Anime & Manga > Full Metal Alchemist
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Autore: Fuuma    01/08/2005    11 recensioni
Zampettava tra la spazzatura e soffiava dispettosamente contro ogni cosa si muovesse, anche se era più grande di lui, e tutto lì intorno sembrava sovrastarlo.
Così l'aveva trovato.
{ RoyxEd }
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Rendez-vous felino

Autore: Toy

Serie: Full Metal Alchemist

Capitolo: 2 di ?

Rating: PG

Pairing: RoyxEd

Note: OMG, le cose stanno peggiorando, non è possibile, ma perché tutte le volte che ho in mente una cosa si deve poi sconvolgere nel corso degli eventi T_T??? E che ne so io>.< ! Probabilmente è sfiga=.=! Cmq, ahi voi, qui c’è il secondo chappo^^;;… Forse era meglio se mi fermavo al primo e scappavo in Mexico eh XD? Purtroppo ancora non succede nulla di profondo tra i due piccioncini (Ed: Ma non ero già un gatto??? Adesso anche un piccione>_< ?) ma un giorno le cose cambieranno… forse^^;;… Infondo c’è tempo visto che ancora non ho idea di quanti capitoli saranno in totem^^;;… Né è detto che li scriverò mai conoscendomi^^””…

 

L’appartamento del Colonnello era piuttosto distante dall’HQ ma quando ci arrivarono nulla sembrò più bello di quel comodo letto che troneggiava nella camera pulita e spaziosa.

Sbadigliando si sedette sul materasso spogliandosi della giacca della divisa e staccando la Cipolla argentata dai passanti dei pantaloni, per poggiarla sul comò in cui un libro era stato lasciato aperto a metà.

Ai piedi del letto, con sguardo sospettoso il piccolo micio passeggiava sul tappeto osservando attentamente centimetro per centimetro quella casa. Carina, non l’avrebbe mai detto ma quel posto era di suo gradimento e nonostante tutto quel Colonnello aveva buon gusto persino nell’arredamento.

La lampada poggiata sul comò accese la sua luce flebile e i suoi occhi si mossero a fissarla. Sopra di essa, appeso alla parete ricoperta di una carta da parati di un chiaro beige con qualche ghirigoro di una sfumatura più scura, era stato appeso un quadro. E vicino, il letto dava bella mostra di sé mentre l’uomo vi si sdraiava sbottonando lentamente la camicia nivea.

- Miao, tsk. - fu il solito miagolio rantolato e seccato del micino. Sbuffò anche, scuotendo la testolina e zampettando verso la porta alla ricerca di qualcosa che somigliasse alla cucina.

Aveva fame, da quel che ricordava non mangiava da quella mattina e il suo stomaco continuava a brontolare.

- Ehy Gatto, dove te ne stai andando? -

Sentì a malapena la voce dell’uomo e alzò gli occhietti al soffitto a sentire ancora in che stupido modo si ostinava a chiamarlo.

Ma si poteva essere meno fantasiosi di quello lì?

Poi dei passi lo raggiunsero e una mano lo strinse portandolo verso l’alto.

Di nuovo.

Lo aveva afferrato per l’ennesima volta e per l’ennesima volta lo fissava, come se con un’occhiata potesse capire che cosa aveva in mente di fare. Aveva fame, ecco cosa voleva fare, prendersi del cibo, ciiiboooo!

Ma l’unico suono che uscì dalla sua bocca fu un altro stupido ed inutile miagolio e al Colonnello Mustang non rimase che interpretarlo.

- Hai fame? -

Non ci credeva. Aveva indovinato, al miracolo!

- Miao! -

Lo portò in una cucinotta abitabile dalle piastrelle bianche in cui nel mezzo un grosso tavolo in legno era circondato soltanto da un paio di sedie. Armeggiò a lungo tra le credenze, non era sicuro di cosa mangiassero i gatti, ma una cosa era certa, sicuramente bevevano il latte. In pochi secondi una grossa tazza di latte fu posata sul pavimento e il micio la fissò crudelmente, maledicendo il suo stato di felino.

“Dannato Colonnello, come ti permetti di darmi il latte?! Io odio il latte!” pensò il gattino soffiando contro la ciotola in cui il liquido bianco aspettava solo di essere bevuto da lui che mai e poi mai gli si sarebbe avvicinato.

- Allora? Non ti piace il latte forse? -

Ah, non ci credeva, aveva indovinato di nuovo!

- Miao! -

- Ma figurati, a tutti i gatti piace il latte! Ah, ah, ah! –

E che si rideva ora quello?

Con un sospiro il piccolo felino si avvicinò alla tazza e ne posò sull’estremità una zampina per poi premere con forza in modo che si rovesciasse a terra. Bene, addio odioso latte.

- Ma che?! Perché l’hai fatto Gatto? -

- Miaaaooooo!!! Fhffff!!! –

Il micio soffiò anche contro l’uomo. Voleva che la finisse di chiamarlo Gatto, non era un nome quello, e soprattutto lui non era un gatto! Ma dove ce li aveva gli occhi?!

Eppure l’altro era troppo impegnato a pulire il pavimento dal latte versato per accorgersi delle occhiate del piccolo animale, soltanto dopo molto le notò e anche in quel momento il suo pensiero non fu certo quello di pensare bene a chi o cosa si trovasse davanti. Chi mai avrebbe potuto credere che quel felino in realtà fosse un essere umano? Era impossibile, per cui pensò soltanto a trovare un nome più consono e che andasse bene anche alla palla di pelo.

- Potrei rispedirti nel buco puzzolente da cui ti ho trovato. – mormorò il Colonnello con una punta di sadismo nella voce e un sorrisino maligno – Per cui ricorda che sono io ad avere il coltello dalla parte del manico. -

Il gatto gli tirò un’occhiata impertinente. Dannato Colonnello, persino con i gatti se ne approfittava per ricattarli.

- Quindi vediamo di trovare un accordo. Io ti trovo un nome e mi prendo cura di te per un po’ e tu in cambio obbedirai ai miei ordini. -

“Manco morto, piuttosto me ne torno nel buco puzzolente!”

- Miao, miao, miaaaoooo! Tsk! -

E il Colonnello non poté far altro che prenderlo per un sì.

Quella palla di pelo gli era antipatica e lui stava antipatico a lei, ma sicuramente a lungo andare si sarebbe arreso all’evidenza che il padrone aveva sempre ragione!

- Molto bene, allora come devo chiamarti. -

“Ma sei scemo? Cosa lo chiedi a me?!”

- Uhm… -

Lo aveva riafferrato posandolo delicatamente sul tavolo e si era seduto su una sedia, poggiando il capo sulle braccia incrociate sulla superficie legnosa. E con cipiglio fissava il micio dilettandosi a volte a punzecchiargli la fronte con un dito.

Era un gatto particolare. Il suo manto rossiccio era stato spruzzato da striature più chiare, simili all’arancio o persino al giallo e nei suoi occhi dorati si rispecchiava quel tipico sguardo diffidente e impertinente che lo avevano sempre fatto sorridere.

Gli somigliava.

Aveva un nonsoché che apparteneva al Fullmetal.

E a lui pensò quando gli diede finalmente un nome. Un nome vero, uno di quei nomi con cui venivano chiamati gli animali domestici, fedeli e graziosi, come quel gattino, anche se di fedele aveva ben poco…

- Mame. –

- Miah? –

- Ti chiamerò così, Mame. –

- MIAH?!? –

- E’ perfetto. –

Annuì soddisfatto rialzandosi dalla sedia per voltarsi un attimo e tornare alla sua ricerca di qualche cibo per il piccolo Mame.

E il piccolo Mame ne avrebbe avute di cose da dire. Insulti per lo più, e maledizioni contro quel Colonnello che da quando aveva conosciuto non faceva che prenderlo in giro, soprattutto per la sua statura. Ed ora quello? Era un affronto!

Sicuramente quel Mustang aveva capito che in realtà lui era Ed e adesso lo pigliava nuovamente per il culo.

Ma se sperava che lui se ne stesse lì buono buono a fargli le fusa si sbagliava di grosso!

Con uno scatto felino piegò le zampe per finire alle spalle dell’uomo ed iniziare la sua battaglia contro i Titani.

Era come vedere il duello tra Davide e Golia. Il gattino graffiava e soffiava crudelmente contro Roy, mentre l’uomo tentava invano di toglierselo di dosso e imprecava contro il micio urlando di dolore.

Una battaglia che non avrebbe potuto che terminare con la vittoria del Fullmetal, avvantaggiato per una volta dalla sua statura e dall’agilità felina che il “nuovo” corpo gli consentiva. Ma anche per quello l’ira del Colonnello si abbatté più ferocemente una volta che riuscì a catturarlo e toglierselo di dosso.

- Maledetto gattaccio! - ringhiò ancora dolorante, con lunghi graffi sulla schiena e sulla guancia.

E quel piccolo pestifero maledetto gattaccio sghignazzava contento e compiaciuto della sua opera. Quella palla di pelo alta sì e no una ventina di centimetri, bè, forse un pochino di più, ma ciò non toglieva che era un gatto e come tale doveva starsene al suo posto!

- D’accordo, se la metti così dovrò prendere provvedimenti. –

Lo fece.

Un lungo spago resistente si legava intorno al collo del micino e inutilmente le sue zampate lo graffiavano per tentare di slegarsi. L’altra estremità era stata legata al letto in cui finalmente Roy riposava tranquillamente ghignando perfido per la sua opera.

Così imparava quel coso peloso.

Lo guardò sorridendo. Sì, aveva fatto proprio un bel lavoro, lo vedeva nello sguardo iroso del povero felino che ancora non si era dato per vinto e testardamente tentava ancora di liberarsi finché non fu la stanchezza a fermarlo e allora si accucciò stanco sul tappeto.

“Uffa, che razza di sfortuna!” borbottò tra un pensiero e l’altro mentre i suoi sensi si assopivano e gli occhietto dorati si illuminavano nella notte per poi spegnersi lentamente per il sonno.

“Chissà se Al mi sta ancora cercando… Devo trovare il modo di andare da lui…” fu il suo ultimo pensiero prima di cadere addormentato…

- Uhm… -

Al…?

Ma dove caspita era finito?

Aprì lentamente gli occhi trovandosi immerso in una stanza troppo grande per lui che faticava persino a riconoscere.

E Al?

Dov’era suo fratello?

Sbadigliò portando una mano davanti alla bocca, stupendosi per non aver udito il solito rumore metallico che accompagnava i movimenti del suo arto destro e lo fissò rimanendo senza fiato.

Ma cosa?

E tutto quel pelo da dove diamine arrivava?!?

- Miah… Miao?!? – era tutto quello che riusciva a dire. Miagolii. Era diventato un gatto!

Ma allora non aveva sognato!

E quindi ora… si trovava…

Alzò il musetto fino ad incontrare la stoffa scura delle coperte di un letto su cui qualcuno dormiva indisturbato.

…a casa del Colonnello…

Con il morale a terra spiccò un balzo giungendo sul materasso per zampettare senza problemi sul corpo addormentato dell’uomo. Non si accorse di nulla, continuò a dormire mentre dalle labbra socchiuse scivolava via il suo respiro regolare.

“Ma come fa a dormire così mentre io sono scomparso?” si domandò Ed senza riflettere molto, come se la preoccupazione per lui gli fosse dovuta, fermandosi al cuscino da cui poteva meglio ammirare il viso dell’altro.

I capelli corvini scivolavano sulla fronte, verso il cuscino e il capo si spostò dalla sua parte sfiorandogli con le labbra il pelo morbido mentre storceva il naso in un movimento involontario, infastidito dal solletico che gli provocava.

“Certo che poteva almeno evitare di legarmi.”

Con un movimento cauto la sua zampetta poggiò alla fronte dell’uomo rimanendo per qualche istante immobile per non rischiare che si svegliasse, ma quasi lo avrebbe preferito, almeno lo avrebbe potuto costringere a togliergli quello spago che gli aveva ficcato al collo. Tsk, aveva di meglio da fare lui, non poteva certo rimanersene lì con le mani in mano fingendo di fare il gatto per tutta la vita!

E magari rimanere per sempre a casa di quell’uomo? Oh, no! sarebbe stata una tragedia!!!

A quel pensiero Ed perse l’equilibrio scivolando pesantemente con la zampa sul volto dell’altro che si ritrovò un altro graffio a marcargli la pelle.

“Ops…”

Quello non era proprio nei programmi…

- Uhm… dannato gattaccio… - sussurrò Roy ancora addormentato.

…ma ben gli stava! Infondo se l’era cercata ecco, non aveva nulla di cui rimproverarsi!

Si fermò a lungo a fissarlo tra il dispiaciuto e l’irritato senza mai decidersi nei suoi pensieri contro il Colonnello e alla fine il telefono squillò. Una sola volta. Uno squillo solo e gli occhi di Roy si erano già aperti alla notte per afferrare subitamente la cornetta e rispondere con voce pronta, come se non avesse aspettato altro, come se il suo sonno non avesse colto anche i suoi sensi che svelti si riattivarono soltanto per udire le notizie che aspettava del FullMetal.

- Avete scoperto dove si trova Alphonse Elric? – domandò pacato per avere conferma di quello che gli era appena stato detto. Era una buona notizia, ma il fatto che gli avessero nominato soltanto uno dei fratelli di certo non lo rallegrava… e per di più, gli dispiaceva pensarlo per il ragazzo ma… era pure il fratello sbagliato…

- Mhm. Molto bene, domani mattina aspetto il rapporto… d’accordo. –

Riagganciò la cornetta respirando a fondo e un calore morbido si irradiò per il petto. Abbassò lo sguardo tra le coperte in cui il piccolo Mame si era accoccolato posandogli le zampette al petto per avere la sua attenzione.

- A proposito, mi hai fatto male. -

Era stato sveglio per tutto il tempo, o meglio in un dormiveglia in cui aveva sentito perfettamente perfino il graffio che il gattino gli aveva procurato e che ora lo fissava dispiaciuto, miagolando qualche parola incomprensibile per l’uomo.

Mosse la mano ad accarezzarlo dolcemente e tornò ad appoggiare il capo sul cuscino fissando il soffitto, non che ci fosse nulla di interessante lassù, ma era sempre meglio che farsi troppi problemi per il ragazzino. Infondo sapeva che se la sarebbe cavata da solo… Era un tappo, ma aveva molte buone qualità, ottime qualità.

Un sorriso increspò le sue labbra mentre il gattino saliva di più verso il suo viso e si dedicava a leccare la piccola ferita che gli aveva inferto, non sanguinava nemmeno ma a quanto pare si sentiva in dovere di essere un minimo gentile con l’uomo.

- Uff, se almeno anche quel piccoletto fosse così gentile. -

- Miah?! –

Sto Colonnello del cazzo! Com’è che lo aveva chiamato? Piccoletto?

Era certo che si stesse riferendo a lui, figurati, quanti piccoletti poteva conoscere? In realtà dato il numero della popolazione mondiale, anche molti, ma non era quello il punto!

I canini bianchissimi brillarono sinistramente nella stanza buia e le piccole fauci del gattino si spalancarono prima di potersi richiudere sul naso dell’uomo, ma lui parlò ancora.

- Tu che gli somigli non hai una qualche idea di dove si possa essere cacciato? –

Mame si fermò con la bocca semi aperta per poi allontanare il musetto dal Colonnello e muovere su e giù la testolina come ad annuire alle sue parole. Eppure era soltanto un gattino, e l’altro lo credeva tale per cui perché avrebbe dovuto dare peso ai suoi gesti…

Rassegnandosi entrambi rimasero lì, a guardare la notte che lentamente se ne andava e faceva spazio ad una palla luminosa che li colse svegli e impreparati.

- E’ già mattina? – si domandò stupidamente Roy stiracchiandosi senza accorgersi che il micio si era appisolato su di lui, si tirò a sedere invece ed ebbe appena il tempo di vedere il povero gattino che volava giù dal letto per la caduta.

- Ops… -

“Ma che cazzo?!? Chi è stato che lo ammazzo?!?”

Dal basso del letto due occhietti dorati riluccicavano pronti per la loro vendetta incontrando lo sguardo di Roy che spuntava da sopra per spiare le sue malefatte.

Un sorrisino piuttosto stupido gli era stampato sul volto e facendo finta di nulla si portò celermente alla porta per scappare dalle ire funeste della piccola belva pronta a saltargli addosso per il modo brutale in cui lo aveva risvegliato.

- Mame, stai a cuccia! –

“Mame ci chiamerai tua sorella!”

- No, in effetti non sei un cane… Uhm… Allora… Mame stattene buono lì! –

“Ancora mi chiami a quel modo? Io ti disintegro!!!”

Gli corse dietro, veloce e preciso si gettò su di lui portando l’enorme fardello della responsabilità di avergli scelto quel nome e le grida di dolore dell’altro non furono che un canto di beatificazione per le orecchie di Ed.

“Così impari!”

- Dannato gattaccio, non conta niente quello che c’è stato tra di noi? –

“Miah?” era talmente abituato a sentirsi miagolare che persino il suo pensiero si riassunse in quell’insulsa parola e gli occhioni si spalancarono stupiti a guardare il Colonnello che si asciugava una lacrima dagli occhi.

- Pensavo che grazie a te avrei potuto dimenticare quel piccoletto ma a quanto pare mi sbagliavo. – la sua voce profonda si concentrò nel pronunciare con enfasi le ultime parole e il gattino non riuscì a staccargli gli occhi di dosso – Invece non c’è niente da fare. –

“Quello ha proprio dei seri problemi…” finalmente il suo cervello era tornato in moto e, mentre il rosso imbarazzo dipingeva il suo musetto, continuava ad osservare l’uomo ora scoppiato in una risata derisoria.

- Naturalmente scherzavo! –

Le lunghe dita scompigliarono il suo morbido pelo sulla testolina e Roy se la filò in bagno facendo capolino con il capo per ricambiare lo sguardo ancora stupito del piccolo felino.

- Su, non guardarmi così… Mi metti in imbarazzo! –

- Miao!!! –

“Idiota!!!”

Era scattato nuovamente.

- Ahahah, bene, molto bene. –

Ma quella volta ad accogliere il suo balzo ci fu soltanto la porta chiusa, il tonfo sordo che si udì e il dolore al musetto dopo aver sbattuto pesantemente contro la dura superficie.

E ovviamente dall’altra parte l’uomo rideva tutto contento entrando sotto la doccia e terminando di prepararsi per uscire.

Bene. Molto bene.

La giornata aveva avuto un inizio piacevole tutto sommato, sperò che così potesse proseguire.

“Io lo detesto!”

E con questo pensiero Ed miagolò per tutto il tempo come un dolce gattino mentre invece avrebbe voluto urlargli contro di tutto, ed anche la voce di Roy si fece sentire al di là della porta, in un tono sensuale e provocante.

- Se vuoi venire a fare il bagnetto con me basta che lo dici. –

“Io lo voglio morto!!! Ma come cavolo fa a provarci pure con un gatto?!?”

 

>2°CAPITOLO FINE<

 

Mi fa male la testolina-ina-ina T_T!!! Ehm, sì, cioè, volevo dire che anche il secondo chappo è finito. Due capitoli in due giorni… sono stata brava dai O.o/… Peccato che per gli altri le cose si fanno sempre ardue XD!

Dubbi di rito và: Riuscirà il nostro Colonnello a capire che al micio il nome Mame fa schifo? Riuscirà Mame a capire che ormai ha quel nome e se lo deve tenere XD? E, cosa più importante, riuscirà Al a capire che se continua a starsene fuori dai piedi mi fa un favore e lo fa a tutta la cominutà*__*””?

Tutte le risposte nella prossima puntata XD… Ma anche no*-*v!

   
 
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