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Autore: Elentari    30/07/2005    4 recensioni
I sogni mostrano ciò che temiamo o desideriamo davvero.
I sogni sono anche l’unico modo per fuggire dalla realtà, ma come fai a fuggire dai sogni?
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Orlando Bloom, Viggo Mortensen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è frutto dell’immaginazione dell’autrice.

Chiedo scusa in anticipo ai protagonisti perché non intendo mancare di rispetto a nessuno.

Grazie a chi leggerà e, soprattutto, a chi recensirà.

SOGNI E REALTA’

 - Ehy, principino!-.

 - Mi dica, ramingo!-.

 - Ci prendiamo una birra?-.

 - Ma è tardi! Saranno le dieci!-.

 - Tardi?!? Ragazzo mio, devi ancora imparare a vivere la notte!-.

 - Domani è l’ultimo giorno di riprese... domani sera-.

 - Domani sera ci saranno tutti... che ti importa se domani arriviamo che siamo due stracci?-.

 - Cos’è, una sfida?-.

 - Cos’è, un “sì”?-.

 - E va bene!-.

Al solito bar, al solito tavolo, con la solita persona, con i soliti pensieri. O meglio con i soliti problemi. Vedere Viggo mentre, nonostante i suoi 45 anni, tenta di sedurre l’ennesima donna. L’ennesima donna giovane e attraente, attratta più dalla fama e dai soldi di Vig, piuttosto che da lui. L’uomo non sapeva cosa provava Orlando quando lo vedeva così.

Gli si stringeva, anzi spaccava il cuore.

E quando capì che la serata sarebbe finita, come sempre, nella roulotte di Viggo, ma senza di lui, il nostro Orlando decise di togliere il disturbo. Non voleva stare a guardare mentre la sua vita veniva rovinata da un amore impossibile. Quando stava per uscire, amezzanotte circa, quasi si scontrò con Elijah, ma non si scusò ne gli rivolse lo sguardo.

 - Orly! Che fai?!?-.

Non ricevette risposta.

*****

Il giorno dopo, ore 9,15.

 - Lij! Dove diavolo è finito Orly?-.

 - Non lo so, Vig. L’ultima volta l’ho visto ieri sera, al bar. Ma non mi sembra di aver visto la sua macchina, vicino alla sua roulotte-.

 - Avrà incontrato qualcuna...-.

 - Viggo! Elijah! DOVE CAVOLO E’ FINITO ORLANDO?!?-.

 - Pete, datti una calmata!-.

 - Darmi una calmata? DOVEVAMO INIZIARE A GIRARE UN’ORA FA! NON SI E’ NEMMENO PRESENTATO AL TRUCCO! PROPRIO OGGI CHE E’ L’ULTIMO GIORNO!-.

 - Beh... chiamalo sul cellulare-.

 - C’ho già provato! Il numero è inesistente!-.

*****

Ore 11,30. Nessuna traccia di Orlando.

 - Peter, esco a cercarlo-.

 - No, aspetta un po’, Viggo-.

 - MA GLI SARA’ SUCCESSO QUALCOSA!-. Anche Viggo si sorprese della propria reazione. - Mi dispiace, Pete-.

 - Non importa, siamo tutti agitati-.

Il cellulare del regista iniziò a suonare.

 - Forse è lui-.

Peter rispose. – ORLANDO! QUANDO TORNI MI SENTI! Come? Quando? Oddio... certo, si, si, arrivo subito. Ci penso io. Grazie-.

 - Che è successo?-.

La faccia del regista era bianchissima.

 - Orlando ha... ha avuto un incidente. È in coma-.

Il respiro si bloccò nella gola di Viggo.

 - In coma...?!?-.

 - Sì... si è schiantato contro un tir... è un miracolo che sia vivo...-. Viggo uscì di corsa. – Che cosa fai?!? VIGGO!-.

*****

80, 100, 120, 150, 180, 200 chilometri orari, ma Viggo non accennava a diminuire la velocità. Per poco non uscì di strada, ma forse per lui sarebbe stato meglio, piuttosto che vedere il suo principe lungo e disteso su un letto d’ospedale, in fin di vita.

L’ospedale s’intravedeva già e quindi iniziò a rallentare. Parcheggiò e uscì di corsa dall’auto, per entrare come un fulmine nell’atrio.

Trafelato, chiese aiuto all’infermiera dietro il banco.

 - Orlando... Bloom...-.

 - Come, scusi?-.

 - Dov’è... Orlando Bloom?-.

 - Un attimo che controllo-. Passarono pochi istanti. – In terapia intensiva, terzo piano. Ma lei...-.

Non fece in tempo a finire che Viggo stava già salendo le scale tre gradini per volta. – Si fermi! È un parente?-. L’infermiera si accorse che era tutto inutile, ci avrebbero pensato quelli del terzo piano.

TERZO PIANO:

RADIOLOGIA –>

<– TERAPIA INTENSIVA

Più in fretta che poteva, Viggo attraversò il corridoio di sinistra, finché non lo vide. Era stato portato in una stanza con i vetri che permettevano di vedere l’interno. Il cuore gli morì nel petto. Anzi il cuore gli si uccise nel petto.

 - Lei è un parente?-.

Assorto nei suoi pensieri, Viggo non fece caso al medico che gli era al fianco.

 - Mi scusi...-. Finalmente il dottore riuscì ad attirare l’attenzione dell’uomo.

 - Cosa?-.

 - Le ho chiesto se è un parente-.

 - Ehm... io...-.

 - Non lo è. Ma lo sapevo già, signor Mortensen. Rimanga pure, se non sbaglio siete colleghi-.

 - Già. Posso entrare?-.

 - Si, certo. Eravate amici?-.

 - Ottimi amici. Può dirmi qualcosa?-.

 - Beh... certamente. Le sue condizioni sono piuttosto gravi, ma non del tutto irrecuperabili. Aveva un ematoma cerebrale interno, che abbiamo già asportato. L’operazione sembrava riuscita bene, ma poi è entrato in coma. Siamo in attesa dei risultati di alcune analisi-.

 - Si risveglierà, vero?-.

 - Posso essere sincero con lei?-. Viggo annuì. – Temiamo di no-.

Un’altro macigno, pesante, l’ennesimo quella giornata.

 - Ma lei ha appena detto che non è irrecuperabile...-.

 - Quello che ho detto poco fa era quello che spero accada. Ma quello che temo è che Orlando non ce la faccia. Se vuole, può rimanere qui-.

 - Grazie-.

Viggo entrò nella stanza e, senza che potesse fare nulla, le lacrime iniziarono a scendere copiose. Solo ora si accorgeva di quanto quel ragazzino per lui fosse importante. Di quanto l’amasse. Non come amico, non come fratello, non come figlio. Lo amava per quello che era. Solo ora si accorgeva che tutte quelle donne che aveva sedotto davanti ai suoi occhi, erano solo un modo per non ammettere ciò che provava in realtà. Lui era un uomo e amava un uomo. Cosa avrebbe pensato il resto del mondo?

Ma che diavolo sto facendo? Penso già a quando vivremo felici e contenti se non so n’ancora se sarà ancora vivo domani. Ma soprattutto... lui...

Viggo si sedette su una sedia, e lì si addormentò.

*****

Qualcuno lo stava dolcemente scuotendo.

 - Viggo... Viggo svegliati!-.

L’uomo guardò l’orologio. Le undici di sera. Ventiquattr’ore prima lo aveva visto per l’ultima volta.

Davanti a lui, Dominic.

 - Ciao, Dom-.

 - Da quanto sei qui?-.

 - Da questa mattina-.

 - Sai qualcosa?-.

 - Aveva un ematoma cerebrale interno, gli è stato asportato e poi è entrato in coma-.

 - Ho sentito Pete che parlava con Sonia. Era distrutta-.

 - Posso capirla. Quando sarà qui?-.

 - Domattina. Ha preso il primo volo che ha trovato. Verrà anche Samantha-.

 - Mio dio... ha solo 26 anni, cazzo. Non può morire ora. No, non può ora-.

 - Lo so. Stava per realizzare il suo sogno: fra poco sarebbe diventato un attore famoso-.

 - Non intendo per la sua carriera. Cioè, anche. Non pensare che io sia egoista-.

 - Che stai dicendo?-.

 - Che lo amo, Dom. Lo amo-.

 - Beh, anch’io lo amo-.

 - Come lo ami?-.

 - Per me è come un fratello-.

 - Non intendevo come fratello-.

 - Vuoi dire che tu...-.

 - Si-.

 - E non l’hai...-.

 - Si-.

 - Ma lui...-.

 - No-.

 - Prova a...-.

 - Per farmi dare del deficiente illuso pervertito? No, grazie-.

 - Se lui...-.

 - No, credimi-.

 - Ma se non...-.

 - Ti ho detto di no-.

 - Cazzo, Viggo! Fammi finire di parlare almeno!-.

 - Scusa-.

 - Non fa niente. Ma secondo me, anche se Orly provasse qualcosa per te, non te l’avrebbe detto. Sei sempre circondato da donne, ma, soprattutto, tu non le respingi-.

 - Non volevo ammettere di essere innamorato di un ragazzo... di diciannove anni più giovane-.

 - Non tirare in ballo il fatto che tu sei un vecchietto-.

Viggo accennò un sorriso.

 - Posso rimanere solo con lui?-.

 - Certo, Vig. Chiamo PJ e gli dico che stai bene. Era preoccupato per te. Non è venuto perché non se la sentiva di vederlo così. E ha preferito rimanere a consolare il resto del Cast. Io rimango qui, fuori della stanza, se avessi bisogno di aiuto-.

 - Okay, grazie-.

Una volta rimasto solo, Viggo avvicinò la propria sedia al letto e prese la mano di Orlando.

Orly... principino... lo so che mi senti. Perché mi fai questo? Perché proprio ora che mi sono accorto di quello che provo per te? Lo hai fatto apposta? Volevi capissi? Dimmi di si, Orly, dimmi di si... dimmi che anche tu provi quello che io provo per te. Ti prego, dimmelo. No... no me lo dirai. Non per oggi, almeno. Forse mai.

*****

 - Ciao, Lij-.

 - Dom. Come va?-.

 - Secondo te?-.

 - Come sta Viggo?-.

 - Da cani. Avevano legato così tanto...-.

*****

Orly, piccolo mio, so che sei forte, che ce la farai. Sono disposto a rinunciare a te. Sono disposto a dimenticarti per sempre, sono disposto a cancellare il giorno in cui ti ho conosciuto. Ma tu devi vivere. Ti prego... devi vivere.

Improvvisamente si sentì stanco, nonostante avesse dormito a lungo. Chiuse gli occhi e si riaddormentò nuovamente.

*****

Sentì delle voci concitate e quindi si svegliò. C’erano dei dottori, Dominic, Elijah e Peter.

 - Viggo! Viggo! Viggo, si è svegliato!!! Sta bene! È vivo!-. Dominic saltava praticamente dalla gioia.

Effettivamente, Dom aveva ragione. Orlando era sul letto, gli occhi aperti, sorrideva.

 - Ehy, ragazzi, sto bene...-. Disse, mettendosi a sedere.

 - In effetti, va tutto bene... un po’ strano. Faremo degli accertamenti... comunque sembra perfettamente guarito!-. Disse uno dei dottori.

Dominic capì che Viggo voleva stare da solo col principe, quindi convinse gli altri ad uscire.

La stanza era vuota e Viggo si sedette sul letto.

 - Allora, piccolo principe, come va?-.

 - Ehm... bene-.

Viggo sorrise.

 - Prima, mentre eri in coma, ti ho detto alcune cose. Le hai sentite, per caso?-.

 - No, ma...-.

 - Ti prego, fammi parlare. Forse non troverò più il coraggio per dirti che... che... ti amo, Orly. Ti ho sempre amato, ma non volevo ammetterlo. Mi dispiace aver sedotto tutte quelle donne davanti ai tuoi occhi... ma ora è inutile tornare indietro. Non pretendo che tu mi ami, ma se non provi nulla per me... beh, considerami sempre un amico-.

Orlando lo stava guardando. Sembrava sorpreso, ma soprattutto... sconvolto.

 - Ehm... certo... ecco, vedi... per me è un onore essere amato da un... uomo, ma io credo di... è uno scherzo di Dom? Quanto ti hanno pagato?-.

 - Come scusa?-.

 - Beh... uno sconosciuto mi dichiara amore non appena mi sveglio dal coma. È un po’ ridicolo, non credi?-.

 - Sco... sconosciuto?-.

 - E chi diavolo saresti, se no?-.

 - Sono Viggo, Orly. Viggo Mortensen. Sono Aragorn, il ramingo!-.

 - Aragorn? Cos’è il tuo soprannome?-.

 - Il Signore degli Anelli!-.

 - Si, sono Legolas nel Signore degli Anelli!-.

 - Io sono Aragorn!-.

 - Aragorn? È un orchetto di Saruman o di Sauron?-.

 - L’erede al trono di Gondor!-.

 - Se non sbaglio è Eldarion, figlio di Arathorn!-.

 - Tu...-.

Viggo capì che era inutile. Qualcuno aveva ascoltato il suo desiderio. Cancellare la loro conoscenza. Ma il lavoro era stato svolto in maniera sbagliata... lui si ricordava perfettamente di Orlando... solo nella mente del principe era stato cancellato quel giorno.

Viggo corse fuori, sotto gli sguardi dei colleghi di lavoro.

 - Ehy, Vig! Che diavolo ti succede?-.

Ma l’uomo continuò a correre. Arrivò in strada. Un tir lo investì.

*****

Si rigirò sulla poltrona, nel sonno.

*****

Si risvegliò vicino al letto di Orlando. Era ancora in coma.

Al diavolo i sogni!

Improvvisamente l’apparecchiatura del principe iniziò ad emettere un suono prolungato e fastidioso.

Orlando era morto.

Lo schermo evidenziava che la funzione cardiaca e cerebrale era nulla.

Orlando era morto.

In poco tempo la stanza si riempì nuovamente.

Orlando era morto.

Ma stavolta niente sorrisi o urla di gioia.

Orlando era morto.

Solo la disperazione.

Orlando era morto.

Perché devi renderti conto di quanto realmente vale una persona solo quando muore o sta per morire? Perché non prima, quando lui sorrideva, scherzava con me, quando sembravamo così amici, così sereni, così belli insieme. In fondo, io so che tu mi amavi. Ma non ne hai mai avuto il coraggio. Nemmeno io l’ho avuto. E ora... ora io vorrei morire per non dover vedere il tuo corpo scomparire per sempre sotto terra...

Uscì di corsa dall’ospedale.

Viggo, prima di morire, vide solo due grandi fari che venivano verso di lui... era un tir, ed era venuto a terminare il suo lavoro.

*****

 - Viggo... svegliati!-.

Viggo si svegliò e lo accolse il volto sorridente di Orlando.

 - Ciao...-.

 - Stai bene?-. Il ramingo si guardò un attimo attorno, allarmato. – Che succede?-.

 - Era un sogno...-.

 - Che cosa?-.

 - Tu eri in coma e... e poi... ma era solo un sogno-.

 - Che cosa succedeva nel sogno?-.

 - Nulla... non preoccuparti. Mi sono svegliato davvero?-.

Orlando scoppiò in una risata.

 - Si. Questa è la realtà. Io ora devo andare, ok? Ci vediamo dopo!-.

 - Ok. A dopo-.

  
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