a dormire.- disse Lupin, dopo qualche minuto in silenzio.
-Forse.- fece Tonks, sorridendo.
Si lasciarono andare, un po’ impacciati.
- Buona…-
-…Notte.- dissero.

Insieme sorrisero, e si incamminarono verso le scale.
-Ne sei consapevole, non è vero?- buttò lì l’uomo, con casualità.

Tonks si bloccò.
-Di cosa?- chiese, interdetta.

Il mago sorrise.
-Del fatto che non potrò più lasciarti in pace, dopo questo.- disse, indicando con un gesto generico loro due. - Voglio dire, è piuttosto conveniente.-

Tonks sentì lo stomaco in subbuglio, e dovette mandar giù un groppo rimastole in gola, prima di poter parlare.
-Se devo essere sincera- disse, schiarendosi la voce, -non sono sicura che mi dispiaccia del tutto, in fin dei conti.-

Lupin inarcò un sopracciglio.
-Lascerai che ti chiami Ninfadora, quindi?-

La ragazza gli mollò un doloroso pugno sul petto, e l’uomo ridacchiò, massaggiandosi la parte colpita.
Continuando a salire le scale, Tonks gli rivolse un grosso sorriso.

-Nemmeno fra un milione di anni, Remus J. Lupin.-



Fine

COMMENTO DELL'AUTRICE:

Oh, da quanto tempo... giusto un annetto, già. Non scrivo più molto, ma oggi è il compleanno di Remus e in qualche modo dovevo pur festeggiare... Auriri lupastro!

Rainsoul

  
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