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Autore: Violet Tyrell    15/03/2010    5 recensioni
" No.. "
Il sussurro di Aphrodite spezzò l'aria,e si sentì precipitare in quello che per lui poteva essere un pozzo senza fondo.La rosa bianca l'aveva lanciata,col proprio sguardo sicuro,vittorioso,mentre guardava Shun che era stremato,e che presto avrebbe ricevuto l'ultimo attacco,quello letale.Sotto il suo sguardo sicuro,la rosa lanciata verso il suo petto era stata fermata..da quello di qualcun'altro,che improvvisamente e inaspettatamente,aveva interrotto la destinazione finale della sua arma.
La vide barcollare,tenendosi sulle gambe forse con la forza della disperazione,la rosa che le si era conficcata nel petto senza esitazione,e che stava per iniziare la propria azione letale.Sulla persona sbagliata.
"No.."A tratti demenziale,un pò di accenni yaoi e qualche comportamento un pò OOC da parte di alcuni personaggi
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando il cuore e la ragione hanno origine dalle rose'
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Allora eccomi qui.
Grazie per le recensioni e a chi ha letto, aggiunto nei preferiti e nelle seguite^^
A malincuore vi dico che questo é l'ultimo capitolo; all'inizio avevo pensato di mettere un altro pezzo, però ho deciso di chiudere qui.
Ci sarà un piccolo seguito, ma non subito^^ devo in parte riprendermi. Ringrazio tutti quelli che hanno seguito la storia fin dall'inizio, a chi la leggerà in seguito, e spero vi sia davvero piaciuta. Ora vi saluto, dandovi appuntamento alle prossime fan fic ^___^
E spero di avervi fatto amare Aphrodite *__* A me manca già moltissimo ç__ç
Ok, a presto^^





La corona di rose ricadde sulla lapide, su entrambe, poi lo sfavillio dorato venne meno. Aldebaran aveva le lacrime agli occhi ma non piangeva: assieme a lui vi erano i cavalieri presenti in quel tragico giorno in cui il Santuario era stato bagnato da fiumi di sangue, ma che aveva finalmente visto la fine di un'epoca di terrore. Tredici anni sotto il malvagio dominio di un uomo che davvero cattivo non era. E che per punirsi, aveva rivolto contro se stesso lo scettro di Nike, ponendo così fine alla propria vita una volta di fronte ad Athena.

" Bel lavoro, Aldy. "

Il gigantesco cavaliere ringraziò l'amico, e Ioria si fece avanti. Non erano i soli perché con loro c'era Shaka, Mur, Milo, Shura, tutti i cavalieri di bronzo, Danae, Tisifone e Castalia. C'era persino Athena in persona con lo sguardo fisso sulle lapidi dei caduti di quelle dodici, tragiche, ore. Lei aveva pianto e si vedeva dagli occhi rossi mentre sfiorava con la mano il luogo di quello che sarebbe stato il riposo eterno di quei cavalieri, come tanti altri prima di loro che avevano trovato la morte difendendo la giustizia nelle passate epoche: era in fondo quello il destino di ogni cavaliere, morire per la giustizia. La ragazza rimase ferma ad osservare il sole che sorgeva, un simbolo di rinascita per tutti loro.
Era già stata ad Asgard, per dare personalmente la notizia ad Hilda e alla sorella. Era stata quasi dissuasa dai Cavalieri, ma lei aveva insistito per volerlo dire di persona. L'atmosfera era stata tesa perché sembrava che il dolore di tutto il regno potesse trasformarsi in odio verso di loro, tuttavia era stato tutto risolto. Hilda aveva anche concesso che la nipotina crescesse con loro, lontano da un luogo per certi versi ostile, nonostante la perdita della sorella evidentemente l'avesse scossa fin nel profondo. Una lacrima scese, disintegrandosi a terra.




" A cosa pensi, Shaka? "

La voce di Mur infranse il silenzio della Sesta Casa dove il guerriero stava meditando, la dorata armatura al suo fianco: si trovavano nel giardino dove facevano bella mostra di loro stessi i due alberi di Sala della tradizione Buddista. Il guerriero aveva ancora gli occhi chiusi, ma pareva in qualche modo diverso e Mur lo sentiva bene, d'altronde si conoscevano da tanto tempo che segreti non ne avevano. Mur prese posto di fronte a Shaka ancora in silenzio. Sapeva che rifletteva sugli avvenimenti avvenuti quella notte: la lotta contro coloro che credeva essere invasori, la scoperta dell'essere inconsapevolmente protettore del Male, la durissima lotta con Ikki che li avrebbe condannati alla morte se lui, Shaka, non avesse padroneggiato l'ottavo senso alla perfezione e non avesse chiesto all'amico Mur, telecineta per antonomasia, di riportare Ikki tra loro da quella dimensione che l'avrebbe intrappolato per sempre. Già perché lui poteva anche tornare solo, invece aveva voluto porre una pezza ad un errore madornale che era costato la vita a tantissimi guerrieri negli ultimi mesi, e compagni che non avevano avuto la fortuna di poter essere salvati.

" Mi rammarico dell'atroce battaglia che avremmo potuto evitare, sono colpevole di aver chiuso gli occhi davanti alla realtà. "

La frase seria strappò comunque un sorriso a Mur, che ben sapeva che chiudere gli occhi era per Shaka un'abitudine, e quindi era chiaro che si riferiva allo spirito ed all'anima, che avrebbero dovuto comprendere gli inganni del traditore. Aveva scelto di non vedere, o di credere che quella fosse la realtà. Dato che non era stato l'unico non era da condannare secondo Mur, anche se Shaka avrebbe preso ciò come un fallimento personale e avrebbe cercato in futuro di non commettere più simili leggerezze.

" Non serve rivangare il passato, Lady Athena é ora con noi, e dobbiamo rimanere uniti perché le battaglie non sono terminate. Non fartene una colpa, non eri l'unico a credere in Saga. "

Il biondo annuì pensando anche ad altri suoi compagni, poi caduti oppure che si erano accorti in tempo dell'errore e si erano alleati. Gli venne un brivido, però, ricordando come Death Mask fosse al corrente di tutto e avesse guardato i compagni morire solo per il potere; almeno la sua morte non sarebbe stata inutile, l'inferno probabilmente avrebbe accolto la sua anima corrotta con la pena eterna, o l'avfrebbe purificato. Aprì gli occhi, c'era altro che turbava la quiete del guerriero, sempre calmo e pacifico anche nella sua indecisione; un leggero tremito, però, era il segno che non era tranquillo.

" Al prezzo della vita di guerrieri che potevano servirla.. Per fortuna, comunque, può contare su di noi rimasti e su altri. Quello che mi turba é che io avevo dalla mia la responsabilità della vita di Astrid, la ragazza di Astrid. Quando la accompagnai al Santuario.. se tornassi indietro certamente mi comporterei diversamente, avrei dovuto immaginarlo che non era contro Athena. Adesso é morta, immagino che Asgard ci darà battaglia, e indirettamente sono colpevole della sua scelta. Avrei dovuto essere io ad aiutarla, invece le ho ostacolato la strada. Per fortuna Mur, almeno aveva te. "

Nessuno dei due diceva niente, immersi com'erano nel ricordo della lotta senza esclusione di colpi che li aveva visti protagonisti; proprio in quel momento passò dalla casa Hyoga, che scendeva le Case di fretta. Mur inaspettatamente lo bloccò.

" Non cercare Milo, credo sia sulla tomba di Camus. Capisco che non lo volevi uccidere, lo sappiamo tutti lui incluso, ma sarebbe poco saggio per te mostrarti ora a lui. "

Era un ordine quello, e Hyoga per quanto ribelle sentiva che aveva ragione, così tornò indietro proprio nel momento in cui Aldebaram e Athena attraversavano la Casa. I due guerrieri fecero per inchinarsi ma rimasero distratti perché la dea portava tra le braccia un bebè che dormiva. Naturalmente Mur sapeva bene che era Shaya, che ora poteva stare solamente con loro, ma Shaka rimase sorpreso nel vederla. Poco dopo sembrò che nella Casa della Vergine fossero riuniti tutti i Cavalieri, oro, argento e bronzo attorno ad Athena, come doveva essere, anche se in realtà tutti avevano occhi per la piccola: sia chi la conosceva, e chi no. Milo si fece avanti per prenderla lui tra le braccia, ben consapevole che avrebbe dovuto mantenere la promessa fatta sia ad Astrid che ad Aphrodite, quella di prendersi cura della piccola così somigliante al papà.

" Sarai bravo Milo, vedrai. E poi, é un simbolo di speranza per tutti noi."

Lui ringraziò sorpreso la dea che aveva rivolto quelle parole proprio a lui, come se capisse come si sentiva svuotato adesso. Però non era più solo, e avrebbe provato ad esaudire quello che era stato il desiderio inespresso dei due amici: un mondo migliore, dove il ricordo di loro avrebbe potuto vivere circondata da chi davvero aveva dato tutto per far trionfare il bene.

   
 
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