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Autore: Layla    18/03/2010    3 recensioni
-Non puoi scappare da ciò che non ha corpo!-
“Si che posso, è quello ch sto facendo!”
Urlò chiudendo istericamente il trolley con un gesto secco che risuonò come una fucilata nella stanza vuota.
Mentre percorreva il suo appartamento, ed afferrava le chiavi della macchina,diretto verso un posto ignoto, sentiva di stare dando addio a moltecose.
Ma il futuro? Il tanto decantato, il fottuto futuro, come sarebbe stato?
Ingranò la retro, uscì di nuovo dal lussuoso parcheggio sotterraneo, con un cd dei Green Day di sottofondo.
La strada ora era davanti a lui che si accese una sigaretta, ora era certo di una cosa.Era certo di non avere risposte, di essere solo una foglia in balia del vento della vita.
Solo.-

[SEQUEL DI "FRANCESCA"!! ]
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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32)una nuova vita

 

Leila aveva paura.

Aveva sperato che quel momento  non arrivasse mai e che dopo che Luca l’aveva praticamente salvata dalle grinfie di Mark lui la lasciasse perdere.

Lo sapeva che erano speranze vane, quel bastardo non si sarebbe fermato finché non l’avesse avuta e forse nemmeno allora, desiderando ripetere l’esperienza.

Cosa c’era di male ad illudersi che per una volta tutto sarebbe andato bene?

Nulla, solo era impossibile che avvenisse.

Aveva trascorso quella mattinata a scuola in preda al panico, chiedendosi se sarebbe riuscita ad andare al lavoro, sentiva un brivido lungo la schiena, sapeva troppo di brutto presentimento per ignorarlo.

Uscì dall’edificio e slegò il motorino guardandosi intorno con aria preoccupata, ma non c’era nessuno.

Diede gas, per poi partire, il suo cuore non voleva saperne di rallentare i battiti.

Una volta arrivata  a casa volò nel suo appartamento per scaldarsi il pranzo e tentare di calmarsi, non farsi vedere così agitata da Bill.

Le scocciava nascondergli qualcosa, lui non se lo meritava , ma se l’avesse coinvolto temeva avrebbe fatto qualcosa di stupido e l’ultima cosa che volesse era che si mettesse nei guai per lei.

Non se lo sarebbe perdonato, lui doveva pensare solo a guarire!

Fece scaldare una porzione di lasagne e le mangiò senza nemmeno gustarne il sapore, erano solo del cibo che ingeriva per dovere.

Se non avesse dovuto andare al lavoro non le avrebbe mangiate, ma si sarebbe barricata nell’appartamento e buttata a letto.

-Voglio scappare!

Non voglio essere qui imprigionata in una vita che non voglio!-

Dopo aver finito di mangiare e avere lavato i piatti scese di nuovo in strada, stava per slegare il motorino quando qualcuno la face voltare verso di se.

Il suo cuore mancò un battito, sapeva di chi era quel tocco, il brivido di disgusto glielo confermò, era Mark.

Non poteva scappare, non più.

Forse avrebbe potuto resistere, ma era probabile che avrebbe finito solo per prendersi delle botte e l’avrebbe irritato.

-Illusa! Tanto quelle foto non te le consegnerà comunque, lo farà solo quando avrà finito di scoparti?

Pensi di saper resistere al disgusto?-

“Ciao piccola.”

La sua voce beffarda le faceva venire voglia di vomitare.

“Cosa vuoi?”

“Lo sai cosa voglio!” le accarezzò una guancia.”L’italiano ci ha interrotto l’ultima volta.”

“Perché? Cos’ho di speciale?”

“Non hai nulla di speciale, solo che io ti voglio ed ottengo sempre quello che voglio.”

La ragazza avrebbe voluto urlare che non era un oggetto, che aveva dei sentimenti e che quelli verso di lui erano di disgusto assoluto.

“Mi fai schifo!” sibilò frustrata.

“Lo so!” Rise lui “ E non sai quanto mi faccia piacere questa cosa!”

Ci fu una pausa di silenzio durante la quale la presa di Mark sul suo polso aumentò e la paura circolò mista al sangue nelle vene di Leila.

Analizzava febbrilmente ogni possibilità di fuga e non ne trovava nessuna.

Era un animale in trappola e Mark era il cacciatore.

“Ma ora bando alla ciance!

La volta scorsa il piccolo Girardi ci ha interrotto e io non voglio che succeda ancora una cosa del genere, quindi ora andremo a casa mia!

Muoviti!”

La strattonò per un polso,  forse avrebbe potuto urlare, ma era certa che nessuno sarebbe accorso.

Chi si fa gli affari suoi campa cent’anni era il motto del quartiere.

Il ragazzo la trascinò fino alla macchina e la spinse dentro in malo modo.

I giochi erano finiti, non c’era più nulla da fare.

Salì in macchina anche lui e mise  in moto.

“Non tremare così, piccola.

Non succederà subito, prima ho delle consegne  da fare!”

Bastardo! Aveva persino il coraggio di allungarle l’agonia!

“Si, piccola, mi diverte vederti così in balia del mio potere.

È una sensazione fantastica!”

Mise in moto, soddisfatto.

Leila di nuovo pensò a come fuggire da quella macchina.

“Non pensare alla fuga, non ci riuscirai!”

Non era detto.

Non era affatto detto!

Lui non poteva prendere possesso anche dei suoi pensieri e delle sue decisioni, già prendere il suo corpo era troppo per lei!

-Quanto ti odio! Ti odio talmente tanto che ti ucciderei!

Hai mandato in galera mio fratello, mi stai distruggendo la vita.

Fallo, bastardo!

Quando non avrò più nulla da perdere, perché Farid sarà in carcere e Bill mi avrà mollata verrò e ti ucciderò, non mi importa del carcere.

Pagherai! Avrò la mia vendetta!-

Il ragazzo si mise a fischiettare, mentre lei macinava quei pensieri di odio violento così insoliti per lei.

Sarebbe mai finito quell’incubo?

Il ragazzo si fermò poco dopo, Leila era impaziente di tentare la fuga, ma il ragazzo la chiuse in macchina abbassando le sicure.

Leila decise che avrebbe sfondato il vetro, iniziò a dare gomitate e alla fine cedette con uno schianto.

Pezzi di vetro caddero ovunque,  qualcuno di conficcò anche nel giubbino ferendole la pelle.

Non importava, doveva scappare.

Lo sfondò ulteriormente, infilò le gambe nel finestrino e scivolò fuori proteggendosi la faccia.

Non appena fu fuori iniziò a correre, non fece molta strada che qualcuno la placcò facendola cadere a terra.

Era Mark che ora era sopra di lei.

“Cosa credevi fare, eh?”

“Mollami bastardo! Mi metto ad urlare!”

“Non lo farai o ti ammazzo,puttana!”

La riportò in macchina e le legò braccia e gambe.

Perfetto! Ora era del tutto fottuta!

“Non ti devi mettere contro di me, hai capito?”

Vaffanculo! Sei solo un pezzo di merda!”

Lui rise e salì al posto di guida, mise in moto e ripartì di nuovo.

“è divertente sentirti mentre mi insulti, lo sai, bambolina?”

“Ti odio Mark! Tu non hai idea di quanto ti odi!”

Lui rise ed alzò maggiormente il volume della radio, stavano trasmettendo un pezzo di Lady Gaga.

Meraviglioso! L’aveva sempre odiata quella troia!

“Spegni quella radio!” Ringhiò isterica.

“PEZZO DI MERDA , SPEGNILA O LA PRENDO A CALCI!”

Le mollò una sberla, per un attimo  la testa le girò, poi senti qualcosa di liquido e caldo scendere dal naso alla bocca.

Sangue.

“Stai calma, Bambina o dovrò farti stare calma io e credimi non mi è mai piaciuto sbattermi una donna pestata!”

Si fermò di nuovo ed uscì dalla macchina, lasciandola sola.

In quel silenzio rivide suo fratello e desiderò che fosse lì, anche solo per chiedergli scusa per non essere stata abbastanza attenta a quel verme.

Scusa per non sapeva nemmeno lei cosa.

Il secondo che vide fu Bill e sapeva di dovere delle scuse anche a lui.

Doveva scusarsi per averlo escluso di nuovo, lui non se lo meritava.

Ma se gli avesse detto la verità avrebbe fatto qualcosa di stupido e lei non voleva.

Era in un vicolo cieco e ne pagava le conseguenze.

-Mi dispiace di averti tenuto fuori di nuovo da una parte della mia vita.

Non volevo!-

Se avesse potuto avrebbe pianto, invece con il poco autocontrollo che le rimaneva frenò quelle lacrime, non avrebbe dato quella soddisfazione a Mark!

Il ragazzo tornò poco dopo e la macchina ripartì di nuovo.

“Bene piccola, ora si va a casa!”

Leila non gli rispose.

Durante quel viaggio non disse una parola, lui sembrò non prendersela e ridacchiava tra se e se, irritandola.

Ora la partita era davvero finita e lei aveva perso.

Prima di scendere Mark le tagliò la corda con cui le teneva legati i piedi, poi uscì, fece il giro ed aprì la sua portiera.

La sollevò come se fosse un sacco di patata e le trascinò nel condominio dove abitava.

Ogni gradino che fece nel percorso verso l’appartamento del biondo fu una tortura.

Si sentiva spinta verso la sua sorte.

Alla fine si trovarono davanti a una porta di legno scuro, Mark frugò un momento nelle tasche, estrasse la chiave ed aprì.

Non fu gentile e la spinse dentro, poi chiuse la porta a chiave e si avvicinò a lei.

Come quella sera si avventò prima sulle sue labbra, che lei tenne ostinatamente chiuse, poteva scoparsela, ma un bacio non l’avrebbe avuto quel bastardo!

Lui ringhiò frustrato e le diede un’altra sberla, uscì altro sangue, ma lei non cedette e lui dovette rinunciarci.

Cominciò a spogliarla bramoso, lei chiuse gli occhi e represse un conato di vomito.

All’improvviso la porta iniziò ad essere tempestata da una serie di colpi.

Qualcuno voleva disperatamente quell’essere, la speranza tornò a fiorire in lei.

Mark non demorse, la porta venne abbattuta e qualcuno la staccò da lui, lasciandola basita.

Conosceva quella schiena che ora era tra lei e uno sconvolto Mark.

Era Bill.

Che ci faceva li?

 

Bill era furioso.

La sua coscienza ovviamente non era d’accordo con il suo piano, non faceva che dire che stava buttando all’aria tutto il lavoro di quel mese, ma lui non l’ascoltò.

Diede ascolto a quella rabbia e decise che Mark doveva pagarla, a ogni costo.

Sicuramente era troppo impulsivo.

Ovvio che stesse facendo una cazzata, ma allo stesso tempo si sentiva vivo come non gli capitava da tempo.

Emozioni  pure, senza il filtro della coca, rabbia vera e non artificiale.

Doveva ricordare con precisione l’indirizzo che gli aveva detto Shirin, non importava se fosse arrivato troppo tardi o se si fosse ritrovato con qualche osso rotto dopo, voleva togliersi lo sfizio di dire quello che pensava su di lui.

Il moro camminava tra la gente, buffo che nessuno badasse a lui dopo lo scandalo della tossicodipendenza, ma almeno non aveva problemi.

Raggiunse un condominio e salì le scale due gradini per volta, in preda alla frenesia.

Arrivò davanti a una porta di legno scuro, lesse il nome  e quando fu sicuro che era di Mark la tempestò di colpi  a cui nessuno si diede briga di rispondere.

Si  permetteva anche di ignorarlo il bastardo?

Sapeva che si sarebbe fatto male, tuttavia considerato che i metodi quasi civili non avevano funzionato, ora doveva ricorrere a quelli violenti.

Si allontanò dalla porta per prendere la rincorsa e partì alla carica.

La prima spallata che diede gli strappò un gemito di dolore, ma non ebbe effetto sulla porta, che oscillò leggermente e basta.

Si allontanò di nuovo e partì alla carica con maggiore forza.

Questa volta l’impatto fu peggiore, credeva che la spalla gli si sarebbe spezzata invece resse, fu la porta  a cadere con un tonfo.

Bill strinse i denti ed entrò nell’appartamento, tenendosi l’arto, faceva un male cane!

Quello che vide fece passare in secondo piano la rabbia e gli diede un’altra carica di energia.

Mark stava spogliando violentemente una Leila che tentava in ogni modo di divincolarsi, Bill marciò a grandi passi verso di loro ed afferrò Leila per un polso.

La tirò a se e la trascinò dietro di lui, per un attimo colse gli occhi verdi della ragazza, erano grati e spaventati, aveva paura per lui.

Bill puntò le sue iridi nocciola sul bastardo che aveva davanti, era sconvolto e seminudo, la rabbia risali di nuovo come l’alta marea.

“Che cazzo stavi facendo, figlio di puttana?

Lascia stare la mia ragazza!”

Mark si ricompose e scoppiò a ridere.

“Se non vuoi che quella troia finisca in carcere, vattene!

Io ho certe foto che potrebbero piacere alla polizia!”

Bill ci vide rosso, strinse i pugni e ringhiò.

“Zitto o ti ammazzo!”

“Provaci!” lo schernì lui.

Bill detestava essere preso poco sul serio e al momento lui era dannatamente serio ed incazzato!

Si lanciò su di lui e lo colpì in pieno volto, scontrandosi con la cartilagine del suo naso, Mark accusò il colpo stupito, Bill sogghignò mentre l’altro si portava incredulo una mano al naso da cui scendeva copioso del sangue.

“Bastardo!” urlò Mark.

Gli occhi del biondo erano accesi di furia omicida quando si lanciò verso di lui.

Iniziò una rissa da strada, Bill cercava di evitare i colpi, l’altro era decisamente più forte di lui che colpiva a casaccio cercando di fargli male.

-Avrei dovuto fare più palestra!- pensò sentendosi in bocca il gusto dolciastro del sangue.

Fu un miracolo riuscire a colpirlo ai genitali, il ragazzo si accartocciò su se stesso, boccheggiando, Bill si asciugò il sangue.

Fu una gioia di breve durata, vide che si infilò una mano in tasca e con un rapido monumento estrasse qualcosa, altrettanto rapidamente, qualcuno si parò davanti a lui.

Leila.

Il rumore dello sparo e la pallottola che fischiò accanto a lui rallentarono la sua percezione del tempo.

Vide Leila cadere a rallentatore e si sentì urlare.

Mark scattò verso la porta, Bill era paralizzato, cercò di darsi una svegliata ma il suo corpo non collaborava.

Doveva fermarlo o doveva aiutare lei?

Sentì la porta aprirsi  e altre voci nella stanza miste a rumori di colluttazione.

Chi c’era?

Fu solo il flebile lamento della ragazza a riscuoterlo, si mosse e si inginocchiò davanti a lei, innaturalmente pallida.

L’aveva colpita alla spalla.

“Mi ha preso solo di striscio.” Mormorò.

“Non parlare!” disse concitato lui e con la sua felpa tamponò l’emorragia.

Una mano si appoggiò alla sua spalla, seppe di chi era ancor prima che questa persona parlasse.

Era Tom.

“Bill, David l’ha fermato! Ora chiamo la polizia ed un’ambulanza!”

Bill annuì.

“Leila, Piccola, mi senti?”

“Si.”

“Tomi chiamerà un’ambulanza, andrà tutto bene.”

Lei annuì e tentò di sorridere.

“Grazie!”

“Figurati.” Mormorò lui.

Avrebbe voluto dirle tante cose, come ad esempio perché non gli avesse parlato, ma decise di rimandare tutto.

Lei doveva salvarsi e non affaticarsi a rispondere ai suoi quesiti!

Il moro aveva paura, paura che tutto finisse male.

Sentì David passare accanto a lui ed entrare in camera di David, stava frugando alla ricerca di qualcosa, ma cosa?

[“Mark la ricatta.

Lui è da sempre interessato a lei e al momento dice di avere della foto di lei quando spacciava.

Immagina cosa vuole in cambio di quelle!

L’altra sera Luca l’ha beccato con lei… “]

La voce di Shirin gli riportò alla mente le foto, sperò che il ragazzo le trovasse e che lei non avesse più nulla da temere da quello.

Tornò in salotto e passò qualcosa a Bill, erano foto.

“Fai in modo di salire sull’ambulanza con lei, in modo che non ti facciano domande e poi falle sparire!

Bruciale!

Mi hai capito?”

Bill annuì.

“David?” chiese con voce tremante”Ce la farà?”

Il ragazzo si chinò ed esaminò la ferita.

“Penso di si, l’ha presa solo di striscio …” in lontananza si sentiva il suono delle sirene dell’ambulanza”Stanno arrivando, Bill!

Abbi fiducia! Lei ce la farà!”

Il rasta appoggiò una mano sulla spalla di Bill, che trattenne le lacrime.

Presto sarebbero arrivati i paramedici e i poliziotti, lui non voleva farsi vedere debole.

Strinse la mano di Leila per infonderle coraggio e sperò che quella storia giungesse presto ad una conclusione.

I paramedici irruppero nella stanza, fecero domande un po’ a tutti per cercare di capire cosa fosse successo, alla fine la portarono via.

Bill li seguì e al momento di salire sull’ambulanza venne fermato.

“Lei chi è?”

“Sono il suo ragazzo, vi prego fatemi salire!”

Le foto nella tasca della giacca scottavano come non mai.

“D’accordo venga, ma non intralci!”

“Grazie!”

Tirò un sospiro di sollievo.

Mentre  i paramedici si occupavano di Leila lui si estraniò, una volta bruciate le foto e salva lei cosa sarebbe successo?

Non voleva tornare  alla clinica, si sentiva guarito e soprattutto non voleva più lasciarla sola.

Una cosa del genere non sarebbe più dovuta accadere!

Automaticamente il moro strinse i pugni e soffocò un ringhio, Mark doveva pagare!

“Non ti preoccupare ragazzo!”

La voce di uno dei paramedici lo fece smettere per guardare l’uomo.

“L’ha solo presa di striscio, ha perso un po’ di sangue, ma con dei punti e una trasfusione dovrebbe essere tutto apposto.

Avrebbe potuto finire peggio.”

Bill annuì, incapace di aggiungere altro, quell’uomo aveva ragione, Leila avrebbe potuto essere morta.

Al suono di quella parla rabbrividì e ringraziò qualunque cosa ci fosse stata lassù per averlo impedito.

Il viaggio ebbe fine e Leila venne portata al pronto soccorso e lui venne lasciato nella sala d’attesa, era il momento giusto per liberarsi delle foto.

Cercò dei bagni e  si chiuse nel cubicolo, poi estrasse quelle foto.

C’era una parte di lui che avrebbe voluto vederle a un’altra che le incitava  a sbrigarsi, decise di seguire le seconda ed estrasse un accendino dalla tasca, bruciò il pacchetto e i negativi e poi le lasciò cadere nel water e tirò l’acqua.

Il futuro di Leila si stava archiviando.

Uscì dal bagno e vide che erano arrivati anche David e Tom.

“Vi Hanno già lasciato andare?”

“Si, hanno detto che torneremo domani a parlare e sentiranno anche te e Leila se starà meglio.

A proposito, cos’hanno detto sull’ambulanza?”

David era ansioso.

“Che il proiettile l’ha presa di striscio e che dei punti e una trasfusione dovrebbero bastare, in ogni caso ora dovrebbe arrivare qualcuno no?”

Il rasta annuì, Bill si sedette accanto a suo fratello.

Rimasero in attesa per una mezz’oretta buona fino a quando un medico non arrivò ed annunciò loro che  Leila stava bene e che dopo la trasfusione poteva essere dimessa e tornare l’indomani per dei controlli.

“Non dovreste tenerla in osservazione?” Bill avanzò una timida protesta.

“La paziente ha voluto essere dimessa.”

“Capisco, è possibile vederla?”

Il medico lo scrutò per un attimo.

“Lasciatela riposare, un’infermiera vi avviserà quando sarà possibile.

Lei è il signor Bill Kaulitz?”

Lui annuì.

“Dovrebbe seguirmi per fare un prelievo.

Richiesta della polizia, visto il suo essere un tossicodipendente  e l’attività del ragazzo arrestato, sono necessari accertamenti per ricostruire la dinamica dei fatti.”

Il ragazzo annuì e seguì il medico che lo lasciò nelle mani di un’infermiera.

Una volta fatto il prelievo la prova più dura fu sentire su di se lo sguardo di Tom, il suo gemello era incerto, da una parte sembrava volesse disperatamente credere che lui fosse pulito, dall’altra il dubbio c’era.

“Tom sono pulito, credimi.

Non son evaso per farmi!”

“Lo so Bill, vieni qui!”

Lo abbracciò e Bill si sentì più sollevato.

“Mi ha telefonato una ragazza e mi ha spiegato tutto.” Sussurrò.

“Grazie  a te Tomi, per avermi creduto.

Lo so che non è facile.”

Tom non seppe cosa dire, Bill dal canto suo si godette quell’abbraccio, fino a  che non si staccarono e tornarono a sedersi sulle panchine della sala d’aspetto.

C’era silenzio, nessuno parlava solo David guardava Tom, chissà perché poi.

“Tom,  mi ha detto Luca che faresti meglio ad andare a casa.”

“Perché?”

“Lene gli ha detto  di fartelo sapere.”

“Non ho capito.”

“Ha telefonato Luca per sapere di Leila e con lui c’era anche Lene.

Quando hanno saputo che c’eri anche tu, lei ha detto di dirti di andare a casa da Francesca.”

Vide Tom irrigidirsi.

“Le è successo qualcosa?”

“Non ha voluto dirmelo.”

Tom scattò in piedi, poi lo guardò e tornò a sedersi.

“Tom se vuoi vai, David rimane no?”

Il rasta annuì.

“Non ti scoccia, Bill?”

“No tranquillo,

 è giusto che tu vada, sei preoccupato per lei.”

“Grazie Bill! Chiamami appena si sa qualcosa.”

Se ne andò e lo lasciò solo con il ragazzo.

Bill…” disse a un certo punto David.”Non ti ho ancora ringraziato.”

“Per cosa?”

“Per avere soccorso Leila, se tu non fossi arrivato ….”

Rabbrividirono entrambi.

“Figurati, è la mia ragazza.

È il minimo che possa fare se è nei guai.”

I due rimasero in attesa, di nuovo in silenzio, più pacificati.

 

Tom era in ansia.

Troppe cose erano successe quel giorno e non sapeva come avrebbe reagito alla notizia che Francesca stesse male, ormai teneva a lei.

Ormai le aveva detto che l’amava.

La sua salute e il suo benessere gli stavano a cuore come quelli di suo fratello.

Parcheggiò sotto casa sua e salì le scale che portavano al loro appartamento inquieto, sentiva che qualcosa sarebbe successo.

Aprì la porta  e nonostante fosse ormai pomeriggio inoltrato trovò le luci spente, questo lo insospettì, non era da Francesca.

La porta era aperta, quindi era in casa, stava bene?

Fay?”

chiamò a bassa voce, nessuno rispose.

Fece qualche passo incerto verso il divano e vide che lei era addormentata, scoperta come al solito.

La coprì, ma quel gesto bastò a svegliarla, Tom tendeva a dimenticarsi di quanto avesse il sonno leggero.

“Tom! Da quanto sei tornato?” mugugnò Fay assonnata.

“Da poco.”

“Come sta Bill?”

“Lui bene, è scosso.”

La ragazza si svegliò del tutto.

“Cosa è successo?”

“è scappato perché ha saputo che Mark stava per violentare la sua ragazza e così era.

L’ha levata dalle sue grinfie, solo che è  partito un colpo di pistola e Leila è rimasta ferita.”

Francesca impallidì e si portò un mano sulla pancia, era un gesto strano.

“è grave?”

“No, il proiettile l’ha presa di striscio.”

Ci fu una pausa di silenzio.

Fay Devi dirmi qualcosa?

Perché ti sei toccata la pancia? Stai bene?”

La ragazza abbassò gli occhi, ma non accennò a togliersi la mano dalla pancia, al contrario prese fiato.

“Una cosa dovrei dirtela, ma non ho idea di come la prenderai.”

Tom iniziò a sudare freddo, non gli piaceva quella frase, temeva che lei lo abbandonasse.

“Avrai notato che sto spesso male… Che vomito spesso…

Lui annuì.

“Sono anche molto in ritardo con il ciclo.”

Qualcosa iniziava ad essere più chiaro nella sua mente.

“Ho fatto un test di gravidanza… ed è positivo.

Temo di essere incinta.”

Tom rimase in silenzio, frastornato dalla notizia, Francesca non lo guardava, lui poteva sentire la sua paura.

Paura di essere abbandonata.

Paura di rivivere l’inferno della sua famiglia.

 Erano anche le sue paure.

Tom non aveva dimenticato il dolore del divorzio e non avrebbe voluto infliggerlo ai suoi eventuali e fino a quel momento improbabili figli.

“Da quanto lo sai?”

“Da un paio di giorni… non riuscivo a trovare il momento adatto per dirtelo.”

Il moro strinse i pugni.

“Come mai Lene lo sa?”

“Era con me il giorno che ho fatto il test, non era mia intenzione che lei lo sapesse prima di te, lo giuro.

È successo e basta!”

Tom si rilassò, non poteva colpevolizzarla e di sicuro le doveva una risposta.

“Tom, tu questo bambino lo vuoi?”

Rimase in silenzio a pensare.

La mente gli proiettò l’immagine di un bambino o di una bambina con i suoi occhi e i capelli della ragazza che lo guardava dolcemente e lo chiamava:”Papà”.

Cosa sentiva?

Un enorme felicità, del tutto irrazionale, mista a paura, temeva di non essere un buon padre e di non riuscire a far fronte alle sue responsabilità.

“Si, ma ho paura.

Ho paura di non essere un buon padre e di deludervi.”

Francesca gli prese una mano, sembrava un pochino risollevata e meno pallida.

“Anch’io ho  paura, non voglio che mio figlio cresca come sono cresciuta io, ma… sento già di amarlo.

Non posso farci nulla.

E mi impegnerò al massimo per essere una brava mamma, nonostante le mie paure.”

Tom fece uno strano sorriso.

“Sei sempre stata quella più forte tra noi.”

I minuti passarono, il calore della mano di Fra continuava ad essere sopra la sua.

E così sarebbe stato padre

Gli faceva uno strano effetto pensare di avere la responsabilità di una nuova vita, ma non era del tutto spiacevole, inoltre le parole di Francesca lo avevano rincuorato.

Era assurdo, ma sapeva che almeno lei ci sarebbe stata per quel bambino.

Fay, sono felice e ho paura, posso…? Indicò la pancia.

Lei fece un cenno di assenso e si tirò su maglione e maglia.

“Forse è troppo presto.”

Non gli importava, appoggiò delicato un orecchio sul ventre della ragazza, era caldo, gli comunicava una sensazione piacevole.

Forse era davvero troppo presto perché non sentì nulla se non le mani di Fay tra i suoi capelli.

“Andrà tutto bene, ce la faremo!”

Mormorò lui.

E forse era una  bugia, ma in fondo c’era anche della verità.

Forse non sarebbe mai stato un padre perfetto, ma ci sarebbe stato e questo bastò a farlo abbandonare alla felicità che saliva lenta come un’onda benefica a trascinarlo via.

Al momento tutto era lontano e tutto prometteva di andare per il meglio.

Non era nemmeno importante il fatto che lui non avesse più una band e quindi un lavoro.

Ormai quello che contava al momento per lui era quella piccola vita che c’era dentro la sua donna.

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Uhm… è finita bene dopotutto no?

Spero vi piaccia^^, a me personalmente è piaciuto ^^.

Ringrazio per le recensioni:

 

 

Utopy : si in effetti i guai seri ci sono, ma Bill arriva in tempo ad evitare la catastrofe con Mark…

Spero ti piaccia e buona gita^^.

Alla prossima^^

 

.Pulse :Grazie dei complimenti.

Anche io non so se Bill abbia fatto la cosa più giusta a scappare, diciamo che ha prevalso l’istinto.

Forse qualcosa ha risolto, no?

Sono contenta che tu abbia apprezzato Lene e Fra vicine, la verità era che non sapevo chi fare incontrare a Fra(Lo dice lei stessa che non ha molte amiche XD) e lene mi è sembrata quella giustaanche perché è la sua futura cognata o giù di li XD!

Sono  contenta che ti piacciano Gustav e Shirin e spero che ti piaccia questo capitolo.

alla prossima!

 

 

 

Lady Cassandra :In effetti ho qualche problemino a descrivere le scene felici -.-! ci sto lavorando sopra (anche se spero che le future scene felici di questa storia ti ripaghino di tutta questa tragedia ).

Tranquilla per Tom, come vedi ha reagito bene^^ e devo dire che quella è una parte che mi è piaciuto scrivere .

Bill e Leila… indubbiamente Bill ha fatto una cazzata, ma almeno è servita a qualcosa, dato che ora il viscido è in prigione^^.

Non cis ei andata molto lontana con la scene di tutti i personaggi maschili contro Mark XD! C’è mancato poco che succedesse.

Spero che questo capitolo ti piaccia^^.

Alla prossima.

Ciao^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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