Questa storia è frutto dell’immaginazione dell’autrice.
Chiedo scusa in anticipo ai
protagonisti perché non intendo mancare di rispetto a nessuno.
Grazie a chi leggerà e,
soprattutto, a chi recensirà.
SOGNI E
REALTA’
- Ehy,
principino!-.
- Mi dica,
ramingo!-.
- Ci prendiamo una
birra?-.
- Ma è tardi! Saranno le
dieci!-.
- Tardi?!? Ragazzo mio, devi ancora
imparare a vivere la notte!-.
- Domani è l’ultimo giorno di riprese...
domani sera-.
- Domani sera ci saranno tutti... che ti
importa se domani arriviamo che siamo due stracci?-.
- Cos’è, una
sfida?-.
- Cos’è, un “sì”?-.
- E va bene!-.
Al solito bar, al solito tavolo,
con la solita persona, con i soliti pensieri. O meglio con i soliti problemi.
Vedere Viggo mentre, nonostante i suoi 45 anni, tenta di sedurre l’ennesima
donna. L’ennesima donna giovane e attraente, attratta più dalla fama e dai soldi
di Vig, piuttosto che da lui. L’uomo non sapeva cosa provava Orlando quando lo
vedeva così.
Gli si stringeva, anzi spaccava il
cuore.
E quando capì
che la serata sarebbe finita, come sempre, nella roulotte di Viggo, ma senza di
lui, il nostro Orlando decise di togliere il disturbo. Non voleva stare a
guardare mentre la sua vita veniva rovinata da un amore impossibile. Quando
stava per uscire, a
- Orly! Che
fai?!?-.
Non ricevette
risposta.
*****
Il giorno dopo, ore
9,15.
- Lij! Dove diavolo è finito
Orly?-.
- Non lo so, Vig. L’ultima volta l’ho
visto ieri sera, al bar. Ma non mi sembra di aver visto la sua macchina, vicino
alla sua roulotte-.
- Avrà incontrato
qualcuna...-.
- Viggo! Elijah! DOVE CAVOLO E’ FINITO
ORLANDO?!?-.
- Pete, datti una
calmata!-.
- Darmi una calmata? DOVEVAMO INIZIARE A
GIRARE UN’ORA FA! NON SI E’ NEMMENO PRESENTATO AL TRUCCO! PROPRIO OGGI CHE E’
L’ULTIMO GIORNO!-.
- Beh... chiamalo sul
cellulare-.
- C’ho già provato! Il numero è
inesistente!-.
*****
Ore 11,30. Nessuna traccia di
Orlando.
- Peter, esco a
cercarlo-.
- No, aspetta un po’,
Viggo-.
- MA GLI SARA’ SUCCESSO QUALCOSA!-. Anche
Viggo si sorprese della propria reazione. - Mi dispiace,
Pete-.
- Non importa, siamo tutti
agitati-.
Il cellulare del regista iniziò a
suonare.
- Forse è lui-.
Peter rispose. – ORLANDO! QUANDO
TORNI MI SENTI! Come? Quando? Oddio... certo, si, si, arrivo subito. Ci penso
io. Grazie-.
- Che è successo?-.
La faccia del regista era
bianchissima.
- Orlando ha... ha avuto un incidente. È
in coma-.
Il respiro si bloccò nella gola di
Viggo.
- In coma...?!?-.
- Sì... si è schiantato contro un tir...
è un miracolo che sia vivo...-. Viggo uscì di corsa. – Che cosa fai?!?
VIGGO!-.
*****
80, 100, 120, 150, 180,
L’ospedale s’intravedeva già e
quindi iniziò a rallentare. Parcheggiò e uscì di corsa dall’auto, per entrare
come un fulmine nell’atrio.
Trafelato, chiese aiuto
all’infermiera dietro il banco.
- Orlando...
Bloom...-.
- Come, scusi?-.
- Dov’è... Orlando
Bloom?-.
- Un attimo che controllo-. Passarono
pochi istanti. – In terapia intensiva, terzo piano. Ma
lei...-.
Non fece in tempo a finire che
Viggo stava già salendo le scale tre gradini per volta. – Si fermi! È un
parente?-. L’infermiera si accorse che era tutto inutile, ci avrebbero pensato
quelli del terzo piano.
TERZO
PIANO:
RADIOLOGIA
–>
<– TERAPIA
INTENSIVA
Più in fretta che poteva, Viggo
attraversò il corridoio di sinistra, finché non lo vide. Era stato portato in
una stanza con i vetri che permettevano di vedere l’interno. Il cuore gli morì
nel petto. Anzi il cuore gli si uccise nel petto.
- Lei è un
parente?-.
Assorto nei suoi pensieri, Viggo
non fece caso al medico che gli era al fianco.
- Mi scusi...-. Finalmente il dottore
riuscì ad attirare l’attenzione dell’uomo.
- Cosa?-.
- Le ho chiesto se è un
parente-.
- Ehm... io...-.
- Non lo è. Ma lo sapevo già, signor
Mortensen. Rimanga pure, se non sbaglio siete colleghi-.
- Già. Posso
entrare?-.
- Si, certo. Eravate
amici?-.
- Ottimi amici. Può dirmi
qualcosa?-.
- Beh... certamente. Le sue condizioni
sono piuttosto gravi, ma non del tutto irrecuperabili. Aveva un ematoma
cerebrale interno, che abbiamo già asportato. L’operazione sembrava riuscita
bene, ma poi è entrato in coma. Siamo in attesa dei risultati di alcune
analisi-.
- Si risveglierà,
vero?-.
- Posso essere sincero con lei?-. Viggo
annuì. – Temiamo di no-.
Un’altro macigno, pesante,
l’ennesimo quella giornata.
- Ma lei ha appena detto che non è
irrecuperabile...-.
- Quello che ho detto poco fa era quello
che spero accada. Ma quello che temo è che Orlando non ce la faccia. Se vuole,
può rimanere qui-.
- Grazie-.
Viggo entrò nella stanza e, senza
che potesse fare nulla, le lacrime iniziarono a scendere copiose. Solo ora si
accorgeva di quanto quel ragazzino per lui fosse importante. Di quanto l’amasse.
Non come amico, non come fratello, non come figlio. Lo amava per quello che era.
Solo ora si accorgeva che tutte quelle donne che aveva sedotto davanti ai suoi
occhi, erano solo un modo per non ammettere ciò che provava in realtà. Lui era
un uomo e amava un uomo. Cosa avrebbe pensato il resto del
mondo?
Ma che diavolo sto facendo? Penso
già a quando vivremo felici e contenti se non so n’ancora se sarà ancora vivo
domani. Ma soprattutto... lui...
Viggo si sedette su una sedia, e
lì si addormentò.
*****
Qualcuno lo stava dolcemente
scuotendo.
- Viggo... Viggo
svegliati!-.
L’uomo guardò l’orologio. Le
undici di sera. Ventiquattr’ore prima lo aveva visto per l’ultima
volta.
Davanti a lui,
Dominic.
- Ciao, Dom-.
- Da quanto sei
qui?-.
- Da questa
mattina-.
- Sai qualcosa?-.
- Aveva un ematoma cerebrale interno, gli
è stato asportato e poi è entrato in coma-.
- Ho sentito Pete che parlava con Sonia.
Era distrutta-.
- Posso capirla. Quando sarà
qui?-.
- Domattina. Ha preso il primo volo che
ha trovato. Verrà anche Samantha-.
- Mio dio... ha solo 26 anni, cazzo. Non
può morire ora. No, non può ora-.
- Lo so. Stava per realizzare il suo
sogno: fra poco sarebbe diventato un attore famoso-.
- Non intendo per la sua carriera. Cioè,
anche. Non pensare che io sia egoista-.
- Che stai
dicendo?-.
- Che lo amo, Dom. Lo
amo-.
- Beh, anch’io lo
amo-.
- Come lo ami?-.
- Per me è come un
fratello-.
- Non intendevo come
fratello-.
- Vuoi dire che
tu...-.
- Si-.
- E non l’hai...-.
- Si-.
- Ma lui...-.
- No-.
- Prova a...-.
- Per farmi dare del deficiente illuso
pervertito? No, grazie-.
- Se lui...-.
- No, credimi-.
- Ma se non...-.
- Ti ho detto di
no-.
- Cazzo, Viggo! Fammi finire di parlare
almeno!-.
- Scusa-.
- Non fa niente. Ma secondo me, anche se
Orly provasse qualcosa per te, non te l’avrebbe detto. Sei sempre circondato da
donne, ma, soprattutto, tu non le respingi-.
- Non volevo ammettere di essere
innamorato di un ragazzo... di diciannove anni più
giovane-.
- Non tirare in ballo il fatto che tu sei
un vecchietto-.
Viggo accennò un
sorriso.
- Posso rimanere solo con
lui?-.
- Certo, Vig. Chiamo PJ e gli dico che
stai bene. Era preoccupato per te. Non è venuto perché non se la sentiva di
vederlo così. E ha preferito rimanere a consolare il resto del Cast. Io rimango
qui, fuori della stanza, se avessi bisogno di aiuto-.
- Okay, grazie-.
Una volta rimasto solo, Viggo
avvicinò la propria sedia al letto e prese la mano di
Orlando.
Orly... principino... lo so che mi
senti. Perché mi fai questo? Perché proprio ora che mi sono accorto di quello
che provo per te? Lo hai fatto apposta? Volevi capissi? Dimmi di si, Orly, dimmi
di si... dimmi che anche tu provi quello che io provo per te. Ti prego, dimmelo.
No... no me lo dirai. Non per oggi, almeno. Forse mai.
*****
- Ciao, Lij-.
- Dom. Come va?-.
- Secondo te?-.
- Come sta Viggo?-.
- Da cani. Avevano legato così
tanto...-.
*****
Orly, piccolo mio, so che sei
forte, che ce la farai. Sono disposto a rinunciare a te. Sono disposto a
dimenticarti per sempre, sono disposto a cancellare il giorno in cui ti ho
conosciuto. Ma tu devi vivere. Ti prego... devi
vivere.
Improvvisamente si sentì stanco,
nonostante avesse dormito a lungo. Chiuse gli occhi e si riaddormentò
nuovamente.
*****
Sentì delle voci concitate e
quindi si svegliò. C’erano dei dottori, Dominic, Elijah e Peter.
- Viggo! Viggo! Viggo, si è svegliato!!!
Sta bene! È vivo!-. Dominic saltava praticamente dalla
gioia.
Effettivamente, Dom aveva ragione.
Orlando era sul letto, gli occhi aperti, sorrideva.
- Ehy, ragazzi, sto bene...-. Disse,
mettendosi a sedere.
- In effetti, va tutto bene... un po’
strano. Faremo degli accertamenti... comunque sembra perfettamente guarito!-.
Disse uno dei dottori.
Dominic capì che Viggo voleva
stare da solo col principe, quindi convinse gli altri ad
uscire.
La stanza era vuota e Viggo si
sedette sul letto.
- Allora, piccolo principe, come
va?-.
- Ehm... bene-.
Viggo
sorrise.
- Prima, mentre eri in coma, ti ho detto
alcune cose. Le hai sentite, per caso?-.
- No, ma...-.
- Ti prego, fammi parlare. Forse non
troverò più il coraggio per dirti che... che... ti amo, Orly. Ti ho sempre
amato, ma non volevo ammetterlo. Mi dispiace aver sedotto tutte quelle donne
davanti ai tuoi occhi... ma ora è inutile tornare indietro. Non pretendo che tu
mi ami, ma se non provi nulla per me... beh, considerami sempre un
amico-.
Orlando lo stava guardando.
Sembrava sorpreso, ma soprattutto... sconvolto.
- Ehm... certo... ecco, vedi... per me è
un onore essere amato da un... uomo, ma io credo di... è uno scherzo di Dom?
Quanto ti hanno pagato?-.
- Come scusa?-.
- Beh... uno sconosciuto mi dichiara
amore non appena mi sveglio dal coma. È un po’ ridicolo, non
credi?-.
- Sco...
sconosciuto?-.
- E chi diavolo saresti, se
no?-.
- Sono Viggo, Orly. Viggo Mortensen. Sono
Aragorn, il ramingo!-.
- Aragorn? Cos’è il tuo
soprannome?-.
- Il Signore degli
Anelli!-.
- Si, sono Legolas nel Signore degli
Anelli!-.
- Io sono
Aragorn!-.
- Aragorn? È un orchetto di Saruman o di
Sauron?-.
- L’erede al trono di
Gondor!-.
- Se non sbaglio è Eldarion, figlio di
Arathorn!-.
- Tu...-.
Viggo capì che era inutile.
Qualcuno aveva ascoltato il suo desiderio. Cancellare la loro conoscenza. Ma il
lavoro era stato svolto in maniera sbagliata... lui si ricordava perfettamente
di Orlando... solo nella mente del principe era stato cancellato quel
giorno.
Viggo corse fuori, sotto gli
sguardi dei colleghi di lavoro.
- Ehy, Vig! Che diavolo ti
succede?-.
Ma l’uomo continuò a correre.
Arrivò in strada. Un tir lo investì.
*****
Si rigirò sulla poltrona, nel
sonno.
*****
Si risvegliò vicino al letto di
Orlando. Era ancora in coma.
Al diavolo i
sogni!
Improvvisamente l’apparecchiatura
del principe iniziò ad emettere un suono prolungato e fastidioso.
Orlando era morto.
Lo schermo evidenziava che la
funzione cardiaca e cerebrale era nulla.
Orlando era
morto.
In poco tempo la stanza si riempì
nuovamente.
Orlando era morto.
Ma stavolta niente sorrisi o urla
di gioia.
Orlando era morto.
Solo la disperazione.
Orlando era morto.
Perché devi renderti conto di
quanto realmente vale una persona solo quando muore o sta per morire? Perché non
prima, quando lui sorrideva, scherzava con me, quando sembravamo così amici,
così sereni, così belli insieme. In fondo, io so che tu mi amavi. Ma non ne hai
mai avuto il coraggio. Nemmeno io l’ho avuto. E ora... ora io vorrei morire per
non dover vedere il tuo corpo scomparire per sempre sotto
terra...
Uscì di corsa
dall’ospedale.
Viggo, prima di morire, vide solo
due grandi fari che venivano verso di lui... era un tir, ed era venuto a
terminare il suo lavoro.
*****
- Viggo...
svegliati!-.
Viggo si svegliò e lo accolse il
volto sorridente di Orlando.
- Ciao...-.
- Stai bene?-. Il ramingo si guardò un
attimo attorno, allarmato. – Che succede?-.
- Era un sogno...-.
- Che cosa?-.
- Tu eri in coma e... e poi... ma era
solo un sogno-.
- Che cosa succedeva nel
sogno?-.
- Nulla... non preoccuparti. Mi sono
svegliato davvero?-.
Orlando scoppiò in una
risata.
- Si. Questa è la realtà. Io ora devo
andare, ok? Ci vediamo dopo!-.
- Ok. A dopo-.