II
(Alessandro Baricco)
Atterrarono sul morbido. La sabbia di Blackpool era fresca
al tatto, perché era tardo pomeriggio e il sole stava sparendo all’orizzonte.
Ginny si voltò a contemplare il tramonto e un sorriso le increspò le labbra. Il
cielo era arancione con strisce di violetto.
Le piaceva.
“Siete arrivate!”
Hermione si precipitò fuori dalla casa sulla spiaggia e
corse loro incontro, sulla passerella di legno, a piedi nudi, e poi sulla
sabbia.
Ginny si levò in piedi. Tese una mano a Luna per aiutarla ad
alzarsi e trovò il suo palmo sudaticcio. Trovò questo contatto stranamente
intimo.
Hermione la travolse col suo abbraccio e la strinse come se
non si vedessero da anni, invece erano passati tre giorni appena. Imputò la sua
euforia al matrimonio imminente ma soprattutto agli ultimi giorni dorati di libertà che avrebbe trascorso con le sue
amiche prima di farsi imprigionare da un abito bianco e da un anello al dito.
Ginny spolverò via questo pensiero pessimista come i granelli di sabbia dalla
sua gonna.
Hermione si tese ad abbracciare Luna, che sembrava
impacciata. Poi strinse celermente Fleur e si allontanò, più per una sorta di
timore reverenziale che per antipatia o disprezzo.
“Bene, ragazze, siete pronte a festeggiare il mio addio al
nubilato in questa splendida località di mare?”
Tutte e tre annuirono con entusiasmo. Ginny sentì una
stretta di anticipazione allo stomaco e per la prima volta quel giorno pensò di
essere felice.
Hermione fece strada verso la casa che i suoi zii Babbani
avevano acconsentito a prestarle per una settimana.
Luna affiancò Ginny e lei sentì il profumo di sapone neutro
e terra bagnata che emanavano la sua pelle e i suoi capelli. Uno strano
miscuglio, pensò.
“Ce l’hai il costume?”, le domandò Luna, senza guardarla.
“Certo, perché, tu no?”
“Non sono sicura di metterlo”
Ginny si bloccò appena prima dell’uscio.
“Vuoi fare il bagno nuda?!”, esclamò, soffocando una risata.
Sarebbe stato proprio da lei.
Luna le rivolse uno sguardo triste e Ginny si sentì in colpa
senza sapere perché.
“Non mi sta molto bene, ho paura di sfigurare”, mormorò con
gli occhi bassi, “affianco a una Veela, a Hermione e a te”.
L’enfasi con cui disse a
te , guardandola finalmente dritto negli occhi, le fece quasi girare la testa. Ginny deglutì,
poggiando una mano sullo stipite della porta.
“Che ci fate ancora lì? Entrate!” Urlò Hermione.
Ginny fece il suo ingresso in casa e le sembrò un posto
meraviglioso quella villetta sulla spiaggia, con le porte a vetri, il tetto
spiovente, le pareti bianche e il profumo di salsedine che impregnava ogni
centimetro di superficie. Avrebbe voluto viverci almeno tre mesi l’anno.
“Che ve ne pare, hm?”, chiese Hermione, allargando le
braccia, orgogliosa di quel posto come se fosse stato suo.
“Magnifique!”,
commentò Fleur, l’entusiasmo che ne moltiplicava la bellezza.
“Dove dormiremo?”, chiese Luna, senza smettere di
contemplare una testa di alce attaccata al muro. Allungò una mano per sfiorarle
il muso ma poi sembrò ripensarci.
“Allora, c’è una cameretta, dove di solito dorme mia cugina,
con un letto singolo”, fece una pausa,
forse ad effetto, “lì dormirà Fleur, così potrà avere la sua privacy”,
tutte lì dentro, eccetto forse la diretta interessata, sapevano che Hermione
aveva scelto per la cognata quella sistemazione per evitare che uccidesse nel
sonno la sua ipotetica compagna di stanza. O viceversa.
“Ginny e Luna”, riprese, “dormiranno nella stanza degli
ospiti. C’è un letto matrimoniale, se non vi dispiace”. Luna fece spallucce e
Ginny si stupì di non essere dispiaciuta affatto.
“Io dormirò nella camera da letto degli zii”, concluse.
Un imbarazzante brontolio si levò dallo stomaco di Ginny,
che si affrettò a tenersi la pancia, ma ormai era troppo tardi. Tutte si erano voltate a guardarla.
“Ho saltato il pranzo”, si giustificò, pensando al delizioso
pasticcio di carne che sua madre le aveva preparato a mo di addio ma che lei si
era rifiutata di mangiare perché temeva che la smaterializzazione le avrebbe
fatto rimettere tutto.
“Non c’è problema, andiamo a preparare la cena!”, disse
Hermione e Ginny pensò che cominciava a trovare fastidiosi quei punti
esclamativi che coronavano le frasi di Hermione e che erano più adatti in bocca
a una quindicenne che a lei. Forse era difficile abituarsi a un’Hermione che
voleva godersi gli ultimi sprazzi di una giovinezza che l’aveva appena sfiorata
e che il matrimonio avrebbe sfiorito. Cercò di allontanare di nuovo quei pensieri
negativi.
Il suo stomaco emise un altro cupo lamento prima che lei si
decidesse a seguire le sue amiche in cucina, dove l’odore del mare più fondo le
invase le narici. Avrebbero mangiato pesce.
***
“Sono preda di facili entusiasmi e di altrettanto facili
ripensamenti”, disse Luna, appena entrata nella camera che lei e Ginny
avrebbero condiviso per quella settimana.
Ginny gettò uno sguardo al quadro appeso sopra la testiera
del letto. Ritraeva un gruppo di donne i cui corpi erano intrecciati tra loro
in un viluppo di arti e colori. Sembravano delle bambole spezzate. Non lo
riconobbe ma era quasi certa di averlo già visto in qualche libro Babbano.
“Che vuoi dire?”, chiese distrattamente a Luna, mentre con
un incantesimo riportava i suoi bagagli alle loro dimensioni naturali.
“Che non dovevo venire”, rispose l’altra, giocherellando con
una collana di palline rosse e gialle.
Ginny alzò il viso a fronteggiarla.
“E perché mai?”, domandò, le sopracciglia rosse che quasi si
univano a formare un arco sulla sua fronte.
Luna si mostrò titubante. Ginny notò che batteva nervosa un
piede per terra.
“Non aspetterò per sempre”, disse infine.
Ginny non era sicura di voler sciogliere l’enigma delle
parole di Luna che erano sempre sciarade, quindi più per educazione che per
curiosità domandò:
“Cosa? Cosa non aspetterai?”
Luna rimase in silenzio per qualche istante e Ginny pensò
che non avrebbe risposto alla sua domanda. Poi la bionda alzò la testa e la
guardò con la stessa espressione di quando le aveva detto a te.
“Niente”
Ginny rimase stordita per qualche secondo, come se Luna le
avesse svelato il segreto dell’universo, quando non aveva detto niente, appunto. Però aveva detto quel niente con un’intensità tale che voleva
dire tutto.
Le
parole sono parole e basta, pensò Ginny.
Fu Luna a interrompere il contatto visivo, voltandosi.
“Klimt. Le vergini”,
disse. Ginny rimase interdetta, ancora percorsa da un qualche brivido
sconosciuto, poi scosse piano la testa e mosse le labbra per formulare una
frase, una frase qualsiasi. Luna diceva sempre frasi qualsiasi. Apparentemente. Poi seguì lo sguardo
dell’amica e capì che stava guardando il quadro.
“Ah”. Non aggiunse altro. Avrebbe potuto chiederle come
faceva a saperlo. Avrebbe potuto dirle che era davvero un bel quadro.
“Vado a mettermi il pigiama in bagno”, disse invece.
Luna annuì, senza staccare gli occhi dal quadro. Sorrise,
credendo di non essere vista, e si mise una mano sul cuore.
Poco dopo uscì dal bagno in shorts e canottiera. Si stupì di
trovare Luna in camicia da notte. Era blu, sembrava di seta e le arrivava sopra
il ginocchio.
“Quale parte del letto vuoi?”, domandò la bionda.
“Quella vicina al bagno”, rispose Ginny, legandosi i
capelli, ora che era fuori dalla portata del suo ragazzo. E poi faceva caldo,
non un caldo afoso però, non erano nella parte del mondo giusta per un caldo
del genere. “Faccio la pipì un sacco di volte durante la notte. Spero di non
svegliarti”.
“Non preoccuparti”, Luna scrollò le spalle e si sedette sul
letto.”Vieni?”, domandò battendo la mano sul copriletto. Ginny sorrise di
fronte a quel gesto che le ricordava Harry e si avvicinò.
Si distese. Il letto non sembrava proprio matrimoniale,
piuttosto era da una piazza e mezzo. Si trovò un gomito di Luna piantato nel
fianco e si spostò un poco.
“Buonanotte, Loony. Sogni d’oro”, disse dando le spalle
all’altra ragazza.
“Li avrò”.
Rieccomi!
Ringrazio
di cuore chi ha letto e soprattutto chi ha recensito lo scorso capitolo, dandomi
fiducia. Grazie millissime!
Il (lo?) yuri non è un genere con un grande seguito, però
voglio andare avanti lo stesso, vedere come va.
Ah,
Blackpool, dove si trovano le nostre, è una località balneare inglese. Non ci
sono mai stata e penso non ci andrò mai, quindi se dovessi scrivere delle
cavolate su ‘sta città e magari qualcuna di voi c’è stata….insomma,
perdonatemi! Ehm.. mi piaceva il nome e poi penso sia una meta ambita, per chi vuole andare al mare
in Inghilterra, si intende.
Un’ultima
cosa. Sembra che io odi Fleur. La verità è che…non la trovo molto simpatica xD
Alla
prossima!