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Autore: afterhour    19/03/2010    7 recensioni
Una fanciulla che ritorna a casa dopo tanto tempo, uno straniero in cerca di vendetta, una città in mano ad un uomo senza scrupoli, un ranch condotto da gente poco raccomandabile..
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qua con l'ultimo capitolo.. questa volta non vi ho fatto aspettare!
In realtà poi sarebbero due capitoli, ma li ho uniti! Sarò brava!


16.

RISVEGLIO


Sakura si era svegliata nel suo letto, e per una frazione di secondo si era illusa che fosse stato tutto un sogno, un orribile incubo: il rapimento, la fuga, Sasuke ferito, e il viaggio di ritorno, soprattutto quello, lei che prendeva conoscenza a tratti e chiedeva di Sasuke, e nessuno le rispondeva, nessuno le diceva niente.

Ma poi cercò di alzarsi e sentì il dolore al braccio.
Rimase immobile, paralizzata dalla delusione e dall'angoscia.

Prima che potesse provare a riordinare le idee dalla porta aperta era entrata Tsunade, con un volto stanco che si era illuminato non appena si era accorta che Sakura era cosciente.

 – Ti sei svegliata finalmente! – aveva esclamato gioiosa.

 – Sasuke –mormorò lei sollevandosi sul braccio sano e scostando le coperte, tutta l'ansia che le si riversava addosso come un getto d'acqua fredda.

 – Sta sdraiata – l'aveva ammonita la zia – sei ancora debole –

 – Dov'è Sasuke? – chiese ancora ricadendo sul letto, senza forze.
 
Quando la zia non aveva risposto l'aveva guardata allarmata, il cuore che iniziava a battere più velocemente nel petto.
Tsunade era in piedi, ferma, e fissava il volto a terra.

 – Sta bene vero? ...zia? – aveva implorato lei, come se la zia potesse fare qualcosa, potesse cambiare la realtà delle cose.

Tsunade si era avvicinata e si era seduta accanto a lei, sul bordo del letto – Non sta bene – aveva risposto sinceramente, spingendola dolcemente giù quando lei aveva cercato di sollevarsi – ha una brutta ferita, non sappiamo se ce la farà –

Sakura provò a scostare la mano della zia che ancora la teneva ferma, decisa ad alzarsi... voleva alzarsi, doveva alzarsi – Devo vederlo – aveva cercato di spiegarle, il cuore che ora batteva all'impazzata, l'angoscia che le impediva di respirare bene.

 – E' nell'altra stanza, non cambierà niente se vai più tardi, devi ristabilirti anche tu – insistette Tsunade.

Ma non c'era stato niente da fare, Sakura non aveva voluto sentire ragione, ed alla fine la zia si era arresa.
Così aveva fatto portare la sedia più comoda che avevano, larga e con braccioli, al capezzale di Sasuke, di modo che la nipote potesse stare vicino a lui senza stancarsi troppo, ed aveva aiutato personalmente Sakura a camminare fino all'altra stanza.

Sakura si era fermata un momento in piedi a guardarlo, immobile sul letto, il segno della frustata ancora visibile sul volto pallidissimo.

 – Non ti permetterò di morire – sussurrò quando si era seduta ed aveva afferrato la mano inerme di lui – non provarci neppure –

Rimase a fissarlo così per qualche minuto, ascoltando il movimento lento ed irregolare del suo respiro, decisa a non considerare neppure la possibilità che lui morisse, pronta a tenerlo in vita con la pura forza di volontà se necessario.

 - Non morirai –

Aveva chiuso gli occhi un momento e poi li aveva riaperti.

 – Chiyo? – chiese.

 – Chiyo sta bene, è già in piedi, tra poco la vedrai... ne dubitavi? –

Lei aveva sorriso appena, no, non ne aveva mai dubitato.

 – Sta bene anche Rock Lee – continuò Tsunade – è morto lo stalliere purtroppo –

Sakura aveva riportato alla memoria il volto del vecchio stalliere, schivo fino a sembrare burbero e per quello oggetto di continui scherzi da parte di lei e di Naruto ragazzini, un'altra presenza che aveva immaginato eterna, un altro volto da ricordare – …e Itachi? – aveva domandato.

 – Era già morto quando siamo arrivati –

Sakura aveva chiuso ancora gli occhi ed aveva pensato ad Itachi, e poi aveva stretto con forza la mano di Sasuke, lui era vivo e non sarebbe morto, non gli avrebbe permesso di morire.

 – Cosa dice Chiyo? – chiese dopo un po'.

Tsunade era restata un momento in silenzio – Dice che morirà – aveva risposto infine.

 – Non morirà – le aveva replicato secca.

__________


Sasuke era rimasto tra la vita e la morte per tre giorni, durante i quali Sakura aveva dimenticato se stessa e lo aveva vegliato continuamente, allontanandosi raramente dalla stanza, solo quando non poteva farne a meno, e dormicchiando in qualche modo sulla sedia resa più comoda da qualche cuscino.

Ed alla fine lui aveva aperto gli occhi, e lei era riuscita a sollevarlo con il braccio sano e a fargli bere dell'acqua prima che li richiudesse.

 – Avrebbe già dovuto essere morto – aveva risposto Chiyo quando lei le aveva chiesto cosa ne pensava – forse vivrà –

E questo le bastava.

Quando lui aveva ripreso ancora conoscenza era rimasto sveglio un po' più a lungo, e allora era stata sicura che sarebbe vissuto, e finalmente le si era sciolta quella tensione che era come un peso enorme che le impediva di muoversi, di respirare propriamente.

__________


Il giorno successivo Sasuke si era svegliato e si era guardato intorno, pienamente cosciente.
Sakura non era accanto a lui, eppure aveva avvertito costantemente la sua presenza accanto a sé, aveva sentito la sua voce, e l'aveva vista quando, non molto lucido, aveva aperto gli occhi, un'ora od un anno prima.

C'era Tsunade nella stanza, che aveva sorriso quando aveva letto la delusione nel volto di lui – E' stata al tuo capezzale per l'intera settimana – aveva risposto alla sua domanda inespressa – credo che ti abbia tenuto in vita a forza, aveva bisogno di riposarsi anche lei –

 – Madara? – le chiese, la voce che gli usciva un po' roca per la gola secca.

Tsunade aveva versato dell'acqua nel bicchiere e gliel'aveva portata alle labbra, aiutandolo a bere.

 – In prigione – rispose sbrigativamente – verrà processato ed impiccato –

 – Mio fratello? – aveva domandato lui dopo aver bevuto.

Lei aveva riposto il bicchiere sul comodino e gli aveva rimboccato le coperte.

 – E' morto – ripose infine.

Aveva guardato il ragazzo fissare un punto imprecisato davanti a sé ed era uscita dalla stanza in silenzio, non c'era assolutamente niente che potesse dirgli.

__________


In seguito Sasuke aveva trovato Sakura accanto a lui ogni volta che si era svegliato, ed ogni volta lei gli teneva stretta la mano e lui la ritraeva lentamente, a disagio, anche se non le aveva mai chiesto di non farlo più, ed ogni volta che incrociava gli occhi di lei gli sembrava che lei sapesse, leggesse cose dentro di lui che lui non conosceva, che si rifiutava di vedere.
Allora distoglieva lo sguardo per un po', ma per poco, ed alla fine ritornava a guardarla senza neppure accorgersene e restava così, a fissarla senza dirle una parola, fino a quando non richiudeva gli occhi, sicuro che l'avrebbe ritrovata lì la volta successiva.

Presto aveva cominciato a stare meglio, a restare sveglio più a lungo, a cercare di muoversi, insofferente perché non sopportava di essere costretto immobile a letto, senza niente da fare se non pensare, e ricordare.

Una volta era passato a trovarlo Naruto ed aveva raccontato del giorno in cui li avevano salvati, di come avessero trovato Chiyo quand'erano arrivati al ranch Uchiha, e di come lei li avesse indirizzati nella giusta direzione, di come avessero trovato Shuriken assieme ad evidenti tracce di altri uomini, e infine di come avessero seguito quelle tracce, sempre più preoccupati perché si erano accorti di non essere gli unici a seguirle.
E poi c'erano stati gli spari, e la corsa a piedi quando non avevano più potuto proseguire a cavallo, e la paura di non riuscire ad arrivare in tempo.

Sasuke aveva risposto a fatica alle domande di Naruto e spiegato brevemente che stava aspettando Itachi quando aveva incontrato Kisame, e che quindi pensava (o sperava) che suo fratello li stesse seguendo, come in effetti era stato.

Naruto subito dopo aveva cambiato argomento e ridendo aveva raccontato delle sue peripezie per riportare Chidori, il cavallo di Sasuke, al ranch.
Lui era rimasto ad ascoltare in silenzio fino a quando Sakura non aveva portato fuori Naruto per permettergli di riposare. Quei due erano restati a parlare fuori dalla stanza e lui non era riuscito ad afferrare una parola di quello che si dicevano.
La cosa lo aveva infastidito, ed era assurdo ed inspiegabile quel fastidio che provava ogni volta che li vedeva assieme, che notava la loro complicità, ed anche quella volta aveva finito, inevitabilmente, con l'arrabbiarsi con se stesso per la sua debolezza.

Quando Sakura era ritornata nella stanza lui era palesemente di pessimo umore.
Si era seduta nella sua sedia, accanto a lui, e lo aveva guardato mentre lui si voltava a studiarla a sua volta.
Ma quando lei gli aveva sorriso non era riuscito a non sorridere a sua volta, sconfitto.

__________


Sakura stava bene, era debole per il sangue perso ma le sue erano state tutte ferite superficiali a parte quella al braccio, ed anche lì la pallottola aveva passato la carne da parte a parte senza fare grossi danni e la ferita stava guarendo facilmente e velocemente.
Sakura stava bene fisicamente, ed era felice.
Da quando Sasuke era fuori pericolo era assurdamente felice, felice di essere viva, che lui fosse vivo, felice di condividere quei preziosi momenti, quei giorni. Felice di ogni istante che passava accanto a lui, pronta a vivere tutto intensamente, fosse anche il semplice contatto della sua mano.
E non le importava altro, tutte le insicurezze, i dubbi, le sembravano solo residui inutili della sua vita passata, quando aveva tempo da perdere in pensieri futili, mentre ora le bastava guardarlo negli occhi e sapere, con assoluta certezza, che lui provava la stessa cosa che provava lei.

Solo più avanti, quando lui era stato in grado di stare sollevato sul letto con un cuscino sulla schiena, gli aveva consegnato la lettera di Itachi.
Subito dopo era uscita dalla stanza in silenzio, sapeva che si trattava di una cosa solo sua e che non l'avrebbe condivisa; più tardi gli avrebbe stretto la mano e lui avrebbe saputo che c'era, che sapeva, che capiva abbastanza da non chiedergli niente.
__

Sasuke aveva tenuto la lettera in mano per un lungo momento prima di aprirla, ricordando le ultime parole che lui ed Itachi si erano scambiati in quello che, lo aveva capito dopo, era stato un commiato, poi aveva stracciato il bordo della busta ed aveva iniziato a leggere.

Non c'era scritto molto.


"Ciao fratellino,

Avrei voluto parlarti e spiegarti di persona tutto quanto, ma è evidente che non ne sono stato in grado. Non dispiacerti per me, va bene così, vivere non mi è mai sembrato facile, o divertente.

Temo che ti deluderò anche questa volta.
Probabilmente tu vuoi sapere cosa è successo veramente quella notte, chi sono io, chi è Danzo, chi è Madara, ma adesso mi sembra che tutti questi giochi di potere, tutto quello che è successo, perfino tutti i nostri morti non siano importanti.

Non è di questo che mi preme parlarti, e neppure di quello che ci siamo detti quando ci siamo incontrati, o del fatto che ti abbia lasciato in orfanatrofio, quando ti avevo promesso che sarei tornato a prenderti.
In quei momenti non ho potuto comportarmi altrimenti, ed ora fa parte del passato.
Sappi che ho fatto quello che dovevo fare, sempre, ma di tutta la mia esistenza, fratellino, tu sei l'unica cosa reale che mi è restata.
 
Per questo voglio che tu pensi al futuro, non che tu viva di ricordi, di passato, e per questo spero che alla fine di tutto tu sia vivo, che ritorni a casa, al nostro ranch, e ricominci a vivere una vita reale, circondato da persone reali, non da fantasmi o surrogati, o da persone sfiorate per necessità, senza averne veramente bisogno.

Forse tu puoi, perché sei diverso da me.
Nostro padre, ricordi? riteneva che tu fossi troppo emotivo e cercava in tutti i modi di correggerti. Noi Uchiha siamo persone fredde, e tu sembravi così sbagliato.
Ma non è vero, solo i morti non hanno emozioni ed in un certo senso a volte mi sento così, come se fossi morto anch'io quella notte, con loro.
A volte penso che tutta la mia vita dopo quella notte sia stata un non pensare, un rimandare, una lunga attesa di qualcosa che non si verificherà mai, che neppure conosco.

Per questo voglio che per te sia diverso, ed è solo questo ciò che mi preme dirti, che conto sul fatto che tu viva anche per me, che tu costruisca quel qualcosa che avevamo, che quindi esiste, ma io non sono più in grado di trovare.
Ho bisogno di sapere che almeno tu sei a casa e tutto va bene.


Itachi"



Sasuke aveva riletto quelle poche righe più volte, come se potesse essergli sfuggito qualcosa.
Poi aveva appoggiato la lettera sul tavolino accanto al letto, si era preparato una sigaretta con il tabacco che si era fatto portare, aveva preso un fiammifero ed aveva acceso la sigaretta. Era tanto che non fumava.
Rimase a fumare cercando di capire, di non essere così deluso, perché erano solo poche parole vaghe, che non spiegavano niente, lasciavano l'amaro in bocca e cercavano di inchiodarlo ad un destino che non era sicuro di riuscire a compiere, di voler compiere.

Ancora una volta Itachi aveva preso la decisione al suo posto, convinto di sapere cosa sarebbe stato meglio per lui.

Dopo un po' prese la lettera e l'accartocciò tra le dita.

Sakura rientrò più tardi e si sedette accanto a lui, ed anche se sicuramente il suo sguardo attento aveva notato i resti accartocciati della lettera sul tavolino, non gli aveva chiesto niente, gli aveva solo preso la mano e l'aveva tenuta tra la sua, e lui per una volta non l'aveva ritratta.
Ma non l'aveva guardata ed aveva continuato a pensare alla lettera, ad Itachi, alla vita che Itachi aveva condotto, che non conosceva e non avrebbe mai potuto conoscere.

Era stata Sakura a togliere la propria mano per prima, e lui si era voltato a guardarla mentre lei sollevava ancora la mano e gli accarezzava il viso, tracciando con le dita il segno ora sbiadito della frustata.
Non si mosse, infastidito da quel contatto che lo faceva sentire vulnerabile, indifeso, ed aspettò paziente che lei smettesse.
Ma lei non aveva smesso ed aveva avvicinato il viso per appoggiare le labbra sulle sue.
Lui aveva allungato il braccio a sua volta per attirarla a sé.

 – Era tanto che avevo voglia di baciarti – gli confessò dopo, quando si erano staccati, ed era restata a guardarlo con quei suoi occhi di cristallo che lo scrutavano nel profondo e sembravano leggergli dentro.

Aveva distolto lo sguardo ed aveva preso la lettera.

 – In questa lettera non è scritto niente – mormorò.

 – Niente? –

 – Niente, mi spieghi cosa cazzo significa? – chiese senza più provare a nascondere la rabbia – Sono parole vuote, non vogliono dire niente, niente! Cosa capisci da questo? – aveva aggiunto passandole il foglio dopo averlo lisciato appena con le dita.

Sakura aveva preso in mano la lettera ed aveva iniziato a leggerla, ma subito non era riuscita a capire niente, le parole che le si confondevano davanti, troppo agitata da quel gesto, dal suo significato, dal fatto che Sasuke si fidasse abbastanza da fargliela leggere.

Finalmente aveva ritrovato la calma e dopo avere letto aveva ripiegato il foglio e l'aveva consegnato a Sasuke.

 – Penso che ti abbia voluto molto bene, e che sia stato molto solo... anche se forse poteva fare altre scelte, non allontanarti – osservò pacatamente – sei... arrabbiato con lui per questo? –

Lui non aveva risposto ma l'aveva ancora attirata a sé e l'aveva ancora baciata.

__________


Ecco, non sapeva, forse era stata ingenua, o forse aveva abbassato troppo la guardia senza accorgersene, sbagliando: non sapeva quando avesse smesso di essere la vecchia Sakura concreta e indipendente e quando aveva iniziato a pensare, aveva lasciato che si insinuassero dei pensieri sbagliati, e ridicoli... e neppure suoi, e da stupida, come una stupida, aveva creduto che forse, che ora le cose sarebbero state diverse.
Come se lui potesse accettare finalmente di fare una vita più semplice, più... comune.
Come se lei potesse essere felice con una vita più ordinaria, una vita dalla strada già tracciata, come erano tracciate quelle delle altre donne che lei conosceva, come quella di... Ino.

E probabilmente era stato per quello, per quella sua momentanea debolezza, che aveva sentito così male la prima volta che lo aveva visto seduto sotto al portico, sul dondolo, che guardava lontano con desiderio, e nostalgia.

Il vento gli aveva mosso i capelli e poi si era voltato a guardarla, ed anche se aveva sorriso lei non si era sentita rassicurata.

Da quel momento aveva cercato di trattenersi, di tornare indietro, di ricostruire tutte le sue barriere, ma come poteva riuscirci se in cuor suo sapeva che non intendeva allontanarsi da lui, se invece aveva ancora più bisogno di stargli vicino, di toccarlo, proprio perché sapeva che non aveva tempo, perché sentiva che se ne sarebbe andato?

Così ogni giorno lottava invano contro se stessa e cercava di ritrovare un po' di distacco, di realismo, ed ogni volta, stanca di tutte quelle incertezze che aveva pensato di aver eliminato per sempre, si sedeva di nuovo accanto a lui, e poi chiudeva gli occhi e gli si avvicinava abbastanza da sentire il calore del suo corpo attraverso i vestiti.

 – Quel giorno – si era decisa a chiedergli una volta, mentre era seduta sul dondolo accanto a lui – quando mi hai detto che era colpa tua, che avevo sempre avuto ragione io, cosa intendevi? –

 – Ho detto così? – aveva provato a negare lui.

 – Lo ricordo bene – aveva tagliato corto lei senza farsi intimidire – Cosa intendevi? – aveva insistito.

Lui era rimasto in silenzio, e Sakura aveva dovuto trattenere il nervosismo e sforzarsi di aspettare pazientemente.

 – Pensavo che fossero state tutte le mie azioni, i miei errori, a portarti lì... – si era deciso a parlare infine – in quel momento pensavo che, se solo fossi stato diverso, avrei potuto costruire qualcosa – aveva fatto una pausa – invece di distruggere –

Lei lo aveva fissato pensierosa, non completamente sicura di quello che lui voleva dire, eppure conscia che non significava niente, che lui non stava promettendo niente, che forse, invece, stava tentando di metterla in guardia, di prepararla.

 – Non guardarmi così – aveva interrotto i suoi pensieri lui.

Sakura non aveva saputo che rispondere ed aveva continuato ancora a guardarlo, incapace di distogliere lo sguardo dagli occhi scuri di lui, incapace di mantenere distacco, di nascondere le sue paure, i suoi desideri, la speranza che nonostante tutto non riusciva a soffocare.
Lui la scrutava con un fuoco nel fondo degli occhi, un fuoco che aveva già visto, che riconosceva.
Le aveva scostato un ciuffo di capelli dal viso.

 – E tu? Mi aspetterai... sempre? – le aveva domandato.

Aveva continuato a guardarlo sforzandosi di ricacciare indietro le lacrime, era così allora, era davvero così? – Te ne andrai? – gli aveva ribattuto amara.

 – Perché – aveva mormorato lui chinandosi appena verso di lei –  mi seguirai? –

Subito non era riuscita a parlare, la vicinanza di lui che la faceva sentire debole, languida, conscia del proprio corpo.

 – Vieni da me questa notte – le aveva sussurrato poi, a pochi millimetri di distanza, e solo sentire il fiato di lui sul suo collo le faceva girare la testa – Ti voglio –

 – Sei sicuro? – aveva chiesto prosaicamente, in fondo era appena guarito, ma la voce era uscita un po' tremante, ed era consapevole che anche se lui se ne fosse andato domani non gli avrebbe detto di no, non voleva dirgli di no.

Lui aveva appoggiato le labbra sul suo mento ed aveva fatto passare le dita sul profilo del suo corpo, poi le aveva portate sull'attaccatura del suo collo ed aveva slacciato un unico bottone della camicetta, tracciando con un dito la pelle al di sotto della stoffa – Sì – le aveva risposto infine.

__________


CONCLUSIONE


Grazie all'aiuto di Kakashi erano riusciti a ricostruire a grandi linee tutto quello che era accaduto.
Partendo dalla rapina al treno avevano messo insieme i vari pezzi: come Madara avesse chiesto l'aiuto di Orochimaru per assassinare gli Uchiha, come fosse poi finito in prigione, e come quei due non si fossero mai fidati l'uno dell'altro, avessero continuato a minacciarsi, e per questo il ranch fosse stato per lungo tempo abbandonato.
Poi c'era stato Danzo, che lavorava per un'agenzia non governativa che da anni ormai cercava di sgominare la banda di Madara e di recuperare il bottino.
Itachi, che era servito da tramite tra Madara e Danzo, faceva parte della stessa organizzazione, mentre quell'accozzaglia di banditi che si divertiva a rubare e spadroneggiare era parte della banda di Madara.
In realtà il furto di bestiame, avevano dedotto, era stato solo qualcosa di accessorio, o forse non era così e davvero Madara pensava di poter rovinare gli altri ranch e diventare l'unico padrone di tutto il territorio, in fondo era nel suo carattere.

A Konoha avevano ripetuto le elezioni del sindaco ed era stato eletto uno dei notabili del luogo, come prevedibile, un uomo che aveva diversi interessi in città ma sembrava sufficientemente onesto.
Madara era stato trasferito e sarebbe stato processato altrove, anche se l'esito del processo era scontato.
Kakashi, rieletto sceriffo, era andato con un bel po' di uomini a scavare nel luogo che gli avevano indicato, e al di là della parete di detriti avevano trovato una caverna, con all'interno i lingotti della vecchia rapina, ancora intatti.
Probabilmente, aveva raccontato Sasuke a Sakura una volta, la pietra che lui aveva trovato da bambino non era neppure oro.
C'era una ricompensa per il ritrovamento dell'oro, e con una logica non del tutto chiara neppure agli stessi beneficiari, era stata divisa tra Sasuke e Naruto.

Non che Naruto fosse d'accordo all'inizio, anzi, aveva protestato con veemenza, sostenendo che lui non aveva diritto a niente e che la ricompensa spettava solamente a Sasuke.

Un giorno era venuto al ranch ed era rimasto a lungo a parlare con Sasuke.
Sakura li aveva lasciati soli e li aveva visti discutere animatamente, seduti all'aperto, Naruto che sembrava arrabbiato e si infervorava, e Sasuke che rispondeva pacatamente.

Quando li aveva visti tornare Naruto aveva un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro, e Sakura aveva pensato che non lo aveva mai visto così felice, mentre Sasuke aveva solo l'ombra di un sorriso, come se l'allegria di Naruto avesse contagiato in parte anche lui, senza che lo volesse.

Quel giorno Sasuke aveva sottoscritto una specie di contratto alla loro presenza in cui rendeva Naruto suo socio nel ranch.

 – Ho deciso che se è impazzito del tutto tanto vale approfittarne – biascicò Naruto, improvvisamente imbarazzato perché gli sembrava di approfittare del suo amico.

 – Taci e firma, idiota – rispose secco Sasuke.

Lei lo avevo fissato sorpresa, curiosa, perché non lo aveva mai sentito usare un tono così leggero prima di allora, e poi aveva guardato Naruto e intenerita si era accorta che aveva gli occhi lucidi, commosso.
Jiraiya aveva commentato con un - Non avrei mai detto che ti sarebbe andata così bene - ma mentre parlava sorrideva e sembrava piuttosto soddisfatto.

 – Vedi Sakura? – aveva esclamato Naruto più tardi, prima di andarsene – alla fine tutto va per il meglio!! –

Sakura gli aveva sorriso, immensamente felice per lui, perché sapeva cosa significava per lui diventare proprietario di un ranch, e se c'era qualcuno che meritava di veder realizzati i propri sogni quello era Naruto, proprio perché aveva sempre dato tutto per gli altri e non aveva mai pensato a sé, non aveva mai fatto niente per se stesso.

Anche Tsunade era contenta, sembrava sicura che Sasuke si sarebbe fermato ed aveva spiegato a Sakura che quella donazione era stata la cosa più intelligente da fare, visto che lui non aveva la più pallida idea di come mandare avanti un ranch mentre Naruto era un esperto al riguardo, e sarebbe stato ben lieto di sobbarcarsi tutto il lavoro.

 – E poi c'è anche il nostro ranch di cui occuparsi, toccherà a te, lo sai – aveva aggiunto allegramente, e chissà cosa aveva in mente esattamente, quali scenari immaginava e quale futuro credeva di vedere per Sakura.

Ma lei sapeva esattamente come stavano le cose e per quello non era contenta della scelta di Sasuke, perché sapeva che non era così come pensavano gli altri, non solo almeno.
La verità era che così Sasuke poteva andarsene.

Non ne avevano più parlato ma lei lo sapeva, lo avvertiva ogni volta che gli stava accanto, ogni volta che lui la guardava, le parlava, la toccava.
Sentiva, come un costante rumore di sottofondo, che tutto questo era temporaneo.
A tratti avrebbe voluto che lui si decidesse e se ne andasse subito, se era così che doveva finire, perché l'attesa era insopportabile, ma proprio per questo si abbandonava con un'intensità maggiore ad ogni momento vissuto assieme a lui, proprio perché lo avvertiva effimero.

Aveva cercato di mantenere un certo distacco, di abituarsi alla partenza di lui cacciando mentalmente qualsiasi altra possibilità, non dando ascolto neppure alla più piccola voce di speranza, rassegnandosi fin da ora all'inevitabile, ma si era abituata ad avere il corpo di lui vicino, ad avere lui vicino, ad avvertire la sua presenza in ogni istante, anche quando era da sola.
Perché era quello che le dava lui, ogni volta che la rendeva partecipe dei suoi pensieri, delle sue idee, anche solo tramite un gesto, uno sguardo... ogni volta che si toccavano, baciavano, amavano, lei avvertiva una completezza che non aveva mai provato, che non aveva mai creduto possibile.
Con lui non era più sola.

Ma un giorno lui se ne sarebbe andato e lei sarebbe ritornata come prima, si sarebbe riabituata alla sua vita, si sarebbe riabituata ad essere sola.

 – Cosa pensi di fare ora, ragazzo? – gli chiese Jiraiya a cena una sera.

 – Ci sto ancora pensando – aveva risposto lui.

 – Ma resterai al ranch, giusto? Al tuo ranch, è casa tua, no? – aveva insistito lui – è ora che la smetti di girare e che pianti radici – aveva aggiunto dando un'occhiata a Sakura.

 – Forse – era stata l'evasiva risposta.

Tsunade non era intervenuta ma Sakura aveva visto la rabbia che le accendeva lo sguardo, e più tardi era andata da sua zia e le aveva chiesto espressamente di non intervenire, di lasciare che si arrangiasse lei con Sasuke.

 – Spero che se ne vada al diavolo – aveva replicato la zia, ma non aveva mai commentato ad alta voce di fronte a lui.

___

E poi erano arrivati quei due, Suigetsu e Karin.
Il ragazzo l'aveva salutata allegramente mentre la ragazza l'aveva guardata con odio, come ogni volta, e Sakura aveva risposto al suo sguardo con fermezza.
Li aveva lasciati da soli, non erano fatti suoi quelli che dovevano dirsi, ma si era accorta di provare una sottile inquietudine all'idea che fossero venuti a chiedergli quando poteva andarsene, che fossero venuti a prenderlo.
E questo ulteriore segno di debolezza l'aveva infastidita ancora di più.

Invece quei due se ne erano usciti come erano entrati, lui esattamente allo stesso modo, con un saluto allegro, lei con uno sguardo improvvisamente smarrito che aveva colpito profondamente Sakura, perché vi si era in qualche modo riconosciuta.

 – Sasuke ci ha ceduto la sua parte di ricompensa, grande eh?! – aveva esclamato Suigetsu felice.

 – Non pensare di averlo per molto – le aveva sibilato Karin, ma non era riuscita a mettere abbastanza odio nelle sue parole, ed il dolore era risuonato netto sotto il grossolano tentativo di ferirla.

 – Dai Karin, andiamo – l'aveva chiamata Suigetsu con una punta di tenerezza che aveva fatto abbassare il capo alla sua compagna.

Subito dopo Karin aveva alzato la testa ed aveva iniziato ad allontanarsi velocemente – …che vada al diavolo... – aveva mormorato tra i denti.

E Sakura non aveva capito a chi si riferisse, se a lei o a Sasuke.

 – Mi dispiace – mormorò tra sé mentre ritornava in casa, senza voltarsi a guardarli.

Nel pomeriggio, quando si erano trovati da soli glielo aveva chiesto, gli aveva chiesto cosa si erano detti.

 – Volevano che andassi con loro – le spiegò brevemente lui, studiandola attentamente con gli occhi mentre parlava, facendole chiedere che cosa avesse scritto in faccia – abbiamo vissuto molte cose insieme – concluse.

E quelle semplici parole le avevano fatto, di nuovo, ancora una volta, male al cuore.
Ma non aveva detto niente, non gli aveva chiesto niente, ed era stato lui a continuare.

 – Non so cosa faranno loro – le disse – ma per me quel periodo della vita è chiuso, per sempre –

E nonostante il sollievo che provava, Sakura aveva pensato che faceva paura questo suo modo di chiudere, di tagliare completamente con il passato, ed ancora una volta si era sentita debole.
Cosa voleva fare adesso Sasuke, cosa voleva tenere, e cosa voleva, così facilmente, buttare?

Eppure si era limitata ad aspettare, perché non voleva chiedergli niente, non gli avrebbe più chiesto niente, non gli avrebbe più imposto niente.
Anche se si erano baciati nella notte, e si erano accarezzati, amati, e lei si era aggrappata a lui trattenendo i gemiti, trattenendo le parole che le venivano alle labbra ogni volta che i loro corpi nudi si univano e si fondevano in uno.

Finché non rimasero a parlare, una sera, nella veranda, mentre il dondolo si muoveva appena e le stelle si accendevano nella notte.

 – Ho fatto l'ospite per troppo tempo – aveva iniziato lui.

Lei si era irrigidita, consapevole che l'attesa era finita, e per un momento avrebbe voluto tapparsi le orecchie e rimandare ancora, poter aspettare ancora.
Si riscosse subito.

 – Vuoi dire che hai deciso? – domandò in fretta, con il tono più neutro che era riuscita ad usare.

 – Non riesco a ragionare lucidamente vicino a te – le rispose, facendola irritare.

 – Vuoi dire che non capisci cosa vuoi fare perché... ti distraggo? – gli aveva domandato ironica.

 – Mi trattieni – fece lui, facendola arrabbiare davvero ora.

 – Ti trattengo – aveva ripetuto amara.

 – …perché so quello che voglio fare, so che non posso restare qui – le spiegò semplicemente – mi sento come in gabbia... mi sento soffocare – si era interrotto un momento continuando a guardare dritto davanti a sé – so che non sono ancora pronto per fermarmi da qualche parte –

E lei aveva capito.

 – Quando – gli chiese solo.

 – Domani, o dopodomani –

Sakura si era alzata di scatto senza più parlargli, senza voltarsi neppure una volta a guardarlo.

 – Aspetta – le aveva chiesto lui.

Ma non aveva aspettato, non gli avrebbe dato la soddisfazione di chiedergli di restare, non si sarebbe fatta vedere debole, non avrebbe pianto... non lo avrebbe trattenuto.

Da quel momento aveva evitato di restare da sola con lui.
Il giorno dopo lui era ancora lì e lei lo aveva evitato di proposito, che se ne andasse in fretta, visto che lo voleva così tanto.
Occupò il tempo con il lavoro manuale, dedicandosi a tutte le attività che aveva trascurato da quando c'era lui, cercando un po' di sfogo nella fatica fisica.

Aveva avvertito lo sguardo di lui su di sè per tutto il tempo in cui si erano trovati nella stessa stanza, ma aveva continuato ad ignorarlo, incurante di sembrare infantile.
Lo aveva guardato solo una volta, mentre ritornava dalla stalla: lui era seduto sull'altalena, al solito, ad annoiarsi a morte, e non la guardava.

Sul tardi Naruto passò a trovarli ed ascoltò stupito la novità.
Lei si era allontanata ed aveva lasciato che loro due si parlassero da soli, e quando Naruto l'aveva chiamata a gran voce si era avvicinata in silenzio, gli occhi puntati solo su di lui, ancora decisa a non incrociare lo sguardo di Sasuke.
Naruto commentò infuriato il comportamento del suo amico, lo definì un completo, totale, imbecille senza speranza, ma questo non l'aveva fatta stare meglio, nè aveva fatto cambiare idea a Sasuke.

 – Dovevamo andare a vedere insieme il ranch! – continuò a imprecare lui – dovevamo decidere cosa sistemare e tu bastardo preferisci andartene a zonzo senza neppure dire dove, o per quanto! –

 – Suppongo che dovrai fare da solo – aveva tagliato corto lei, sempre senza guardare Sasuke.

 – Va bene, me ne vado – si arrese lui allontanandosi – peggio per lui, mi prenderò la mia parte di ricompensa per il ritrovamento dell'oro, e metterò su un ranch perfetto! E tu non potrai avere niente da ridire, e quando tornerai dovrai stare zitto ed obbedire al tuo socio, coglione! – esclamò alla volta di Sasuke.

Più tardi Sakura aveva accompagnato Naruto per un tratto, lui che teneva il cavallo per la briglia, e si erano fermati un momento davanti alla staccionata, appoggiandovi le braccia sopra.

 – Stai male, vero? – interruppe il silenzio lei guardando davanti a sé, con un tono più triste di quello che voleva usare.

 – Neanche più di tanto – aveva risposto lui – ormai lo conosco –

Si era voltata a guardarlo e davvero lui non le sembrava triste come pensava, non triste come... lei.

 – Vuoi sposarmi? – le chiese all'improvviso.

 – No – aveva risposto lei frettolosamente – non credo che mi sposerò ma – aggiunse.

 – Neanche se te lo chiede Sasuke? – l'aveva tentata.

Lei aveva sorriso – E' una cosa così irreale che non riesco neanche a considerarla –

 – Intanto non hai detto no – commentò lui – Sakura... – aveva cambiato tono – io invece voglio una famiglia, una mia, qualcuno da cui tornare a casa... l'ho sempre voluta – aveva fatto una pausa – credo che corteggerò Hinata se per te va bene – aveva concluso portando le mani sulla nuca, con un'aria di nuovo spensierata che Sakura aveva trovato fuori luogo, eppure le aveva fatto nascere un sorriso alle labbra.

 – Sarei proprio felice per voi – gli rispose.

 – Credo di piacerle – aveva proseguito lui.

 – E a te piace? – gli domandò curiosa, anche se conosceva già la risposta.

 – Sì – aveva risposto lui – sì… incredibile, eh? Sì, mi piace proprio – aveva ripetuto sorridendo – ed ora non sono più un semplice cow boy, per cui anche il vecchio non potrà avere niente da ridire! –

Lei aveva guardato ancora davanti a sé, improvvisamente corrucciata – E allora perché mi hai chiesto di sposarti? – lo sgridò.

 – Ti ho amata da sempre, lo sai, e comunque, te lo dovevo –

Stupido, stupido, Naruto, così nobile, così... grande.

 – Hinata è una donna fortunata, lo sai? – sorrise ancora suo malgrado.

Lui stranamente non aveva risposto ed aveva appoggiato le braccia sulla staccionata.

 – Sai, per Sasuke – le aveva detto, e a lei si era subito spento il sorriso – tornerà – aveva proseguito lui – lo so, credimi... ho visto come ti guarda... tornerà da te –

Lei aveva considerato per un attimo le sue parole.

 – Non so se sarò qui ad aspettarlo – rispose infine, e non aggiunse altro.

__________


La sera lui ancora non se ne era andato e Sakura si era rinchiusa nella sua camera, arrabbiata, furiosa con lui, e con se stessa per questo suo comportamento irrazionale, stupido.
Lo sapeva che lui se ne sarebbe andato, lo sapeva che lui non era fatto per starsene fermo in un ranch, per sporcarsi le mani.
Sollevò le sue, di mani, e si guardò i palmi: erano callosi, induriti.
Mani di una persona che lavorava.
Le mani di Sasuke erano morbide, perfette, erano le mani di una persona che sparava.

Ecco, la rabbia si stava affievolendo, e lei sapeva che dopo ci sarebbe stato solo il dolore.
Dolore per la perdita, per non essere stata abbastanza, per non essere stata scelta, dolore perchè sarebbe rimasta sola.
Ma sarebbe passato, prima o poi sarebbe passato... prima o poi lui sarebbe diventato solo un ricordo, doveva solo stringere i denti ed aspettare.

Solo che non era mai stata brava ad aspettare.

Si alzò ed iniziò a preparare i bagagli: se ne sarebbe andata anche lei per qualche giorno, forse avrebbe chiesto ospitalità ad Ino, era sicura che gliel'avrebbe data volentieri, tutto pur di non starsene lì a vederlo partire, pur di non vedere il ranch vuoto.

Il mattino successivo Sakura stava pranzando assieme alla zia ed a Jiraiya.
Sasuke non c'era ma lei sapeva che non era ancora partito.
Lei aveva preparato Shuriken prima di sedersi a tavola, caricando sulla sella le bisacce preparate la sera prima, decisa a non aspettare oltre e ad andarsene via per un po', magari non da Ino, magari, visto che l'Akatsuki non esisteva più, poteva anche andare fino alle colline e dormire all'aperto per un paio di notti, forse anche per una settimana, perchè no.

Guardò un momento la zia, curiosa, cogliendo lo sguardo che l'altra lanciava distrattamente all'uomo accanto a sé.
La zia era piuttosto distratta in quel periodo, e Sakura ne conosceva il motivo.
Aveva anche scovato Jiraiya che sgusciava via dalla camera della zia una mattina, ed aveva osservato tra sé e sé, sorridendo, che c'era davvero un notevole via vai di gente di notte in quella casa.
Ed era felice, non lo avrebbe mai pensato, ma era felice per lei, per loro, come era felice per Naruto.

 – Sai zia – osservò casualmente – forse dovresti sposarti tu –

Tsunade l'aveva guardata momentaneamente sorpresa e poi aveva sorriso.

 – Questo ranch è mio e tuo – aveva spiegato – niente ulteriori proprietari legittimi –

 – Questa donna è avida – commentò Jiraiya passandole un braccio sulle spalle, ma sembrava felice anche lui, stupidamente felice.

 – Allora non correrai più dietro alle donne – buttò lì Sakura perfidamente.

Tsunade aveva ghignato – Se ci tiene alla vita – aveva precisato.

 – E Sasuke? – cambiò argomento lui, introducendo di proposito quell'argomento sgradito, il rompiscatole – Pare che vada proprio via, chissà dove, chissà perché – l'aveva guardata pensieroso – gioventù – aveva commentato poi – ma prima o poi capirà anche lui che si sta meglio con delle radici –

 – Forse – mormorò lei cupa.

E proprio allora, mentre parlavano di lui, Sakura aveva avvertito la sua presenza e si era girata in tempo per vederlo entrare nella stanza.
Era pronto ad andarsene, lo spolverino addosso ed il cappello in mano.
Non lo aveva più guardato negli occhi da quella sera e restò colpita, suo malgrado, dalla forza del suo sguardo.
Rimase a guardarlo con la consapevolezza che era l'ultima volta.

Sasuke non aveva neppure degnato di uno sguardo gli altri, si era avvicinato a lei continuando a fissarla in silenzio, e poi aveva allungato la mano, con il palmo rivolto verso l'alto.

 – Sakura – parlò finalmente – vieni via –

Lei non aveva capito dapprima, e poi avrebbe voluto chiedergli dove, chiedergli un migliaio di cose, e invece lo aveva guardato in silenzio, incerta.

 – Non so... – aveva provato a dire.

 – Vieni con me –

Lentamente si era alzata, senza quasi rendersene conto, come ipnotizzata, e voleva dirgli di no, dirgli che quella era la sua casa, che non lo avrebbe seguito.
Ma aveva fatto un passo verso di lui, improvvisamente leggerissima.
E tutto il resto, e tutti gli altri, non avevano più avuto importanza.

Tsunade si era alzata di scatto ed aveva cercato di trattenerla mentre lei prendeva la mano che Sasuke le offriva e lo seguiva in silenzio.

Era stato Jiraiya a fermare Tsunade, e lei si voltò a guardarlo mentre Sakura e Sasuke uscivano dalla stanza, diretti alla stalla diretti... dove?

 – E' mia nipote, è come mia figlia per me! –

 – Non puoi trattenerla contro la sua volontà –  replicò Jiraiya.

 – Se ne pentirà! – aveva cercato di spiegargli, possibile che non lo capisse!

 – Può sempre tornare, tu sarai qui ad aspettarla –

 – Non capisci... non può... non posso rinunciare a lei – balbettò incoerentemente.

 – Tornerà – l'aveva rassicurata lui stringendola tra le braccia – torneranno tutti e due –

 – Non puoi dirlo – mormorò debolmente lei, ma aveva così voglia di credergli.

 – Siamo stati anche noi come loro, ma ora abbiamo cambiato idea. Succederà anche a loro, lo so, lo sai anche tu. Torneranno, fidati di me – aveva sorriso lui – e tu avrai i tuoi dannati nipotini –

Tsunade si era stretta a lui ed aveva lasciato che il cuore riprendesse a batterle nel petto più lentamente.
Voleva credergli, aveva bisogno di credergli.

Insieme si avvicinarono alla finestra e lei li vide uscire dalla stalla attraverso le lacrime, e poi li guardò allontanarsi a cavallo, diretti chissà dove.
Sakura si era voltata un momento dalla sua parte e non sembrava preoccupata, o insicura, sembrava solo libera, e felice.


FINE
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Accidenti.. ci sono stati dei momenti in cui ho disperato di riuscire a scrivere la parola fine.. che faticaccia!
E pensare che era stato così divertente all'inizio!
Spero che il finale vi sia piaciuto.. io me li immagino ritornare tra qualche anno, magari con un paio di bambini in braccio!!

Va bene, ora vi saluto.. ma prima ringrazio alfombra, perchè davvero senza di lei questa storia si sarebbe persa per strada, e poi grazie a tutti voi che avete letto, commentato, o messo la storia tra i preferiti/ seguiti o quant'altro!

Grazie in particolare a Julia83, kry333 e RBAA che mi hanno sempre incoraggiato, e a tutte le ragazze che mi hanno recensito.

Per Saku_Nami: Ciao! Grazie mille per la recensione!! No.. non ho fatto morire loro due, odio le storie che finiscono male!


RBAA: Eh eh! Pensavi che lei restasse sola al ranch Uchiha con un figlio? Sarebbe stato molto più drammatico e d'effetto forse, ma sono dell'idea che sia sempre meglio un lieto fine per quanto banale possa essere!!   Ciao e grazie di tutto!


kry333: Spero che il finale ti abbia soddisfatta abbastanza, come vedi ho aggiunto il Naru/Hina!! E prometto che nella prossima AU che scriverò lascerò vivo anche Itachi!! Grazie.. per tutte le recensioni!




   
 
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