BEHIND
In
Privet Drive un gruppo di maghi e streghe aspettava in silenzio
dietro ai cespugli da alcuni minuti, nascosto alla vista dei
Babbani che si trovavano da quelle parti. Avevano
volato Disillusi fino all’abitazione dei Dursley appostandosi nel
giardino lì di fronte; non appena gli zii di Harry erano partiti in
macchina uno di loro aveva fatto scattare la serratura, ed erano
penetrati senza far rumore. Adesso erano tutti in attesa, nella casa dei Dursley immersa nel buio. Avanzarono fino nell’ingresso,
che era stato tirato a lucido.
Una ragazza dai capelli violacei,
passando un dito sulla superficie dei ripiani, commentò:
-Gente,
che fanatismo qui dentro! Potremmo perfino mangiarci, su questo
pavimento...-
Mentre
parlava allargò le braccia, andando a colpire un pacchianissimo
piatto decorativo che si trovava in equilibrio su un espositore,
mandandolo in frantumi. Immediatamente,
Malocchio cominciò a lanciare improperi al suo indirizzo, mentre la
ragazza, rossa d’imbarazzo, tentava di riparare al disastro. Intento
com’era a soffocare le risate, Remus non si accorse subito che il
baccano aveva attirato Harry Potter, il quale in quel momento
stazionava in cima alle scale, in guardia, rifiutando di abbassare la
bacchetta.
-È
tutto a posto, Harry. Siamo venuti per portarti via.- gli disse
quando si fu ripreso, per tranquillizzarlo.
-Professor
Lupin… È lei?-
-Perché
stiamo tutti al buio?- domandò Tonks. -Lumos-.
La
punta della sua bacchetta si accese, illuminando l'ingresso di luce
magica. Una
serie di visi curiosi si girarono ad osservare il ragazzo, e dopo un
veloce controllo sulla sua vera identità, si spostarono tutti in
cucina. Nella
casa si diffuse un chiacchiericcio confuso, e solo dopo diversi
minuti e una serie di discorsi sulla perdita di parti anatomiche poco
usuali, Lupin riuscì ad ottenere abbastanza calma per presentare
Alastor ad Harry. Il ragazzo fece una faccia stranita.
L’ex-professore
si voltò, e sorrise alla ragazza dai capelli viola.
-E
questa è Ninfadora…- disse lentamente.
-Non
chiamarmi Ninfadora, Remus. Io sono Tonks-
-Ninfadora
Tonks, che preferisce essere nota solo con il cognome.- concluse, con
un’inflessione di derisione quasi impercettibile nella voce.
-Lo
preferiresti anche tu, se quella sciocca di tua madre ti avesse
chiamato Ninfadora-
borbottò Tonks, risentita.
Remus trattenne a stento un sorriso. Tentò di mantenere un’espressione credibilmente seria, mentre presentava gli altri membri dell’Ordine che erano parte della scorta. Il ragazzo sembrava piuttosto spaesato, con gli occhi di tutti puntati addosso.
-Un numero sorprendente di persone si è offerto volontario per venire a prenderti- disse Lupin, gli angoli della bocca incurvati appena.
Harry
abbozzò un sorriso tirato.
Mentre
Malocchio attaccava un discorsetto sull’importanza di avere
un’avanguardia numerosa e ben fornita, Tonks assestò una gomitata
al Licantropo.
-Idiota.-
gli sibilò in un orecchio.
Il
mago finse di guardare l’orologio.
-Sul
serio, la pagherai Remus.-
Lui fissò la finestra, e disse ad alta voce che mancava ancora un quarto d’ora, suppergiù. Tonks prese mentalmente nota che gli doveva una linguaccia, poi si guardò intorno esaminando l’ambiente circostante.
-Sono
molto puliti,
vero, questi Babbani?- domandò. -Il mio papà è Babbano di nascita
ed è un gran disordinato. Immagino che ce ne siano di tutti i tipi,
come i maghi...-
-Ehm...
sì- rispose Harry. Poi si rivolse a Lupin. -Senta, che cosa sta
succedendo? Non ho avuto notizie da nessuno... E Voi...-
Un
mormorio di disapprovazione si levò dalla folla di maghi e streghe,
e Moody ricominciò a blaterare di posti poco sicuri e vigilanza
constante, interrompendolo bruscamente.
-Ninfadora
è nome molto carino, Tonks- le sussurrò Remus, con il suo timbro
rauco.
-Vuoi
morire?- sibilò lei a bassa voce per tutta risposta. - Perché ti
comporti proprio come se volessi farti ammazzare seduta stante, e…
Oh, Malocchio, lo sai che è disgustoso, sì?- disse arricciando il
naso all’indirizzo di Moody, il quale stava dando una sciacquata al
suo occhio magico, che a quanto pareva non voleva più saperne di
funzionare in maniera decente da quando Barthy Crouch Jr l’aveva
indossato al suo posto.
Dopo
aver spiegato ad Harry quale fosse il piano, Tonks lo accompagnò a
preparare il baule, mentre Lupin si accingeva a scrivere una lettera
da lasciare ai Dursley per informarli dei motivi dell’assenza del
ragazzo.
“Cara Tonks,”, attaccò. Aggrottando le sopracciglia, osservò pensieroso le due parole che brillavano d’inchiostro ancora fresco. Si grattò una tempia, appallottolò la pergamena, e la fece Evanescere.
“Gentili
Signori Dursley,”
tentò ancora.
Molto
meglio.
Proseguì
speditamente, la calligrafia perfettamente chiara e ordinata che
tracciava con sicurezza le righe color seppia.
Una
decina di minuti dopo stava finendo sigillare la missiva, quando
sentì le scale scricchiolare sotto i passi di Harry e Tonks. Non
potè evitare di alzare lo sguardo verso di loro. I capelli della
ragazza non era più viola e spinosi, notò, ma lunghi e rosa cicca.
-Ottimo.-
fece -Abbiamo
circa un minuto, credo. Probabilmente dovremmo uscire in giardino in
modo da stare pronti. Harry, ho lasciato una lettera ai tuoi zii per
dir loro di non preoccuparsi...-
-Non
succederà- disse Harry.
-...che
sei al sicuro...-
-Li
deprimerà saperlo.-
-...e
che li rivedrai la prossima estate-.
-Devo
proprio?-
Lupin
sorrise, ma non rispose.
Mentre Malocchio Disilludeva il ragazzo, il Licantropo seguì all’esterno Tonks, che trasportava per aria il grosso baule, facendolo fluttuare pericolosamente da un lato e dall’altro.
-Serve
aiuto?- si offrì, mentre lei lo legava ad un’imbracatura, assieme
alla gabbia di Edwige.
-Non
te la caverai così a buon mercato, mio caro.- rispose lei,
assicurando la civetta.
-Non
era mia intenzione.- sorrise.
Tonks
sfoderò la linguaccia che si era ripromessa, e strinse più
saldamente una cinghia di cuoio.
-Hai
cambiato i capelli.- osservò l’uomo.
-Il
viola non è esattamente il mio colore.- mormorò la strega,
concentrata.
Una
serie di scintille colorate lampeggiarono in aria, e Lupin ordinò a
tutti di stare pronti.
Un
minuto dopo, erano sulle scope.
Il
viaggio fu lungo e poco confortevole, ma dopo aver sopportato un
freddo tremendo, un numero interminabile di virate e cambi di rotta,
nonché qualche imprecazione di Ninfadora all’indirizzo di Moody,
atterrarono nel cortile di Grimmauld Place accompagnati da tonfi
leggeri.
Remus
si avvicinò alla giovane Auror, per darle un mano a liberare i
bagagli di Harry dalla scopa.
-Mi
piacciono.- mormorò a mezza voce, lo sguardo concentrato sulle
briglie.
-Cosa…?-
fece Tonks, distratta da un nodo particolarmente stretto che non
voleva saperne di essere sciolto.
-I
tuoi capelli. Mi piacciono, così.-
Con
un gesto deciso slegò l’ultimo laccio, e prese un’estremità del
baule.
-Andiamo?-
domandò con un cenno gentile del capo, e la ragazza annuì
sollevando l’altra.
Mentre
prendeva la gabbia della civetta, si domandò perché tutto d’un
tratto le fosse venuto l’impellente bisogno di sorridere. Davanti
a loro, Harry e Moody avanzavano verso il numero 12, mentre il resto
del gruppo era disposto in cerchio ad affiancarli.
-Perché
diavolo non usano le bacchette…?- chiese a bassa voce Sturgis
Podmore a Hestia Jones, indicando il mago e la strega. Hestia lo
zittì con un sibilo e un’occhiataccia.
Dal
canto suo, Tonks arrossì leggermente e si domandò se Lupin avesse
sentito le parole di Sturgis. Se anche era così, lui non diede segno
di averci fatto caso.
Da
sopra al baule, Tonks si lanciò una cauta occhiata. L’uomo, che la
stava osservando, le sorrise debolmente.
-Che
vuoi, Remus?- sibilò.
Lupin
sospirò, indossando l’espressione che in segreto Tonks aveva
ribattezzato “Cucciolo Sconsolato”.
-Mi
spiace.- disse.
La
strega alzò gli occhi al cielo.
-Perdonato?-
chiese piano, in modo che potessero sentirlo solo loro due.
Gli
occhi ambrati scintillavano nell’oscurità della sera.
Pur
non volendo, alla ragazza sfuggì un sorriso.
-Che
mi dai, in cambio?- disse Tonks, ancora indecisa se credere o meno al
pentimento dell’uomo.
-Mmh.-
fece lui, sollevando un sopracciglio.- Temo di avere solo tre
zellini, in tasca.-
-Ci
avrei giurato…- commentò la ragazza.
L’uomo
ridacchiò, abbandonando momentaneamente il baule. Poi si rivolse ad
Harry, che osservava con un’espressione confusa i numeri civici dei
palazzi, cercando invano il 12.
-Pensa
a ciò che hai appena mandato a mente- gli disse piano.
Mentre
il ragazzo si concentrava, fece qualche passo estraendo la bacchetta
e disattivò le protezioni con un colpetto silenzioso.
-Entra
in fretta, Harry- sussurrò, -ma non andare troppo in là e non
toccare niente. -
Un
istante di pausa, poi occhieggiò Tonks, e con voce appena udibile
aggiunse:
-Benché
immagino lui non abbia alcun annoso problema riguardante un certo
portaombrelli…-
La
strega digrignò i denti con ostilità.
-Idiota.
Doppio, triplo, quadruplo
idiota.- ringhiò, colpendo con un fianco il pesante baule e, tramite
quello, Remus. Lupin incassò la botta con una risatina. -Ti sei
giocato il perdono, lo sai?-
-E-ehm!-
si schiarì la voce Podmore, il quale aspettava dietro di loro che
oltrepassassero l’ingresso.
-Un
po’ di pazienza, Sturgis! Non siamo mica bestie da soma!- protestò
Tonks, accennando con un gesto al carico che trasportavano.
-Se
solo avessero usato le bacchette…- fece il mago biondo a mezza
voce, guadagnandosi una nuova occhiataccia da parte di Hestia.
§§§§§
La
riunione, la cena ed il dopocena si erano rivelati più movimentati
del previsto, e non soltanto a causa di un paio di incidenti con i
piatti e il portaombrelli a zampa di troll, ma anche perché avevano
dovuto spiegare ad Harry e ai ragazzi Weasley buona parte di quello
che stava accadendo. Quando,
accompagnati da un sordo borbottio di protesta, i ragazzi erano stati
accompagnati a letto da Molly, rimasero soltanto Sirius, Tonks e
Remus nella vecchia cucina.
Black,
ancora nervoso per la discussione avuta con la signora Weasley,
grugnì qualcosa riguardo al dare la buonanotte a Fierobecco e sparì
di sopra.
L’Auror
guardò il Licantropo seduto accanto a lei, che sorrise gentilmente.
La
ragazza scostò la testa, fingendo disprezzo, e si alzò.
-Ti
ho fatta molto arrabbiare, non è così?- chiese ridendo il mago.
-Sei
un crudele manipolatore, Lupin.- replicò lei. -Dovresti essere
tenuto ad indossare un cartello bene in vista, con la scritta
“Attenzione, mordo.”-
La
mascella dell’uomo si contrasse istantaneamente in una smorfia di
dolore mal represso.
-Credo
che Madame Umbridge abbia avanzato una proposta simile al Winzegamot,
un paio di settimane fa...- mormorò, alzandosi dalla sedia con aria
sofferente.
Non
appena Tonks ebbe realizzato il significato delle proprie parole, e
si sentì sprofondare.
-N-non…
intendevo… Tu lo sai che io non…- balbettò.
Un
brivido fastidioso le confermò che il sangue doveva aver abbandonato
le sue già pallide guance.
-Tonks…-
Lupin
aveva le sopracciglia aggrottate, le labbra ridotte ad una fessura,
il volto teso, come stesse tentando di controllare i muscoli del viso
con tutte le energie che aveva in corpo.
Lei
deglutì.
“Oh,
merda…”
-Tonks…-
ripeté, la voce che gli tremava appena.
Lentamente alzò lo sguardo in direzione di lei, e per alcuni secondi restò a fissarla in silenzio, mentre un rivolo di sudore ghiacciato scivolava lungo la schiena della giovane Auror, incapace di reagire.
“Oddio, non starà per… Oh ti prego, ti prego, non piangere! Maledizione, non puoi piangere, no, no, no…”
Ma,
inesorabile come la morte, la fronte dell’uomo si stava
increspando, gli angoli della bocca abbassando, le sopracciglia
incurvando e avvicinandosi l’una all’altra, attimo dopo attimo.
-Remus,
io…-
-Tu,
tu non sai…- iniziò Remus, la voce sul punto di spezzarsi -Tu…
non sai… non sai proprio un emerito acci… AH AH AH AH AH!-
L’uomo
era scoppiato in una fragorosa risata, e si teneva la pancia, piegato
in due, senza riuscire a calmarsi.
-Ah ah ah… Merlino, non ce la faccio più…!-
Tonks,
a bocca aperta, cacciò un versetto strozzato.
-Che
razza di… bastardo!-
Quell’uomo
continuava a ridere come un pazzo, letteralmente con le lacrime agli
occhi – ma per i motivi sbagliati - mentre lei si crogiolava nel
più nero senso di colpa.
-Non
posso crederci. E io che me ne stavo lì tutta contrita a sentirmi
una schifezza!-
-M-mi…
d-dispiace davvero, ma…- La frase fu interrotta da un nuovo,
incontrollabile attacco di risa.
-Oh
certo, davvero da sbellicarsi.- grugnì la ragazza.
-Scusa,
mi calmo… mi calmo…- scosse la testa lui, ricambiando con aria
colpevole il suo sguardo accusatorio.
Asciugatosi
le lacrime col bordo consunto della manica, Remus prese un grosso
respiro.
-Merlino,
Tonks. Avresti dovuto vedere la tua faccia.-
La
ragazza sbuffò rumorosamente, cercando di esprimere nell’atto
tutto il risentimento di cui era capace.
-Molto
bene. Molto bene, Lupin. Questa si aggiunge alla lunga serie di
ragioni per cui dovrò fartela pagare.-
Remus
sorrise calorosamente.
-Hai
ragione. Ti ho davvero tormentata questa sera, eh?-
Tonks
si limitò a rispondere incrociando le braccia, mantenendo quello che
le pareva un cipiglio ragionevolmente offeso.
-È
che mi diverte troppo, farti infuriare.- disse lui.
-Me
ne sono accorta!- rispose, voltando la testa di scatto per fulminarlo
con lo sguardo.
Nell’atto,
un ciuffo di capelli rosa le ricadde sugli occhi. Istintivamente
Remus glielo scostò dal viso con un movimento fluido della mano. Per
un attimo rimase bloccato, come prendendo coscienza del proprio
gesto. Poi si ritrasse, lentamente, con un’espressione di lieve
sorpresa che gli aleggiava sul volto. Tonks
deglutì, e fece vagare lo sguardo in direzione delle proprie scarpe,
cercando di concentrarsi sulle svariate sfumature della gomma bianca,
finché non sentì la mano del mago prendere delicatamente la sua.
Sussultò al contatto.
Tre
monetine color rame caddero, una dopo l’altra, nel suo palmo
rosato.
Stupefatta
alzò gli occhi su di lui, e vide che sorrideva.
-Per
riparare alla mia scortesia.-
Tonks
trattenne a stento un sorriso divertito.
Quell’uomo
era… Era.
-Non
crederai davvero che questi possano bastare.- disse, stringendo i tre
zellini.
Lui
inarcò un sopracciglio.
-È
tutto ciò che possiedo in questo momento, a meno di non escludere i
vestiti. E, in tutta sincerità, preferirei farlo.-
Tonks
soffocò l’impulso di ridere.
-Mi
dispiace per te, ma ci vuole ben altro per comprare la mia pietà.-
asserì.
Il
mago le lanciò un’occhiata indecifrabile.
-Mh.
Ok, dimmi il tuo prezzo, allora.-
Lei
arricciò il naso.
-Sono
senza prezzo… dovresti saperlo, Remus Lupin.- disse.
Lui
sorrise con un angolo della bocca.
-Questo
è vero.- Si grattò una tempia. -Temo non ci sia soluzione, a questo
punto. Sarò destinato a rifuggirti insieme agli altri creditori.-
-Davvero
rifuggi i creditori?- indagò la strega.
-Naturalmente.
È il motivo per il quale mi nascondo in questa vecchia dimora
polverosa in compagnia di un cane pazzo e di un’orda di Doxy, no?-
rispose, scatenando in Tonks una risatina divertita, alla quale si
unì la sua, più rauca.
Le
loro voci risuonarono per un po’, fino a spegnersi nell’eco della
stanza.
-Seriamente,
Remus- riprese lei -non puoi cavartela così. Non dopo questo.-
-Sarei
ben felice di pagare il debito d’onore che ho nei tuoi confronti,
se hai qualche idea al riguardo. Solo, per favore, niente che
implichi me e Severus nudi davanti alla McGranitt…-
La
strega spalancò la bocca.
-Scherzi?-
-Tuo
cugino non scherzava affatto quando decretò questa come “missione
del giorno”, purtroppo per il sottoscritto.-
-Mio
dio…-mormorò Tonks, deglutendo. -Non può averlo davvero… Voglio
dire, non realmente…-
Un’espressione
enigmatica si dipinse sul volto dell’uomo.
-Vedi,
c’era qualcosa che James Potter ripeteva spesso, a proposito di
Padfoot.-
La
ragazza lo invitò a continuare, inclinando la testa rosa in atto di
domanda; lui si schiarì la voce un paio di volte e poi, con tono
solenne, proclamò:
-
“Sirius di nome, serious
di fatto.”-
Tonks
boccheggiò.
-Per
la barba di Merlino! Quell’uomo è completamente fuori di testa!-
-Come
l’intero corpo docente di Hogwarts concorda fin dal memorabile
secondo giorno di settembre del 1971, in effetti.- annuì Lupin.
Tonks
fece una smorfia disgustata. Non riusciva a credere che quel pazzo di
suo cugino avesse proposto a qualcuno una tale insulsa, malata,
completamente idiota missione. Scosse
il capo: i Black avevano qualche gene fuori posto, su questo non
c’erano dubbi.
-Come
ti sei cavato d’impiccio? Insomma, so quanto possa diventare
insistente Sirius quando si fissa con un’idea, e non dev’essere
stato facile convincerlo a rinunciare al suo piano.-
L’uomo
non rispose, limitandosi a lanciarle un’occhiata fra il colpevole e
il divertito.
-No,
tu non l’hai assecondato… Non è possibile, semplicemente mi
rifiuto di crederlo!-
-Cosa?!-
esclamò lei, sotto choc. Gli occhi di lui balenavano senza pace
lungo le venature del parquet scuro, e alla ragazza parve di scorgere
un leggero rossore sulle sue guance pallide.
-
Morgana, per quale motivo al mondo hai accettato un simile…-
-Umiliante
sfoggio di parti anatomiche?- concluse lui, ridacchiando
nervosamente, e alzando lo sguardo verso di lei.
-Midollo
spinale pari a zero, immagino. Ma che resti fra noi. La versione
ufficiale è “per la gloria dei Malandrini”.-
-Per
quanto mi sforzi di vedere la cosa dal tuo punto di vista, non riesco
a trovare niente che assomigli nemmeno lontanamente alla gloria,
Remus.-
Il
mago sorrise.
-Siamo
in due, allora.-
L’Auror
ridacchiò.
-Prometto
di non chiederti nulla di simile, professore.-
-Ne
sono sollevato, madamigella Tonks- fece pomposamente Remus -Ad ogni
modo, il nostro problema resta. Sono irrimediabilmente in debito con
te.-
Tonks
tacque per alcuni secondi.
Poi,
senza capire cosa la spingesse a farlo, la ragazza aprì la bocca e parlò.
-Forse…-
fece, esitante.
L’uomo
le lanciò un’occhiata interrogativa.
Tonks
deglutì.
-Forsepotrestidarmiunbacio.-
disse tutto in una volta.
-Cosa?-
scrollò la testa lui, confuso. -Perdonami, ma non credo di aver
capito.-
-Un
bacio.- ripeté lei, senza osare guardarlo negli occhi.- Magari mi
accontento di un bacio.-
Remus
trattenne il respiro, sorpreso.
Esitò
un secondo, poi mormorò:
-Ma
certo, un bacio…-
Una
mano in avanti, avvicinò piano il viso a quello di lei e, poggiando
le labbra ruvide sulla sua guancia, la baciò con delicatezza. La
strega chiuse involontariamente gli occhi, al contatto.
Scoprì
di aver sempre avuto voglia di scoprire la sensazione che provocava,
le sue labbra sul suo viso, il suo respiro sulla propria pelle, il
tocco morbido dei suoi polpastrelli a sfiorarle uno zigomo per pochi
secondi – appena qualcuno più del dovuto, forse.
Rimasero
alcuni istanti in silenzio nella penombra dell’ingresso, poi:
-Be’,
immagino che siamo pari adesso.- disse Tonks.
I
suoi capelli dovevano essere di un rosa più acceso del solito, ma
sperava che l’oscurità ne avesse mascherato il cambiamento.
Remus
sorrise.
-Lo
sai, questo dev’essere il miglior prezzo che sia mai riuscito a
spuntare per qualcosa, Tonks.- mormorò a bassa voce, come distratto.
-Forse
dovrei ritrattare.- commentò lei con una smorfia.
-Sarebbe
davvero poco onesto.-
Tonks
arricciò la bocca contrariata, poi cacciò un sospiro rassegnato.
-Ho
come la sensazione di essermi fatta fregare in qualche modo, ma…
lasciamo perdere.-
Il
Licantropo sorrise compiaciuto.
-Posso dire con sicurezza che è
un piacere, fare affari con te.-
-Già,
be’, non posso dire lo stesso.-
Lupin
la guardò.
-Remus?-
fece lei.
Il
mago aggrottò le sopracciglia in domanda.
-Quanto
ci vorrà, perché tu riprenda a tormentarmi come sempre?- domandò.
Gli
occhi dell’uomo ebbero un guizzo divertito.
-Molto
poco, ho paura.- rispose.
-Lo
immaginavo…- disse piano la ragazza.
Lupin
strinse le labbra.
-Be’,
buonanotte allora. -
Fece
per andarsene, quando la strega parlò ancora.
-Remus…?-
chiamò piano.
Remus
si voltò. Tonks
strinse gli occhi per un secondo, prese un grosso respiro, e mormorò
velocemente:
-Per
mettermi in pari.-
Si
avvicinò a Lupin, si allungò verso di lui e lo baciò piano, in
punta di piedi, le mani appoggiate sulle sue spalle. Sentì
le proprie labbra farsi di gelatina, così come le gambe, le braccia
ed il cervello, e il suo cuore batteva talmente forte che temette che
anche lui potesse sentirlo. Quando rispose al bacio, sussultò. Dapprima
avvertì le labbra di Remus muoversi lente, con cautela; poi
divennero meno incerte, più morbide, e cercarono le sue con maggiore
sicurezza. Le
mani del mago si spostarono lentamente verso i suoi fianchi, dove si
strinsero sopra il bordo della maglietta, arricciandolo un po’. Al
tocco delle sue dita contro la striscia di pelle nuda, Tonks
rabbrividì, accostandosi a lui ancor più. Lentamente
si staccarono l’una dall’altro, e ripresero fiato. Lui
teneva ancora le mani sulla sua vita, lei non le aveva ancora
spostate dalle sue spalle.
-Forse
dovremmo andare a dormire.- disse Lupin, dopo qualche minuto in
silenzio.
-Forse.-
fece Tonks, sorridendo.
Si
lasciarono andare, un po’ impacciati.
-
Buona…-
-…Notte.-
dissero.
Insieme
sorrisero, e si incamminarono verso le scale.
-Ne
sei consapevole, non è vero?- buttò lì l’uomo, con casualità.
Tonks
si bloccò.
-Di
cosa?- chiese, interdetta.
Il
mago sorrise.
-Del
fatto che non potrò più lasciarti in pace, dopo questo.- disse,
indicando con un gesto generico loro due. - Voglio dire, è piuttosto
conveniente.-
Tonks
sentì lo stomaco in subbuglio, e dovette mandar giù un groppo
rimastole in gola, prima di poter parlare.
-Se
devo essere sincera- disse, schiarendosi la voce, -non sono sicura
che mi dispiaccia del tutto, in fin dei conti.-
Lupin
inarcò un sopracciglio.
-Lascerai
che ti chiami Ninfadora, quindi?-
La
ragazza gli mollò un doloroso pugno sul petto, e l’uomo ridacchiò,
massaggiandosi la parte colpita.
Continuando
a salire le scale, Tonks gli rivolse un grosso sorriso.
-Nemmeno fra un milione di anni, Remus J. Lupin.-
Fine
COMMENTO DELL'AUTRICE:
Oh, da quanto tempo... giusto un annetto, già. Non scrivo più molto, ma oggi è il compleanno di Remus e in qualche modo dovevo pur festeggiare... Auriri lupastro!
Rainsoul